Museo Pushkin: finisce l'era Antonova
Museo Pushkin, Mosca
L.S.
02/07/2013
Alla veneranda età di 91 anni, Irina Antonova, dama di ferro dell’arte russa, si dimette dall’incarico di direttrice del museo Pushkin di Mosca.
La notizia è stata ufficializzata dal ministro della cultura Vladimir Medinsky nel corso di una conferenza stampa in cui è stato annunciato che il ruolo rivestito dalla Antonova per più di mezzo secolo, sarà ora affidato alla gallerista e storica dell’arte Marina Loshak , già direttrice del centro espositivo del Maneggio che sorge di fronte alle mura del Cremlino.
L’annuncio chiude una vera e propria epoca. La figura della Antonova ha infatti i contorni della leggenda per lo straordinario attaccamento ad un ruolo istituzionale importante, ambito, e più volte al centro dei tumulti storici e politici che la Russia ha attraversato. E’ impressionante pensare che la sua leadership, iniziata negli anni della destalinizzazione, abbia resistito alla stagnazione brezneviana, alla perestroika di Gorbaciov, al crollo delll’Unione Sovietica e alla corte di Putin.
Entrando nel merito della gestione del patrimonio artistico, basti ricordare che la Antonova all’inizio degli anni Settanta si battè per esporre gli Impressionisti, e nel 1974 fu la prima a portare a Mosca la Monna Lisa. La fama di donna di ferro se la guadagnò rifiutando categoricamente la restituzione alla Germania di importanti opere in cambio di favori politici quando, nei primi anni Novanta, un duro dibattito portò all’ordine del giorno il tema spinoso del “bottino di guerra”.
Davvero difficile immaginare i contorni di una carriera tanto longeva proprio nei giorni in cui, in Italia, si agita la polemica sui “direttori a tempo”. La circolare del ministro dei Beni Culturali Massimo Bray con cui si è disposto che i direttori dei musei abbiano incarico triennale, pensata come misura contro la corruzione, ha infatti incontrato il disappunto di Antonio Natali, direttore degli Uffizi, che in un’intervista a Repubblica ha ricordato l’importanza che una solida dirigenza può giocare in termini di buona reputazione e credibilità della struttura.
La notizia è stata ufficializzata dal ministro della cultura Vladimir Medinsky nel corso di una conferenza stampa in cui è stato annunciato che il ruolo rivestito dalla Antonova per più di mezzo secolo, sarà ora affidato alla gallerista e storica dell’arte Marina Loshak , già direttrice del centro espositivo del Maneggio che sorge di fronte alle mura del Cremlino.
L’annuncio chiude una vera e propria epoca. La figura della Antonova ha infatti i contorni della leggenda per lo straordinario attaccamento ad un ruolo istituzionale importante, ambito, e più volte al centro dei tumulti storici e politici che la Russia ha attraversato. E’ impressionante pensare che la sua leadership, iniziata negli anni della destalinizzazione, abbia resistito alla stagnazione brezneviana, alla perestroika di Gorbaciov, al crollo delll’Unione Sovietica e alla corte di Putin.
Entrando nel merito della gestione del patrimonio artistico, basti ricordare che la Antonova all’inizio degli anni Settanta si battè per esporre gli Impressionisti, e nel 1974 fu la prima a portare a Mosca la Monna Lisa. La fama di donna di ferro se la guadagnò rifiutando categoricamente la restituzione alla Germania di importanti opere in cambio di favori politici quando, nei primi anni Novanta, un duro dibattito portò all’ordine del giorno il tema spinoso del “bottino di guerra”.
Davvero difficile immaginare i contorni di una carriera tanto longeva proprio nei giorni in cui, in Italia, si agita la polemica sui “direttori a tempo”. La circolare del ministro dei Beni Culturali Massimo Bray con cui si è disposto che i direttori dei musei abbiano incarico triennale, pensata come misura contro la corruzione, ha infatti incontrato il disappunto di Antonio Natali, direttore degli Uffizi, che in un’intervista a Repubblica ha ricordato l’importanza che una solida dirigenza può giocare in termini di buona reputazione e credibilità della struttura.
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