Generation Gap
Dal 09 Marzo 2013 al 22 Marzo 2013
Pescara
Luogo: Palazzo Ferrini
Indirizzo: via Falcone e Borsellino 38
Orari: da lunedì a venerdì 9-13/ 16-20 e su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 085 9112091
E-Mail info: maaacnocciano@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.he5.it
Il secondo appuntamento presso lo spazio espositivo He5 di Pescara, coordinato dal MAAAC di Nocciano, vede coinvolti due artisti appartenenti a generazioni differenti: il maestro Angelo Colangelo e il giovane Marco Flamminio.
Angelo Colangelo non ha bisogno di presentazioni ed è sufficiente affermare che è uno dei più grandi protagonisti dell’arte abruzzese contemporanea riconosciuto a livello internazionale per via della sua instancabile ricerca in ambito concettuale.
Marco Flamminio, pur essendo un giovane autore, nel giro di pochi anni si è imposto per il suo lavoro post-produttivo che attinge a piene mani nelle grandi rivoluzioni dell’arte contemporanea attraverso svariati processi di riconversione atti a provocare la provocazione.
Due personalità affascinanti che con il loro incontro nel prestigioso spazio pescarese hanno dato vita all’operazione espositiva denominata Generation Gap.
Il confronto non vuole mostrare le differenze o le distanze tra i due “pensatori”, ma sottolineare il fil rouge che li unisce su un ambito di ricerca che ha origini lontane, ma che tutt’oggi appare estremamente vivo e stimolante.
Ci si riferisce al rapporto con lo spazio e con il tempo che i due autori si divertono a contenere, amplificare, trattenere, dilagare, ricucire, espandere, riconquistare, liberare, conservare e violentare.
E’ una necessità che contraddistingue il lavoro di Angelo Colangelo sempre attento a descrivere la condizione umana attraverso quel minimalismo drammatico, in cui è evidente quell’angosciosa caducità della vita: elemento imprescindibile della sua produzione dove l’uomo è sempre usato come segno profetico di vanitas.
In Marco Flamminio la relazione tra spazio e tempo è ripristinata attraverso un atto “osceno”: l’autore, infatti con manualità certosina ricuce i tagli che in passato Lucio Fontana aveva inflitto alla tela.
Il giovane artista riconsegna al quadro una sorta di purezza virginale perché vuole essere lui il primo a penetrare un luogo incontaminato, vuole essere lui a provare l’esperienza caustica della profanazione e perché vuole essere lui l’interprete di un’innovazione.
La mostra curata da Ivan D’Alberto, direttore del MAAAC, sarà inaugurata venerdì 8 marzo alle ore 19 e saranno presenti oltre agli artisti anche i co-autori dell’operazione culturale: Sibilla Panerai storico dell’arte e membro del cts del MAAAC e Antonio Cipriani architetto e membro del gruppo He5.
Angelo Colangelo non ha bisogno di presentazioni ed è sufficiente affermare che è uno dei più grandi protagonisti dell’arte abruzzese contemporanea riconosciuto a livello internazionale per via della sua instancabile ricerca in ambito concettuale.
Marco Flamminio, pur essendo un giovane autore, nel giro di pochi anni si è imposto per il suo lavoro post-produttivo che attinge a piene mani nelle grandi rivoluzioni dell’arte contemporanea attraverso svariati processi di riconversione atti a provocare la provocazione.
Due personalità affascinanti che con il loro incontro nel prestigioso spazio pescarese hanno dato vita all’operazione espositiva denominata Generation Gap.
Il confronto non vuole mostrare le differenze o le distanze tra i due “pensatori”, ma sottolineare il fil rouge che li unisce su un ambito di ricerca che ha origini lontane, ma che tutt’oggi appare estremamente vivo e stimolante.
Ci si riferisce al rapporto con lo spazio e con il tempo che i due autori si divertono a contenere, amplificare, trattenere, dilagare, ricucire, espandere, riconquistare, liberare, conservare e violentare.
E’ una necessità che contraddistingue il lavoro di Angelo Colangelo sempre attento a descrivere la condizione umana attraverso quel minimalismo drammatico, in cui è evidente quell’angosciosa caducità della vita: elemento imprescindibile della sua produzione dove l’uomo è sempre usato come segno profetico di vanitas.
In Marco Flamminio la relazione tra spazio e tempo è ripristinata attraverso un atto “osceno”: l’autore, infatti con manualità certosina ricuce i tagli che in passato Lucio Fontana aveva inflitto alla tela.
Il giovane artista riconsegna al quadro una sorta di purezza virginale perché vuole essere lui il primo a penetrare un luogo incontaminato, vuole essere lui a provare l’esperienza caustica della profanazione e perché vuole essere lui l’interprete di un’innovazione.
La mostra curata da Ivan D’Alberto, direttore del MAAAC, sarà inaugurata venerdì 8 marzo alle ore 19 e saranno presenti oltre agli artisti anche i co-autori dell’operazione culturale: Sibilla Panerai storico dell’arte e membro del cts del MAAAC e Antonio Cipriani architetto e membro del gruppo He5.
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