Dietro le quinte della mostra evento di primavera
Canova e l'Antico: parla il direttore del MANN Paolo Giulierini
Antonio Canova, Amore e Psiche stanti, 1803, Marmo, 49.5 х 150 x 60 cm | Foto: © Alexander Koksharov, San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage, 2019
Francesca Grego
24/04/2019
“Imitare, non copiare gli antichi” per “diventare inimitabili”, diceva Johann Johachim Winkelmann, lo studioso e archeologo padre del Neoclassicismo. E Antonio Canova inimitabile lo diventò davvero, plasmando creature umane e divine da marmi bianchissimi che incarnano tuttora un’ideale di bellezza insuperato.
Fino al 30 giugno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli Canova e l’Antico racconta per la prima volta il rapporto del maestro di Possagno con il mondo classico attraverso il confronto diretto con le sue fonti di ispirazione. Dalle Tre Grazie a Ebe, dalla Danzatrice con le mani sui fianchi ad Amore e Psiche stanti, fino a preziosi dipinti a tempera e gessi delicatissimi, va in scena un percorso costellato di capolavori eccezionalmente visibili tutti insieme, riuniti grazie a prestiti del Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, della Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno, del Getty Museum di Los Angeles.
“Un dialogo serrato tra antico e moderno all’epoca di Canova”, spiega il direttore del MANN Paolo Giulierini, “che abbiamo costruito con il professor Giuseppe Pavanello (tra i massimi esperti dell’artista neoclassico, n.d.r) a partire dalle pitture di Pompei, dagli affreschi con le danzatrici, dalle grandi statue della Collezione Farnese che sono nel patrimonio del museo. Con un risultato che ci sembra estremamente convincente”.
Qual è l’essenza del rapporto di Canova con l’arte antica?
“Canova è un artista a tutto tondo, capace di spaziare dal disegno alla scultura, fino alla pittura. Fu un uomo di grande cultura, come testimonia la sua biblioteca oggi conservata a Possagno. In questa biblioteca ci sono tantissimi volumi che parlano di arte antica, dai grandi repertori del 700 agli scritti di Winkelmann. Quella di Canova è una cultura completamente imbevuta di classicità, ma con uno straordinario occhio al presente: aveva già capito come l’arte antica potesse essere rinnovata e costituire l’immagine fondante dell’Europa e delle corti di allora”.
Canova diceva che l’Antico andava sperimentato nel sangue, fino a farlo diventare naturale come la vita stessa… Un’idea che fa parte anche della filosofia del MANN?
“Per Canova il desiderio di sperimentare l’arte era talmente forte da portarlo ad ammalarsi: sappiamo che negli ultimi decenni della sua vita soffrì di un problema toracico, perché era uso appoggiarsi al trapano per scolpire i marmi. Questo significa un’esperienza diretta della materia e una volontà continua di sperimentare, di creare. Anche il nostro museo non si è nascosto dietro la bellezza, ma ha voluto sperimentare nuove forme di dialogo per parlare a tutti, trasferendo la grande arte in nuove forme di comunicazione come il fumetto”.
La mostra esplora anche i rapporti di Canova con Napoli e con il patrimonio del territorio partenopeo…
“Oltre ai capolavori vesuviani e della Collezione Farnese, ci è sembrato opportuno includere nella mostra opere di Canova progettate per committenti napoletani che in seguito a varie vicende antiquarie sono finite all’estero.
Ma più di tutto volevamo che questa mostra non fosse calata dall’alto e confinata all’interno del museo, bensì che costituisse l’ossatura di un percorso in città. Così abbiamo proposto un itinerario su Canova per le strade di Napoli, che tocca la Cappella Sansevero con il celebre Cristo Velato: Canova disse che avrebbe dato dieci anni della propria vita per poter scolpire una statua del genere! Il punto di arrivo del percorso è invece l’imponente Piazza Plebiscito con le sue statue equestri: una di queste è stata disegnata proprio da Canova.
Come è accaduto con la grande mostra sui Longobardi, per la quale progettammo addirittura itinerari in regione, pensiamo che un progetto espositivo debba servire anche a connettere luoghi esterni al museo, evidenziando la ricchezza di Napoli e dell’intera Campania, che in tutte le epoche è stata un coacervo di culture e di sperimentazioni artistiche”.
Canova e l’Antico è il risultato di importanti collaborazioni. Quale è stato l’apporto dell’Ermitage di San Pietroburgo?
“Senza il sostegno diretto del Dipartimento di Scultura Moderna dell’Ermitage non avremmo potuto realizzare una mostra di livello così elevato. Dal museo russo sono arrivati grandi capolavori, le Tre Grazie, la Danzatrice, Ebe, per fare qualche esempio. Questo dà l’idea della portata del progetto.
L’Ermitage è il più grande museo del mondo per numero di collezioni e non sarebbe sceso a patti se non in cambio di una degna contropartita. E infatti pochi giorni fa a San Pietroburgo è stata inaugurata una straordinaria mostra su Pompei, la prima realizzata in Russia: il 90% dei 300 pezzi esposti proviene proprio dal MANN.
Le due mostre fanno parte di un programma di scambio alla pari tra due grandissimi musei, ma sono anche espressioni di un’unica tematica. L’arte di Canova è infatti la diretta conseguenza della scoperta delle grandi città vesuviane e della nascita di quel gusto per l’antico che è all’origine del Neoclassicismo. Se nel Settecento non fossero state ritrovate Pompei ed Ercolano, probabilmente non avremmo avuto artisti come Canova o Ugo Foscolo che, come Winkelmann, furono profondamente impressionati dall’emergere di antichità così ben conservate e così diverse dalle statue e dagli apparati decorativi monocromi noti all’epoca. A Pompei e a Ercolano vengono fuori per la prima volta il colore e la vita quotidiana degli antichi, di cui fino ad allora si era sentito parlare solo attraverso fonti storiche e letterarie”.
Il percorso di Canova e l’Antico è davvero molto ricco. Ci sono capolavori emblematici che a suo parere possano incarnarne lo spirito?
“Nella prima parte del percorso, dedicata all’Atelier di Canova, i due Pugilatori sono un eccezionale riferimento di anatomia e rimandano alla grande attenzione che l’artista riservò allo studio del corpo umano. Ma sono anche un inno ai valori dello sport, che quest’anno a Napoli celebreremo nelle Universiadi.
Al secondo piano invece segnalerei certamente le Tre Grazie. Come scrisse Foscolo nel suo poema, qui Canova riuscì a trasformare in materia un mito che fino ad allora solo le parole erano state capaci di descrivere.
E poi una scoperta eccezionale, le tempere di Canova restaurate dal museo di Napoli e conservate a Possagno, che ci mostrano un’altra forma della grazia: quella delle danzatrici, dipinte non a imitazione ma sotto l’ispirazione delle decorazioni pittoriche vesuviane ed esposte nella stessa sala in un dialogo che attraversa i secoli”.
C’è anche un’opera particolarmente cara a Paolo Giulierini?
“Amo moltissimo il gruppo di Amore e Psiche, perché sia nell’insieme sia nel particolare della farfalla trattenuta dalle mani di Psiche intravedo tutte le potenzialità dell’arte di Canova: c’è grazia, c’è leggerezza, c’è delicatezza infinita, ma anche un richiamo al fatto che l’arte è immortale al contrario della vita umana”.
Poco fa accennava all’uso del fumetto per comunicare la grande arte. Quali sono le iniziative in cantiere riguardo Canova e l’Antico?
“Canova e l’Antico è una mostra che parla a tutti, anche ai giovani, come dimostrano i selfie scattati dagli studenti con le Tre Grazie. Accanto a forme di comunicazione canoniche come un catalogo o una guida, abbiamo previsto anche iniziative diverse. Una di queste è rappresentata da Topolino, Canova e la scintilla poetica, edito da Disney Milano, che sarà in tutte le edicole dal 1° di maggio: una storia inedita che porta Topolino tra Napoli e la Russia dell’epoca.
Un’altra iniziativa editoriale è stata realizzata in collaborazione con Electa. Dopo il volume a fumetti sull’antico Egitto, il disegnatore Disney Blasco Pisapia inventa una storia ambientata in museo che ha come protagoniste proprio le opere della mostra. La nostra mascotte, un bambino napoletano di nome Nico, è pronta per una nuova avventura, tra opere d’arte che prendono vita e statue pompeiane come il Fauno che dialogano con le statue di Canova.
Quali sono i prossimi progetti del MANN?
“A proposito di Canova segnalo solo che domani 25 aprile arriverà da Kiev la statua della Pace: un evento nell’evento, molto significativo anche dal punto di vista simbolico proprio perché avviene in questa data.
Oggi invece abbiamo inaugurato una mostra dedicata a Corto Maltese, un eroe dei fumetti legato al mare. Il personaggio di Hugo Pratt entra in rapporto con le sezioni del MANN dedicate agli scavi dell’area portuale della Napoli greca, in una tappa di avvicinamento alla grande mostra sull’archeologia subacquea che aprirà a settembre.
Partendo dall’antico, il tema del mare permette di portare l’attenzione sulle tragedie attuali del Mediterraneo. La forza del museo sta nel fatto che attraverso la riflessione sul passato cerchiamo di contribuire a ripensare il presente, soprattutto stimolando un’osservazione critica nelle giovani generazioni”.
Leggi anche:
• Canova e l’Antico
• C+ by Magister: Suggestioni Immersive
• La “Pace” di Canova in arrivo al MANN
• Vita e arte di Pompei sbarcano a San Pietroburgo
• Canova protagonista assoluto della primavera al MANN
• Da Canova agli Assiri, il 2019 del MANN
• Nuovi orizzonti per l’Ermitage: firmati gli accordi con MANN e Gallerie d’Italia
• ARTE.it è digital media partner di “Canova e l’Antico” al MANN di Napoli
Fino al 30 giugno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli Canova e l’Antico racconta per la prima volta il rapporto del maestro di Possagno con il mondo classico attraverso il confronto diretto con le sue fonti di ispirazione. Dalle Tre Grazie a Ebe, dalla Danzatrice con le mani sui fianchi ad Amore e Psiche stanti, fino a preziosi dipinti a tempera e gessi delicatissimi, va in scena un percorso costellato di capolavori eccezionalmente visibili tutti insieme, riuniti grazie a prestiti del Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, della Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno, del Getty Museum di Los Angeles.
“Un dialogo serrato tra antico e moderno all’epoca di Canova”, spiega il direttore del MANN Paolo Giulierini, “che abbiamo costruito con il professor Giuseppe Pavanello (tra i massimi esperti dell’artista neoclassico, n.d.r) a partire dalle pitture di Pompei, dagli affreschi con le danzatrici, dalle grandi statue della Collezione Farnese che sono nel patrimonio del museo. Con un risultato che ci sembra estremamente convincente”.
Qual è l’essenza del rapporto di Canova con l’arte antica?
“Canova è un artista a tutto tondo, capace di spaziare dal disegno alla scultura, fino alla pittura. Fu un uomo di grande cultura, come testimonia la sua biblioteca oggi conservata a Possagno. In questa biblioteca ci sono tantissimi volumi che parlano di arte antica, dai grandi repertori del 700 agli scritti di Winkelmann. Quella di Canova è una cultura completamente imbevuta di classicità, ma con uno straordinario occhio al presente: aveva già capito come l’arte antica potesse essere rinnovata e costituire l’immagine fondante dell’Europa e delle corti di allora”.
Canova diceva che l’Antico andava sperimentato nel sangue, fino a farlo diventare naturale come la vita stessa… Un’idea che fa parte anche della filosofia del MANN?
“Per Canova il desiderio di sperimentare l’arte era talmente forte da portarlo ad ammalarsi: sappiamo che negli ultimi decenni della sua vita soffrì di un problema toracico, perché era uso appoggiarsi al trapano per scolpire i marmi. Questo significa un’esperienza diretta della materia e una volontà continua di sperimentare, di creare. Anche il nostro museo non si è nascosto dietro la bellezza, ma ha voluto sperimentare nuove forme di dialogo per parlare a tutti, trasferendo la grande arte in nuove forme di comunicazione come il fumetto”.
La mostra esplora anche i rapporti di Canova con Napoli e con il patrimonio del territorio partenopeo…
“Oltre ai capolavori vesuviani e della Collezione Farnese, ci è sembrato opportuno includere nella mostra opere di Canova progettate per committenti napoletani che in seguito a varie vicende antiquarie sono finite all’estero.
Ma più di tutto volevamo che questa mostra non fosse calata dall’alto e confinata all’interno del museo, bensì che costituisse l’ossatura di un percorso in città. Così abbiamo proposto un itinerario su Canova per le strade di Napoli, che tocca la Cappella Sansevero con il celebre Cristo Velato: Canova disse che avrebbe dato dieci anni della propria vita per poter scolpire una statua del genere! Il punto di arrivo del percorso è invece l’imponente Piazza Plebiscito con le sue statue equestri: una di queste è stata disegnata proprio da Canova.
Come è accaduto con la grande mostra sui Longobardi, per la quale progettammo addirittura itinerari in regione, pensiamo che un progetto espositivo debba servire anche a connettere luoghi esterni al museo, evidenziando la ricchezza di Napoli e dell’intera Campania, che in tutte le epoche è stata un coacervo di culture e di sperimentazioni artistiche”.
Canova e l’Antico è il risultato di importanti collaborazioni. Quale è stato l’apporto dell’Ermitage di San Pietroburgo?
“Senza il sostegno diretto del Dipartimento di Scultura Moderna dell’Ermitage non avremmo potuto realizzare una mostra di livello così elevato. Dal museo russo sono arrivati grandi capolavori, le Tre Grazie, la Danzatrice, Ebe, per fare qualche esempio. Questo dà l’idea della portata del progetto.
L’Ermitage è il più grande museo del mondo per numero di collezioni e non sarebbe sceso a patti se non in cambio di una degna contropartita. E infatti pochi giorni fa a San Pietroburgo è stata inaugurata una straordinaria mostra su Pompei, la prima realizzata in Russia: il 90% dei 300 pezzi esposti proviene proprio dal MANN.
Le due mostre fanno parte di un programma di scambio alla pari tra due grandissimi musei, ma sono anche espressioni di un’unica tematica. L’arte di Canova è infatti la diretta conseguenza della scoperta delle grandi città vesuviane e della nascita di quel gusto per l’antico che è all’origine del Neoclassicismo. Se nel Settecento non fossero state ritrovate Pompei ed Ercolano, probabilmente non avremmo avuto artisti come Canova o Ugo Foscolo che, come Winkelmann, furono profondamente impressionati dall’emergere di antichità così ben conservate e così diverse dalle statue e dagli apparati decorativi monocromi noti all’epoca. A Pompei e a Ercolano vengono fuori per la prima volta il colore e la vita quotidiana degli antichi, di cui fino ad allora si era sentito parlare solo attraverso fonti storiche e letterarie”.
Il percorso di Canova e l’Antico è davvero molto ricco. Ci sono capolavori emblematici che a suo parere possano incarnarne lo spirito?
“Nella prima parte del percorso, dedicata all’Atelier di Canova, i due Pugilatori sono un eccezionale riferimento di anatomia e rimandano alla grande attenzione che l’artista riservò allo studio del corpo umano. Ma sono anche un inno ai valori dello sport, che quest’anno a Napoli celebreremo nelle Universiadi.
Al secondo piano invece segnalerei certamente le Tre Grazie. Come scrisse Foscolo nel suo poema, qui Canova riuscì a trasformare in materia un mito che fino ad allora solo le parole erano state capaci di descrivere.
E poi una scoperta eccezionale, le tempere di Canova restaurate dal museo di Napoli e conservate a Possagno, che ci mostrano un’altra forma della grazia: quella delle danzatrici, dipinte non a imitazione ma sotto l’ispirazione delle decorazioni pittoriche vesuviane ed esposte nella stessa sala in un dialogo che attraversa i secoli”.
C’è anche un’opera particolarmente cara a Paolo Giulierini?
“Amo moltissimo il gruppo di Amore e Psiche, perché sia nell’insieme sia nel particolare della farfalla trattenuta dalle mani di Psiche intravedo tutte le potenzialità dell’arte di Canova: c’è grazia, c’è leggerezza, c’è delicatezza infinita, ma anche un richiamo al fatto che l’arte è immortale al contrario della vita umana”.
Poco fa accennava all’uso del fumetto per comunicare la grande arte. Quali sono le iniziative in cantiere riguardo Canova e l’Antico?
“Canova e l’Antico è una mostra che parla a tutti, anche ai giovani, come dimostrano i selfie scattati dagli studenti con le Tre Grazie. Accanto a forme di comunicazione canoniche come un catalogo o una guida, abbiamo previsto anche iniziative diverse. Una di queste è rappresentata da Topolino, Canova e la scintilla poetica, edito da Disney Milano, che sarà in tutte le edicole dal 1° di maggio: una storia inedita che porta Topolino tra Napoli e la Russia dell’epoca.
Un’altra iniziativa editoriale è stata realizzata in collaborazione con Electa. Dopo il volume a fumetti sull’antico Egitto, il disegnatore Disney Blasco Pisapia inventa una storia ambientata in museo che ha come protagoniste proprio le opere della mostra. La nostra mascotte, un bambino napoletano di nome Nico, è pronta per una nuova avventura, tra opere d’arte che prendono vita e statue pompeiane come il Fauno che dialogano con le statue di Canova.
Quali sono i prossimi progetti del MANN?
“A proposito di Canova segnalo solo che domani 25 aprile arriverà da Kiev la statua della Pace: un evento nell’evento, molto significativo anche dal punto di vista simbolico proprio perché avviene in questa data.
Oggi invece abbiamo inaugurato una mostra dedicata a Corto Maltese, un eroe dei fumetti legato al mare. Il personaggio di Hugo Pratt entra in rapporto con le sezioni del MANN dedicate agli scavi dell’area portuale della Napoli greca, in una tappa di avvicinamento alla grande mostra sull’archeologia subacquea che aprirà a settembre.
Partendo dall’antico, il tema del mare permette di portare l’attenzione sulle tragedie attuali del Mediterraneo. La forza del museo sta nel fatto che attraverso la riflessione sul passato cerchiamo di contribuire a ripensare il presente, soprattutto stimolando un’osservazione critica nelle giovani generazioni”.
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