Stefan Anton Reck | Il ritmo del colore
Dal 23 Ottobre 2014 al 16 Novembre 2014
Sorrento | Napoli
Luogo: Wonderwall Art Gallery
Indirizzo: corso Italia 26
Orari: da lunedì alla domenica 10.30-13 / 17.30-22; martedì chiuso
Curatori: Manuela Esposito, Federica Barile, Caterina Ianni
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 081 8770667
E-Mail info: wonderwallartgallery@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.wonderwallartgallery.com
WONDERWALL ART GALLERY, prosegue la sua stagione espositiva con una mostra personale dedicata all’artista Stefan Anton Reck. Dopo un’eccezionale rassegna negli spazi del PAN | Palazzo delle Arti di Napoli con «Pittura, Suono, Gesto e Segno» a cura di Francesco Gallo Mazzeo e Marcello Palminteri, arriva alla Wonderwall Art Gallery con “Stefan Anton Reck | Il ritmo del colore”, curata da Manuela Esposito, Caterina Ianni e Federica Barile. La mostra riunisce circa 20 opere di pittura, un itinerario suggestivo intervallato da immagini e suoni che rivela l’intreccio fra percezione visiva e uditiva. Come sottolinea Caterina Ianni, autore del testo critico che accompagna il catalogo della mostra “le tele di Stefan Anton Reck costituiscono un’occasione in cui vivere l’emozionante esperienza sinestetica delle arti, spaziando della pittura alla musica, in una suggestione di cromie, tracce vibranti e composizioni segniche”. Una rassegna che restituisce il percorso artistico dell’attività pittorica del maestro Stefan Anton Reck, pittore e direttore d’orchestra di successo internazionale, nato a Baden Baden, ha lavorato con Leonard Bernstein, e si è segnalato come profondo conoscitore della Seconda Scuola di Vienna (Arnold Schönberg, ma soprattutto dei suoi “parricidi”,Alban Berg e Anton Webern), per aver magistralmente interpretato sulla fine degli anni ’90 le opere di Wagner e di Mahler, infine per essere stato l’assistente di Claudio Abbado. STEFAN ANTON RECK|IL RITMO DEL COLORE di Caterina Ianni Le tele di Stefan Anton Reck costituiscono un’occasione in cui vivere l’emozionante esperienza sinestetica delle arti, spaziando della pittura alla musica, in una suggestione di cromie, tracce vibranti e composizioni segniche. L’artista tedesco, che nasce come interprete di sinfonie, decide di abbandonare per un istante il podio e misurarsi così con il cavalletto, indossando i panni di un compositore della pittura; trasformando la musica in un equilibrio di suono, gesto, segno. Ogni lavoro di Reck è la trasposizione in pittura di ciò che per lui viene espresso attraverso la musica, spaziando liberamente dalle melodie di Bèla Bartok al ritmo di Michael Jackson. Un’ esperienza artistica che potrebbe emblematicamente rievocare alla memoria uno degli aspetti dello spiritualismo appartenente alla compagine romantica tedesca, quale l’ossessiva ricerca di una verità nell’arte deposta nel metafisico, nonché di un’esperienza estetica non più esprimibile o contenibile nella sola forma figurativa. Un potere, inizialmente custodito solo dalla musica che successivamente, attraverso le prime tendenze dell’astrattismo, viene sperimentato anche nel ritmo compositivo dell’arte. Dall’universalità della musica di Wagner, a quella delle Composizioni ed Improvvisazioni pittoriche di Kandinskij che riconosce le qualità acustiche del colore: “un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull’anima. Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima il pianoforte dalle molte corde”(dal saggio Dello Spirituale nell’Arte di Kandinskij). Pittura e musica, diventano la sintesi perfetta delle due categorie di apollineo e dionisiaco, nel costituire il risultato della fusione, tra incontenibile ed il contenibile, particolare ed universale, misurabile ed indefinibile. La risoluzione della dicotomia tra forma e spirito viene risolta in musica attraverso l’uso dei segni che divengono simboli, in quanto appartenenti ad una specifico codice di valori condivisi, ma che in pittura costituiscono le tracce espressive dell’artista, non sempre interpretabili o assoluti. Nella musica l’immaterialità del suono si manifesta visivamente nel codice segnico della nota, della pausa, del tempo che si armonizzano sul pentagramma, così come lo fanno sulla tela, i colori e le forme che però delle volte possono anche seguire logiche arbitrarie.
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