Capolavori della maiolica castellana: dal ‘500 al terzo fuoco
Dal 03 Aprile 2012 al 31 Ottobre 2012
Teramo
Luogo: Pinacoteca Civica
Indirizzo: viale Bovio 1
Orari: da martedì a sabato 9-13/ 16-19; domenica e festivi: 10-13/ 16-19
Curatori: Paola Di Felice
Enti promotori:
- Città di Teramo
- Fondazione Tercas
Costo del biglietto: intero € 5; ridotto (gruppi e studenti universitari) € 3
Telefono per informazioni: +39 0861 250873
E-Mail info: info@teramomusei.it
Sito ufficiale: http://www.teramomusei.it
Dal 3 Aprile al 31 Ottobre 2012 la Pinacoteca Civica di Teramo ospiterà la
mostra “Capolavori della maiolica castellana: dal ‘500 al terzo fuoco. La
Collezione Matricardi”.
L’esposizione presenterà al pubblico una selezione di duecentoventi
capolavori realizzati tra il Cinquecento e il Settecento, per la maggior
parte inediti, provenienti da una delle collezioni più prestigiose e
complete nel panorama internazionale. I capolavori rendono omaggio
all’enorme valore della manifattura di Castelli, grazie ad un percorso
rappresentativo per ogni epoca e per ogni famiglia di artisti, come i
Pompei, i Cappelletti, i Gentili e i Grue che, nell’arco dei secoli, hanno
reso famosa la maiolica castellana in tutto il mondo. Questi due fattori
hanno permesso una rilettura storica, iconografica e scientifica della
produzione castellana e dei suoi artisti.
Gli oggetti, tra cui brocche, fiasche, albarelli, chicchere, piatti e
piattini, sono stati ordinati in un continuum narrativo nelle sale della
Pinacoteca in sequenza cronologica, a partire dalla produzione
cinquecentesca, e per gruppi omogenei attribuibili allo stesso autore o
alla sua famiglia.
L’esposizione, promossa dalla Città di Teramo e dalla Fondazione Tercas, è
a cura della Dott.ssa Paola Di Felice. Si avvale dell’Alto Patronato della
Presidenza della Repubblica e gode di numerosi patrocini, quali la Camera
dei Deputati, il Ministero per i Beni e le attività Culturali, la Regione
Abruzzo, la Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici
dell’Abruzzo, la Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici
delle Marche, la Sovraintendenza B.S.A.E. Marche e la Provincia di Teramo,
la Camera di Commercio di Teramo.
La mostra intende proporre all’attenzione nazionale e internazionale la
ceramica della manifattura castellana, dall’inizio del Cinquecento sino
alla fine del Settecento, attraverso forme, colori e motivi tipici di
questa produzione, magnificamente rappresentata dalla preziosa e ricca
Collezione Matricardi, che si posiziona come una delle collezioni più
significative, insieme a quelle presenti in numerosi musei internazionali
tra cui L’Ermitage di San Pietroburgo, il Victoria and Albert Museum e il
British Museum di Londra, il Louvre a Parigi e il Metropolitan Museum di
New York.
L’evento espositivo presenta anche un mirabile esempio di collezionismo
“illuminato”, con oggetti di alta qualità, collezionati dall’inizio del
Novecento. L’Ing. Giuseppe Matricardi, erede di una passione che ha animato
tre generazioni, è riuscito a raccogliere un patrimonio artistico di enorme
valenza storica e scientifica, la cui attuale consistenza, per la parte
riferita alla ceramica castellana, è di circa quattrocentotrenta oggetti
d’arte. Le opere, incrementate con l’acquisto di capolavori sparsi in
collezioni prevalentemente europee, testimoniano il prezioso apporto del
collezionismo privato alla ricostruzione della memoria storica nelle
espressioni d’arte e documentano il fermento culturale che animava Castelli
e i limitrofi centri produttivi, ricostruendo un’esperienza artistica,
unica per qualità espressiva e tecnica adottata.
Un percorso itinerante integra l’evento espositivo: partendo dagli spazi
della collezione ceramica di proprietà della Fondazione Tercas nell’antico
Palazzo Melatino, carico esso stesso di memoria storica, attraverso il
Museo Capitolare di Atri con la sua collezione di ceramica castellana dal
XVI al XIX secolo; il percorso si conclude a Castelli, culla dell’arte
ceramica. Qui, a spasso nel tempo, tra arcaiche manifatture, antiche
botteghe di produzioni e realtà attuali nel solco di una tradizione di
eccelsa qualità, si potranno seguire le tracce dell’antica produzione
ceramica, senza rinunciare alle suggestioni di stimoli creativi che si
attualizzano nei manufatti dell’Istituto d’Arte, dove giovani allievi si
cimentano nella realizzazione di ceramiche moderne.
Castelli, piccolo paese che conta appena 1300 abitanti, apparentemente
isolato nel cuore delle montagne abruzzesi e incastonato nella roccia del
Parco del Gran Sasso, é un centro internazionale di riferimento nella
produzione ceramica. Questo centro, abbarbicato al suolo roccioso e alle
strade impervie del massiccio, piccolo ma famoso in tutto il mondo, poggia
sulla stessa argilla che ha fatto la sua fortuna negli anni. Come nei nove
o dieci secoli, quando la presenza dell’argilla insieme a quella dell’acqua
(per l’impasto) e della legna (per i forni), consentì ad una comunità di
monaci benedettini di cimentarsi nella produzione della ceramica, affidata
poi nei secoli all’abilità della popolazione locale. I colori delle
maioliche ricordano le tonalità naturali dei luoghi: il verde marcio dei
boschi, alle falde del Gran Sasso, assieme a celeste, maganese, arancio e
ramina (verde smeraldo).
Oggi, girando per le viuzze di questo piccolo centro, si può ancora
ammirare la lavorazione tradizionale, a volte proprio negli ambienti di
cinque secoli fa.
mostra “Capolavori della maiolica castellana: dal ‘500 al terzo fuoco. La
Collezione Matricardi”.
L’esposizione presenterà al pubblico una selezione di duecentoventi
capolavori realizzati tra il Cinquecento e il Settecento, per la maggior
parte inediti, provenienti da una delle collezioni più prestigiose e
complete nel panorama internazionale. I capolavori rendono omaggio
all’enorme valore della manifattura di Castelli, grazie ad un percorso
rappresentativo per ogni epoca e per ogni famiglia di artisti, come i
Pompei, i Cappelletti, i Gentili e i Grue che, nell’arco dei secoli, hanno
reso famosa la maiolica castellana in tutto il mondo. Questi due fattori
hanno permesso una rilettura storica, iconografica e scientifica della
produzione castellana e dei suoi artisti.
Gli oggetti, tra cui brocche, fiasche, albarelli, chicchere, piatti e
piattini, sono stati ordinati in un continuum narrativo nelle sale della
Pinacoteca in sequenza cronologica, a partire dalla produzione
cinquecentesca, e per gruppi omogenei attribuibili allo stesso autore o
alla sua famiglia.
L’esposizione, promossa dalla Città di Teramo e dalla Fondazione Tercas, è
a cura della Dott.ssa Paola Di Felice. Si avvale dell’Alto Patronato della
Presidenza della Repubblica e gode di numerosi patrocini, quali la Camera
dei Deputati, il Ministero per i Beni e le attività Culturali, la Regione
Abruzzo, la Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici
dell’Abruzzo, la Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici
delle Marche, la Sovraintendenza B.S.A.E. Marche e la Provincia di Teramo,
la Camera di Commercio di Teramo.
La mostra intende proporre all’attenzione nazionale e internazionale la
ceramica della manifattura castellana, dall’inizio del Cinquecento sino
alla fine del Settecento, attraverso forme, colori e motivi tipici di
questa produzione, magnificamente rappresentata dalla preziosa e ricca
Collezione Matricardi, che si posiziona come una delle collezioni più
significative, insieme a quelle presenti in numerosi musei internazionali
tra cui L’Ermitage di San Pietroburgo, il Victoria and Albert Museum e il
British Museum di Londra, il Louvre a Parigi e il Metropolitan Museum di
New York.
L’evento espositivo presenta anche un mirabile esempio di collezionismo
“illuminato”, con oggetti di alta qualità, collezionati dall’inizio del
Novecento. L’Ing. Giuseppe Matricardi, erede di una passione che ha animato
tre generazioni, è riuscito a raccogliere un patrimonio artistico di enorme
valenza storica e scientifica, la cui attuale consistenza, per la parte
riferita alla ceramica castellana, è di circa quattrocentotrenta oggetti
d’arte. Le opere, incrementate con l’acquisto di capolavori sparsi in
collezioni prevalentemente europee, testimoniano il prezioso apporto del
collezionismo privato alla ricostruzione della memoria storica nelle
espressioni d’arte e documentano il fermento culturale che animava Castelli
e i limitrofi centri produttivi, ricostruendo un’esperienza artistica,
unica per qualità espressiva e tecnica adottata.
Un percorso itinerante integra l’evento espositivo: partendo dagli spazi
della collezione ceramica di proprietà della Fondazione Tercas nell’antico
Palazzo Melatino, carico esso stesso di memoria storica, attraverso il
Museo Capitolare di Atri con la sua collezione di ceramica castellana dal
XVI al XIX secolo; il percorso si conclude a Castelli, culla dell’arte
ceramica. Qui, a spasso nel tempo, tra arcaiche manifatture, antiche
botteghe di produzioni e realtà attuali nel solco di una tradizione di
eccelsa qualità, si potranno seguire le tracce dell’antica produzione
ceramica, senza rinunciare alle suggestioni di stimoli creativi che si
attualizzano nei manufatti dell’Istituto d’Arte, dove giovani allievi si
cimentano nella realizzazione di ceramiche moderne.
Castelli, piccolo paese che conta appena 1300 abitanti, apparentemente
isolato nel cuore delle montagne abruzzesi e incastonato nella roccia del
Parco del Gran Sasso, é un centro internazionale di riferimento nella
produzione ceramica. Questo centro, abbarbicato al suolo roccioso e alle
strade impervie del massiccio, piccolo ma famoso in tutto il mondo, poggia
sulla stessa argilla che ha fatto la sua fortuna negli anni. Come nei nove
o dieci secoli, quando la presenza dell’argilla insieme a quella dell’acqua
(per l’impasto) e della legna (per i forni), consentì ad una comunità di
monaci benedettini di cimentarsi nella produzione della ceramica, affidata
poi nei secoli all’abilità della popolazione locale. I colori delle
maioliche ricordano le tonalità naturali dei luoghi: il verde marcio dei
boschi, alle falde del Gran Sasso, assieme a celeste, maganese, arancio e
ramina (verde smeraldo).
Oggi, girando per le viuzze di questo piccolo centro, si può ancora
ammirare la lavorazione tradizionale, a volte proprio negli ambienti di
cinque secoli fa.
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