Bartolomeo Gatto. Invisibili percezioni. Dialogo tra Poeti
Dal 29 Novembre 2022 al 10 Dicembre 2022
Milano
Luogo: Studio Art Project
Indirizzo: Via Marco Fabio Quintiliano 24
Orari: 11.00 -13.00 / 15.00-19.00. Sabato, domenica, 7 e 8 dicembre solo su appuntamento
Curatori: Luca Cantore D’Amore
Telefono per informazioni: +39 338 2101137
E-Mail info: fondazione@bartolomeogatto.com -
Bartolomeo Gatto. INVISIBILI PERCEZIONI. Dialogo tra Poeti rappresenta l’ideale ritorno del pittore e scultore salernitano Bartolomeo Gatto (1938 – 2021) a Milano, città di cui fu protagonista e animatore culturale per molti anni con la sua galleria ‘Il Cigno’ in via Manzoni. L’occasione è un invito che il poeta e scultore Marco Nereo Rotelli muove alla neonata Fondazione Bartolomeo Gatto, ospitando nel suo Studio Art Project venti opere dell’amico da poco scomparso.
Lo Studio Art Projet che ospita la mostra è un luogo, scriveva il critico Renato Palazzi «collocato in una vecchia zona industriale come avviene nelle grandi città europee dove l’arte esce dai centri storici per rivitalizzare le periferie. È un luogo di cultura oltre che di creazione. Si susseguono incontri con poeti, scrittori, registi». «Le porte ora sono aperte alla pittura di Bartolomeo Gatto» afferma Marco Nereo Rotelli.
Un invito niente affatto casuale, come sottolinea il curatore della mostra Luca Cantore D’Amore: “L’inaspettato collegamento che persiste tra Bartolomeo Gatto e Marco Nereo Rotelli è la presenza della Poesia, in entrambi, come minimo comune multiplo tra le loro creazioni artistiche e opere. C’è, alla base del lavoro di entrambi, un inafferrabile che ci sfugge via tutte le volte e non si fa catturare. Marco Nereo Rotelli, frequenta le parole in modo assiduo e confidenziale, in modo netto, chiaro, potente, struggente, simbolico, significativo (…); Bartolomeo Gatto, invece, uomo che preferiva frequentare, adoperare e addirittura esistere dentro il silenzio, la monoliticità, l’ermetismo del sibilo, tace e ci lascia percepire la Poesia non attraverso le parole, ma attraverso le immagini.”
Protagoniste di INVISIBILI PERCEZIONI, prima retrospettiva di Gatto, sono venti opere realizzate tra il 2000 e il 2010, alcune appartenenti al ciclo pittorico delle “Pietre Amanti”, successiva alla serie i “Bambini”. Le figure arrotondate e solide su tela sono i caratteri principali di questi quadri: rappresentano le pietre dell’amata Sardegna, l'isola in cui l'artista ha passato lunghi periodi di tempo e che ha creato il suo stile personale. Bartolomeo Gatto dipinge qui paradisi di terra, masse colorate dalla luce, incantesimi che scopre dal di dentro e che afferra. Si tratta di opere in cui il blu è il colore principale, che l’artista iniziò ad utilizzare in senso così totale: le sue opere precedenti, e altrettanto famose, erano piene di rossi, di viola, di turchesi e di gialli. Alcune di queste opere “in blu”, dal forte impatto metafisico frutto della sua ricerca poetica, furono esposte con grande successo all’Istituto Italiano di Cultura di New York nel 2007. Si tratta “Confronto con il gioco di ricordi” (2005), “La via della Storia” (2003), “Picco amico” (2006) e altre opere presenti nella retrospettiva milanese.
In queste tele per il curatore, Cantore D’Amore “c’è l’estate dell’anima di tutti noi. Quella in cui si custodiscono i ricordi più belli, più preziosi e più inscalfibili. Quelli immobili nella memoria, ma non inerti nel cuore. Nulla in questi macigni risulta pesante o insopportabile, perché paiono librarsi, capaci di elevarsi al cielo, perdono tutta la corpulenza e pare non siano più materia. E se alle pietre non è concesso il diritto dell’altrove, pare invece che quelle di Gatto se lo prendano questo diritto e fluttuando smascherino le fragilità degli uomini. Evidente è che la pietra per Gatto ha una pelle vibrante, calda e sensibile, i sentimenti sono presenti e le sue pietre sono capaci di creare grandi poemi visivi. L’”antropizzazione dell’inanimato” è una delle cifre ricorrenti l’opera di Gatto, le sue pietre “diventano umani che amano, soffrono, sognano, cadono, posseggono una loro storia che, con il suo talento, Bartolomeo Gatto racconta tutte le volte - su tela”.
“Ho intrapreso con determinazione un itinerario fantastico. Mi sono cimentato come un bambino in un’avventura: ho osato un nuovo gioco con i colori, visitando spazi siderali, esplorando con nuova attenzione le pietre, mie amiche e compagne di tanti viaggi. Le pietre si librano nello spazio, si staccano dalla Madre Terra. Si accendono di colori inaspettati rievocando il concetto di libertà. Si muovono con apparente leggerezza mentre una forza invisibile le fa vibrare e le lega in un armonioso girotondo. È un movimento traboccante di vita!” Bartolomeo Gatto
Dalla tela le Pietre passeranno in modo naturale alla scultura – in pietra, bronzo, legno (moltissime da radici di ulivo) – tecnica questa che ha impegnato Gatto nella seconda parte della sua carriera, facendolo protagonista di grandi installazioni pubbliche come “Abbracci” oggi davanti alla Chiesa del Carmine a Salerno.
Negli anni ‘60 Bartolomeo Gatto ha frequentato l’Accademia di Brera e aperto insieme ad Adele De Santis, sua moglie e stretta collaboratrice, la galleria d’arte ‘Il Cigno’ in via Manzoni, a Milano che si è poi trasformata in un punto di incontro per molti intellettuali. Arricchiscono il percorso espositivo di INVISIBILI PERCEZIONI articoli e foto d’epoca che testimoniano l’intensa attività della galleria e la vita culturale della città nei decenni 1970 e 1980.
Bartolomeo Gatto, nasce nel 1938 a Moio della Civitella (Salerno), un piccolo paese dell’alto Cilento. Nel 1953 lascia il Cilento e si trasferisce a Roma. Negli anni ‘60 frequenta l’Accademia di Brera Nel 1960 A Bruxelles vince il premio "Les Artes en Europe". A Madrid conosce Salvador Dalì. A Milano incontra più volte Giorgio De Chirico che vede le sue opere e si complimenta per la "carica coloristica" che le anima. Nel 1970 inizia la pubblicazione del mensile "Il Cigno" e l’attività dell’omonima galleria d’arte contemporanea che Gatto gestisce insieme alla moglie. Nel 1971 Luis Pollhammer organizza una mostra itinerante di 50 opere che toccherà Monaco, Oldenburg, Vienna, Ginevra e Norimberga. Nel 1978 compie un viaggio in Sardegna e subisce il fascino di quella terra. Scoprirà gli orizzonti, i colori, ma soprattutto cerca di penetrare nel mistero delle rocce protagoniste della serie Pietre Amanti, sia su tela sia in forma di sculture. In oltre cinquant'anni di carriera ha progettato e realizzato oltre 200 mostre personali esponendo in Italia e all’estero tra cui al Museo Archeologico Nazionale di Paestum, Palazzo dei Diamanti (Ferrara), Villa Visconti Borromeo Arese Litta di Lainate, Istituti Italiani di Cultura all'estero di New York, San Francisco e Stoccarda, Palazzo Barberini a Roma, Castello di Arechi. Muore nel luglio del 2021, a 82 anni.
Opening: martedì 29 Novembre 2022, ore 19.00
Lo Studio Art Projet che ospita la mostra è un luogo, scriveva il critico Renato Palazzi «collocato in una vecchia zona industriale come avviene nelle grandi città europee dove l’arte esce dai centri storici per rivitalizzare le periferie. È un luogo di cultura oltre che di creazione. Si susseguono incontri con poeti, scrittori, registi». «Le porte ora sono aperte alla pittura di Bartolomeo Gatto» afferma Marco Nereo Rotelli.
Un invito niente affatto casuale, come sottolinea il curatore della mostra Luca Cantore D’Amore: “L’inaspettato collegamento che persiste tra Bartolomeo Gatto e Marco Nereo Rotelli è la presenza della Poesia, in entrambi, come minimo comune multiplo tra le loro creazioni artistiche e opere. C’è, alla base del lavoro di entrambi, un inafferrabile che ci sfugge via tutte le volte e non si fa catturare. Marco Nereo Rotelli, frequenta le parole in modo assiduo e confidenziale, in modo netto, chiaro, potente, struggente, simbolico, significativo (…); Bartolomeo Gatto, invece, uomo che preferiva frequentare, adoperare e addirittura esistere dentro il silenzio, la monoliticità, l’ermetismo del sibilo, tace e ci lascia percepire la Poesia non attraverso le parole, ma attraverso le immagini.”
Protagoniste di INVISIBILI PERCEZIONI, prima retrospettiva di Gatto, sono venti opere realizzate tra il 2000 e il 2010, alcune appartenenti al ciclo pittorico delle “Pietre Amanti”, successiva alla serie i “Bambini”. Le figure arrotondate e solide su tela sono i caratteri principali di questi quadri: rappresentano le pietre dell’amata Sardegna, l'isola in cui l'artista ha passato lunghi periodi di tempo e che ha creato il suo stile personale. Bartolomeo Gatto dipinge qui paradisi di terra, masse colorate dalla luce, incantesimi che scopre dal di dentro e che afferra. Si tratta di opere in cui il blu è il colore principale, che l’artista iniziò ad utilizzare in senso così totale: le sue opere precedenti, e altrettanto famose, erano piene di rossi, di viola, di turchesi e di gialli. Alcune di queste opere “in blu”, dal forte impatto metafisico frutto della sua ricerca poetica, furono esposte con grande successo all’Istituto Italiano di Cultura di New York nel 2007. Si tratta “Confronto con il gioco di ricordi” (2005), “La via della Storia” (2003), “Picco amico” (2006) e altre opere presenti nella retrospettiva milanese.
In queste tele per il curatore, Cantore D’Amore “c’è l’estate dell’anima di tutti noi. Quella in cui si custodiscono i ricordi più belli, più preziosi e più inscalfibili. Quelli immobili nella memoria, ma non inerti nel cuore. Nulla in questi macigni risulta pesante o insopportabile, perché paiono librarsi, capaci di elevarsi al cielo, perdono tutta la corpulenza e pare non siano più materia. E se alle pietre non è concesso il diritto dell’altrove, pare invece che quelle di Gatto se lo prendano questo diritto e fluttuando smascherino le fragilità degli uomini. Evidente è che la pietra per Gatto ha una pelle vibrante, calda e sensibile, i sentimenti sono presenti e le sue pietre sono capaci di creare grandi poemi visivi. L’”antropizzazione dell’inanimato” è una delle cifre ricorrenti l’opera di Gatto, le sue pietre “diventano umani che amano, soffrono, sognano, cadono, posseggono una loro storia che, con il suo talento, Bartolomeo Gatto racconta tutte le volte - su tela”.
“Ho intrapreso con determinazione un itinerario fantastico. Mi sono cimentato come un bambino in un’avventura: ho osato un nuovo gioco con i colori, visitando spazi siderali, esplorando con nuova attenzione le pietre, mie amiche e compagne di tanti viaggi. Le pietre si librano nello spazio, si staccano dalla Madre Terra. Si accendono di colori inaspettati rievocando il concetto di libertà. Si muovono con apparente leggerezza mentre una forza invisibile le fa vibrare e le lega in un armonioso girotondo. È un movimento traboccante di vita!” Bartolomeo Gatto
Dalla tela le Pietre passeranno in modo naturale alla scultura – in pietra, bronzo, legno (moltissime da radici di ulivo) – tecnica questa che ha impegnato Gatto nella seconda parte della sua carriera, facendolo protagonista di grandi installazioni pubbliche come “Abbracci” oggi davanti alla Chiesa del Carmine a Salerno.
Negli anni ‘60 Bartolomeo Gatto ha frequentato l’Accademia di Brera e aperto insieme ad Adele De Santis, sua moglie e stretta collaboratrice, la galleria d’arte ‘Il Cigno’ in via Manzoni, a Milano che si è poi trasformata in un punto di incontro per molti intellettuali. Arricchiscono il percorso espositivo di INVISIBILI PERCEZIONI articoli e foto d’epoca che testimoniano l’intensa attività della galleria e la vita culturale della città nei decenni 1970 e 1980.
Bartolomeo Gatto, nasce nel 1938 a Moio della Civitella (Salerno), un piccolo paese dell’alto Cilento. Nel 1953 lascia il Cilento e si trasferisce a Roma. Negli anni ‘60 frequenta l’Accademia di Brera Nel 1960 A Bruxelles vince il premio "Les Artes en Europe". A Madrid conosce Salvador Dalì. A Milano incontra più volte Giorgio De Chirico che vede le sue opere e si complimenta per la "carica coloristica" che le anima. Nel 1970 inizia la pubblicazione del mensile "Il Cigno" e l’attività dell’omonima galleria d’arte contemporanea che Gatto gestisce insieme alla moglie. Nel 1971 Luis Pollhammer organizza una mostra itinerante di 50 opere che toccherà Monaco, Oldenburg, Vienna, Ginevra e Norimberga. Nel 1978 compie un viaggio in Sardegna e subisce il fascino di quella terra. Scoprirà gli orizzonti, i colori, ma soprattutto cerca di penetrare nel mistero delle rocce protagoniste della serie Pietre Amanti, sia su tela sia in forma di sculture. In oltre cinquant'anni di carriera ha progettato e realizzato oltre 200 mostre personali esponendo in Italia e all’estero tra cui al Museo Archeologico Nazionale di Paestum, Palazzo dei Diamanti (Ferrara), Villa Visconti Borromeo Arese Litta di Lainate, Istituti Italiani di Cultura all'estero di New York, San Francisco e Stoccarda, Palazzo Barberini a Roma, Castello di Arechi. Muore nel luglio del 2021, a 82 anni.
Opening: martedì 29 Novembre 2022, ore 19.00
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