Pietro Weber. Sentinelle
Dal 13 Agosto 2013 al 30 Settembre 2013
Domodossola | Verbano-Cusio-Ossola
Luogo: Museo Immaginario
Indirizzo: via Mellerio 2
Orari: 11-13
Telefono per informazioni: +39 339 3294909
E-Mail info: museoimmaginario@hotmail.it
Sito ufficiale: http://museoimmaginario.blogspot.it
“C’è qualcosa d’antico e di nuovo insieme, nelle sculture ceramiche di Pietro Weber. Ammirando queste fascinose, e misteriose, terrecotte invetriate in alcuni casi ci sovviene il ricordo della Dea dei Serpenti. La statuetta in ceramica policroma, alta soltanto 34 centimetri, ritrovata nel Tesoro del Tempio di Cnosso sull’isola di Creta; un reperto archeologico dell’Epoca Minoica Neopalaziale, databile al 1750 avanti Cristo. Una deliziosa figurina femminile che, quando noi eravamo studenti del liceo, trovavamo molto sensuale (addirittura sexy) perché la dea alzando entrambe le braccia e brandendo a mezz’aria i due serpentelli saettanti, nel compiere quel gesto rituale, ostentava i seni tondi e ben torniti che sbocciavano da un elegante corpetto molto attillato, sotto al quale si apriva un’ampia gonna a balze, lunga fino ai piedi.
Pietro Weber reinterpreta più volte quest’icona in chiave contemporanea, dando al volto l’aspetto di una bambolina da teatro dei pupi, e trasformandone la gonna in un cono d’acini ceramici, evocativi di una fertilità affollata da tante uova.
A questa compositività che mescola e fonde tradizioni antiche con una disincantata e gioiosa Weltanschauung post-moderna, Weber aggiunge lontani echi di sculture e culture orientali, dall’India alla Birmania, ma anche tipologie e iconografie coroplastiche tipiche dell’Anatolia, della Dacia, dei Cleti e soprattutto dei Reti, “popolazioni che più di 2000 anni fa abitavano i confini dell’Impero Romano”, come scrive il più affezionato e preparato mentore di Weber, il critico d’arte trentino Marcello Nebl. Ma ci sono anche altre evocazioni che spaziano dall’Africa Nera ai buccheri etruschi, dai vasi canopici egizi alle urne cinerarie barbariche, per arrivare fino al neoprimitivismo di certe teste stilizzate alla Modigliani. Weber tutto questo suggella con un’originale e autonoma scelta stilistica connotata dall’uso virtuosistico dei colori invetriati, quasi sempre a monocromo, dal rosso cadmio al verde smeraldo, dall’azzurro turchese al giallo. Colori vividi stesi su queste quelle sculture plasmate a mano, lasciando ben visibile l’imprecisione del gesto e certe volute sbavature di colore, sotto il quale la terracotta grezza affiora come colore essa stessa, in un’esaltazione di questa materia primigenia, vera e propria plastica dell’antichità, fragile e duttile e nel contempo dura e durevole come la pietra, elegante nella sua adattabilità, e utilissima nelle sue tante forme di funzionalità.
Anche se queste opere sono fatte per non servire a nulla, né a contenere liquidi né tantomeno alimenti, ma l’unica loro vera specificità è la bellezza, ricercata in un elegante calembour di aggetti, di anse sinuose, di beccucci, bugnati e modellati spericolati con fossero sottili fili metallici o di bronzo fuso”.
“In tutto ciò, Weber, usa sempre uno stile colorato e giocoso, l’esatto opposto di certa criptica e ostica arte contemporanea elitariamente iperconcettuale. Tanto che queste sue “Sentinelle” sembrano sorvegliare il presente con i piedi e le radici saldamente affondate in un lontano passato archeologico, ma hanno gli occhi puntati verso il futuro che si apre davanti a Noi”.
Pietro Weber reinterpreta più volte quest’icona in chiave contemporanea, dando al volto l’aspetto di una bambolina da teatro dei pupi, e trasformandone la gonna in un cono d’acini ceramici, evocativi di una fertilità affollata da tante uova.
A questa compositività che mescola e fonde tradizioni antiche con una disincantata e gioiosa Weltanschauung post-moderna, Weber aggiunge lontani echi di sculture e culture orientali, dall’India alla Birmania, ma anche tipologie e iconografie coroplastiche tipiche dell’Anatolia, della Dacia, dei Cleti e soprattutto dei Reti, “popolazioni che più di 2000 anni fa abitavano i confini dell’Impero Romano”, come scrive il più affezionato e preparato mentore di Weber, il critico d’arte trentino Marcello Nebl. Ma ci sono anche altre evocazioni che spaziano dall’Africa Nera ai buccheri etruschi, dai vasi canopici egizi alle urne cinerarie barbariche, per arrivare fino al neoprimitivismo di certe teste stilizzate alla Modigliani. Weber tutto questo suggella con un’originale e autonoma scelta stilistica connotata dall’uso virtuosistico dei colori invetriati, quasi sempre a monocromo, dal rosso cadmio al verde smeraldo, dall’azzurro turchese al giallo. Colori vividi stesi su queste quelle sculture plasmate a mano, lasciando ben visibile l’imprecisione del gesto e certe volute sbavature di colore, sotto il quale la terracotta grezza affiora come colore essa stessa, in un’esaltazione di questa materia primigenia, vera e propria plastica dell’antichità, fragile e duttile e nel contempo dura e durevole come la pietra, elegante nella sua adattabilità, e utilissima nelle sue tante forme di funzionalità.
Anche se queste opere sono fatte per non servire a nulla, né a contenere liquidi né tantomeno alimenti, ma l’unica loro vera specificità è la bellezza, ricercata in un elegante calembour di aggetti, di anse sinuose, di beccucci, bugnati e modellati spericolati con fossero sottili fili metallici o di bronzo fuso”.
“In tutto ciò, Weber, usa sempre uno stile colorato e giocoso, l’esatto opposto di certa criptica e ostica arte contemporanea elitariamente iperconcettuale. Tanto che queste sue “Sentinelle” sembrano sorvegliare il presente con i piedi e le radici saldamente affondate in un lontano passato archeologico, ma hanno gli occhi puntati verso il futuro che si apre davanti a Noi”.
SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI
-
Dal 16 novembre 2024 al 11 maggio 2025
Asti | Palazzo Mazzetti
Escher
-
Dal 16 novembre 2024 al 08 dicembre 2024
Venezia | Arsenale Nord
ARTE LAGUNA PRIZE. Mostra dei finalisti della 18ᵃ e 19ᵃ edizione
-
Dal 16 novembre 2024 al 09 febbraio 2025
Milano | Museo Diocesano Carlo Maria Martini
Giovanni Chiaramonte. Realismo infinito
-
Dal 16 novembre 2024 al 16 dicembre 2024
Bologna | Collezioni Comunali d'Arte Palazzo d'Accursio
Alex Trusty. Contemporary Museum Watching
-
Dal 31 ottobre 2024 al 24 febbraio 2025
Milano | Fondazione Prada
Meriem Bennani. For My Best Family
-
Dal 31 ottobre 2024 al 02 febbraio 2025
Arezzo | Galleria d’Arte Contemporanea / Sala Sant’Ignazio
Vasari. Il Teatro delle Virtù