Hans-Joachim Staude. Pittore Europeo nella Firenze del Novecento
Dal 18 Novembre 2015 al 22 Novembre 2015
Venezia
Luogo: Sala Piccolo Teatro
Indirizzo: Isola di San Giorgio Maggiore
Orari: mostra: 10-18.30; convegno: mercoledì 14:30-18:30; giovedì 10-12:45 / 14:30-18:30
Curatori: Francesco Poli, Elena Pontiggia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 041 2710229
E-Mail info: info@cini.it
Sito ufficiale: http://www.cini.it
Il 18 novembre 2015 inaugura sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia un eventodedicato al pittoreHans-Joachim Staude (Haiti 1904 – Firenze 1973),artista tedesco che si è distinto nella Firenze del '900, alla luce di nuove interpretazioni e dei suoi scritti inediti, organizzato dai figli Jakob Staude e Angela Staude Terzani in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini.
Per cinque giorni la Sala Piccolo Teatro vedrà una mostra curata da Francesco Poli ed Elena Pontiggia con 27 dipinti– ritratti, paesaggi, nature morte – realizzati tra il1929 e il 1973, accompagnata da un convegno che prevede l’intervento di 11 storici d’arte italiani e stranieri (18 e 19 novembre), per approfondire le ricerche che hanno fatto riscoprire l’importanza di questo pittore nell’arte italiana del ‘900.
Hans-Joachim Staude è stato un pittore tedesco tra i più interessanti della sua generazione, la cui figura è ancora poco conosciuta in Italia. 27 dipinti accuratamente selezionati da Francesco Poli ed Elena Pontiggia, documentano la sua personale evoluzione artistica fra le tante suggestioni dell'arte italiana del '900, rivelando la sua precisa cifra stilistica e la sua originalità, che lo rendono uno dei più “italiani” fra i pittori tedeschi del XX secolo.
Nato a Haiti da genitori tedeschi, Staude si formò ad Amburgo, dove nel 1918 vide la prima grande mostra di Edvard Munch. Dopo essere entrato in contatto con l’Espressionismo tedesco della “Brüc̈ke”, periodo in cui sua ricerca fu segnata da una sottile dimensione introspettiva e da una forte ispirazione filosofica, nel 1920 decise di dedicarsi alla pittura. Nel 1929, dopo un periodo di studi trascorso a Monaco di Baviera, e molti viaggi a Firenze, Amburgo e Parigi, dove venne influenzato dall’Impressionismo francese, Staude si stabilì definitivamente a Firenze, avvicinandosi alla “moderna classicità” dell’arte italiana fra le due guerre, da Ardengo Soffici a Felice Carena, e lavorandovi tutta la vita.
“Sono di questi anni, e del decennio successivo, una serie di figure di intensa plasticità, quasi scolpite più che dipinte – affermano i curatori Francesco Poli ed Elena Pontiggia –una serie di paesaggi eseguiti alla maniera classica, che superano il senso dell’attimo proprio dell’Impressionismo ed escono dal fluire del tempo; una serie di nature morte, in cui la cultura tedesca di Staude riaffiora con l’introduzione di simboli dell’effimero e della morte. Tipico dell’artista è un colore introverso ma intenso, dalle valenze elegiache e liriche. La formazione espressionista, pur superata, rende i suoi dipinti diversi e per certi aspetti unici nel panorama del periodo.”
All’opera di Hans-Joachim Staude, è stata dedicata in Italia un’importante retrospettiva a Palazzo Pitti nel 1996 che lo ha collocato nel panorama dell'arte italiana del Novecento. Manca però uno studio criticamente più puntuale della sua stretta connessione con la pittura del Novecento Italiano, cui il convegno a lui dedicato intende contribuire. Prenderanno parte alla discussione, che si terrà il 18 e il 19 novembre nella Sala Piccolo Teatro alla Fondazione Cini, i seguenti studiosi e critici: Thomas Baumeister, Radboud Universiteit, Nijmegen, Olanda; Nicoletta Colombo, Studio d’Arte, Milano; Lorella Giudici, Accademia di Brera, Milano; Francesco Poli, Accademia di Brera, Milano; Elena Pontiggia, Accademia di Brera, Milano; Susanna Ragionieri, Accademia delle Belle Arti, Firenze; Matteo Sapienza, Storico d’arte, Milano; Carlo Sisi, già Direttore della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze; Nico Stringa, Università Ca' Foscari, Venezia; Monica Vinardi, Storica d’arte, Savona; Reinhard Wegner, Friederich-Schiller-Universität, Jena, Germania.
I lavori presentati al convegno saranno pubblicati in un volume illustrato dedicato all’opera di Hans-Joachim Staude insieme a un’ampia scelta di riflessioni sull’arte tratti da diari, lettere, appunti inediti dell’artista.
Per cinque giorni la Sala Piccolo Teatro vedrà una mostra curata da Francesco Poli ed Elena Pontiggia con 27 dipinti– ritratti, paesaggi, nature morte – realizzati tra il1929 e il 1973, accompagnata da un convegno che prevede l’intervento di 11 storici d’arte italiani e stranieri (18 e 19 novembre), per approfondire le ricerche che hanno fatto riscoprire l’importanza di questo pittore nell’arte italiana del ‘900.
Hans-Joachim Staude è stato un pittore tedesco tra i più interessanti della sua generazione, la cui figura è ancora poco conosciuta in Italia. 27 dipinti accuratamente selezionati da Francesco Poli ed Elena Pontiggia, documentano la sua personale evoluzione artistica fra le tante suggestioni dell'arte italiana del '900, rivelando la sua precisa cifra stilistica e la sua originalità, che lo rendono uno dei più “italiani” fra i pittori tedeschi del XX secolo.
Nato a Haiti da genitori tedeschi, Staude si formò ad Amburgo, dove nel 1918 vide la prima grande mostra di Edvard Munch. Dopo essere entrato in contatto con l’Espressionismo tedesco della “Brüc̈ke”, periodo in cui sua ricerca fu segnata da una sottile dimensione introspettiva e da una forte ispirazione filosofica, nel 1920 decise di dedicarsi alla pittura. Nel 1929, dopo un periodo di studi trascorso a Monaco di Baviera, e molti viaggi a Firenze, Amburgo e Parigi, dove venne influenzato dall’Impressionismo francese, Staude si stabilì definitivamente a Firenze, avvicinandosi alla “moderna classicità” dell’arte italiana fra le due guerre, da Ardengo Soffici a Felice Carena, e lavorandovi tutta la vita.
“Sono di questi anni, e del decennio successivo, una serie di figure di intensa plasticità, quasi scolpite più che dipinte – affermano i curatori Francesco Poli ed Elena Pontiggia –una serie di paesaggi eseguiti alla maniera classica, che superano il senso dell’attimo proprio dell’Impressionismo ed escono dal fluire del tempo; una serie di nature morte, in cui la cultura tedesca di Staude riaffiora con l’introduzione di simboli dell’effimero e della morte. Tipico dell’artista è un colore introverso ma intenso, dalle valenze elegiache e liriche. La formazione espressionista, pur superata, rende i suoi dipinti diversi e per certi aspetti unici nel panorama del periodo.”
All’opera di Hans-Joachim Staude, è stata dedicata in Italia un’importante retrospettiva a Palazzo Pitti nel 1996 che lo ha collocato nel panorama dell'arte italiana del Novecento. Manca però uno studio criticamente più puntuale della sua stretta connessione con la pittura del Novecento Italiano, cui il convegno a lui dedicato intende contribuire. Prenderanno parte alla discussione, che si terrà il 18 e il 19 novembre nella Sala Piccolo Teatro alla Fondazione Cini, i seguenti studiosi e critici: Thomas Baumeister, Radboud Universiteit, Nijmegen, Olanda; Nicoletta Colombo, Studio d’Arte, Milano; Lorella Giudici, Accademia di Brera, Milano; Francesco Poli, Accademia di Brera, Milano; Elena Pontiggia, Accademia di Brera, Milano; Susanna Ragionieri, Accademia delle Belle Arti, Firenze; Matteo Sapienza, Storico d’arte, Milano; Carlo Sisi, già Direttore della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze; Nico Stringa, Università Ca' Foscari, Venezia; Monica Vinardi, Storica d’arte, Savona; Reinhard Wegner, Friederich-Schiller-Universität, Jena, Germania.
I lavori presentati al convegno saranno pubblicati in un volume illustrato dedicato all’opera di Hans-Joachim Staude insieme a un’ampia scelta di riflessioni sull’arte tratti da diari, lettere, appunti inediti dell’artista.
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