Dal 27 marzo a Firenze

Caravaggio e il Novecento. A Villa Bardini la storia di una riscoperta

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Ragazzo morso da un ramarro, 1597-1598. Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi
 

Francesca Grego

12/02/2025

Firenze - Nel 1951 una memorabile mostra a Palazzo Reale di Milano presentava al mondo Caravaggio dopo un lungo oblio. Oltre 400 mila visitatori decretavano il successo dell’operazione, guardando al maestro seicentesco non più come all’ultimo pittore del Rinascimento, ma come al primo dell’età moderna, pioniere di dirompenti novità.  Regista dell’impresa fu lo storico Roberto Longhi, che da decenni - e precisamente dalla sua tesi di laurea, discussa nel 1911 - studiava e collezionava le opere dell’artista. Accanto a lui, la moglie Anna Banti, al secolo Lucia Lopresti, scrittrice, traduttrice e studiosa d’arte, autrice, tra l’altro, del profetico romanzo Artemisia (1947), che riscopriva - decenni prima dei critici e del mercato - l’arte e la figura della Gentileschi. Sullo sfondo, l’Italia del dopoguerra e del Neorealismo, nel quale il naturalismo di Caravaggio si ritrovò a specchiarsi. Impegnati nella ricerca quanto nella divulgazione, Banti e Longhi portarono la storia dell’arte fuori dai circoli degli addetti ai lavori trasformandola in un racconto sociale veicolato anche in tv, alla radio, sulle riviste illustrate. Lo stesso Caravaggio, d’altra parte, è “un pittore che ha cercato di essere ‘naturale’, comprensibile, umano più che umanistico, in una parola popolare!”, affermerà Longhi nel 1951. 

Una storia da scoprire nella mostra Caravaggio e il Novecento. Roberto Longhi, Anna Banti, dal 27 marzo al 20 luglio a Firenze nell’eccezionale cornice di Villa Bardini. Realizzata dalla Fondazione CR Firenze in collaborazione con la Fondazione Longhi, curata da Cristina Acidini e Claudio Paolini, l’esposizione tratteggia il ritratto di una stagione effervescente, in cui il passato dialoga spontaneamente con il presente, proprio come nella visione di Longhi un unico filo legava Caravaggio a Moretto e Savoldo, per arrivare, passando per Vermeer e Velàsquez, fino a Courbet, Manet e Cézanne. 

A conversare con il Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio, perciò, i visitatori di di Villa Bardini troveranno gli Apostoli di José de Ribera, ma anche una sequenza di dieci dipinti di Giorgio Morandi, donati a Longhi dall’artista. E poi opere di maestri come De Pisis, Guttuso, Mafai, foto d’epoca originali e preziosi documenti - tra cui molti inediti - che raccontano le relazioni della coppia con protagonisti della cultura come Ungaretti, Bassani, Pratolini, Gadda, Pea, Bigongiari, Pasolini. Non mancheranno i contributi multimediali, con la proiezione di due documentari di Longhi - su Carpaccio e su Carrà - testimonianza del suo talento divulgativo. 

Caravaggio e il Novecento
“è una grande mostra d’arte e di più”, scrivono gli organizzatori: “è un affascinante viaggio alla riscoperta di una coppia - lui storico dell’arte, lei scrittrice e traduttrice - che riunì un cenacolo di artisti e intellettuali che hanno plasmato il Novecento italiano e non solo”.