Roman Liska/ Gabriel Hartley
Dal 22 Marzo 2013 al 11 Maggio 2013
Milano
Luogo: Brand New Gallery
Indirizzo: via Farini 32
Orari: da martedì a sabato 11-13/ 14.30-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 89053083
Sito ufficiale: http://www.brandnew-gallery.com/Software/
Roman Liska. Gemini
Brand New Gallery è lieta di presentare Gemini, la prima personale in Italia di Roman Liška, artista di origine tedesca, con studio a Londra e un occhio puntato verso la scena artistica newyorkese. Concepita come una serie di gemellaggi strategici, la mostra si propone di indagare su un piano formale la nozione di singolarità, attraverso un raddoppio calcolato di oggetti apparentemente unici.
Gemini implica una molteplicità di riferimenti, che vanno dall’aspetto più letterale del termine fino all’associazione di più nozioni metaforiche, liberamente ispirate dalle letture di Chromophobia di David Batchelor e legate alle interpretazioni astrologiche relative alle contrapposizioni intrinseche di questo segno zodiacale. Secondo una versione della mitologia greca, i Dioscuri raggiunsero l'immortalità ciascuno nel proprio modo, Castore come un semidio, Polluce come un mortale, dando forma alla costellazione dei Gemelli. La dualità espressa in questo mito è il fil rouge dell’indagine dell’artista, costituito dalla ripetizione di coppie di opere trattate individualmente come un raggruppamento di due pezzi, affini per cromia e superficie.
Analizzando la società capitalista e il mercato dell’arte, Roman Liška si concentra sulla reciprocità di questi temi e sull’aspetto comunicativo dell’arte stessa. Il titolo della mostra prevede un obiettivo mirato che invita lo spettatore a leggere il bronzo fuso e le sculture alluminio in mostra, in un contesto classico della figurazione, con una traiettoria che va dall'antichità al limite del contemporaneo, attraversando varie categorie: dall’estetica all’artigianato, fino alla politica.
Le sculture di Liška strizzano l’occhio all’iconoclastia, ricordando le statue divelte dei dittatori che nei secoli sono state abbattute insieme ai rispettivi regimi, mentre la disposizione non convenzionale dei pannelli monocromi e dei loro alter ego alle pareti, qualifica lo spazio come mero contenitore di oggetti, depositati in questo luogo convenzionale in una fase transitoria dell’esistenza. Attraverso la contrapposizione geometrica dei blocchi bianchi e neri, dominati dalle texture che si stagliano sulle superfici intonse, l’artista porta lo spettatore nel campo minato del possibile e del potenziale. Il tutto viene allestito in uno spazio studiato nei minimi dettagli, in cui il pattern mutuato dal lavoro dell’artista che fodera i pavimenti della galleria ed il monitor che proietta una macrovisione iper-reale della mostra stessa, fungono da canali percettivi disturbati, che restituiscono una visione distorta della realtà, spostando le certezze del pubblico, soggetto ad una modalità passiva e avvolgente di visualizzazione dell’ambiente circostante.
Roman Liška nasce nel 1980 ad Amburgo. Dopo aver conseguito una laurea in Art Practice alla Goldsmiths University of London, ottiene un Master of Arts al Royal College of Art, sempre a Londra. Liška ha partecipato a diverse esposizioni ed eventi artistici in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente vive e lavora a Londra.
Gabriel Hartley. Splays
Brand New Gallery è lieta di presentare Splays, la prima personale in Italia di Gabriel Hartley, artista giovanissimo che dal suo atelier londinese si sta rapidamente facendo strada nel panorama contemporaneo. Spinto dall’ambizione e da un’intensa passione, l’artista ha messo a punto uno stile unico, che gli ha consentito di sfondare le barriere del pretenzioso mercato dell’arte. Splays si riferisce all’idea di un corpo disteso, espanso, con le membra allungate e protese verso l’esterno. I titoli scelti da Gabriel Hartley per i suoi lavori, sempre concisi, alludono alle letture possibili delle sue opere, solo apparentemente relegate ad un’esistenza astratta, per la semplice naturalezza con cui è possibile associarle al mondo fisico circostante, di cui pur coglie i riferimenti surreali. Questo titolo manifesta e giustifica la scelta dell’artista di mettere letteralmente in tavola le sue sculture e di apparecchiare le basi su cui esse poggiano con delle stampe digitali, distese come su di uno scanner.
La mostra ospitata nello spazio milanese si presenta come un progetto complesso, composto da tele e sculture realizzate attraverso un dialogo serrato tra le parti. Le opere di Hartley suggeriscono forme identificabili e, allo stesso modo, abbracciano i tropi visivi dell’astrattismo. I manufatti dalle forme archetipiche che poggiano sui piedistalli rasoterra sono realizzate con scarti di schiuma poliuretanica, di cui l’artista si limita ad umanizzare la struttura preesistente, fermandone i tratti per mezzo di resina e fibra di vetro. Il risultato finale richiama i materiali tradizionali del linguaggio scultoreo quali la pietra ed il marmo e lascia alla copertura finale, più o meno pittorica, il compito di accentuarne le analogie. Queste figure primordiali vengono accomodate su stampe digitali, disposte a ricoprire le basi, che ne richiamano forme e intenzioni. Le stampe non sono altro che in frutto della scansione di pallottole di carta accartocciata e della stessa schiuma di poliuretano usata per le sculture. Il rapporto tra le opere così posizionate e la base su cui poggiano inverte il processo della creazione, in quanto richiama alla mente lo scanner come mezzo in grado di produrre l’immagine piana di una forma scultorea. Anche le tele alle pareti evocano lo stesso processo, in particolare rimandano alla luce prodotta dalla scansione stessa. Hartley realizza i suoi dipinti esprimendosi attraverso una gestualità forte e lineare, che gioca con lo spazio restituendo superfici piatte e profonde.
L’artista adotta un procedimento scultoreo anche nella realizzazione delle sue tele, utilizzando una finitura di vernice spray che agisce sullo spesso substrato di tempera ad olio, attenuandolo e potenziandolo al contempo, conferendo ai dipinti una luce distillata in grado di nascondere e rivelare, mettendo in scena l’illusione di far sembrare la tela dipinta a sua volta una stampa. A corredo della mostra la maestosa scultura di carta colorata, le cui misure sono inversamente proporzionali alla leggerezza del materiale adottato, chiude il viaggio immaginario dell’artista, che sapientemente accompagna lo spettatore in una dimensione increspata e diffusa. Gabriel Hartley nasce nel 1981 a Londra. Dopo essersi laureato nel 2005 al Chelsea College of Art and Design, consegue un Master of Fine Arts presso la Royal Academy School di Londra. Il suo lavoro è stato esposto in importanti gallerie e incluso in mostre di respiro internazionale. Attualmente vive e lavora a Londra.
Brand New Gallery è lieta di presentare Gemini, la prima personale in Italia di Roman Liška, artista di origine tedesca, con studio a Londra e un occhio puntato verso la scena artistica newyorkese. Concepita come una serie di gemellaggi strategici, la mostra si propone di indagare su un piano formale la nozione di singolarità, attraverso un raddoppio calcolato di oggetti apparentemente unici.
Gemini implica una molteplicità di riferimenti, che vanno dall’aspetto più letterale del termine fino all’associazione di più nozioni metaforiche, liberamente ispirate dalle letture di Chromophobia di David Batchelor e legate alle interpretazioni astrologiche relative alle contrapposizioni intrinseche di questo segno zodiacale. Secondo una versione della mitologia greca, i Dioscuri raggiunsero l'immortalità ciascuno nel proprio modo, Castore come un semidio, Polluce come un mortale, dando forma alla costellazione dei Gemelli. La dualità espressa in questo mito è il fil rouge dell’indagine dell’artista, costituito dalla ripetizione di coppie di opere trattate individualmente come un raggruppamento di due pezzi, affini per cromia e superficie.
Analizzando la società capitalista e il mercato dell’arte, Roman Liška si concentra sulla reciprocità di questi temi e sull’aspetto comunicativo dell’arte stessa. Il titolo della mostra prevede un obiettivo mirato che invita lo spettatore a leggere il bronzo fuso e le sculture alluminio in mostra, in un contesto classico della figurazione, con una traiettoria che va dall'antichità al limite del contemporaneo, attraversando varie categorie: dall’estetica all’artigianato, fino alla politica.
Le sculture di Liška strizzano l’occhio all’iconoclastia, ricordando le statue divelte dei dittatori che nei secoli sono state abbattute insieme ai rispettivi regimi, mentre la disposizione non convenzionale dei pannelli monocromi e dei loro alter ego alle pareti, qualifica lo spazio come mero contenitore di oggetti, depositati in questo luogo convenzionale in una fase transitoria dell’esistenza. Attraverso la contrapposizione geometrica dei blocchi bianchi e neri, dominati dalle texture che si stagliano sulle superfici intonse, l’artista porta lo spettatore nel campo minato del possibile e del potenziale. Il tutto viene allestito in uno spazio studiato nei minimi dettagli, in cui il pattern mutuato dal lavoro dell’artista che fodera i pavimenti della galleria ed il monitor che proietta una macrovisione iper-reale della mostra stessa, fungono da canali percettivi disturbati, che restituiscono una visione distorta della realtà, spostando le certezze del pubblico, soggetto ad una modalità passiva e avvolgente di visualizzazione dell’ambiente circostante.
Roman Liška nasce nel 1980 ad Amburgo. Dopo aver conseguito una laurea in Art Practice alla Goldsmiths University of London, ottiene un Master of Arts al Royal College of Art, sempre a Londra. Liška ha partecipato a diverse esposizioni ed eventi artistici in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente vive e lavora a Londra.
Gabriel Hartley. Splays
Brand New Gallery è lieta di presentare Splays, la prima personale in Italia di Gabriel Hartley, artista giovanissimo che dal suo atelier londinese si sta rapidamente facendo strada nel panorama contemporaneo. Spinto dall’ambizione e da un’intensa passione, l’artista ha messo a punto uno stile unico, che gli ha consentito di sfondare le barriere del pretenzioso mercato dell’arte. Splays si riferisce all’idea di un corpo disteso, espanso, con le membra allungate e protese verso l’esterno. I titoli scelti da Gabriel Hartley per i suoi lavori, sempre concisi, alludono alle letture possibili delle sue opere, solo apparentemente relegate ad un’esistenza astratta, per la semplice naturalezza con cui è possibile associarle al mondo fisico circostante, di cui pur coglie i riferimenti surreali. Questo titolo manifesta e giustifica la scelta dell’artista di mettere letteralmente in tavola le sue sculture e di apparecchiare le basi su cui esse poggiano con delle stampe digitali, distese come su di uno scanner.
La mostra ospitata nello spazio milanese si presenta come un progetto complesso, composto da tele e sculture realizzate attraverso un dialogo serrato tra le parti. Le opere di Hartley suggeriscono forme identificabili e, allo stesso modo, abbracciano i tropi visivi dell’astrattismo. I manufatti dalle forme archetipiche che poggiano sui piedistalli rasoterra sono realizzate con scarti di schiuma poliuretanica, di cui l’artista si limita ad umanizzare la struttura preesistente, fermandone i tratti per mezzo di resina e fibra di vetro. Il risultato finale richiama i materiali tradizionali del linguaggio scultoreo quali la pietra ed il marmo e lascia alla copertura finale, più o meno pittorica, il compito di accentuarne le analogie. Queste figure primordiali vengono accomodate su stampe digitali, disposte a ricoprire le basi, che ne richiamano forme e intenzioni. Le stampe non sono altro che in frutto della scansione di pallottole di carta accartocciata e della stessa schiuma di poliuretano usata per le sculture. Il rapporto tra le opere così posizionate e la base su cui poggiano inverte il processo della creazione, in quanto richiama alla mente lo scanner come mezzo in grado di produrre l’immagine piana di una forma scultorea. Anche le tele alle pareti evocano lo stesso processo, in particolare rimandano alla luce prodotta dalla scansione stessa. Hartley realizza i suoi dipinti esprimendosi attraverso una gestualità forte e lineare, che gioca con lo spazio restituendo superfici piatte e profonde.
L’artista adotta un procedimento scultoreo anche nella realizzazione delle sue tele, utilizzando una finitura di vernice spray che agisce sullo spesso substrato di tempera ad olio, attenuandolo e potenziandolo al contempo, conferendo ai dipinti una luce distillata in grado di nascondere e rivelare, mettendo in scena l’illusione di far sembrare la tela dipinta a sua volta una stampa. A corredo della mostra la maestosa scultura di carta colorata, le cui misure sono inversamente proporzionali alla leggerezza del materiale adottato, chiude il viaggio immaginario dell’artista, che sapientemente accompagna lo spettatore in una dimensione increspata e diffusa. Gabriel Hartley nasce nel 1981 a Londra. Dopo essersi laureato nel 2005 al Chelsea College of Art and Design, consegue un Master of Fine Arts presso la Royal Academy School di Londra. Il suo lavoro è stato esposto in importanti gallerie e incluso in mostre di respiro internazionale. Attualmente vive e lavora a Londra.
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