Arte ri-programmata: un manifesto aperto / Vedi alla voce ‘Traversare’
Dal 05 Marzo 2015 al 28 Marzo 2015
Milano
Luogo: Istituto Svizzero di Milano
Indirizzo: via Vecchio Politecnico 3
Orari: da lunedì a venerdì 11-18; sabato 14-18
Curatori: Federica Martini
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 76016118
E-Mail info: milano@istitutosvizzero.it
Sito ufficiale: http://www.istitutosvizzero.it
Arte ri-programmata: un manifesto aperto
Opere di Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi, Grazia Varisco, Thibault Brevet, Fabio Franchino, Martin Fröhlich, Giorgio Olivero, Yvonne Weber
L’introduzione delle pratiche di produzione e progettazione peer-to-peer e dell’open design, e la loro diffusione in ambito artistico per studiare e conservare opere che combinano arte, design e tecnologia sono il tema del progetto Arte ri-programmata: un manifesto aperto.
Thibault Brevet, Martin Fröhlich, Yvonne Weber e Todo sono stati invitati a realizzare nuovi lavori a partire dalle opere programmate e cinetiche del Gruppo T (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco) attraverso l’uso di tecnologie hardware e software open source, e a rilasciare una documentazione in Creative Commons per supportare la riproducibilità e l’estensione delle opere ri-programmate da parte di altre persone.
La definizione “Arte programmata” fu usata per la prima volta da Bruno Munari per l’Almanacco Letterario Bompiani 1962, e divenne il titolo della mostra dello stesso anno, curata dall’artista e designer milanese nel negozio Olivetti di Milano. In mostra con Munari espone il Gruppo T che, tra la fine degli anni cinquanta e gli anni sessanta, ha prefigurato la nostra realtà mobile, iperconnessa, variabile e metamorfica realizzando opere e ambienti che interagiscono con il corpo dello spettatore. Questi pionieri di un’arte partecipata e algoritmica realizzarono oggetti attraverso l’applicazione di processi analoghi a quelli della ricerca tecnologica e di design, ovvero creando prototipi poi riprodotti come serie di artefatti varianti, per realizzare un’arte di tutti.
La mostra all’Istituto Svizzero di Roma – sede di Milano presenta i risultati di una ricerca-azione iniziata durante un workshop organizzato nel settembre 2014 alla SUPSI di Lugano. Insieme alle opere di artisti e designer coinvolti nel progetto, vengono esposte opere originali del Gruppo T e i multipli della riedizione Alessi. Su questi lavori si è basata la costruzione delle nuove opere riprogrammate presenti in mostra, accompagnate da una documentazione aperta – disponibile sulla piattaforma www.reprogrammed-art.cc – per favorirne la riproduzione da parte di chiunque.
La mostra è realizzata nell’ambito del progetto Arte ri-programmata: un manifesto aperto, coordinato da Serena Cangiano e Davide Fornari, in collaborazione con Azalea Seratoni, promosso dal Laboratorio cultura visiva della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, in partenariato con Museo Alessi, Archivio Gabriele Devecchi, Archivio Gianni Colombo, Arduino, ECAV – Ecole cantonale d’art du Valais, SGMK – Società svizzera di arte meccatronica, Wemake.
Il progetto è stato realizzato nell’ambito di Viavai – Contrabbando culturale Svizzera-Lombardia e ha ricevuto il supporto del Percento culturale Migros.
Il programma di scambi binazionali Viavai – Contrabbando culturale Svizzera-Lombardia è promosso dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia ed è realizzato in partenariato con i cantoni Ticino e Vallese, la città di Zurigo, la Fondazione Ernst Göhner. L’iniziativa si avvale del patrocinio degli Assessorati alla Cultura della Regione Lombardia e del Comune di Milano. Il programma mira a intensificare le sinergie creative e produttive fra Svizzera e Lombardia attraverso una serie di progetti e azioni.
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Vedi alla voce 'Traversare'
Opere di Eduardo Cruces, Christophe Fellay & Antonella Talamonti, Petra Köhle & Sibylle Omlin, Nihan Somay
A cura di Federica Martini
Traversare è una mostra collettiva proposta dall’Ecole Cantonale d’Art du Valais/Sierre nell’ambito del progetto di ricerca Vedi alla voce. Osservando le due direzioni degli sconfinamenti culturali fra Italia e Svizzera, con un’attenzione particolare alla circolazione di utopie linguistiche, narrazioni orali, accenti e suoni, Vedi alla voce ‘Traversare’ affronta il primo elemento della migrazione fisica e culturale: l’attraversamento dei confini. Fra la fine dell’Ottocento e gli anni Ottanta del XX secolo, insieme ai corpi dei lavoratori stagionali attraversano i confini anche lingue franche, canti politici e musica pop, libri, opere e concetti, idee di Europa e concetti di federalismo. Investigando le note a piè di pagina della storia ufficiale, Vedi alla voce assembla una serie di opere, di documenti e di ricerche legati a tre momenti della storia migratoria fra Italia e Svizzera: l’organizzazione del movimento delle Bande svizzere in reazione al massacro Bava Beccaris del 1898; la produzione di libri e pubblicazioni a cavallo della frontiera nel biennio 1943-45 e l’associazionismo culturale degli italiani in Svizzera a partire dagli anni Sessanta. Il punto di osservazione scelto per indagare questa storia ampia e ricca di incongruenze sono il cantone del Vallese, l’editoria anarchica e la relazione fra migrazione e produzione culturale.
La mostra Vedi alla voce ‘Traversare’ è pensata come uno spazio evolutivo. Dopo l’ISR di Milano, due nuovi episodi della mostra saranno presentati a MAXXX, Sierre (CH), nel mese di aprile e al Kunstmuseum Thun (CH), nel mese di maggio.
Nella tappa milanese, le opere in mostra comprendono Reconversion: St. Gotthard di Eduardo Cruces. Pensato come un museo temporaneo del San Gottardo, l’installazione giustappone le microstorie dei migranti che hanno costruito il tunnel alla visione ideale di artisti e poeti quali J. M. W. Turner e J. W. Goethe che lo attraversano alla fine del XIX secolo. L'installazione sonora Le Donne di Sierre – L’âme partagée è una composizione musicale che Christophe Fellay e Antonella Talamonti la cui partizione integra memoria orale e pratiche linguistiche di un gruppo di donne italiane immigrate a Sierre fra gli anni Sessanta e Ottanta. Je ne me pose pas la question, a cura di Sibylle Omlin e Petra Köhle, in collaborazione con Sara McLaren, riunisce in un archivio video una serie di interviste e conversazioni sulla circolazione di idee e di libri attraverso la frontiera alpina. Documenti è un feuilleton collettivo che riunisce, nella forma di un racconto breve di Federica Martini e di un’installazione di Nihan Somay, oggetti di ricerca, materiali soggettivi e memorie.
La mostra è realizzata nell’ambito del progetto di ricerca Vedi alla voce dell’Ecole cantonale d’art du Valais (responsabile del progetto: Sibylle Omlin) con il supporto del programma Viavai – Contrabbando Culturale Svizzera-Lombardia di Pro Helvetia.
Opere di Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi, Grazia Varisco, Thibault Brevet, Fabio Franchino, Martin Fröhlich, Giorgio Olivero, Yvonne Weber
L’introduzione delle pratiche di produzione e progettazione peer-to-peer e dell’open design, e la loro diffusione in ambito artistico per studiare e conservare opere che combinano arte, design e tecnologia sono il tema del progetto Arte ri-programmata: un manifesto aperto.
Thibault Brevet, Martin Fröhlich, Yvonne Weber e Todo sono stati invitati a realizzare nuovi lavori a partire dalle opere programmate e cinetiche del Gruppo T (Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Grazia Varisco) attraverso l’uso di tecnologie hardware e software open source, e a rilasciare una documentazione in Creative Commons per supportare la riproducibilità e l’estensione delle opere ri-programmate da parte di altre persone.
La definizione “Arte programmata” fu usata per la prima volta da Bruno Munari per l’Almanacco Letterario Bompiani 1962, e divenne il titolo della mostra dello stesso anno, curata dall’artista e designer milanese nel negozio Olivetti di Milano. In mostra con Munari espone il Gruppo T che, tra la fine degli anni cinquanta e gli anni sessanta, ha prefigurato la nostra realtà mobile, iperconnessa, variabile e metamorfica realizzando opere e ambienti che interagiscono con il corpo dello spettatore. Questi pionieri di un’arte partecipata e algoritmica realizzarono oggetti attraverso l’applicazione di processi analoghi a quelli della ricerca tecnologica e di design, ovvero creando prototipi poi riprodotti come serie di artefatti varianti, per realizzare un’arte di tutti.
La mostra all’Istituto Svizzero di Roma – sede di Milano presenta i risultati di una ricerca-azione iniziata durante un workshop organizzato nel settembre 2014 alla SUPSI di Lugano. Insieme alle opere di artisti e designer coinvolti nel progetto, vengono esposte opere originali del Gruppo T e i multipli della riedizione Alessi. Su questi lavori si è basata la costruzione delle nuove opere riprogrammate presenti in mostra, accompagnate da una documentazione aperta – disponibile sulla piattaforma www.reprogrammed-art.cc – per favorirne la riproduzione da parte di chiunque.
La mostra è realizzata nell’ambito del progetto Arte ri-programmata: un manifesto aperto, coordinato da Serena Cangiano e Davide Fornari, in collaborazione con Azalea Seratoni, promosso dal Laboratorio cultura visiva della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, in partenariato con Museo Alessi, Archivio Gabriele Devecchi, Archivio Gianni Colombo, Arduino, ECAV – Ecole cantonale d’art du Valais, SGMK – Società svizzera di arte meccatronica, Wemake.
Il progetto è stato realizzato nell’ambito di Viavai – Contrabbando culturale Svizzera-Lombardia e ha ricevuto il supporto del Percento culturale Migros.
Il programma di scambi binazionali Viavai – Contrabbando culturale Svizzera-Lombardia è promosso dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia ed è realizzato in partenariato con i cantoni Ticino e Vallese, la città di Zurigo, la Fondazione Ernst Göhner. L’iniziativa si avvale del patrocinio degli Assessorati alla Cultura della Regione Lombardia e del Comune di Milano. Il programma mira a intensificare le sinergie creative e produttive fra Svizzera e Lombardia attraverso una serie di progetti e azioni.
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Vedi alla voce 'Traversare'
Opere di Eduardo Cruces, Christophe Fellay & Antonella Talamonti, Petra Köhle & Sibylle Omlin, Nihan Somay
A cura di Federica Martini
Traversare è una mostra collettiva proposta dall’Ecole Cantonale d’Art du Valais/Sierre nell’ambito del progetto di ricerca Vedi alla voce. Osservando le due direzioni degli sconfinamenti culturali fra Italia e Svizzera, con un’attenzione particolare alla circolazione di utopie linguistiche, narrazioni orali, accenti e suoni, Vedi alla voce ‘Traversare’ affronta il primo elemento della migrazione fisica e culturale: l’attraversamento dei confini. Fra la fine dell’Ottocento e gli anni Ottanta del XX secolo, insieme ai corpi dei lavoratori stagionali attraversano i confini anche lingue franche, canti politici e musica pop, libri, opere e concetti, idee di Europa e concetti di federalismo. Investigando le note a piè di pagina della storia ufficiale, Vedi alla voce assembla una serie di opere, di documenti e di ricerche legati a tre momenti della storia migratoria fra Italia e Svizzera: l’organizzazione del movimento delle Bande svizzere in reazione al massacro Bava Beccaris del 1898; la produzione di libri e pubblicazioni a cavallo della frontiera nel biennio 1943-45 e l’associazionismo culturale degli italiani in Svizzera a partire dagli anni Sessanta. Il punto di osservazione scelto per indagare questa storia ampia e ricca di incongruenze sono il cantone del Vallese, l’editoria anarchica e la relazione fra migrazione e produzione culturale.
La mostra Vedi alla voce ‘Traversare’ è pensata come uno spazio evolutivo. Dopo l’ISR di Milano, due nuovi episodi della mostra saranno presentati a MAXXX, Sierre (CH), nel mese di aprile e al Kunstmuseum Thun (CH), nel mese di maggio.
Nella tappa milanese, le opere in mostra comprendono Reconversion: St. Gotthard di Eduardo Cruces. Pensato come un museo temporaneo del San Gottardo, l’installazione giustappone le microstorie dei migranti che hanno costruito il tunnel alla visione ideale di artisti e poeti quali J. M. W. Turner e J. W. Goethe che lo attraversano alla fine del XIX secolo. L'installazione sonora Le Donne di Sierre – L’âme partagée è una composizione musicale che Christophe Fellay e Antonella Talamonti la cui partizione integra memoria orale e pratiche linguistiche di un gruppo di donne italiane immigrate a Sierre fra gli anni Sessanta e Ottanta. Je ne me pose pas la question, a cura di Sibylle Omlin e Petra Köhle, in collaborazione con Sara McLaren, riunisce in un archivio video una serie di interviste e conversazioni sulla circolazione di idee e di libri attraverso la frontiera alpina. Documenti è un feuilleton collettivo che riunisce, nella forma di un racconto breve di Federica Martini e di un’installazione di Nihan Somay, oggetti di ricerca, materiali soggettivi e memorie.
La mostra è realizzata nell’ambito del progetto di ricerca Vedi alla voce dell’Ecole cantonale d’art du Valais (responsabile del progetto: Sibylle Omlin) con il supporto del programma Viavai – Contrabbando Culturale Svizzera-Lombardia di Pro Helvetia.
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