Jack White / White Stripes: American Roots
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Jack White / White Stripes: American Roots, ONO Arte Contemporanea, Bologna
Dal 19 Giugno 2014 al 13 Settembre 2014
Bologna
Luogo: ONO Arte Contemporanea
Indirizzo: via S. Margherita 10
Orari: da martedì a sabato 10-13 / 15-21.30
Curatori: ONO Arte
Enti promotori:
- Comune di Bologna
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 051 262465
ONO arte contemporanea presenta JACK WHITE | WHITE STRIPES: American Roots un viaggio fotografico all’interno della vita e della carriera di uno dei musicisti e autori più eclettici e ricchi della storia della musica recente.
Cantante, polistrumentista, produttore discografico John Anthony Gillis, in arte Jack White, è diventato noto al grande pubblico con la band White Stripes fondata nel 1997 assieme alla moglie Meg White (di cui aveva assunto il cognome l’anno prima). Il gruppo si distingue da subito per il suo suono alternativo che mischia il garage rock alle radici blues americane partendo da influenze come Son House o Robert Johnson, per approdare alla violenza proto punk di band della nativa Detroit come gli MC5 e gli Stooges passando dai ritmi della tradizione Country come Hank Williams e Loretta Lynn. Jack White ha però sempre dichiarato che la sua prima fonte d’ispirazione, per cui provava una tal venerazione da poterlo considerare il suo terzo padre (assieme a Dio e al padre naturale), era Bob Dylan. Tutti questi elementi configurano Jack White come musicista dalle profonde radici nella tradizione musicale americana, che di fatto ha proseguito anche nella scelta dei molteplici strumenti (alcuni decisamente classici ed insoliti per un musicista Rock quali il mandolino, il tamburello o il piano classico) effetti e distorsioni vintage.
Se tutto questo ha contribuito per far diventare in breve tempo Jack White uno dei simboli della musica americana con collaborazioni importanti anche durante la sua carriera da solista, il cantante di Detroit si è imposto anche nell’immaginario contemporaneo per non meno importanti elementi visivi: ogni apparizione pubblica, ogni copertina e ogni performance live prevedeva per il gruppo l’utilizzo dello schema colore bianco/nero/rosso, dagli abiti ed elementi scenici fino agli strumenti. White portò avanti questo gioco di colori anche nella sua carriera da solista e nelle collaborazioni con gli altri suoi due gruppi (i Raconteurs e i Dead Weather) sostituendo però al colore rosso il blu. É evidente quindi come Jack White susciti fascinazione su molti artisti e che si presti ad essere ampiamente immortalato, come documenta il gran numero di fotografi internazionali che hanno scelto lui non solo come soggetto “da copertina” ma anche per la sua personalità di fine scrittore e compositore dotato di una presenza scenica magnetica.
In mostra saranno presenti anche le foto di Kevin Westenberg e, in esclusiva mondiale, anche l'ultimo servizio realizzato per Mojo in occasione dell'uscita del loro ultimo disco, prevista per il 9 giugno. La mostra (19 giugno – 13 settembre 2014) si compone di 45 scatti di Cambridge Jones, Patrick Pantano, Ewen Spencer, Michael Yurick, Pieter Van Hattem, Kevin Westenberg e Andy Willsher.
Cantante, polistrumentista, produttore discografico John Anthony Gillis, in arte Jack White, è diventato noto al grande pubblico con la band White Stripes fondata nel 1997 assieme alla moglie Meg White (di cui aveva assunto il cognome l’anno prima). Il gruppo si distingue da subito per il suo suono alternativo che mischia il garage rock alle radici blues americane partendo da influenze come Son House o Robert Johnson, per approdare alla violenza proto punk di band della nativa Detroit come gli MC5 e gli Stooges passando dai ritmi della tradizione Country come Hank Williams e Loretta Lynn. Jack White ha però sempre dichiarato che la sua prima fonte d’ispirazione, per cui provava una tal venerazione da poterlo considerare il suo terzo padre (assieme a Dio e al padre naturale), era Bob Dylan. Tutti questi elementi configurano Jack White come musicista dalle profonde radici nella tradizione musicale americana, che di fatto ha proseguito anche nella scelta dei molteplici strumenti (alcuni decisamente classici ed insoliti per un musicista Rock quali il mandolino, il tamburello o il piano classico) effetti e distorsioni vintage.
Se tutto questo ha contribuito per far diventare in breve tempo Jack White uno dei simboli della musica americana con collaborazioni importanti anche durante la sua carriera da solista, il cantante di Detroit si è imposto anche nell’immaginario contemporaneo per non meno importanti elementi visivi: ogni apparizione pubblica, ogni copertina e ogni performance live prevedeva per il gruppo l’utilizzo dello schema colore bianco/nero/rosso, dagli abiti ed elementi scenici fino agli strumenti. White portò avanti questo gioco di colori anche nella sua carriera da solista e nelle collaborazioni con gli altri suoi due gruppi (i Raconteurs e i Dead Weather) sostituendo però al colore rosso il blu. É evidente quindi come Jack White susciti fascinazione su molti artisti e che si presti ad essere ampiamente immortalato, come documenta il gran numero di fotografi internazionali che hanno scelto lui non solo come soggetto “da copertina” ma anche per la sua personalità di fine scrittore e compositore dotato di una presenza scenica magnetica.
In mostra saranno presenti anche le foto di Kevin Westenberg e, in esclusiva mondiale, anche l'ultimo servizio realizzato per Mojo in occasione dell'uscita del loro ultimo disco, prevista per il 9 giugno. La mostra (19 giugno – 13 settembre 2014) si compone di 45 scatti di Cambridge Jones, Patrick Pantano, Ewen Spencer, Michael Yurick, Pieter Van Hattem, Kevin Westenberg e Andy Willsher.
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