Sulle orme di san Michele Arcangelo. Pellegrini e devoti nell’arte
Dal 29 Luglio 2022 al 12 Febbraio 2023
Ascoli Piceno
Luogo: Pinacoteca Civica, Ascoli Piceno / Palazzetto Baviera, Senigallia
Indirizzo: Sedi varie
Orari: Ascoli Piceno: dal martedì alla domenica 10-19
Curatori: Stefano Papetti
Enti promotori:
- Regione Marche
- Comuni di Loreto - Ascoli Piceno - Senigallia
Costo del biglietto: Ascoli Piceno: 8 euro intero, 5 euro ridotto
Telefono per informazioni: +39 0736 298213
E-Mail info: info@ascolimusei.it
La mostra Sulle orme di san Michele Arcangelo. Pellegrini e devoti nell’arte è un percorso espositivo itinerante a cura di Stefano Papetti promosso dalla Regione Marche e dai Comuni di Loreto, Ascoli Piceno e Senigallia che ospitano le tre tappe della mostra e realizzato da Artifex International.
I pellegrini ed i devoti che in grande numero percorrevano gli itinerari di fede europei sono stati più volte rappresentati dagli artisti che ne hanno messo in evidenza le particolarità dell’abbigliamento, con i segni caratteristici dell’avvenuto pellegrinaggio che consentiva di riconoscerli. I santi invocati durante il percorso, come san Rocco e san Giacomo maggiore, venivano dunque effigiati dagli artisti con le vesti tipiche dei pellegrini al pari dei santi che nel Medioevo avevano portato la parola di Cristo in luoghi lontani e pericolosi, come san Giacomo della Marca raffigurato sempre con il bordone.
La mostra vuole rendere omaggio a questo particolare legame e attingendo ad un ricco patrimonio iconografico si è selezionato un nucleo di opere, in un percorso tematico che mette in risalto alcuni elementi particolari, come l’abito caratteristico dei pellegrini e le insegne esibite per certificare di aver intrapreso il viaggio verso i remoti luoghi santi.
Si tratta per la maggior parte di opere provenienti dalle collezioni civiche marchigiane, dove non mancano capolavori di autori come Antonio da Fabriano, Pietro Alamanno, Francesco Guerrieri, Pietro Liberi e Ferdinand Voet che tra il XV e il XVII secolo hanno testimoniato questo fenomeno di culto, dedicando le rappresentazioni soprattutto a san Giacomo Maggiore e san Rocco, patroni dei pellegrini, e illustrando l’abbigliamento tipico dei devoti sia prima che dopo il periodo della Controriforma. Maria Giuseppina Muzzarelli per la prima volta studia infatti le caratteristiche delle vesti che connotano i pellegrini consentendo di riconoscerli durante il tragitto da loro itinerario.
Nel percorso sono esposti anche alcuni importanti stendardi processionali conservati nelle Marche, a testimonianza di oggetti che erano fondamentali per il culto e che rappresentano anche un genere pittorico di grande impegno, la cui realizzazione era resa nota già dal celebre trattato di Cennino Cennini nel XIV secolo.
Questo percorso è iniziato non a caso a Loreto, dove il santuario mariano venne riconosciuto nel 1520 come centro di pellegrinaggio universale al pari di Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela, richiamando così fedeli da tutto il mondo.
Dopo la prima tappa di Loreto, dal 29 luglio la mostra si sposta ad Ascoli Piceno e sarà caratterizzata da un focus di approfondimento legato alla devozione territoriale, in omaggio al culto micaelico presente fin dal tempo dei Longobardi: saranno esposti importanti dipinti e sculture medievali, rinascimentali e barocche che testimoniano la devozione popolare verso la figura di san Michele Arcangelo. L’itinerario, che partendo da Mont Saint-Michel passa in Piemonte per la Sacra di san Michele e giunge sino al santuario di san Michele Arcangelo nel Gargano, tocca infatti anche la città di Ascoli ed il territorio Piceno, come attestano vari edifici di culto medievali dedicati all’angelo guerriero. Un itinerario di fede ripercorso grazie agli studi di Maria Elma Grelli che ha ricostruito le vicende del culto micaelico nel Piceno, mentre Giovanni Morello ha indagato le complesse vicende iconografiche legate all’angelo guerriero in Oriente e in Occidente.
Fra le opere che giungeranno ad Ascoli Piceno si segnala la tela del seicentista Francesco Cozza, recentemente rinvenuta a Roma presso un convento dove era stata nascosta sotto un dipinto moderno affinchè le monache non fossero turbate dalla visione del demonio nudo sconfitto da un atletico san Michele Arcangelo.
Inoltre la persistenza nelle Marche meridionali del culto micaelico è testimoniata anche dall’opera del maggiore artista piceno del Novecento, Osvaldo Licini, che a partire dalla tela del 1919 intitolata “Arcangelo” – che sarà esposta in mostra - si è dedicato ad approfondire questo tema sino ad elaborare le celeberrime icone degli Angeli Ribelli che riassumono in loro il contrasto fra il Bene e il Male.
"Questo progetto espositivo, sostenuto dalla Regione Marche” - commenta l'assessore alla Cultura Giorgia Latini – “attraversa parte della storia della produzione artistica ponendo l'attenzione su aspetti peculiari e pieni di fascino come la grande devozione dei pellegrini raccontata nelle immagini e la figura di San Michele Arcangelo, il difensore della fede che è anche protettore della Polizia di Stato. Accostare i pellegrini, i cui viaggi erano pieni di rischi e attentavano la vita stessa e il santo che per eccellenza combatte il male, significa avviare una riflessione per il tramite dell'arte anche sul presente, su come anche oggi la sfida del bene non sia priva di costi e su che cosa ci spinga ad accettarla. Ma significa anche risalire il passato e la grande tradizione che il culto cattolico ha lasciato nella nostra Regione, con una traccia che per importanza può essere affiancata a Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela".
I pellegrini ed i devoti che in grande numero percorrevano gli itinerari di fede europei sono stati più volte rappresentati dagli artisti che ne hanno messo in evidenza le particolarità dell’abbigliamento, con i segni caratteristici dell’avvenuto pellegrinaggio che consentiva di riconoscerli. I santi invocati durante il percorso, come san Rocco e san Giacomo maggiore, venivano dunque effigiati dagli artisti con le vesti tipiche dei pellegrini al pari dei santi che nel Medioevo avevano portato la parola di Cristo in luoghi lontani e pericolosi, come san Giacomo della Marca raffigurato sempre con il bordone.
La mostra vuole rendere omaggio a questo particolare legame e attingendo ad un ricco patrimonio iconografico si è selezionato un nucleo di opere, in un percorso tematico che mette in risalto alcuni elementi particolari, come l’abito caratteristico dei pellegrini e le insegne esibite per certificare di aver intrapreso il viaggio verso i remoti luoghi santi.
Si tratta per la maggior parte di opere provenienti dalle collezioni civiche marchigiane, dove non mancano capolavori di autori come Antonio da Fabriano, Pietro Alamanno, Francesco Guerrieri, Pietro Liberi e Ferdinand Voet che tra il XV e il XVII secolo hanno testimoniato questo fenomeno di culto, dedicando le rappresentazioni soprattutto a san Giacomo Maggiore e san Rocco, patroni dei pellegrini, e illustrando l’abbigliamento tipico dei devoti sia prima che dopo il periodo della Controriforma. Maria Giuseppina Muzzarelli per la prima volta studia infatti le caratteristiche delle vesti che connotano i pellegrini consentendo di riconoscerli durante il tragitto da loro itinerario.
Nel percorso sono esposti anche alcuni importanti stendardi processionali conservati nelle Marche, a testimonianza di oggetti che erano fondamentali per il culto e che rappresentano anche un genere pittorico di grande impegno, la cui realizzazione era resa nota già dal celebre trattato di Cennino Cennini nel XIV secolo.
Questo percorso è iniziato non a caso a Loreto, dove il santuario mariano venne riconosciuto nel 1520 come centro di pellegrinaggio universale al pari di Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela, richiamando così fedeli da tutto il mondo.
Dopo la prima tappa di Loreto, dal 29 luglio la mostra si sposta ad Ascoli Piceno e sarà caratterizzata da un focus di approfondimento legato alla devozione territoriale, in omaggio al culto micaelico presente fin dal tempo dei Longobardi: saranno esposti importanti dipinti e sculture medievali, rinascimentali e barocche che testimoniano la devozione popolare verso la figura di san Michele Arcangelo. L’itinerario, che partendo da Mont Saint-Michel passa in Piemonte per la Sacra di san Michele e giunge sino al santuario di san Michele Arcangelo nel Gargano, tocca infatti anche la città di Ascoli ed il territorio Piceno, come attestano vari edifici di culto medievali dedicati all’angelo guerriero. Un itinerario di fede ripercorso grazie agli studi di Maria Elma Grelli che ha ricostruito le vicende del culto micaelico nel Piceno, mentre Giovanni Morello ha indagato le complesse vicende iconografiche legate all’angelo guerriero in Oriente e in Occidente.
Fra le opere che giungeranno ad Ascoli Piceno si segnala la tela del seicentista Francesco Cozza, recentemente rinvenuta a Roma presso un convento dove era stata nascosta sotto un dipinto moderno affinchè le monache non fossero turbate dalla visione del demonio nudo sconfitto da un atletico san Michele Arcangelo.
Inoltre la persistenza nelle Marche meridionali del culto micaelico è testimoniata anche dall’opera del maggiore artista piceno del Novecento, Osvaldo Licini, che a partire dalla tela del 1919 intitolata “Arcangelo” – che sarà esposta in mostra - si è dedicato ad approfondire questo tema sino ad elaborare le celeberrime icone degli Angeli Ribelli che riassumono in loro il contrasto fra il Bene e il Male.
"Questo progetto espositivo, sostenuto dalla Regione Marche” - commenta l'assessore alla Cultura Giorgia Latini – “attraversa parte della storia della produzione artistica ponendo l'attenzione su aspetti peculiari e pieni di fascino come la grande devozione dei pellegrini raccontata nelle immagini e la figura di San Michele Arcangelo, il difensore della fede che è anche protettore della Polizia di Stato. Accostare i pellegrini, i cui viaggi erano pieni di rischi e attentavano la vita stessa e il santo che per eccellenza combatte il male, significa avviare una riflessione per il tramite dell'arte anche sul presente, su come anche oggi la sfida del bene non sia priva di costi e su che cosa ci spinga ad accettarla. Ma significa anche risalire il passato e la grande tradizione che il culto cattolico ha lasciato nella nostra Regione, con una traccia che per importanza può essere affiancata a Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela".
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