Da oggi a Roma il primo sito archeologico italiano interamente fruibile in 3D
A spasso nel tempo con Caracalla IV dimensione
Soprintendenza Speciale di Roma |
Terme di Caracalla. Il Frigidarium com'era e com'è
Francesca Grego
20/12/2017
Roma - Un tuffo nel passato sulle ali delle più moderne tecnologie. È Caracalla IV dimensione, che da oggi trasforma il complesso termale voluto da Marco Aurelio nel primo grande sito archeologico italiano interamente fruibile in 3D.
Indossando uno speciale visore, le affascinanti rovine in laterizio romano si coprono di marmi, mosaici e sculture antiche, proprio come dovevano apparire nel 416 d.C., all’epoca dell’inaugurazione.
Tornano a brillare le colonne policrome della Natatio, la grande piscina scoperta adorna di statue che, con le sue acque azzurrine, sembra invitare a una nuotata. Splendono i lucidi pavimenti intarsiati del Frigidarium, l’immensa sala per i trattamenti tonificanti in cui spicca una fontana di porfido rosso, e sembra quasi di sentire il calore delle saune, dei Laconica e del Calidarium. Fino al lusso della Palestra, dove il superbo gruppo scultoreo del Toro Farnese è tornato al suo posto, come altre statue e ornamenti, nei secoli passati sottratti alle terme per ornare chiese, piazze e palazzi.
Dieci tappe – di cui sei con realtà virtuale – basate su rigorosi studi filologici e curate per la parte scientifica dall’archeologa Marina Piranomonte, direttore del monumento.
Un lavoro lungo e complesso che, grazie anche a rilievi, fotogrammetrie e scansioni laser, ha reso possibile la realizzazione di un modello in tre dimensioni il più possibile fedele all’originale, dove ogni elemento, dalle forme ai colori, nasce da un meticoloso processo di ricostruzione.
Alle immagini virtuali tout court, si aggiungono “immagini vere, riprodotte in tre dimensioni, di statue, oggetti, particolari architettonici che non sono più in situ e che tornano a Caracalla per questo progetto innovativo”, come ha spiegato il soprintendente Francesco Prosperetti.
L’operazione, promossa dalla Soprintendenza Speciale di Roma per Archeologia Belle Arti e Paesaggio e da Coopculture, ha visto la partecipazione del CNR - con Francesco Antinucci all’ideazione tecnologica - ed è costato circa 100 mila euro.
Come funziona? È presto detto: grazie a semplici comandi gestibili con un unico pulsante, un visore dotato di software di georeferenziazione accede alle immagini tridimensionali delle terme “com’erano” e riproduce i luoghi dove si trova il visitatore in una prospettiva immersiva, coprendo cioè tutto il campo visivo.
Una tecnologia che sarà utilizzata a breve anche al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove grandi opere d’arte dell’antichità, come lo stesso Toro Farnese, saranno visibili all’interno dei contesti originari.
Si tratta di “un’iniziativa dalla forte valenza sperimentale”, ha spiegato Prosperetti: “Se c’è un luogo adatto a restituire la grandiosità dell’antico con le tecnologie è proprio questo”.
Uniche terme monumentali di Roma antica ad aver conservato intatta l’originale struttura architettonica, quelle di Caracalla mostrano qui tutta la propria importanza nella vita dell’Urbe.
Le funzioni del complesso, frequentato ogni giorno dalle 6 mila alle 8 mila persone, andavano ben oltre quelle di una moderna spa: due biblioteche, sale di ritrovo, portici, tabernae e grandi giardini ne facevano un luogo d’incontro, studio e allenamento, senza contare che spesso i Romani preferivano discutere di importanti questioni politiche nel tepore delle vasche termali piuttosto che nelle aule preposte.
L’estrema ricchezza di opere d’arte, bassorilievi e rappresentazioni di imprese belliche fa sì che il sito di Caracalla possa essere considerato a pieno diritto il Foro della dinastia dei Severi, che non a caso manca nella struttura urbana di Roma antica.
Indossando uno speciale visore, le affascinanti rovine in laterizio romano si coprono di marmi, mosaici e sculture antiche, proprio come dovevano apparire nel 416 d.C., all’epoca dell’inaugurazione.
Tornano a brillare le colonne policrome della Natatio, la grande piscina scoperta adorna di statue che, con le sue acque azzurrine, sembra invitare a una nuotata. Splendono i lucidi pavimenti intarsiati del Frigidarium, l’immensa sala per i trattamenti tonificanti in cui spicca una fontana di porfido rosso, e sembra quasi di sentire il calore delle saune, dei Laconica e del Calidarium. Fino al lusso della Palestra, dove il superbo gruppo scultoreo del Toro Farnese è tornato al suo posto, come altre statue e ornamenti, nei secoli passati sottratti alle terme per ornare chiese, piazze e palazzi.
Dieci tappe – di cui sei con realtà virtuale – basate su rigorosi studi filologici e curate per la parte scientifica dall’archeologa Marina Piranomonte, direttore del monumento.
Un lavoro lungo e complesso che, grazie anche a rilievi, fotogrammetrie e scansioni laser, ha reso possibile la realizzazione di un modello in tre dimensioni il più possibile fedele all’originale, dove ogni elemento, dalle forme ai colori, nasce da un meticoloso processo di ricostruzione.
Alle immagini virtuali tout court, si aggiungono “immagini vere, riprodotte in tre dimensioni, di statue, oggetti, particolari architettonici che non sono più in situ e che tornano a Caracalla per questo progetto innovativo”, come ha spiegato il soprintendente Francesco Prosperetti.
L’operazione, promossa dalla Soprintendenza Speciale di Roma per Archeologia Belle Arti e Paesaggio e da Coopculture, ha visto la partecipazione del CNR - con Francesco Antinucci all’ideazione tecnologica - ed è costato circa 100 mila euro.
Come funziona? È presto detto: grazie a semplici comandi gestibili con un unico pulsante, un visore dotato di software di georeferenziazione accede alle immagini tridimensionali delle terme “com’erano” e riproduce i luoghi dove si trova il visitatore in una prospettiva immersiva, coprendo cioè tutto il campo visivo.
Una tecnologia che sarà utilizzata a breve anche al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove grandi opere d’arte dell’antichità, come lo stesso Toro Farnese, saranno visibili all’interno dei contesti originari.
Si tratta di “un’iniziativa dalla forte valenza sperimentale”, ha spiegato Prosperetti: “Se c’è un luogo adatto a restituire la grandiosità dell’antico con le tecnologie è proprio questo”.
Uniche terme monumentali di Roma antica ad aver conservato intatta l’originale struttura architettonica, quelle di Caracalla mostrano qui tutta la propria importanza nella vita dell’Urbe.
Le funzioni del complesso, frequentato ogni giorno dalle 6 mila alle 8 mila persone, andavano ben oltre quelle di una moderna spa: due biblioteche, sale di ritrovo, portici, tabernae e grandi giardini ne facevano un luogo d’incontro, studio e allenamento, senza contare che spesso i Romani preferivano discutere di importanti questioni politiche nel tepore delle vasche termali piuttosto che nelle aule preposte.
L’estrema ricchezza di opere d’arte, bassorilievi e rappresentazioni di imprese belliche fa sì che il sito di Caracalla possa essere considerato a pieno diritto il Foro della dinastia dei Severi, che non a caso manca nella struttura urbana di Roma antica.
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