Fino al 28 settembre al Centro Culturale Altinate | San Gaetano

A Padova arriva Vivian Maier con oltre 200 scatti

Vivian Maier, Central Park, New York, NY, September 26, 1959 Gelatin silver print, 1959, 25.3 x 20.4 cm © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY
 

Samantha De Martin

28/04/2025

Padova - Vedere, sentire, capire, perdonare. La folla di schiene, il cielo azzurro del Midwest, una donna avvolta nel suo cappotto di astrakan, che cammina a passo svelto, gira l’angolo della strada e scompare, mentre un uomo attende l’autobus, appoggiato al palo che segna la fermata.
Privilegia gli istanti residuali di vita sociale cui nessuno presta attenzione Vivian Maier, quando scatta le sue fotografie nel tessuto urbano, nel cuore del grande trambusto del mondo, restituendoci “quello che di solito non si nota, quello che non si osserva, quello che non ha importanza: in definitiva, quello che accade quando non accade nulla, se non lo scorrere del tempo, delle persone, delle auto e delle nuvole”.
Ed eccolo questo mondo di invisibili farsi spazio negli oltre 200 scatti esposti fino al 28 settembre a Padova, al Centro Culturale Altinate | San Gaetano, in occasione della mostra VIVIAN MAIER. The exhibition, la più grande mai dedicata alla celebre fotografa americana. Scatti a colori e in bianco e nero, immagini iconiche, oggetti personali, documenti inediti, registrazioni audio e filmati Super 8, esposti in via eccezionale, restituiscono solitudini insondabili, pervase da un estenuante destino.


Vivian Maier, Armenian woman fighting on East 86th Street, New York, NY, September 1956 Gelatin silver print, 2012, 40 x 50 cm © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

Al di là del mistero che ruota intorno alla vita della fotografa che di mestiere faceva la tata, coltivando segretamente una grande passione per la fotografia, al di là della storia del ritrovamento, per caso, in un magazzino venduto ad un’asta fallimentare, di migliaia di rullini accumulati durante l’intera vita, il percorso firmato Arthemisia si sofferma sull’opera di una donna che ha fatto della fotografia la sua ragione di vita.
“È nel cuore della società americana, a New York dal 1951 e poi a Chicago dal 1956 - spiega la curatrice Anne Morin - che Vivian osserva meticolosamente il tessuto urbano che riflette i grandi cambiamenti sociali e politici della sua storia. È il tempo del sogno americano e della modernità sovraesposta, il cui dietro le quinte costituisce l’essenza stessa del lavoro di Vivian Maier. La mostra vuole concentrarsi sull’opera dell’artista piuttosto che sul suo mistero, evitando di cavalcare la curiosità sulla sua particolare vicenda umana e professionale, ma contribuendo invece ad elevare il nome della Maier”.

Con la scatto silenzioso della sua Rolleiflex Vivian Maier ha immortalato per quasi cinquant’anni, dai primi anni Cinquanta fino agli anni Novanta, il mondo che la circondava, dai banchieri di Midtown ai senzatetto addormentati sulle panchine dei parchi, alle coppie, a se stessa, essendo solita immortalare la propria immagine in riflessi di specchi, ombre e superfici di vetro.
Nella sua esplorazione dell’America del dopoguerra si concentra su coloro che vivono ai margini del sogno americano.


Vivian Maier, Chicago, IL, 1962 Gelatin silver print, 2020, 40 x 50 cm © Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY

La mostra non tralascia le esperienze cinematografiche di Maier, vicina anche al linguaggio cinematografico, alternando l’uso della sua fotocamera Rolleiflex con la macchina da presa Super 8. I suoi amati bambini dei quali cattura l’innocenza e l’intensità emotiva, lasciano il posto all’astratto, all’irreale. Oggetti e dettagli vengono osservati con tale intensità che i loro contorni sembrano svanire, svelando immagini poetiche, espressione della straordinaria abilità di Maier nel comporre rapidamente foto ricche di piccole stranezze e sottili giochi visivi.