Riccardo La Monica. Soli|eloqui
Dal 03 Dicembre 2016 al 12 Dicembre 2016
Cerveteri | Roma
Luogo: Palazzo Ruspoli
Indirizzo: piazza Santa Maria
Orari: 17-20; sabato e domenica 10-13 / 17-20
Curatori: Romina Guidelli
Enti promotori:
- Comune di Cerveteri - Assessorato allo Sviluppo Sostenibile del Territorio
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 349 5202413
E-Mail info: rominaguidelli@hotmail.it
Sito ufficiale: http://www.riccardolamonica.com
Sabato 3 dicembre alle ore 18, presso le prestigiose sale espositive di Palazzo Ruspoli sito in Piazza Santa Maria, Cerveteri, sarà inaugurata la mostra personale di Riccardo La Monica, ‘Soli|eloqui’, promossa dall’Assessorato allo Sviluppo Sostenibile del Territorio del Comune di Cerveteri.
La mostra presenterà al pubblico una selezione dei lavori dell’artista, datati dall’anno 2000 al 2016, attraverso un percorso espositivo diviso in tre sale visitabili in maniera trasversale. Scelta d’allestimento che consente la lettura dell’evoluzione della tecnica pittorica e della ricerca concettuale di La Monica dagli esordi fino ad oggi, permettendo allo spettatore di conoscere le tappe attraverso le quali l’artista raggiunge la tematica dei corpi celati, protagonisti assoluti dei suoi olii dal 2009 ad oggi.
Oltre alle numerose tele e alle tavole, nella sala centrale, sarà esposta la serie dei lavori su carta titolata: ‘Sospesi’.
Partendo da questa serie, Romina Guidelli scrive: “Corde e fili hanno spostato oggetti dal dipinto di una natura morta. Il disegno li ha liberati da una condizione d’inquadratura statica per incastrarli ancora, ma al di fuori di un set. Questo cambio di scena li nobilita. Contro il muro, l'ombra che si dilata descrive l'energia del movimento compiuto per abbandonare la composizione e trasformarsi, da attori, in protagonisti dell'opera.
Scopro che la pittura di La Monica é molto di più di quello che appare e di quanto è celato. Sollecita due tempi: un ‘prima’ e un ‘dopo’, rispetto al presente che ritrae; invita a guardare verso e oltre se stessa.
L'uomo di La Monica si veste di quell’oltre traducendolo in panneggio; una coperta simbolica custodisce il nudo universo dell’essere umano. La scelta del soggetto unico, il più delle volte isolato e quasi sempre completamente celato nei suoi lavori ad olio, accade solo in seguito allo studio di oggetti, che caratterizzano identità, eseguito attraverso il disegno. Una ricerca, quindi, che ha inizio sulla carta, dove oggetti ‘appesi’ sembrano essere scivolati via dall’olio per mostrarsi in maniera esclusiva in altro luogo e con altro medium. In quella terra a parte, non abita il colore: luce, ombra, corde e dettaglio sostituiscono il suo potere evocativo per offrirci ogni particolare dell’oggetto sottratto ai legittimi proprietari ritratti sulle tele”. E a proposito dei lavori su tela e tavola dell’artista, la curatrice aggiunge: “Uomini si muovono nell’ombra, lentamente e plasticamente. E’ possibile decifrare profili anatomici di figure intere coperte, bloccate in diverse posizioni, riconoscibili solo a tratti, di cui la volontà di un gesto si rivela solo se s’immagina il momento successivo a quello in cui l'artista le ferma. E’ questa la forza della pittura di La Monica: la capacità di descrivere il desiderio di libertà costretto nella prigionia dell’attimo”.
Giacomo Belloni, nel testo del 2014 dedicato a La Monica, osserva: “Cosa c’è dietro quel drappo, chi c’è sotto quella coperta? C'è forse qualcuno rimasto imprigionato sotto il pesante velo dell’inadeguatezza, qualcuno paralizzato dalla paura di un esterno ostile al quale non si vuole arrendere? Allora il drappo non sarebbe altro che un rifugio protettivo sotto il quale nascondere (senza abbassare) gli occhi per evitare di incrociare lo sguardo di una realtà eccessiva, per eludere l’indice inflessibile di un giudizio troppo esigente o per sottrarsi a una voce alta e aggressiva capace solamente di dispensare colpe immeritate. La coperta è la linea severa di un confine netto, il limite immaginario tra un mondo e un altro, quel mondo al quale, solo il pittore può decidere chi far accedere, ma soprattutto il limite del suo spazio nel quale solamente lui ha discrezione su chi lasciare entrare o su chi emarginare. Ecco che il drappo è la metafora di ciò che separa la sua sensibilità dalla superficialità della contingenza, un velo immaginifico che protegge il fiume in piena di una creatività delicata che ancora rimane l'unico modo per urlare in silenzio la voglia di esserci, per esprimere in codice che lì sotto c'è qualcosa pronto per esplodere, ma senza alcun clamore, con la necessaria soavità che si addice all’artista capace ...
La Monica lavora con le tenebre e con la luce, Lights and Shadows è il nome che dà ad uno suo noto ciclo di dipinti. La Monica scrive con le ombre – shadow - le stesse che sono fuori dal drappo che riveste il suo personaggio. Intorno a lui il muro impenetrabile della notte, una fitta coltre nera che si dischiude appena in favore del un bagliore tenue di una luce che arriva da lontano a infrangere il silenzio dell’oscurità, la stessa luce che porta la speranza di un domani diverso, migliore.
La luce – light – rappresenta l’illusione che qualcosa possa evolversi verso quella positività preannunciata da un elemento ridente e propositivo, bene augurante, generalmente colorato, quell'elemento che si trova su un angolo di ogni suo lavoro”.
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