Identity. Disponsable Portraits di Salvatore Difranco, Vault Over di Cristina Gori, Idolo di Fabiano Mattiolo e Ellis Island di Stefano Mazzali
Dal 22 Marzo 2014 al 30 Aprile 2014
Siena
Luogo: Palazzo Chigi Zondadari
Indirizzo: via Banchi di Sotto 42/44
Orari: da mer. a dom. 16-20; lun. e mar. su appuntamento
Curatori: Gaia Pasi, Walter Guadagnini
Telefono per informazioni: +39 346 9437211 / 339 1020676
Sito ufficiale: http://www.galleriazak.com
La galleria Zak Project Space comunica che sabato 22 marzo dalle ore 18 in poi, negli spazi del Palazzo Chigi Zondadari, via Banchi di Sotto 42/44, avrà luogo l’apertura di quattro mostre che trattano a vari livelli, con risultati e tecniche differenti, il tema comune dell’identità: DISPOSABLE PORTRAITS, personale dell’artista Salvatore Difranco (Comiso 1988) VAULT OVER, personale dell’artista Cristina Gori (Padova 1976) IDOLO, personale dell’artista Fabiano Mattiolo (Vinci 1970) curate da Gaia Pasi, e ELLIS ISLAND, personale dell’artista Stefano Mazzali (Bologna 1979) a cura di Walter Guadagnini.
DISPOSABLE PORTRAITS è la mostra degli ultimi lavori realizzati da Salvatore Difranco su carta igienica. Poroso, morbido, leggerissimo questo supporto permette all’artista, attraverso un sapiente utilizzo dell’inchiostro, di sfumare luci e ombre e di ottenere differenti volumetrie pittoriche che compongono immagini mosse, impastate e sfocate: volti, talvolta scarni e privi di identità, atemporali e quasi eterei, che paiono svanire nello spazio come fantasmi. L’identità come un miraggio di cui rimane qualche barlume nel modo in cui un dettaglio si sporge o si ritrae, fili di capelli cadono sulla fronte o sulle tempie e bastano a rilevare un contorno più sfuggente – il segno lasciato dall’immagine che si perde: ecco che per esempio l’occhio sbiadito è chiuso o è cancellato senza che ne soffra la plausibilità fisiognomica. I volti, poi, o si scarnificano all’osso o, deformandosi in senso espressionistico, si replicano in multipli appena variati che ci fanno dubitare della loro identità.
VAULT OVER è il progetto con il quale Cristina Gori attraversa spazi temporali e geografici, mitici e mitologici e ci conduce con il proprio sguardo all’interno di un esercito di terra schierato. In Vault Over l’artista diventa interprete di un percorso metaforico e mentale che collega la città di Venezia alla città di Xi’an. Gori utilizza il suo corpo e i suoi capelli, particolarmente lunghi, per creare un incontro tra le due culture (occidentale e orientale), e identificarsi con uno dei simboli più conosciuti e rappresentativi della storia della Cina: l'esercito di terracotta. Sono le acconciature dei guerrieri a contraddistinguerne i ranghi all'interno dell'antico esercito cinese dell'imperatore Qin Shihuang, esercito che rivive attraverso una serie di autoritratti dell’artista - coperta da uno strato di argilla e con i capelli raccolti in maniera diversa – che realizza così una sorta di ibridazione tra l'identità veneziana e quella cinese e da vita a una personale visione della Via della Seta tramite la sovrapposizione e la stratificazione delle due culture e delle loro storie.
IDOLO è il titolo di un lavoro realizzato da Fabiano Mattiolo nel 2001 a cui l’artista è molto legato e che sopratutto lo lega alla città di Siena. L’identità è un tema ricorrente nella poetica di questo artista i suoi lavori documentano la potenza carismatica degli oggetti, o lo stupore del ritrovamento, o il cambio di destinazione d’uso degli stessi. Sono le cose che incontriamo, che tocchiamo, che ci vivono accanto e che in qualche modo assorbono e riflettono ciò che siamo, a caricarsi di significati attraverso i ricordi, l’usura, le rifrazioni del pensiero. Pensare una cosa è crearla. E’ la forza del pensato che configura ciò che chiamiamo destino. Negli ultimi anni Mattiolo ha puntato principalmente l'interesse sulla grafica e su progetti di alternativa editoriale, nonché su ipotesi di interazione obliqua delle arti. Da diverso tempo si sta dedicando allo studio delle forme gotiche attraverso articoli, scritti e opere su carta.
ELLIS ISLAND è l’isolotto alla foce del fiume Hudson nella baia di New York. Antico arsenale militare, dal 1892 al 1954, anno della sua chiusura, fu il principale punto d'ingresso per gli immigranti che sbarcavano negli Stati Uniti all'arrivo, gli aspiranti cittadini statunitensi dovevano esibire i documenti di viaggio: mentre i medici del Servizio Immigrazione controllavano rapidamente lo stato di salute di ciascuno di loro, l’Ufficio del Registro li schedava registrandone le generalità e documentandone le caratteristiche fisiche attraverso due fotografie effettuate di fronte e di profilo. Scrive il curatore Walter Guadagnini “Stefano Mazzali nel progetto Ellis Island sembra giocare su un doppio registro, da un lato quello della foto segnaletica, di una pratica che rimonta agli albori della fotografia evidenziandone almeno due caratteri primari, quelli di documento e di archivio (senza dimenticare i “13 Most Wanted Men” di Warhol), dall'altro quello della stratificazione dell'immagine come figura della memoria e della molteplicità della visione nella sua continua oscillazione tra realtà e invenzione”. Senza psicologia, con il gusto di un'azione che contempla il tempo del farsi come parte integrante dell'opera Stefano Mazzali realizzerà a Siena una performance fotografica catturando i volti del pubblico nei giorni 22 e 23 marzo dalle 17 alle 20 negli spazi della galleria.
DISPOSABLE PORTRAITS è la mostra degli ultimi lavori realizzati da Salvatore Difranco su carta igienica. Poroso, morbido, leggerissimo questo supporto permette all’artista, attraverso un sapiente utilizzo dell’inchiostro, di sfumare luci e ombre e di ottenere differenti volumetrie pittoriche che compongono immagini mosse, impastate e sfocate: volti, talvolta scarni e privi di identità, atemporali e quasi eterei, che paiono svanire nello spazio come fantasmi. L’identità come un miraggio di cui rimane qualche barlume nel modo in cui un dettaglio si sporge o si ritrae, fili di capelli cadono sulla fronte o sulle tempie e bastano a rilevare un contorno più sfuggente – il segno lasciato dall’immagine che si perde: ecco che per esempio l’occhio sbiadito è chiuso o è cancellato senza che ne soffra la plausibilità fisiognomica. I volti, poi, o si scarnificano all’osso o, deformandosi in senso espressionistico, si replicano in multipli appena variati che ci fanno dubitare della loro identità.
VAULT OVER è il progetto con il quale Cristina Gori attraversa spazi temporali e geografici, mitici e mitologici e ci conduce con il proprio sguardo all’interno di un esercito di terra schierato. In Vault Over l’artista diventa interprete di un percorso metaforico e mentale che collega la città di Venezia alla città di Xi’an. Gori utilizza il suo corpo e i suoi capelli, particolarmente lunghi, per creare un incontro tra le due culture (occidentale e orientale), e identificarsi con uno dei simboli più conosciuti e rappresentativi della storia della Cina: l'esercito di terracotta. Sono le acconciature dei guerrieri a contraddistinguerne i ranghi all'interno dell'antico esercito cinese dell'imperatore Qin Shihuang, esercito che rivive attraverso una serie di autoritratti dell’artista - coperta da uno strato di argilla e con i capelli raccolti in maniera diversa – che realizza così una sorta di ibridazione tra l'identità veneziana e quella cinese e da vita a una personale visione della Via della Seta tramite la sovrapposizione e la stratificazione delle due culture e delle loro storie.
IDOLO è il titolo di un lavoro realizzato da Fabiano Mattiolo nel 2001 a cui l’artista è molto legato e che sopratutto lo lega alla città di Siena. L’identità è un tema ricorrente nella poetica di questo artista i suoi lavori documentano la potenza carismatica degli oggetti, o lo stupore del ritrovamento, o il cambio di destinazione d’uso degli stessi. Sono le cose che incontriamo, che tocchiamo, che ci vivono accanto e che in qualche modo assorbono e riflettono ciò che siamo, a caricarsi di significati attraverso i ricordi, l’usura, le rifrazioni del pensiero. Pensare una cosa è crearla. E’ la forza del pensato che configura ciò che chiamiamo destino. Negli ultimi anni Mattiolo ha puntato principalmente l'interesse sulla grafica e su progetti di alternativa editoriale, nonché su ipotesi di interazione obliqua delle arti. Da diverso tempo si sta dedicando allo studio delle forme gotiche attraverso articoli, scritti e opere su carta.
ELLIS ISLAND è l’isolotto alla foce del fiume Hudson nella baia di New York. Antico arsenale militare, dal 1892 al 1954, anno della sua chiusura, fu il principale punto d'ingresso per gli immigranti che sbarcavano negli Stati Uniti all'arrivo, gli aspiranti cittadini statunitensi dovevano esibire i documenti di viaggio: mentre i medici del Servizio Immigrazione controllavano rapidamente lo stato di salute di ciascuno di loro, l’Ufficio del Registro li schedava registrandone le generalità e documentandone le caratteristiche fisiche attraverso due fotografie effettuate di fronte e di profilo. Scrive il curatore Walter Guadagnini “Stefano Mazzali nel progetto Ellis Island sembra giocare su un doppio registro, da un lato quello della foto segnaletica, di una pratica che rimonta agli albori della fotografia evidenziandone almeno due caratteri primari, quelli di documento e di archivio (senza dimenticare i “13 Most Wanted Men” di Warhol), dall'altro quello della stratificazione dell'immagine come figura della memoria e della molteplicità della visione nella sua continua oscillazione tra realtà e invenzione”. Senza psicologia, con il gusto di un'azione che contempla il tempo del farsi come parte integrante dell'opera Stefano Mazzali realizzerà a Siena una performance fotografica catturando i volti del pubblico nei giorni 22 e 23 marzo dalle 17 alle 20 negli spazi della galleria.
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