Tony Stefanucci. Mythos
Dal 04 Maggio 2015 al 01 Giugno 2015
Napoli
Luogo: Museo Archeologico
Indirizzo: piazza Museo 19
Enti promotori:
- MiBACT
Costo del biglietto: compreso nel biglietto d'ingresso al museo
Telefono per informazioni: +39 081 4422270
E-Mail info: info@associazionetempolibero.it
Sito ufficiale: http://cir.campania.beniculturali.it
Al Museo Archeologico lunedì 4 maggio alle ore 17,30 si inaugura la mostra “O Mythos” di Tony Stefanucci, in occasione dell’ottantesimo compleanno dell’artista. Una mostra da non perdere, organizzata dall’Associazione TempoLibero, con il coordinamento scientifico di Marco De Gemmis. Per il vernissage è previsto un reading dell’attrice Antonella Stefanucci e la presenza di numerosi artisti e critici che festeggeranno l’artista nel luogo a lui più congeniale, il Museo; ma è previsto anche un insolito “dono” per l’ottantenne: un suo busto di cartapesta, scolpito dalla sua compagna di vita e di arte, la scultrice Rosa Panaro che De Gemmis, a giusta ragione, definisce “deuteragonista”.
Tony Stefanucci, presente sin dagli Anni Cinquanta sulla scena artistica napoletana, ha ricoperto il ruolo di docente di Scenografia all’Accademia di Belle Arti e, tra le sue tante attività, va ricordata l’ideazione del parco dei divertimenti Edenlandia. È stato direttore degli allestimenti scenici, scenografo e costumista del teatro Mercadante e poi del San Carlo negli anni Settanta e ha partecipato a numerosi spettacoli (Macbeth, Annella di Portacapuana, Don Giovanni), tutti improntati sull’innovazione scenica e contenutistica.
Per questa mostra, propone due percorsi: “La chapelle du Minotaure” e “Vesuvius è un vulcano, 12 scatti allegorici dall’eruzione del 79”, un viaggio della fantasia fra i suoi riferimenti artistici e culturali quali Picasso, il minotauro, il mito, Pompei, il Vesuvio, Napoli.
Come scrive Marco De Gemmis nel testo che introduce il catalogo, nella mostra convivono elementi variegati, multiformi: “Stefanucci, allo storico materiale di partenza, come è nelle sue corde, aggiunge nuovi messaggi, lo confonde con icone e segni presi in prestito da altri contesti perché tutto è legittimo e ogni cosa può organizzarsi con forme perfettamente in linea col suo gusto.”
Fotografia e computer art costituiscono i linguaggi modernissimi scelti da Stefanucci per questo suo lavoro all’Archeologico che pochi attribuirebbero ad un ottantenne. Clorinda Irace, nel testo in catalogo, sottolinea il segno “fresco” e innovativo, la modernità dei linguaggi usati dall’artista “ci emozioneremo in un mix di passato, presente, mito, sogno grazie ad un’arte che usa senza difficoltà tecniche di ultima generazione. Sì, perché il computer e le sue infinite possibilità non hanno segreti per questo giovane - vecchio che cavalca la contemporaneità senza imbarazzi e senza indugi”.
Stefanucci, Panaro, artisti che hanno impresso un segno importante nell’arte napoletana, appartenenti a quella generazione che ha dato un grosso contributo allo svecchiamento dei linguaggi artistici dagli anni Cinquanta in poi. E Massimo Bignardi, sempre nel catalogo, scrive “Tony riversa la ricchezza della sua colta memoria iconografica che gestisce, al suo solito, con sottile e provocatoria ironia” e aggiunge “ E’ la rielaborazione dei testi immaginativi che Stefanucci nutre di lontane presenza ripescate dal catalogo delle sue opere giovanili, di quando con Guido Biasi cercava, a metà degli Anni Cinquanta, una strada napoletana all’avventura dell’Arte nucleare”.
Tony Stefanucci, presente sin dagli Anni Cinquanta sulla scena artistica napoletana, ha ricoperto il ruolo di docente di Scenografia all’Accademia di Belle Arti e, tra le sue tante attività, va ricordata l’ideazione del parco dei divertimenti Edenlandia. È stato direttore degli allestimenti scenici, scenografo e costumista del teatro Mercadante e poi del San Carlo negli anni Settanta e ha partecipato a numerosi spettacoli (Macbeth, Annella di Portacapuana, Don Giovanni), tutti improntati sull’innovazione scenica e contenutistica.
Per questa mostra, propone due percorsi: “La chapelle du Minotaure” e “Vesuvius è un vulcano, 12 scatti allegorici dall’eruzione del 79”, un viaggio della fantasia fra i suoi riferimenti artistici e culturali quali Picasso, il minotauro, il mito, Pompei, il Vesuvio, Napoli.
Come scrive Marco De Gemmis nel testo che introduce il catalogo, nella mostra convivono elementi variegati, multiformi: “Stefanucci, allo storico materiale di partenza, come è nelle sue corde, aggiunge nuovi messaggi, lo confonde con icone e segni presi in prestito da altri contesti perché tutto è legittimo e ogni cosa può organizzarsi con forme perfettamente in linea col suo gusto.”
Fotografia e computer art costituiscono i linguaggi modernissimi scelti da Stefanucci per questo suo lavoro all’Archeologico che pochi attribuirebbero ad un ottantenne. Clorinda Irace, nel testo in catalogo, sottolinea il segno “fresco” e innovativo, la modernità dei linguaggi usati dall’artista “ci emozioneremo in un mix di passato, presente, mito, sogno grazie ad un’arte che usa senza difficoltà tecniche di ultima generazione. Sì, perché il computer e le sue infinite possibilità non hanno segreti per questo giovane - vecchio che cavalca la contemporaneità senza imbarazzi e senza indugi”.
Stefanucci, Panaro, artisti che hanno impresso un segno importante nell’arte napoletana, appartenenti a quella generazione che ha dato un grosso contributo allo svecchiamento dei linguaggi artistici dagli anni Cinquanta in poi. E Massimo Bignardi, sempre nel catalogo, scrive “Tony riversa la ricchezza della sua colta memoria iconografica che gestisce, al suo solito, con sottile e provocatoria ironia” e aggiunge “ E’ la rielaborazione dei testi immaginativi che Stefanucci nutre di lontane presenza ripescate dal catalogo delle sue opere giovanili, di quando con Guido Biasi cercava, a metà degli Anni Cinquanta, una strada napoletana all’avventura dell’Arte nucleare”.
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