La costante resistenziale. Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna
Dal 17 Aprile 2015 al 28 Giugno 2015
Nuoro
Luogo: Museo MAN
Indirizzo: via S. Satta 27
Orari: 10-13 / 15-19; lunedì chiuso
Costo del biglietto: intero € 3, ridotto € 2 (dai 18 ai 25 anni). Gratuito: under 18, over 65 e prima domenica del mese
Telefono per informazioni: +39 0784 252110
E-Mail info: nuoro.museoman@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.museoman.it/
“La costante resistenziale” è un progetto espositivo che mira a fornire un quadro complessivo delle ricerche più innovative che, dai primi anni dell’autonomia regionale ai giorni nostri, hanno caratterizzato la scena artistica sarda. Un programma triennale che, entro il 2017, porterà a ricostruire sei decenni di attività sperimentale, mettendo in evidenza tematiche, eventi, gruppi e personalità.
L’individuazione di un possibile “connotato specifico” da riconoscere all’interno delle diverse esperienze, costituisce l'ossatura di questo progetto. La “Costante resistenziale sarda” è un concetto con il quale l’archeologo Giovanni Lilliu ha cercato di esprimere la storica lotta condotta dal popolo sardo contro le potenze coloniali che di volta in volta si sono affacciate sulle coste dell'isola. “La Sardegna”, ha scritto Lilliu, “in ogni tempo, ha avuto uno strano marchio storico: quello di essere stata sempre dominata (in qualche modo ancora oggi), ma di avere sempre resistito. Un'Isola sulla quale è calata per i secoli la mano oppressiva del colonizzatore, a cui ha opposto, sistematicamente, il graffio della resistenza. Perciò, i Sardi hanno avuto l'aggressione di integrazioni di ogni specie ma, nonostante questo, sono riusciti a conservarsi sempre se stessi.”
Nel quadro dell’indagine sulla produzione artistica e culturale, il concetto di “costante resistenziale”, viene a delinearsi come una metafora ideale e allo stesso tempo come un criterio di visione privilegiato attraverso il quale osservare lo sviluppo delle pratiche artistiche e dei linguaggi espressivi alla luce degli influssi esterni, del dibattito critico e delle tendenze nazionali e internazionali, di volta in volta recepite o negate, affermate o reinterpretate.
La prima delle tre mostre, “Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna”, in programma al Museo MAN dal 17 aprile al 28 giugno 2015, intende guardare alla generazione di artisti emersi tra il 1957 e il 1983. L’arco di tempo individuato, così come il titolo proposto, fanno riferimento a un importante precedente storico: la mostra, realizzata nel 1983 dal Comune di Nuoro e dal Consorzio per la pubblica lettura Sebastiano Satta, a cura di Salvatore Naitza e Sandra Piras, che intendeva fare il punto sulla produzione dell’ultimo quarto di secolo attraverso i lavori di un nutrito gruppo di autori di diversa formazione e tendenza.
La scelta del 1957 come data di inizio del percorso di rinnovamento si spiega in ragione di un evento che ebbe luogo a Nuoro. Quell’anno, nell’ambito della Biennale d’Arte, una giuria composta da Elena Baggio, Felice Casorati, Mario Delitala, Rodolfo Pallucchini e Marco Valsecchi, assegnò il Premio Sardegna di pittura a Mauro Manca per l’opera intitolata L’ombra del mare sulla collina; un dipinto di matrice cubista, che nel precorrere le sperimentazioni segnico-materiche che l’artista avrebbe portato avanti negli anni successivi, segnava un netto spartiacque tra le esperienze figurative e quelle astratte.
La diffusione dei nuovi linguaggi si registrerà nell’isola in seguito al trasferimento di Mauro Manca a Sassari come direttore dell’Istituto Statale d’Arte (1959), divenuto sotto la sua direzione riferimento di indagini avanzate, e col sorgere a Cagliari di formazioni di ricerca come “Studio 58” e, nel decennio successivo, il “Gruppo Iniziativa”, attivo tra il 1960 e 1965, il “Gruppo Transazionale” (1966), sotto la guida metodologica di Corrado Maltese, e il “Centro di Cultura Democratica”, fondato nel 1967.
Intorno a Manca e alla sua scuola nasce il “Gruppo A” (1962), che raccoglie le istanze dei protagonisti della nuova generazione sassarese. Eredità successivamente recepita dal “Gruppo della Rosa” (1976) all’interno del quale vedranno la luce le indagini di quegli artisti usciti dall’Istituto d’Arte e lì ritornati in qualità di insegnanti.
Gruppi non sempre omogenei, formatisi nelle due maggiori città della regione, a cui, in un quadro generale che tiene conto anche delle specificità geografiche e culturali di Nuoro - un centro di produzione e promozionale della cultura sarda aperto alla ricezione degli influssi esterni - si affiancano personalità indipendenti di diverso orientamento.
I Sessanta e i Settanta in Sardegna sono stati anche gli anni della critica impegnata che, dalle pagine dei quotidiani locali, vede attivi intellettuali di estrazione diversa (storici dell’arte, antropologi, linguisti) in un dibattito costruito sul rifiuto parallelo di un regionalismo chiuso e di un cosmopolitismo di maniera. Un’esperienza complessa e talvolta contraddittoria, in bilico tra una dimensione interna, di definizione della propria specificità culturale, ed una esterna, nella consapevolezza della necessità di inserire i problemi culturali sardi nel quadro di coordinate internazionali.
La costante resistenziale #1. Artisti in mostra: Italo Antico, Antonio Atza, Gaetano Brundu, Paolo Bullitta, Zaza Calzia, Giovanni Campus, Giovanni Canu, Sergio Cara, Giovanni Carta, Tonino Casula, Aldo Contini, Salvatore Corduzza, Paola Dessy, Nino Dore, Angelino Fiori, Gino Frogheri, Maria Lai, Ermanno Leinardi, Angelo Liberati, Carlo Loi, Mauro Manca, Nicolò Masia, Luigi Mazzarelli, Mirella Mibelli, Rosetta Murru, Luciano Muscu, Costantino Nivola, Primo Pantoli, Igino Panzino, Giuseppe Pettinau, Gaetano Pinna, Giovanni Pintori, Roberto Puzzu, Rosanna Rossi, Vincenzo Satta, Pinuccio Sciola, Giovanna Secchi, Antonio Secci, Agostino Sini, Ugo Ugo, Italo Utzeri.
“La costante resistenziale” è un progetto pluriennale del Museo MAN, ideato da Lorenzo Giusti, che nel corso del suo sviluppo si avvarrà della collaborazione di diversi studiosi. Il primo dei tre eventi in programma, Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna (1957-1983), è curato da Emanuela Manca, con la consulenza di Rosanna Rossi e Silvano Tagliagambe.
L’individuazione di un possibile “connotato specifico” da riconoscere all’interno delle diverse esperienze, costituisce l'ossatura di questo progetto. La “Costante resistenziale sarda” è un concetto con il quale l’archeologo Giovanni Lilliu ha cercato di esprimere la storica lotta condotta dal popolo sardo contro le potenze coloniali che di volta in volta si sono affacciate sulle coste dell'isola. “La Sardegna”, ha scritto Lilliu, “in ogni tempo, ha avuto uno strano marchio storico: quello di essere stata sempre dominata (in qualche modo ancora oggi), ma di avere sempre resistito. Un'Isola sulla quale è calata per i secoli la mano oppressiva del colonizzatore, a cui ha opposto, sistematicamente, il graffio della resistenza. Perciò, i Sardi hanno avuto l'aggressione di integrazioni di ogni specie ma, nonostante questo, sono riusciti a conservarsi sempre se stessi.”
Nel quadro dell’indagine sulla produzione artistica e culturale, il concetto di “costante resistenziale”, viene a delinearsi come una metafora ideale e allo stesso tempo come un criterio di visione privilegiato attraverso il quale osservare lo sviluppo delle pratiche artistiche e dei linguaggi espressivi alla luce degli influssi esterni, del dibattito critico e delle tendenze nazionali e internazionali, di volta in volta recepite o negate, affermate o reinterpretate.
La prima delle tre mostre, “Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna”, in programma al Museo MAN dal 17 aprile al 28 giugno 2015, intende guardare alla generazione di artisti emersi tra il 1957 e il 1983. L’arco di tempo individuato, così come il titolo proposto, fanno riferimento a un importante precedente storico: la mostra, realizzata nel 1983 dal Comune di Nuoro e dal Consorzio per la pubblica lettura Sebastiano Satta, a cura di Salvatore Naitza e Sandra Piras, che intendeva fare il punto sulla produzione dell’ultimo quarto di secolo attraverso i lavori di un nutrito gruppo di autori di diversa formazione e tendenza.
La scelta del 1957 come data di inizio del percorso di rinnovamento si spiega in ragione di un evento che ebbe luogo a Nuoro. Quell’anno, nell’ambito della Biennale d’Arte, una giuria composta da Elena Baggio, Felice Casorati, Mario Delitala, Rodolfo Pallucchini e Marco Valsecchi, assegnò il Premio Sardegna di pittura a Mauro Manca per l’opera intitolata L’ombra del mare sulla collina; un dipinto di matrice cubista, che nel precorrere le sperimentazioni segnico-materiche che l’artista avrebbe portato avanti negli anni successivi, segnava un netto spartiacque tra le esperienze figurative e quelle astratte.
La diffusione dei nuovi linguaggi si registrerà nell’isola in seguito al trasferimento di Mauro Manca a Sassari come direttore dell’Istituto Statale d’Arte (1959), divenuto sotto la sua direzione riferimento di indagini avanzate, e col sorgere a Cagliari di formazioni di ricerca come “Studio 58” e, nel decennio successivo, il “Gruppo Iniziativa”, attivo tra il 1960 e 1965, il “Gruppo Transazionale” (1966), sotto la guida metodologica di Corrado Maltese, e il “Centro di Cultura Democratica”, fondato nel 1967.
Intorno a Manca e alla sua scuola nasce il “Gruppo A” (1962), che raccoglie le istanze dei protagonisti della nuova generazione sassarese. Eredità successivamente recepita dal “Gruppo della Rosa” (1976) all’interno del quale vedranno la luce le indagini di quegli artisti usciti dall’Istituto d’Arte e lì ritornati in qualità di insegnanti.
Gruppi non sempre omogenei, formatisi nelle due maggiori città della regione, a cui, in un quadro generale che tiene conto anche delle specificità geografiche e culturali di Nuoro - un centro di produzione e promozionale della cultura sarda aperto alla ricezione degli influssi esterni - si affiancano personalità indipendenti di diverso orientamento.
I Sessanta e i Settanta in Sardegna sono stati anche gli anni della critica impegnata che, dalle pagine dei quotidiani locali, vede attivi intellettuali di estrazione diversa (storici dell’arte, antropologi, linguisti) in un dibattito costruito sul rifiuto parallelo di un regionalismo chiuso e di un cosmopolitismo di maniera. Un’esperienza complessa e talvolta contraddittoria, in bilico tra una dimensione interna, di definizione della propria specificità culturale, ed una esterna, nella consapevolezza della necessità di inserire i problemi culturali sardi nel quadro di coordinate internazionali.
La costante resistenziale #1. Artisti in mostra: Italo Antico, Antonio Atza, Gaetano Brundu, Paolo Bullitta, Zaza Calzia, Giovanni Campus, Giovanni Canu, Sergio Cara, Giovanni Carta, Tonino Casula, Aldo Contini, Salvatore Corduzza, Paola Dessy, Nino Dore, Angelino Fiori, Gino Frogheri, Maria Lai, Ermanno Leinardi, Angelo Liberati, Carlo Loi, Mauro Manca, Nicolò Masia, Luigi Mazzarelli, Mirella Mibelli, Rosetta Murru, Luciano Muscu, Costantino Nivola, Primo Pantoli, Igino Panzino, Giuseppe Pettinau, Gaetano Pinna, Giovanni Pintori, Roberto Puzzu, Rosanna Rossi, Vincenzo Satta, Pinuccio Sciola, Giovanna Secchi, Antonio Secci, Agostino Sini, Ugo Ugo, Italo Utzeri.
“La costante resistenziale” è un progetto pluriennale del Museo MAN, ideato da Lorenzo Giusti, che nel corso del suo sviluppo si avvarrà della collaborazione di diversi studiosi. Il primo dei tre eventi in programma, Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna (1957-1983), è curato da Emanuela Manca, con la consulenza di Rosanna Rossi e Silvano Tagliagambe.
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