Matthew Brannon. Cold Shoulders / Foreign Affairs / Seafood Dinners / Pregnant Décor / Power Vacuums / and The Last Gate at the End of a Long Terminal
![Matthew Brannon, 2021, Silkscreen with hand painted elements on paper, 52 x 45.5 inches (detail) I Ph. Kevin Frances Matthew Brannon, 2021, Silkscreen with hand painted elements on paper, 52 x 45.5 inches (detail) I Ph. Kevin Frances](http://www.arte.it/foto/600x450/b2/114385-MB_invite.jpg)
Matthew Brannon, 2021, Silkscreen with hand painted elements on paper, 52 x 45.5 inches (detail) I Ph. Kevin Frances
Dal 08 Aprile 2021 al 03 Giugno 2021
Milano
Luogo: Gió Marconi
Indirizzo: Via Tadino 20
Orari: dal martedì al sabato dalle 11 alle 19 (su appuntamento)
Telefono per informazioni: +39 02 29404373
E-Mail info: info@giomarconi.com
Sito ufficiale: http://www.giomarconi.com
Gió Marconi ha il piacere di annunciare "Cold Shoulders / Foreign Affairs / Seafood Dinners / Power Vacuums / and The Last Gate at the End of a Very Long Terminal", la terza personale di Matthew Brannon con la galleria.
Ho realizzato questa mostra durante l'anno surreale che è stato il 2020. Ho immaginato un aereo sospeso a mezz’aria sopra una città in un qualche momento durante il secolo scorso. Leggero come una piuma, pesante come una balena. Ogni opera mostra il sedile di un passeggero invisibile. È il set di una produzione teatrale dopo che lo spettacolo è finito e le telecamere sono spente. È quel momento in cui ti svegli appena prima di ricordarti tutto quello che devi fare. È il centro di un libro che ho scritto molto tempo fa. È uno spazio in cui puoi entrare. Il mondo fluttuante. - Matthew Brannon, New York City, marzo 2021
Eccolo. In mezzo all'oceano. Sterile come la luna. Giù per miglia sotto l'acqua fredda e pesante. Dove vivono pochi pesci e ci sono meno piante che in un deserto. Solo rocce molto vecchie grandi come montagne. Ci vuole un grande dispiego di forze per spingere l’aereo verso il basso e c’è bisogno di luci come quelle che si usano nei grandi stadi, eppure tutto quello che vedi è nero. Come guidare in un temporale in un incubo nello spazio siderale. E poi è lì. Come un serpente di proporzioni preistoriche. Il cobra più grande del mondo. Capace di divorare persone a bocconi. Scintillante ma morto. Un’enorme prolunga che attraversa i continenti. È il cavo di rete. E tu fai quello che devi. Quello che hai sempre sognato da quando è iniziato. Un modo per salvare il mondo. Un modo per fermare tutta la follia, la distorsione e l'impossibilità. E quando le enormi tenaglie del velivolo iniziano ad incidere l’esterno, è come se sentissi le urla di tutte quelle case piene di tutti quei dispositivi acquistati online e totalmente dipendenti da questo stesso sangue che ora stai interrompendo. Ogni gigantesco taglio nel cavo cancella miliardi di e-mail, messaggi di testo, download, caricamenti e streaming ed evaporano persino e-mail cancellate da tempo. E poi, come il suono di un ghiacciaio che si spezza o di un crack in un bicchiere di vino in una stanza vuota, è finita. E la tensione tira entrambe le estremità del cavo a migliaia di miglia di distanza. Sarà più facile ricostruirne uno che ricollegarle. E tutti avranno bisogno di nuove password. E passerà una generazione prima che funzioni di nuovo.
Ho realizzato questa mostra durante l'anno surreale che è stato il 2020. Ho immaginato un aereo sospeso a mezz’aria sopra una città in un qualche momento durante il secolo scorso. Leggero come una piuma, pesante come una balena. Ogni opera mostra il sedile di un passeggero invisibile. È il set di una produzione teatrale dopo che lo spettacolo è finito e le telecamere sono spente. È quel momento in cui ti svegli appena prima di ricordarti tutto quello che devi fare. È il centro di un libro che ho scritto molto tempo fa. È uno spazio in cui puoi entrare. Il mondo fluttuante. - Matthew Brannon, New York City, marzo 2021
Eccolo. In mezzo all'oceano. Sterile come la luna. Giù per miglia sotto l'acqua fredda e pesante. Dove vivono pochi pesci e ci sono meno piante che in un deserto. Solo rocce molto vecchie grandi come montagne. Ci vuole un grande dispiego di forze per spingere l’aereo verso il basso e c’è bisogno di luci come quelle che si usano nei grandi stadi, eppure tutto quello che vedi è nero. Come guidare in un temporale in un incubo nello spazio siderale. E poi è lì. Come un serpente di proporzioni preistoriche. Il cobra più grande del mondo. Capace di divorare persone a bocconi. Scintillante ma morto. Un’enorme prolunga che attraversa i continenti. È il cavo di rete. E tu fai quello che devi. Quello che hai sempre sognato da quando è iniziato. Un modo per salvare il mondo. Un modo per fermare tutta la follia, la distorsione e l'impossibilità. E quando le enormi tenaglie del velivolo iniziano ad incidere l’esterno, è come se sentissi le urla di tutte quelle case piene di tutti quei dispositivi acquistati online e totalmente dipendenti da questo stesso sangue che ora stai interrompendo. Ogni gigantesco taglio nel cavo cancella miliardi di e-mail, messaggi di testo, download, caricamenti e streaming ed evaporano persino e-mail cancellate da tempo. E poi, come il suono di un ghiacciaio che si spezza o di un crack in un bicchiere di vino in una stanza vuota, è finita. E la tensione tira entrambe le estremità del cavo a migliaia di miglia di distanza. Sarà più facile ricostruirne uno che ricollegarle. E tutti avranno bisogno di nuove password. E passerà una generazione prima che funzioni di nuovo.
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