Da Willem de Kooning a Robert Indiana, la primavera americana di Venezia
Robert Indiana, The Sweet Mystery, 1960-1962, Olio su tela, 182.9 × 152.4 cm | Foto: Courtesy Tom Powel Imaging, New York | Opera © 2024 Morgan Art Foundation Ltd. / Artists Rights Society (ARS) I Courtesy The Robert Indiana Legacy
Francesca Grego
14/02/2024
Venezia - Mentre fervono i preparativi per la 60° Biennale d’Arte, si delinea il programma delle mostre che affiancheranno l’evento lagunare in una ricca stagione espositiva. Se all’Arsenale e ai Giardini la kermesse curata da Adriano Pedrosa punterà i riflettori sulla produzione di un Sud globale storicamente trascurato dal sistema dell’arte, le star del Novecento statunitense rinnovano il loro sodalizio con Venezia in due esposizioni da visitare in luoghi simbolo della Serenissima.
Il primo appuntamento ci porta alle Gallerie dell’Accademia, la “casa” di Tintoretto, Tiziano, Bellini, Veronese, Canaletto, che dal 16 aprile al 15 settembre ospiteranno un big dell’Action Painting come Willem de Kooning. Prestiti da importanti musei europei e statunitensi - compresi alcuni capolavori assoluti - racconteranno la parabola dell’artista dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, adottando una prospettiva inattesa: la speciale relazione che lo legava all’Italia.
Willem de Kooning in his East Hampton Studio, New York, 1971 | Foto: Dan Budnik © 2024 The Estate of Dan Budnik | All Rights Reserved
Tra principali protagonisti dell’Espressionismo astratto e dell’arte americana del XX secolo, de Kooning emigrò clandestinamente negli Stati Uniti dall’Olanda nel 1926. Trentatré anni dopo, per il suo primo viaggio fuori dall’America scelse il Belpaese, dove in seguito sarebbe tornato ripetutamente. La mostra Willem de Kooning e l’Italia indagherà per la prima volta l’impatto di questi soggiorni sulla sua arte, ripercorrendo quasi trent’anni di ricerche. “De Kooning ha sempre affermato, nelle interviste e nella corrispondenza personale, di avere un legame elettivo con l’Italia”, racconta Mario Codognato, curatore del progetto con Gary Garrels: “Le due serie di lavori più significativi eseguiti a Roma, i Black and White Rome Drawings e le sculture, sono state molto importanti nella sua carriera, anche se poco studiate. Ci auguriamo che questa mostra le ricontestualizzi”.
Il 17 aprile, un giorno dopo de Kooning e a tre giorni prima della Biennale, alle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco inaugurerà invece Robert Indiana: the Sweet Mistery, tra gli eventi collaterali della 60° Esposizione Internazionale d’Arte. Negli spazi espositivi di Generali, recentemente restaurati dal Premio Pritzker David Chipperfield, potremo ammirare oltre 40 dipinti e sculture del noto esponente della Pop Art, nella più significativa esposizione mai realizzata su di lui in Italia: un’occasione per conoscerlo a fondo e sotto una nuova luce, lungo un percorso che metterà in evidenza i temi della spiritualità, dell’identità e della condizione umana presenti in tutta la sua opera.
Robert Indiana, Amor e Love, 1966-1999, Scultura, Alluminio policromo, 91.5 × 45.75 × 91.5 cm | Courtesy Galleria d'Arte Maggiore, G.A.M., Bologna, Italia | Foto: ARTE.it
Noto per l’iconica Love - quattro lettere maiuscole che, dal 1964, hanno attraversato il mondo sotto forma di sculture, cartoline e gadget di ogni tipo, arrivando a mettere in ombra il loro autore - a Venezia Indiana si racconterà lungo sei decenni, tra rare opere giovanili e celebri capolavori come EAT/DIE, Love is God o The Melville Triptych. The Sweet Mistery, che dà il titolo alla mostra, è uno dei primi dipinti in cui Indiana ha inserito le parole, una pratica che caratterizzerà tutta la sua carriera.
“Con il passare degli anni è sempre più evidente come Bob Indiana sia stato uno dei più grandi artisti della nostra epoca. Aveva la straordinaria capacità di immergersi profondamente nello spirito del suo tempo, realizzando opere complesse, innovative, stratificate e di grande intensità emotiva. È meraviglioso constatare come l'eredità artistica di Bob sia ora riconosciuta alla Biennale di Venezia, dove le sue opere possono essere apprezzate sotto una nuova prospettiva accademica”, ha detto Simon Salama-Caro, direttore di The Robert Indiana Legacy Initiative, che ha collaborato alla realizzazione della mostra accanto allo Yorkshire Sculpture Park.
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Willem de Kooning in his East Hampton Studio, New York, 1971 | Foto: Dan Budnik © 2024 The Estate of Dan Budnik | All Rights Reserved
Tra principali protagonisti dell’Espressionismo astratto e dell’arte americana del XX secolo, de Kooning emigrò clandestinamente negli Stati Uniti dall’Olanda nel 1926. Trentatré anni dopo, per il suo primo viaggio fuori dall’America scelse il Belpaese, dove in seguito sarebbe tornato ripetutamente. La mostra Willem de Kooning e l’Italia indagherà per la prima volta l’impatto di questi soggiorni sulla sua arte, ripercorrendo quasi trent’anni di ricerche. “De Kooning ha sempre affermato, nelle interviste e nella corrispondenza personale, di avere un legame elettivo con l’Italia”, racconta Mario Codognato, curatore del progetto con Gary Garrels: “Le due serie di lavori più significativi eseguiti a Roma, i Black and White Rome Drawings e le sculture, sono state molto importanti nella sua carriera, anche se poco studiate. Ci auguriamo che questa mostra le ricontestualizzi”.
Il 17 aprile, un giorno dopo de Kooning e a tre giorni prima della Biennale, alle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco inaugurerà invece Robert Indiana: the Sweet Mistery, tra gli eventi collaterali della 60° Esposizione Internazionale d’Arte. Negli spazi espositivi di Generali, recentemente restaurati dal Premio Pritzker David Chipperfield, potremo ammirare oltre 40 dipinti e sculture del noto esponente della Pop Art, nella più significativa esposizione mai realizzata su di lui in Italia: un’occasione per conoscerlo a fondo e sotto una nuova luce, lungo un percorso che metterà in evidenza i temi della spiritualità, dell’identità e della condizione umana presenti in tutta la sua opera.
Robert Indiana, Amor e Love, 1966-1999, Scultura, Alluminio policromo, 91.5 × 45.75 × 91.5 cm | Courtesy Galleria d'Arte Maggiore, G.A.M., Bologna, Italia | Foto: ARTE.it
Noto per l’iconica Love - quattro lettere maiuscole che, dal 1964, hanno attraversato il mondo sotto forma di sculture, cartoline e gadget di ogni tipo, arrivando a mettere in ombra il loro autore - a Venezia Indiana si racconterà lungo sei decenni, tra rare opere giovanili e celebri capolavori come EAT/DIE, Love is God o The Melville Triptych. The Sweet Mistery, che dà il titolo alla mostra, è uno dei primi dipinti in cui Indiana ha inserito le parole, una pratica che caratterizzerà tutta la sua carriera.
“Con il passare degli anni è sempre più evidente come Bob Indiana sia stato uno dei più grandi artisti della nostra epoca. Aveva la straordinaria capacità di immergersi profondamente nello spirito del suo tempo, realizzando opere complesse, innovative, stratificate e di grande intensità emotiva. È meraviglioso constatare come l'eredità artistica di Bob sia ora riconosciuta alla Biennale di Venezia, dove le sue opere possono essere apprezzate sotto una nuova prospettiva accademica”, ha detto Simon Salama-Caro, direttore di The Robert Indiana Legacy Initiative, che ha collaborato alla realizzazione della mostra accanto allo Yorkshire Sculpture Park.
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