Dal 4 dicembre al 20 febbraio
Canova e Bologna: le origini della Pinacoteca nazionale raccontate in una mostra
Antonio Canova, Maddalena penitente, Bologna, Accademia di Belle Arti, Gesso, 1812 circa | Courtesy Accademia di Belle Arti di Bologna – Fondo Storico
Samantha De Martin
04/11/2021
Nell’ottobre del 1815, dopo una determinata azione diplomatica condotta da Antonio Canova al Congresso di Parigi, anche la Madonna col Bambino coi Santi Petronio, Margherita e Girolamo, eseguita dal Parmigianino per le monache benedettine del convento bolognese di Santa Margherita, prendeva la via dell’Italia.
Quello relativo all’opera forse più compiuta e innovativa del breve soggiorno bolognese di Parmigianino, tra le prime selezionate dai Francesi nel 1796 per essere condotte a Parigi, non fu l’unico ritorno in patria reso possibile grazie all’intercessione del maestro del Neoclassicismo - “Monsieur l'Emballeur” (l’imballatore) come lo ribattezzò con sarcasmo Talleyrand - incaricato da papa Pio VII di “ricuperare” i tesori italiani sottratti dai francesi.
Francesco Mazzola detto Parmigianino, Madonna col Bambino coi Santi Petronio, Margherita e Girolamo, Bologna, Pinacoteca Nazionale, 1529, Olio su tela | Courtesy Pinacoteca Nazionale di Bologna, su concessione del Ministero della Cultura
Assieme alla Madonna di Parmigianino viaggiava alla volta di Bologna anche la cosiddetta Pala Scarani del Perugino, spedita dall’artista a Bologna entro il 1504 e sottratta dai Francesi dalla cappella gentilizia in San Giovanni in Monte il 2 luglio 1796.
Dunque a Bologna Antonio Canova ebbe un ruolo strategico, in particolare nella storia della collezione della Pinacoteca. Lo scultore contribuì a operazioni diplomatiche di straordinaria importanza per il patrimonio artistico della città, recuperandolo in gran parte dalla Francia, dove era stato accumulato dopo le spoliazioni napoleoniche.
A renderne conto è una mostra dal titolo Antonio Canova e Bologna. Alle origini della Pinacoteca, in programma dal 4 dicembre al 20 febbraio nel Salone degli Incamminati del museo statale. Un approfondito excursus traccerà i rapporti tra lo scultore e la città, gli artisti, le istituzioni, soffermandosi in particolare sul ruolo di Canova nella storia della Pinacoteca e della sua collezione.
Dipinti, sculture, documenti, manoscritti, in prestito da diverse istituzioni museali, archivi e biblioteche, affiancheranno le opere della collezione museale permanente che saranno parte integrante del progetto curato da Alessio Costarelli, in sinergia con l’Accademia di Belle Arti di Bologna e con i Musei Civici di Bassano del Grappa.
Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Il Perugino, Madonna col Bambino in gloria e Santi Michele, Caterina d’Alessandria, Apollonia e Giovanni Evangelista (Pala Scarani), 1500 circa, Olio su tavola, Bologna, Pinacoteca Nazionale | Courtesy Pinacoteca Nazionale di Bologna, su concessione del Ministero della Cultura
Il percorso - che sarà anche l'occasione per esplorare le origini della più ampia collezione pubblica di arte bolognese - si inserisce come progetto pilota nella programmazione di iniziative con cui la Pinacoteca Nazionale di Bologna vuole rinnovare la propria presenza nel tessuto culturale cittadino.
Giacomo De Maria, Busto di Gaetano Gandolfi, 1802, gesso, Bologna, Pinacoteca Nazionale | Courtesy Pinacoteca Nazionale di Bologna, su concessione del Ministero della Cultura
Le visite di Antonio Canova in città, le relazioni che lo scultore intrattenne con le istituzioni cittadine, l’attività diplomatica, grazie alla quale riuscì a far rientrare da Parigi buona parte dei capolavori requisiti dai commissari di Napoleone, oggi nucleo sostanziale della collezione della Pinacoteca, sono i nuclei di un percorso che abbraccia diverse opere. Tra queste, oltre alla Madonna col Bambino coi Santi Petronio, Margherita e Girolamo di Parmigianino e alla Pala Scarani di Perugino, sarà esposto al pubblico il Busto di Gaetano Gandolfi di Giacomo De Maria, artista candidato ad incarnare il rinnovamento neoclassico nell’arte bolognese al volgere del XIX secolo. Di Antonio Canova saranno presenti il modello in gesso della Maddalena penitente dall’Accademia di Belle Arti e l’Autoritratto in gesso realizzato nel 1812 e in arrivo dal Museo Civico di Bassano del Grappa.
“Ho posto mano alla Creta, ed ho veduto, con sorpresa, che dalla mia testa se ne può trarre un buon partito”. Scriveva così Canova all’amico Pietro Giordani nel febbraio di quello stesso anno. Il gesso che sarà esposto in mostra è uno degli esemplari personali dell’artista. Oltre a presentare il volto del suo autore, vuole ricordare la presenza a Bologna, dal 1813 in casa di Pietro Giordani, di un altro esemplare oggi andato perduto.
Antonio Canova, Autoritratto, 1812, gesso, Bassano del Grappa, Museo Civico | Courtesy Musei Civici di Bassano del Grappa
Quello relativo all’opera forse più compiuta e innovativa del breve soggiorno bolognese di Parmigianino, tra le prime selezionate dai Francesi nel 1796 per essere condotte a Parigi, non fu l’unico ritorno in patria reso possibile grazie all’intercessione del maestro del Neoclassicismo - “Monsieur l'Emballeur” (l’imballatore) come lo ribattezzò con sarcasmo Talleyrand - incaricato da papa Pio VII di “ricuperare” i tesori italiani sottratti dai francesi.
Francesco Mazzola detto Parmigianino, Madonna col Bambino coi Santi Petronio, Margherita e Girolamo, Bologna, Pinacoteca Nazionale, 1529, Olio su tela | Courtesy Pinacoteca Nazionale di Bologna, su concessione del Ministero della Cultura
Assieme alla Madonna di Parmigianino viaggiava alla volta di Bologna anche la cosiddetta Pala Scarani del Perugino, spedita dall’artista a Bologna entro il 1504 e sottratta dai Francesi dalla cappella gentilizia in San Giovanni in Monte il 2 luglio 1796.
Dunque a Bologna Antonio Canova ebbe un ruolo strategico, in particolare nella storia della collezione della Pinacoteca. Lo scultore contribuì a operazioni diplomatiche di straordinaria importanza per il patrimonio artistico della città, recuperandolo in gran parte dalla Francia, dove era stato accumulato dopo le spoliazioni napoleoniche.
A renderne conto è una mostra dal titolo Antonio Canova e Bologna. Alle origini della Pinacoteca, in programma dal 4 dicembre al 20 febbraio nel Salone degli Incamminati del museo statale. Un approfondito excursus traccerà i rapporti tra lo scultore e la città, gli artisti, le istituzioni, soffermandosi in particolare sul ruolo di Canova nella storia della Pinacoteca e della sua collezione.
Dipinti, sculture, documenti, manoscritti, in prestito da diverse istituzioni museali, archivi e biblioteche, affiancheranno le opere della collezione museale permanente che saranno parte integrante del progetto curato da Alessio Costarelli, in sinergia con l’Accademia di Belle Arti di Bologna e con i Musei Civici di Bassano del Grappa.
Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Il Perugino, Madonna col Bambino in gloria e Santi Michele, Caterina d’Alessandria, Apollonia e Giovanni Evangelista (Pala Scarani), 1500 circa, Olio su tavola, Bologna, Pinacoteca Nazionale | Courtesy Pinacoteca Nazionale di Bologna, su concessione del Ministero della Cultura
Il percorso - che sarà anche l'occasione per esplorare le origini della più ampia collezione pubblica di arte bolognese - si inserisce come progetto pilota nella programmazione di iniziative con cui la Pinacoteca Nazionale di Bologna vuole rinnovare la propria presenza nel tessuto culturale cittadino.
Giacomo De Maria, Busto di Gaetano Gandolfi, 1802, gesso, Bologna, Pinacoteca Nazionale | Courtesy Pinacoteca Nazionale di Bologna, su concessione del Ministero della Cultura
Le visite di Antonio Canova in città, le relazioni che lo scultore intrattenne con le istituzioni cittadine, l’attività diplomatica, grazie alla quale riuscì a far rientrare da Parigi buona parte dei capolavori requisiti dai commissari di Napoleone, oggi nucleo sostanziale della collezione della Pinacoteca, sono i nuclei di un percorso che abbraccia diverse opere. Tra queste, oltre alla Madonna col Bambino coi Santi Petronio, Margherita e Girolamo di Parmigianino e alla Pala Scarani di Perugino, sarà esposto al pubblico il Busto di Gaetano Gandolfi di Giacomo De Maria, artista candidato ad incarnare il rinnovamento neoclassico nell’arte bolognese al volgere del XIX secolo. Di Antonio Canova saranno presenti il modello in gesso della Maddalena penitente dall’Accademia di Belle Arti e l’Autoritratto in gesso realizzato nel 1812 e in arrivo dal Museo Civico di Bassano del Grappa.
“Ho posto mano alla Creta, ed ho veduto, con sorpresa, che dalla mia testa se ne può trarre un buon partito”. Scriveva così Canova all’amico Pietro Giordani nel febbraio di quello stesso anno. Il gesso che sarà esposto in mostra è uno degli esemplari personali dell’artista. Oltre a presentare il volto del suo autore, vuole ricordare la presenza a Bologna, dal 1813 in casa di Pietro Giordani, di un altro esemplare oggi andato perduto.
Antonio Canova, Autoritratto, 1812, gesso, Bassano del Grappa, Museo Civico | Courtesy Musei Civici di Bassano del Grappa
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