Conoscere e amare l’Italia: le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni
Dal 30 Gennaio 2015 al 01 Marzo 2015
Milano
Luogo: La Cavallerizza
Indirizzo: via Carlo Foldi 2
Orari: da lunedì a venerdì 10-13 / 14.30-17.30
Curatori: Alberto Saibene
Enti promotori:
- Regione Lombardia
- Comune di Milano
- MiBACT
- Biblioteca Nazionale Braidense
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 4676151
E-Mail info: internet@fondoambiente.it
Sito ufficiale: http://www.mostrabazzoni.it
Da venerdì 30 gennaio a domenica 1 marzo 2015 la Cavallerizza, sede operativa del FAI – Fondo Ambiente Italiano, ospita Conoscere e amare l’Italia: le trasformazioni del Paese attraverso le fotografie di Renato Bazzoni, mostra che raccoglie gli scatti dell’architetto milanese, padre del FAI e ripercorre le tappe del suo impegno civile per la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale italiano a partire dagli anni Cinquanta.
Architetto nella Milano della ricostruzione e del boom economico, Renato Bazzoni progettò edifici industriali e alberghieri, abitazioni e ospedali ma la sua passione fu da sempre l’architettura rurale – “creata dalla gente dei campi, delle montagne, delle coste” come amava definirla – che lo portò in giro per l’Italia alla ricerca di testimonianze di un mondo che andava scomparendo. In questo viaggio nell’Italia minore Bazzoni si affida alla sua macchina fotografica per registrare, descrivere e interpretare le grandi trasformazioni del Paese, quando da agricolo divenne industriale e postindustriale.
Curata da Alberto Saibene, la mostra è divisa in sei sezioni – a ciascuna corrisponde un monitor su cui scorrono le immagini fotografiche – e comprende circa 300 scatti, parte di un immenso corpus donato al FAI dalla signora Bazzoni.
La prima sezione è dedicata all’Architettura spontanea o rustica, frutto delle ricognizioni di Renato Bazzoni nei primi anni Cinquanta alla scoperta di un’Italia “minuta” e produttiva – dalle fattorie fortificate medievali ai primi esempi di edilizia industriale ottocentesca. Le alluvioni di Firenze e di gran parte del Veneto nel 1966 stimolarono il lavoro di indagine che confluì nella mostra Italia da salvare, curata nel 1967 da Italia Nostra e Touring Club: il progetto, che per la prima volta ha posto l’opinione pubblica di fronte ai disastri del dissesto ambientale, ha visto la partecipazione di Bazzoni come primo motore della mostra e coordinatore della ricerca iconografica. La storia di questo evento costituisce la seconda sezione. La terza invece affronta il tema del fragile habitat di Venezia e della “bellezza accattivante e splendente, direi sfacciata” della Laguna che Bazzoni considerava non sufficientemente salvaguardata. Le fotografie della quarta sezione, dal titolo Tutti al mare, sono scatti aerei che testimoniano gli scempi edilizi nelle zone costiere nel periodo del boom economico e della nascita del turismo di massa. Una visione in chiaroscuro, tra il documento, la divulgazione e la denuncia, che precede le ultime due sezioni - Nel solco di Romolo: leggere il territorio, che propone la lettura della storia dell’uomo attraverso il paesaggio che per Bazzoni è “un corpo vivo che traduce in forme i contenuti delle civiltà che vi si svolgono” e Verde Lombardia, perché nonostante avesse conosciuto l’Italia così in profondità, visitando ogni regione, i suoi luoghi del cuore erano lombardi.
A completare la mostra due dossier di documenti sull’attività professionale e sull’impegno nelle associazioni (Italia nostra, FAI) di cui è stato dirigente e fondatore.
Durante la mostra il FAI promuove l’iniziativa “Tu, come la vedi?” per condividere l’Italia che gli italiani amano e quella che non vorrebbero vedere. Sarà infatti possibile inviare attraverso il sito www.mostrabazzoni.it gli scatti che raccontano l’Italia che emoziona, che piace o quella che rattrista, dimenticata e umiliata affinché la mostra sia aperta a tutti. A tutte le persone che vogliono combattere contro il degrado, che si indignano e che riconoscono l’importanza della bellezza. Le persone che Bazzoni definiva “italiani vivi”. Le foto andranno inviate specificando “L’Italia che amo” per gli scatti che emozionano positivamente o “L’Italia che non vorrei vedere” per tutti gli altri: il FAI le pubblicherà nella gallery del sito della mostra.
Renato Bazzoni è morto improvvisamente il 9 dicembre 1996, nel pieno delle sue battaglie, lasciando un testamento morale che il FAI ha fatto proprio negli anni.
Renato Bazzoni è stato un grande italiano e il FAI, anche in occasione dei quarant’anni d’attività della Fondazione (1975 – 2015), intende con questa mostra ricordare e omaggiare uno dei suoi fondatori. Questa testimonianza si pone in continuità con la pubblicazione della raccolta degli scritti di Bazzoni Tutta questa bellezza (Rizzoli, 2014).
Architetto nella Milano della ricostruzione e del boom economico, Renato Bazzoni progettò edifici industriali e alberghieri, abitazioni e ospedali ma la sua passione fu da sempre l’architettura rurale – “creata dalla gente dei campi, delle montagne, delle coste” come amava definirla – che lo portò in giro per l’Italia alla ricerca di testimonianze di un mondo che andava scomparendo. In questo viaggio nell’Italia minore Bazzoni si affida alla sua macchina fotografica per registrare, descrivere e interpretare le grandi trasformazioni del Paese, quando da agricolo divenne industriale e postindustriale.
Curata da Alberto Saibene, la mostra è divisa in sei sezioni – a ciascuna corrisponde un monitor su cui scorrono le immagini fotografiche – e comprende circa 300 scatti, parte di un immenso corpus donato al FAI dalla signora Bazzoni.
La prima sezione è dedicata all’Architettura spontanea o rustica, frutto delle ricognizioni di Renato Bazzoni nei primi anni Cinquanta alla scoperta di un’Italia “minuta” e produttiva – dalle fattorie fortificate medievali ai primi esempi di edilizia industriale ottocentesca. Le alluvioni di Firenze e di gran parte del Veneto nel 1966 stimolarono il lavoro di indagine che confluì nella mostra Italia da salvare, curata nel 1967 da Italia Nostra e Touring Club: il progetto, che per la prima volta ha posto l’opinione pubblica di fronte ai disastri del dissesto ambientale, ha visto la partecipazione di Bazzoni come primo motore della mostra e coordinatore della ricerca iconografica. La storia di questo evento costituisce la seconda sezione. La terza invece affronta il tema del fragile habitat di Venezia e della “bellezza accattivante e splendente, direi sfacciata” della Laguna che Bazzoni considerava non sufficientemente salvaguardata. Le fotografie della quarta sezione, dal titolo Tutti al mare, sono scatti aerei che testimoniano gli scempi edilizi nelle zone costiere nel periodo del boom economico e della nascita del turismo di massa. Una visione in chiaroscuro, tra il documento, la divulgazione e la denuncia, che precede le ultime due sezioni - Nel solco di Romolo: leggere il territorio, che propone la lettura della storia dell’uomo attraverso il paesaggio che per Bazzoni è “un corpo vivo che traduce in forme i contenuti delle civiltà che vi si svolgono” e Verde Lombardia, perché nonostante avesse conosciuto l’Italia così in profondità, visitando ogni regione, i suoi luoghi del cuore erano lombardi.
A completare la mostra due dossier di documenti sull’attività professionale e sull’impegno nelle associazioni (Italia nostra, FAI) di cui è stato dirigente e fondatore.
Durante la mostra il FAI promuove l’iniziativa “Tu, come la vedi?” per condividere l’Italia che gli italiani amano e quella che non vorrebbero vedere. Sarà infatti possibile inviare attraverso il sito www.mostrabazzoni.it gli scatti che raccontano l’Italia che emoziona, che piace o quella che rattrista, dimenticata e umiliata affinché la mostra sia aperta a tutti. A tutte le persone che vogliono combattere contro il degrado, che si indignano e che riconoscono l’importanza della bellezza. Le persone che Bazzoni definiva “italiani vivi”. Le foto andranno inviate specificando “L’Italia che amo” per gli scatti che emozionano positivamente o “L’Italia che non vorrei vedere” per tutti gli altri: il FAI le pubblicherà nella gallery del sito della mostra.
Renato Bazzoni è morto improvvisamente il 9 dicembre 1996, nel pieno delle sue battaglie, lasciando un testamento morale che il FAI ha fatto proprio negli anni.
Renato Bazzoni è stato un grande italiano e il FAI, anche in occasione dei quarant’anni d’attività della Fondazione (1975 – 2015), intende con questa mostra ricordare e omaggiare uno dei suoi fondatori. Questa testimonianza si pone in continuità con la pubblicazione della raccolta degli scritti di Bazzoni Tutta questa bellezza (Rizzoli, 2014).
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