La spirale del successo

Courtesy of Guggenheim Venezia |
Guggenheim
25/02/2004
Il caso della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia potrebbe apparire anomalo in Italia: si tratta di museo privato, dedicato al moderno e con una collezione permanente di arte prevalentemente internazionale. Malgrado ciò il museo è a Venezia da quasi cinquant’anni, in un palazzo del Settecento, gode di una propria personalità giuridica ed è sottoposto al regime fiscale italiano e sia le opere sia il palazzo sono vincolati dalla legge 1089 del 1939 sulla tutela del patrimonio storico ed artistico.
Ma quali sono i punti di forza di questo “museo straniero”?
Prima di tutto la qualità e importanza della collezione permanente e la collocazione lungo il Canal Grande di Venezia. Altri fattori di rilievo il legame con la personalità carismatica di Peggy Guggenheim e l’integrazione all’interno di una più ampia struttura finanziaria ed espositiva la Fondazione Solomon R.Guggenheim di New York.
Il nome Guggenheim, grazie al carattere privato della gestione agile e flessibile, in termini di marketing è un prime name molto potente, che sta acquisendo sempre maggiore notorietà proprio per l’apertura di nuove sedi nel mondo. La percezione dell’unicità del museo Peggy- Guggenheim-Venezia-arte moderna rappresenta una forte attrazione per il pubblico.
E’ comunque difficile poter pensare a strategie di marketing trasferibili su realtà quali fondazioni senza scopo di lucro. Difficile ma non impossibile, l’organizzazione di mostre temporanee affiancate alla collezione permanente crea l’occasione per le attività di comunicazione, occasioni amplificate dal fatto che spesso tali mostre sono itineranti, non va dimenticato che la Fondazione proprietaria del padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia Un altro espediente per il fund- rising è offerto dalla creazione di modelli di member-ship, di associazioni per le persone e per le aziende. Attualmente le aziende associate al Guggenheim di Venezia sono circa venti, queste in cambio di specifici benefici sostengono annualmente l’attività della Fondazione, senza per legare la proprie donazioni a un evento specifico. Questo consente una tranquillità nella progettazione delle mostre con ampio margine di anticipo.
L’apertura del museo al pubblico costituisce l’elemento di marketing più importante, oltre il 50% delle entrate che finanziano la gestione del museo provengono dal ricavato dei biglietti di ingresso. La collezione vanta 115 visitatori per ogni metro quadro, un tasso più alto, per esempio del Metropolitan Museum of Art di New York.
La gestione della Collezione Guggenheim di Venezia, rispetta il modello seguito dagli altri musei della Fondazione sparsi per il mondo. Al centro del modello c’è il curator che dirige tutte le attività del museo, attività che possono essere divise in tre aree principali. La prima riguarda l’amministrazione del museo, la gestione del personale, la custodia ed il mantenimento degli immobili, la conservazione delle collezioni, la politica degli acquisti e della programmazione espositiva. La seconda concerne la salvaguardia e promozione dell’immagine e della reputazione del museo, la terza infine cura i rapporti con i benefattori, gli sponsor e le autorità locali. Il curator risulta perciò una figura professionale che necessariamente deve contaminare le competenze scientifiche con quelle manageriali. La gestione efficace delle risorse di un museo contribuisce alla conservazione della collezione, l’acquisto delle opere, la corretta gestione del personale ed un ritorno di immagine positivo. Svolgere la missione statutaria del museo sembrerebbe quindi non contrastare con il reperimento delle risorse economiche per la gestione delle attività. Un messaggio di ottimismo e di perfetto equilibrio, ma sull’applicabilità del sistema ad altre realtà qualche dubbio rimane.
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