Patrick Dalli. Dermografie

Galleria Civica d'Arte Moderna Palazzo Collicola, Spoleto (PG)
Dal 28 Marzo 2015 al 31 Maggio 2015
Spoleto | Perugia
Luogo: Galleria Civica d'Arte Moderna Palazzo Collicola
Indirizzo: piazza Collicola 1
Orari: tutti i giorni 10.30-13.00 e 14.30-17.30
Costo del biglietto: intero € 4, ridotto € 2
Telefono per informazioni: +39 0743 238920
E-Mail info: gcamspoleto@virgilio.it
Sito ufficiale: http://www.comunespoleto.gov.it/
Malta. Un’isola nel Mediterraneo. Un luogo di densità archeologiche e transiti umani. Una realtà storica al centro di una geopolitica inquieta. A Malta esiste una luce speciale che si diffonde in modo omogeneo, creando riverberi morbidi sul colore della pietra locale, sui rossi della terra, su una vegetazione bassa e grassa che ricorda il Salento e il Messico. La geografia sinuosa, le muraglie simili a cuciture sul territorio, i porti naturali che si distendono come respiri verso l’orizzonte, la Mdina con i palazzi dal sapore aristocratico e le pavimentazioni lucide: c’è una dimensione organica del luogo, come se l’isola fosse un corpo disteso nel mare, una mater che accoglie sotto il sole caldo della sua latitudine. A Malta spicca un tono del giallo mescolato al marrone, un impasto di fieno, sabbia e sole che è la pelle luminosa dell’isola, la sua identità che somiglia al colore della pelle umana, baciata morbidamente dal sole d’inverno. Un’isola femmina, portatrice sana di eros naturale, accogliente, decisa nella sua personalità, aperta al dialogo per spirito antropologico. Come direbbero in molti, una donna a tutti gli effetti. Anche il nome, Malta, scivola liricamente come un invito verso il cielo, dove le altezze reinventano la sensualità e danno al femminile la misura della creazione.
La mostra per Palazzo Collicola Arti Visive non è solo solo un viaggio cronologico dei quadri ma anche un racconto immaginario, fatto d’incontri fatali, di emozioni e rivelazioni. Le diverse presenze femminili, conoscenti o amiche dell’artista, ricreano su tela l’arco temporale di una carriera, oltre quindici anni di relazione privilegiata tra corpo e pennello. La sequenza di opere ha una doppia cronologia: quella del momento in cui la tela è stata dipinta e quella in cui la figura si muove davanti a noi, così da mescolare l’ordine temporale con lo spazio dei sentimenti.
Le sue dermografie pittoriche calibrano la silhouette come fosse un’isola umana, un apparato complesso che bilancia magicamente carne e spirito. Eros e pensiero si fondono in una singolarità che richiama Lucian Freud, Francis Bacon, Egon Schiele, Gustav Klimt e tutti quei maestri che denudavano il corpo per rivelarne le espressioni interiori. Dalli parla con loro, ne prende porzioni per ricomporle nel prisma del suo occhio chirurgico. Li cita senza citarli, convinto che non esista arte senza padri acquisiti. Le loro lezioni sono l’educazione necessaria di cui ogni figlio ha bisogno per crescere. E diventare uomo, disegnando la propria mappa, le rotte privilegiate, gli approdi migliori del viaggio estetico.
Patrick Dalli ci conferma un dato: che la nudità resta un detonatore rivoluzionario. Accompagna la natura artistica da sempre, in un certo senso il corpo nudo rappresenta simbolicamente la stessa pittura, quasi fosse uno scheletro atavico della creazione, la traccia divinatoria, il soffio sacro. Per tale ragione è la bellezza femminile l’apice della contemporaneità. E’ la donna dipinta l’unica dea terrena che possiamo carezzare e possedere coi nostri occhi: ieri, oggi e in ogni futuro domani.
La mostra per Palazzo Collicola Arti Visive non è solo solo un viaggio cronologico dei quadri ma anche un racconto immaginario, fatto d’incontri fatali, di emozioni e rivelazioni. Le diverse presenze femminili, conoscenti o amiche dell’artista, ricreano su tela l’arco temporale di una carriera, oltre quindici anni di relazione privilegiata tra corpo e pennello. La sequenza di opere ha una doppia cronologia: quella del momento in cui la tela è stata dipinta e quella in cui la figura si muove davanti a noi, così da mescolare l’ordine temporale con lo spazio dei sentimenti.
Le sue dermografie pittoriche calibrano la silhouette come fosse un’isola umana, un apparato complesso che bilancia magicamente carne e spirito. Eros e pensiero si fondono in una singolarità che richiama Lucian Freud, Francis Bacon, Egon Schiele, Gustav Klimt e tutti quei maestri che denudavano il corpo per rivelarne le espressioni interiori. Dalli parla con loro, ne prende porzioni per ricomporle nel prisma del suo occhio chirurgico. Li cita senza citarli, convinto che non esista arte senza padri acquisiti. Le loro lezioni sono l’educazione necessaria di cui ogni figlio ha bisogno per crescere. E diventare uomo, disegnando la propria mappa, le rotte privilegiate, gli approdi migliori del viaggio estetico.
Patrick Dalli ci conferma un dato: che la nudità resta un detonatore rivoluzionario. Accompagna la natura artistica da sempre, in un certo senso il corpo nudo rappresenta simbolicamente la stessa pittura, quasi fosse uno scheletro atavico della creazione, la traccia divinatoria, il soffio sacro. Per tale ragione è la bellezza femminile l’apice della contemporaneità. E’ la donna dipinta l’unica dea terrena che possiamo carezzare e possedere coi nostri occhi: ieri, oggi e in ogni futuro domani.
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