Dal 22 luglio al 20 novembre
La Spina di Roma
Umberto Sciamanna (1891-1963) Piazza Pia, Palazzo Sauve e i Palazzi progettati dall’arch. Luigi Poletti. 1930 Da negativo su lastra in vetro Roma, Museo di Roma (inv. XC 6190)
Ludovica Sanfelice
22/07/2016
Roma - San Pietro è il centro del mondo nell'Anno del Giubileo e mentre schiere di pellegrini marciano su via della Conciliazione, una mostra in programma ai Musei Capitolini porta il pubblico indietro nel tempo proprio nei luoghi che conducono alla Basilica.
La strada che trionfalmente oggi porta al cospetto dell'edificio simbolo della Cristianità è il risultato di un'imponente opera di demolizione che interessò tutto l'isolato rinascimentale che si allungava come una Spina tra i borghi fino al colonnato, riservando la sorpresa di scoprire improvvisamente San Pietro. Quella Spina venne estratta chirurgicamente dal tessuto cittadino nel quadro di un riassetto urbanistico monumentale che con l'apertura di via della Conciliazione diede rappresentazione del disgelo nei rapporti tra Stato e Chiesa sancito dalla firma dei Patti Lateranensi. La visuale che si spalancò sul Vaticano ne era la massima espressione.
La mostra a cura di Laura Petacco e Claudio Parisi Persicce fruga nella memoria e ricostruisce le trasformazioni che hanno avuto luogo attorno alla Basilica "dall'Agro Vaticano a Via della Conciliazione", dall'antichità fino al Giubileo del 1950 quando l'arredo urbano della via fu completato.
Una videoinstallazione curata dall'Istituto LUCE inaugura un percorso espositivo che raccoglie cartografie, reperti archeologici, frammenti di affreschi, vedute a stampa, dipinti, fotografie e plastici e li ordina in tre sezioni che dalla prima età imperiale alla fortificazione del Borgo giungono alla nascita e alla morte dell'isolato della Spina per dare diverso respiro alla città che sull'altare in cambio sacrificò quello che Leonardo Benevolo definiva “il contrasto permanente tra tono aulico e tono popolare” e la “coesistenza della scala monumentale con la scala quotidiana”. In poche parole il carattere di Roma.
La strada che trionfalmente oggi porta al cospetto dell'edificio simbolo della Cristianità è il risultato di un'imponente opera di demolizione che interessò tutto l'isolato rinascimentale che si allungava come una Spina tra i borghi fino al colonnato, riservando la sorpresa di scoprire improvvisamente San Pietro. Quella Spina venne estratta chirurgicamente dal tessuto cittadino nel quadro di un riassetto urbanistico monumentale che con l'apertura di via della Conciliazione diede rappresentazione del disgelo nei rapporti tra Stato e Chiesa sancito dalla firma dei Patti Lateranensi. La visuale che si spalancò sul Vaticano ne era la massima espressione.
La mostra a cura di Laura Petacco e Claudio Parisi Persicce fruga nella memoria e ricostruisce le trasformazioni che hanno avuto luogo attorno alla Basilica "dall'Agro Vaticano a Via della Conciliazione", dall'antichità fino al Giubileo del 1950 quando l'arredo urbano della via fu completato.
Una videoinstallazione curata dall'Istituto LUCE inaugura un percorso espositivo che raccoglie cartografie, reperti archeologici, frammenti di affreschi, vedute a stampa, dipinti, fotografie e plastici e li ordina in tre sezioni che dalla prima età imperiale alla fortificazione del Borgo giungono alla nascita e alla morte dell'isolato della Spina per dare diverso respiro alla città che sull'altare in cambio sacrificò quello che Leonardo Benevolo definiva “il contrasto permanente tra tono aulico e tono popolare” e la “coesistenza della scala monumentale con la scala quotidiana”. In poche parole il carattere di Roma.
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