Gli stovigli delle monache
![Gli stovigli delle monache, Museo Nazionale di Villa Guinigi, Lucca Gli stovigli delle monache, Museo Nazionale di Villa Guinigi, Lucca](http://www.arte.it/foto/600x450/45/12750-d.jpg)
Gli stovigli delle monache, Museo Nazionale di Villa Guinigi, Lucca
Dal 26 Ottobre 2012 al 06 Gennaio 2013
Lucca
Luogo: Museo Nazionale di Villa Guinigi
Indirizzo: via della Quarquonia
Orari: da martedi a venerdi, domenica e festivi 10-13; sabato 10-13/ 19
Curatori: Silvia Nutini
Enti promotori:
- Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0583 496033
E-Mail info: sbapsae-lu.museilucchesi@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.luccamuseinazionali.it/
Giovedi 25 ottobre prenderà il via la mostra “Gli stovigli delle monache. Reperti dal monastero di Santa Giustina” , fino al 6 gennaio 2013 nella Casermetta del Museo nazionale di Villa Guinigi, a libero ingresso. Alla Inaugurazione, prevista alle ore 17 dello stesso 25 ottobre, interverranno Antonia d’Aniello, Direttore dei Musei nazionali di Lucca, e il dott. Giulio Ciampoltrini della Soprintendenza Archeologica della Toscana.
La mostra è curata da Silvia Nutini che ha catalogato i reperti - restaurati nel laboratorio della Soprintendenza da Alessia Marcheschi - rinvenuti in occasione degli scavi condotti, tra il 1990 e il 1991, nell’area del monastero di Santa Giustina, trasformato in ospedale e oggi sede del Tribunale.
Il monastero, eretto nel 782 e originariamente intitolato a San Salvatore, può essere considerato uno dei primi monasteri della città. Nell' XI secolo, al titolo di San Salvatore venne affiancato quello di Santa Giustina, a seguito della donazione del teschio della santa martire, avvenuta nel 1053. Il convento era rivolto alle fanciulle provenienti dalle famiglie nobili lucchesi (Bernardi, Cenami, Balbani, Burlamacchi, come risulta dalle liste capitolari) ed era il più ricco della città e del territorio circostante.
Sono stati riportati alla luce non solo resti di strutture dell’antico monastero ma anche un gran numero di reperti ceramici, oggetti in vetro (bicchieri), elementi metallici riferibili sia all’edificio monastico (chiodi) sia all'abbigliamento delle monache (gancetti, fibbia, medaglietta) e, infine, ossa di animali domestici, in prevalenza residui di pasto.
Dei materiali rinvenuti, databili dal XIV al XVI secolo, alcuni “stovigli” più ricercati testimoniano l'alto tenore di vita delle suore e la qualità degli oggetti ceramici provenienti da manifatture toscane (Montelupo, Pisa, Lucca) e non solo, aprendo così la strada a un’indagine che mira a capire meglio gli usi e i costumi della comunità benedettina.
La mostra è curata da Silvia Nutini che ha catalogato i reperti - restaurati nel laboratorio della Soprintendenza da Alessia Marcheschi - rinvenuti in occasione degli scavi condotti, tra il 1990 e il 1991, nell’area del monastero di Santa Giustina, trasformato in ospedale e oggi sede del Tribunale.
Il monastero, eretto nel 782 e originariamente intitolato a San Salvatore, può essere considerato uno dei primi monasteri della città. Nell' XI secolo, al titolo di San Salvatore venne affiancato quello di Santa Giustina, a seguito della donazione del teschio della santa martire, avvenuta nel 1053. Il convento era rivolto alle fanciulle provenienti dalle famiglie nobili lucchesi (Bernardi, Cenami, Balbani, Burlamacchi, come risulta dalle liste capitolari) ed era il più ricco della città e del territorio circostante.
Sono stati riportati alla luce non solo resti di strutture dell’antico monastero ma anche un gran numero di reperti ceramici, oggetti in vetro (bicchieri), elementi metallici riferibili sia all’edificio monastico (chiodi) sia all'abbigliamento delle monache (gancetti, fibbia, medaglietta) e, infine, ossa di animali domestici, in prevalenza residui di pasto.
Dei materiali rinvenuti, databili dal XIV al XVI secolo, alcuni “stovigli” più ricercati testimoniano l'alto tenore di vita delle suore e la qualità degli oggetti ceramici provenienti da manifatture toscane (Montelupo, Pisa, Lucca) e non solo, aprendo così la strada a un’indagine che mira a capire meglio gli usi e i costumi della comunità benedettina.
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