Un Cammino nel Novecento

Renzo Crivelli, Un Cammino nel Novecento, Palazzo Medici Riccardi, Firenze
Dal 28 Giugno 2012 al 15 Luglio 2012
Firenze
Luogo: Palazzo Medici Riccardi
Indirizzo: via Cavour 3
Orari: 9-18; mercoledì chiuso
Costo del biglietto: intero € 7, ridotto € 4
Telefono per informazioni: +39 055 2754823
E-Mail info: mv.galeazzi@florencemultimedia.it
Sito ufficiale: http://www.palazzo-medici.it
Dal 28 Giugno al 15 luglio 2012 nelle sale espositive del percorso museale di Palazzo Medici Riccardi di Firenze sarà esposte le opere di Renzo Crivelli nella mostra pittorica "Un cammino nel Novecento".
Renzo Crivelli nacque nel 1911 a Sarsina ma si trasferì a Firenze da bambino, con la famiglia. Frequentò l'Accademia di Belle Arti di Firenze ed ebbe il magistero e l'amicizia di Felice Carena a guidarlo nel periodo della formazione.
Prese parte alle mostre sindacali degli anni Trenta fino alla personale tenuta al Lyceum in tempo di guerra. Malgrado il periodo storico drammatico, la sua mostra non passò inssservata: da Giorgio Pasquali che l'accompagnò con uno scritto in catalogo a Roberto Longhi fino alla direzione degli Uffizi, essa fu salutata con entusiasmo dagli esponenti della migliore cultura artistica del tempo.
Dopo il passaggio della guerra, Crivelli fu, con Giorgio La Pira e un gruppo di artisti ed intellettuali, animatore de "Il Chostro Nuovo", un'associazione nata a sostegno della cultura umanistica cristiana nel momento in cui ferveva il dibattito sulla ricostruzione di Firenze e delle città uscite distrutte dallo scempio bellico. Nel 1945 Crivelli fu direttore del periodico di spiritualità, lettere ed arti "Il Chiostro Nuovo".
Crivelli fu insegnante, organizzatore di cultura, decoratore di chiese, architetto. La mostra, curata da Stefano De Rosa, che con Cristina Acidini Luchinat, Graziella Magherini ed i figli Antonio e Stefano Crivelli ha scritto un saggio sulla prima monografia uscita sull'artista per i tipi di Nicomp, mette in luce l'opera di Renzo Crivellii come pittore.
Si tratta di un'opera che, dal clima novecentista delle prime opere, si sposta verso un'arte nella quale l'idillio s'incrina e lasca spazio all'inquietudine, all'interrogativo pressante sul senso della vita umana.
La mostra presenta ritratti, d'intensa severità formale e di grande rilievo sul piano dello studio psicologico dei personaggi, paesaggi, dipinti di soggetto simbolico.
Renzo Crivelli si sposò con la scultrice americana Katherine Lester nel 1939. Fu un uomo sereno ma combattivo, attento a non dissipare il dono dell'arte, da lui concepita come strumento per avvicinarsi alla bellezza e alla purezza.
Si spense a Firenze il 19 luglio 1997.
Renzo Crivelli ha recato alla storia artistica del Novecento toscano un contributo prezioso: ha mostrato la perenne modernità della tradizione e ha indicato come la moralità e il rigore interiore non siano solo qualità dell'individuo ma formino la materia di cui la pittura si nutre.
Da Pietro Annigoni, Crivelli aveva ricevuto la ricetta per una tempera grassa che consentiva preziosità tecniche con la pittura a olio. Tali preziosità consistevano nella possibilità di ritornare continuamente sul dipinto senza stancarlo, a differenza di quanto accade con la diluizione con acqua ragia nella pittura ad olio.
Il figlio Stefano ha ricordato come la "cerimonia della preparazione dei colori" fosse attraversata da un profumo piacevole misto di ginepro e di aromi dolciastri, perchè nella tempera grassa c'era oltre al tuorlo d'uovo, una resina che profumava di pino, burro di cacao ed anche un liquore distillato trasparente tipo gin o grappa. Quest'aria piacevole, l'odore gradevole che emana lo studio e si deposita sui quadri, è una memoria che i figli hanno conservato.
Renzo Crivelli nacque nel 1911 a Sarsina ma si trasferì a Firenze da bambino, con la famiglia. Frequentò l'Accademia di Belle Arti di Firenze ed ebbe il magistero e l'amicizia di Felice Carena a guidarlo nel periodo della formazione.
Prese parte alle mostre sindacali degli anni Trenta fino alla personale tenuta al Lyceum in tempo di guerra. Malgrado il periodo storico drammatico, la sua mostra non passò inssservata: da Giorgio Pasquali che l'accompagnò con uno scritto in catalogo a Roberto Longhi fino alla direzione degli Uffizi, essa fu salutata con entusiasmo dagli esponenti della migliore cultura artistica del tempo.
Dopo il passaggio della guerra, Crivelli fu, con Giorgio La Pira e un gruppo di artisti ed intellettuali, animatore de "Il Chostro Nuovo", un'associazione nata a sostegno della cultura umanistica cristiana nel momento in cui ferveva il dibattito sulla ricostruzione di Firenze e delle città uscite distrutte dallo scempio bellico. Nel 1945 Crivelli fu direttore del periodico di spiritualità, lettere ed arti "Il Chiostro Nuovo".
Crivelli fu insegnante, organizzatore di cultura, decoratore di chiese, architetto. La mostra, curata da Stefano De Rosa, che con Cristina Acidini Luchinat, Graziella Magherini ed i figli Antonio e Stefano Crivelli ha scritto un saggio sulla prima monografia uscita sull'artista per i tipi di Nicomp, mette in luce l'opera di Renzo Crivellii come pittore.
Si tratta di un'opera che, dal clima novecentista delle prime opere, si sposta verso un'arte nella quale l'idillio s'incrina e lasca spazio all'inquietudine, all'interrogativo pressante sul senso della vita umana.
La mostra presenta ritratti, d'intensa severità formale e di grande rilievo sul piano dello studio psicologico dei personaggi, paesaggi, dipinti di soggetto simbolico.
Renzo Crivelli si sposò con la scultrice americana Katherine Lester nel 1939. Fu un uomo sereno ma combattivo, attento a non dissipare il dono dell'arte, da lui concepita come strumento per avvicinarsi alla bellezza e alla purezza.
Si spense a Firenze il 19 luglio 1997.
Renzo Crivelli ha recato alla storia artistica del Novecento toscano un contributo prezioso: ha mostrato la perenne modernità della tradizione e ha indicato come la moralità e il rigore interiore non siano solo qualità dell'individuo ma formino la materia di cui la pittura si nutre.
Da Pietro Annigoni, Crivelli aveva ricevuto la ricetta per una tempera grassa che consentiva preziosità tecniche con la pittura a olio. Tali preziosità consistevano nella possibilità di ritornare continuamente sul dipinto senza stancarlo, a differenza di quanto accade con la diluizione con acqua ragia nella pittura ad olio.
Il figlio Stefano ha ricordato come la "cerimonia della preparazione dei colori" fosse attraversata da un profumo piacevole misto di ginepro e di aromi dolciastri, perchè nella tempera grassa c'era oltre al tuorlo d'uovo, una resina che profumava di pino, burro di cacao ed anche un liquore distillato trasparente tipo gin o grappa. Quest'aria piacevole, l'odore gradevole che emana lo studio e si deposita sui quadri, è una memoria che i figli hanno conservato.
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