Ziganoi. L’umano gioco
Dal 18 Dicembre 2021 al 30 Gennaio 2022
Palermo
Luogo: Museo Riso
Indirizzo: Corso Vittorio Emanuele 365
Curatori: Aldo Gerbino
Enti promotori:
- Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana
E-Mail info: museo.arte.riso@regione.sicilia.it
Sito ufficiale: http://www.museoartecontemporanea.it
Si inaugura sabato 18 dicembre alle 18 al Museo regionale d’arte contemporanea Riso a Palermo “L’umano gioco”, mostra dell’artista Ziganoi.
L’esposizione, che resterà allestita sino al 30 gennaio 2022, esprime un’esigenza dell’artista che nasce da un istinto primordiale a cui, pennellata dopo pennellata, riesce a dare indirizzo e corpo. Il suo suggestivo cosmo artistico è lo sguardo di chi scorge l’incorporeo nell’entusiasmo della carne, un logos ossimorico nel quale la razionalità dell’uomo dialoga con l’istintualità animale in una pluralità di punti di vista.
In esposizione 85 opere frutto del lavoro di circa due anni, di varie dimensioni, dipinte su supporti che vanno dalla tradizionale tela allo juta, dalla carta alla tavola, senza titoli ma identificabili con una cifra. “Ho scelto dei codici anziché delle parole per intitolarle – spiega l’artista – perché i numeri sono come il gioco della roulette, il caso, l’umano gioco”.
In un mondo che si sgretola, il lavoro di Ziganoi è dettato da un’innovativa e dinamica tecnica gestuale, e cela un messaggio di concordia tra l’Oriente e l’Occidente, il Sud e il Nord. Un dualismo nell’unità come quello di due tele legate da un tratto inconsueto, rapido e sintetico. Il colore è il protagonista assoluto delle sue pitture, le pervade una trama di rimandi a un mondo interiore, un’arte astratta che affida alle diverse cromie deflagranti la narrazione e la trasmissione di sensi e significati.
“La peculiarità di Ziganoi – evidenzia l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – sta nel fatto che il suo universo non è da ascrivere solo al contemporaneo, che così bene rappresenta, ma anche al passato e al futuro per quella visione ciclica che lo contraddistingue. La sua è una creatività nata, così mi piace definirla, in un tempo senza tempo, calata in un mondo che, quasi, sembra non appartenergli e fatta di dritti e rovesci. Ospitarne le opere al museo Riso è un ritorno alle origini, un modo per invitare alla riflessione a partire dal colore che è presente fortemente nelle opere dell’artista”.
L’umano gioco nasce primitivo tre metri sotto terra, in un garage senza spazi ispirativi: nessuna contaminazione con l’esterno. Un rito che non necessita di altra ispirazione se non quella del paesaggio interiore, un Genius loci che si snoda tra le arterie dell’essere e che non esige altro linguaggio che non sia quello dell’autentico. Il gioco diventa simbolo cosmico; nell’ineffabilità del cosmo Ziganoi ritrova e dipinge la complessità di ciò che è proprio dell’essere umano, l’anelito a colmare la dicotomia tra solitudine e moltitudine.
Come dichiara lo stesso artista, “la pittura è la mia ricreazione, la mia pausa dal quotidiano”, definendo una pittura del recondito che, verginale nella sua potenza, trova i punti di forza nell’affidamento a colori primari e a forme evocative. Un gioco che richiama a Platone, che, in catalogo viene richiamato con una citazione cara all’artista “L’uomo è fatto per essere un giocattolo, strumento di Dio, e ciò è veramente la migliore cosa in lui. Egli deve, dunque, seguendo quella natura e giocando i giochi più belli, vivere la sua vita, proprio all’inverso di come fa ora”.
Per Luigi Biondo, direttore del Museo Riso “Quello che potremmo chiamare il suo senso artistico è la forza del suo tratto, delle sue pennellate forti e dense – segno evidente di un impegno di studio costante ma anche di argomentazioni che propongono nuove soluzioni ai problemi dell’iconografia dell’arte contemporanea”.
La produzione artistica di Ziganoi (uno pseudonimo dietro cui si cela un artista nato nelle sponde sud della Sicilia) si muove dall’olio all’acrilico; Tratto distintivo dell’autore è il passaggio dalla predominanza del colore alla progressiva sacralità dello spazio bianco sulla tela, quella che definisce “la geometria del dionisiaco”. Mai statica, eppure sempre coerente, la sua esperienza artistica si è sviluppata, nel corso di tre decenni, in ambiti diversi, definendo un profilo in grado di misurarsi con possibilità abitualmente viste come divergenti, ma da lui vissute come equivalenti.
La mostra e il catalogo sono a cura di Aldo Gerbino che firma anche i contributi testuali del sito web, riportando una citazione del futurista siciliano Guglielmo Jannelli, uno dei ‘paroliberisti’ marinettiani e che vede “nel furor creativo dell’artista agrigentino il cromodinamismo dell’astrazione gestaltica”. La struttura segnica di Ziganoi crea – secondo Aldo Gerbino – “un personale linguaggio posto al servizio d’una ricorrente immagine poetica” dove articolati intrecci di personaggi raffigurati come corpi geometrici si affollano come simbolismi della psiche e s’inseguono senza mai incontrarsi nella parte cinica dell’umano gioco.
Partner dell’evento è Intesa Sanpaolo che da molti anni sostiene e organizza attività culturali nel campo dell’arte, della musica e dell’innovazione.
L’esposizione, che resterà allestita sino al 30 gennaio 2022, esprime un’esigenza dell’artista che nasce da un istinto primordiale a cui, pennellata dopo pennellata, riesce a dare indirizzo e corpo. Il suo suggestivo cosmo artistico è lo sguardo di chi scorge l’incorporeo nell’entusiasmo della carne, un logos ossimorico nel quale la razionalità dell’uomo dialoga con l’istintualità animale in una pluralità di punti di vista.
In esposizione 85 opere frutto del lavoro di circa due anni, di varie dimensioni, dipinte su supporti che vanno dalla tradizionale tela allo juta, dalla carta alla tavola, senza titoli ma identificabili con una cifra. “Ho scelto dei codici anziché delle parole per intitolarle – spiega l’artista – perché i numeri sono come il gioco della roulette, il caso, l’umano gioco”.
In un mondo che si sgretola, il lavoro di Ziganoi è dettato da un’innovativa e dinamica tecnica gestuale, e cela un messaggio di concordia tra l’Oriente e l’Occidente, il Sud e il Nord. Un dualismo nell’unità come quello di due tele legate da un tratto inconsueto, rapido e sintetico. Il colore è il protagonista assoluto delle sue pitture, le pervade una trama di rimandi a un mondo interiore, un’arte astratta che affida alle diverse cromie deflagranti la narrazione e la trasmissione di sensi e significati.
“La peculiarità di Ziganoi – evidenzia l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – sta nel fatto che il suo universo non è da ascrivere solo al contemporaneo, che così bene rappresenta, ma anche al passato e al futuro per quella visione ciclica che lo contraddistingue. La sua è una creatività nata, così mi piace definirla, in un tempo senza tempo, calata in un mondo che, quasi, sembra non appartenergli e fatta di dritti e rovesci. Ospitarne le opere al museo Riso è un ritorno alle origini, un modo per invitare alla riflessione a partire dal colore che è presente fortemente nelle opere dell’artista”.
L’umano gioco nasce primitivo tre metri sotto terra, in un garage senza spazi ispirativi: nessuna contaminazione con l’esterno. Un rito che non necessita di altra ispirazione se non quella del paesaggio interiore, un Genius loci che si snoda tra le arterie dell’essere e che non esige altro linguaggio che non sia quello dell’autentico. Il gioco diventa simbolo cosmico; nell’ineffabilità del cosmo Ziganoi ritrova e dipinge la complessità di ciò che è proprio dell’essere umano, l’anelito a colmare la dicotomia tra solitudine e moltitudine.
Come dichiara lo stesso artista, “la pittura è la mia ricreazione, la mia pausa dal quotidiano”, definendo una pittura del recondito che, verginale nella sua potenza, trova i punti di forza nell’affidamento a colori primari e a forme evocative. Un gioco che richiama a Platone, che, in catalogo viene richiamato con una citazione cara all’artista “L’uomo è fatto per essere un giocattolo, strumento di Dio, e ciò è veramente la migliore cosa in lui. Egli deve, dunque, seguendo quella natura e giocando i giochi più belli, vivere la sua vita, proprio all’inverso di come fa ora”.
Per Luigi Biondo, direttore del Museo Riso “Quello che potremmo chiamare il suo senso artistico è la forza del suo tratto, delle sue pennellate forti e dense – segno evidente di un impegno di studio costante ma anche di argomentazioni che propongono nuove soluzioni ai problemi dell’iconografia dell’arte contemporanea”.
La produzione artistica di Ziganoi (uno pseudonimo dietro cui si cela un artista nato nelle sponde sud della Sicilia) si muove dall’olio all’acrilico; Tratto distintivo dell’autore è il passaggio dalla predominanza del colore alla progressiva sacralità dello spazio bianco sulla tela, quella che definisce “la geometria del dionisiaco”. Mai statica, eppure sempre coerente, la sua esperienza artistica si è sviluppata, nel corso di tre decenni, in ambiti diversi, definendo un profilo in grado di misurarsi con possibilità abitualmente viste come divergenti, ma da lui vissute come equivalenti.
La mostra e il catalogo sono a cura di Aldo Gerbino che firma anche i contributi testuali del sito web, riportando una citazione del futurista siciliano Guglielmo Jannelli, uno dei ‘paroliberisti’ marinettiani e che vede “nel furor creativo dell’artista agrigentino il cromodinamismo dell’astrazione gestaltica”. La struttura segnica di Ziganoi crea – secondo Aldo Gerbino – “un personale linguaggio posto al servizio d’una ricorrente immagine poetica” dove articolati intrecci di personaggi raffigurati come corpi geometrici si affollano come simbolismi della psiche e s’inseguono senza mai incontrarsi nella parte cinica dell’umano gioco.
Partner dell’evento è Intesa Sanpaolo che da molti anni sostiene e organizza attività culturali nel campo dell’arte, della musica e dell’innovazione.
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