La Matière vivante
Dal 29 Maggio 2021 al 31 Agosto 2021
San Gimignano | Siena
Luogo: Galleria Continua
Indirizzo: Via del Castello 11
Orari: da lunedì a domenica, 10-13 / 14-19, su appuntamento
Curatori: Simon Njami
Telefono per informazioni: +39 0577943134
E-Mail info: info@galleriacontinua.com
Sito ufficiale: http://www.galleriacontinua.com
Galleria Continua ha il piacere di ospitare per la prima volta nei suoi spazi espostivi due protagoniste della scena artistica contemporanea, Donna Kukama e Nandipha Mntambo, con la mostra dal titolo “La Matière vivante”, a cura di Simon Njami.
“Donna Kukama e Nandipha Mntambo sono due artiste sudafricane che, ciascuna a suo modo, mettono in discussione la materia. La “matera prima” a partire dalla quale, in alchimia, si accede al “rubedo”, la distillazione finale. Il bronzo, il rame, l’acciaio, il gesso, il legno, le pelli di animali sono gli elementi da cui partono per comporre le loro storie. Ciò che la materia ha di unico è che è viva. È ancorata al presente, alla sua materialità, ma contiene una memoria che risale a tempi infiniti. Il lavoro di queste due artiste è saldamente ancorato a una memoria con la quale giocano all’infinito. Donna Kukama la interroga attraverso la scrittura e le performance, con le quali evoca i vecchi tempi per confrontarli con i tempi nuovi, metterli in parallelo, valutarli e trarre lezioni per i tempi a venire.
Nandipha Mntambo, che ugualmente usa la performance come mezzo di espressione, mette in scena se stessa anche nelle sue sculture, usando il proprio corpo come modello. Il linguaggio del corpo ha le sue regole che a volte sfuggono allo stesso regista. Nel teatro della rappresentazione, il lavoro di Mntambo si rivolge ai codici di rappresentazione e alle ripartizioni ancestrali nella frattura uomo/donna che lei rimette in discussione, come nel video in cui mette in scena se stessa come un matador senza avversario. Forse ho dimenticato di aggiungere, ed è ora di correggere questa omissione, che Kukama e Mntambo sono donne di colore ed entrambe sono nate nel Sudafrica dell’apartheid. Ciò implica una dimensione politica più o meno manifesta nel loro lavoro.
La memoria da cui parte Kukama è una memoria livida e arrabbiata, come si può capire nel pezzo come “How powerful you must have been to be wanted bloody dead dead dead” (2020). Non mi soffermerò sul messaggio contenuto in quest’opera, il cui titolo è abbastanza esplicito, se non per evidenziare i materiali che l’artista impiega, tra cui la ‘rabbia nera’. In “The walls refused to forget their bright bullet-shatters and loud-blood-splatters” (2019), troviamo anche materiali che raramente sono menzionati in modo così diretto: il calore e la memoria. E la scrittura che usa non è comprensibile a tutti; bisognerebbe chiudere gli occhi perché penetri in profondità. Tentare di decifrarla sarebbe inutile per chiunque non fosse passato attraverso una qualche forma di iniziazione.
E ancora di iniziazione si tratta, quando Mntambo si veste di pelli di animali (mucche) o le tritura per fare delle sculture. Ciò che viene evocato qui è la nostra animalità e il potere sciamanico di coloro che parlano con l’invisibile. Gli oggetti non sono mai quello che sembrano ma sono investiti di un nuovo significato la cui sottigliezza intende sfuggire ai codici convenzionali. Qui non è più in gioco l’Africa, ma un’universalità che trascende la geografia e la cultura proprio perché è ancorata ad una terra diversa da ogni altra. Una terra dove la materia rimane ciò da cui dobbiamo partire.”
(Simon Njami)
Donna Kukama è nata nel 1981 a Mafikeng in Sudafrica. Vive e lavora tra Berlino e Johannesburg. Nel 2008 ha acquisto un Master in Arte nella Sfera Pubblica presso Ecole Cantonale Arts du Valais in Svizzera ed è attualmente dottoranda presso il Transart Institute e la Liverpool John Moores University. Ha esposto in numerose istituzioni e musei di prestigio: Tate Modern a Londra, Nottingham Contemporary a Nottingham, Kunsthal KaDe a Amersfoort, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea Milano a Milano, South African National Gallery a Cape Town, Museum of Modern Art ad Anversa, nGbK a Berlino, New Museum a New York. Ha preso parte all’8° e alla 10° Biennale di Berlino, alla 57° Biennale di Belgardo, alla 12° Biennale di Lione, alla 6° Biennale d’Arte Contemporanea di Mosca, alla 32° Biennale São Paulo, alla 55° Biennale di Venezia all’interno del Padiglione del Sud Africa. Di recente è stata guest professor presso l’HBK Braunschweig (2019-2020), dal 2001 è docente presso il Dipartimento di Arti Visive della Wits School of Arts (University of Witwatersrand).
Nandipha Mntambo è nata nel 1982 a Mbabane, eSwatini. Vive a Johannesburg. Nel 2007 si è laureata con un Master in Belle Arti presso la Michaelis School of Fine Art, University di Cape Town. Nel 2017 ha realizzato una mostra personale allo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa dal titolo “Material Value”. Nel 2011 ha vinto lo Standard Bank Young Artist Award per le arti visive che ha dato vita alla mostra nazionale itinerante “Faena”. Ha tenuto sette mostre personali a Stevenson Cape Town e Johannesburg (2007-17) e due ad Andréhn-Schiptjenko, Stoccolma (2013-15). Tra le principali mostre collettive ricordiamo quelle realizzate presso: Iziko South African National Gallery, Cape Town (2020); Johannesburg Art Gallery, Johannesburg (2019); BOZAR Palais de Beaux Arts, Bruxelles (2019); Museum of Fine Arts, Boston (2019); Norval Foundation, Cape Town (2018); Tel Aviv Museum of Art, Tel Aviv (2017); Seattle Art Museum (2015) e Brooklyn Museum, New York (2016); Padiglione del Sud Africa alla 56° Biennale di Venezia (2015); MMK Frankfurt, SCAD Museum of Art e Smithsonian National Museum of African Art, Washington DC (2014-15); Maison Rouge, Parigi e Staatliche Kunstsammlungen Dresden (2013); 3° Biennale Internazionale di Mosca per la Giovane Arte, Mosca (2012); 17° Biennale di Sydney (2010); 9° e 12° Biennale di Dakar (2010 e 2016); Biennale di Fotografia Africana (2009). Selezionata per l’AIMIA | AGO Photography Prize in Canada nel 2014, ha vinto il premio Civitella Ranieri nel 2013.
“Donna Kukama e Nandipha Mntambo sono due artiste sudafricane che, ciascuna a suo modo, mettono in discussione la materia. La “matera prima” a partire dalla quale, in alchimia, si accede al “rubedo”, la distillazione finale. Il bronzo, il rame, l’acciaio, il gesso, il legno, le pelli di animali sono gli elementi da cui partono per comporre le loro storie. Ciò che la materia ha di unico è che è viva. È ancorata al presente, alla sua materialità, ma contiene una memoria che risale a tempi infiniti. Il lavoro di queste due artiste è saldamente ancorato a una memoria con la quale giocano all’infinito. Donna Kukama la interroga attraverso la scrittura e le performance, con le quali evoca i vecchi tempi per confrontarli con i tempi nuovi, metterli in parallelo, valutarli e trarre lezioni per i tempi a venire.
Nandipha Mntambo, che ugualmente usa la performance come mezzo di espressione, mette in scena se stessa anche nelle sue sculture, usando il proprio corpo come modello. Il linguaggio del corpo ha le sue regole che a volte sfuggono allo stesso regista. Nel teatro della rappresentazione, il lavoro di Mntambo si rivolge ai codici di rappresentazione e alle ripartizioni ancestrali nella frattura uomo/donna che lei rimette in discussione, come nel video in cui mette in scena se stessa come un matador senza avversario. Forse ho dimenticato di aggiungere, ed è ora di correggere questa omissione, che Kukama e Mntambo sono donne di colore ed entrambe sono nate nel Sudafrica dell’apartheid. Ciò implica una dimensione politica più o meno manifesta nel loro lavoro.
La memoria da cui parte Kukama è una memoria livida e arrabbiata, come si può capire nel pezzo come “How powerful you must have been to be wanted bloody dead dead dead” (2020). Non mi soffermerò sul messaggio contenuto in quest’opera, il cui titolo è abbastanza esplicito, se non per evidenziare i materiali che l’artista impiega, tra cui la ‘rabbia nera’. In “The walls refused to forget their bright bullet-shatters and loud-blood-splatters” (2019), troviamo anche materiali che raramente sono menzionati in modo così diretto: il calore e la memoria. E la scrittura che usa non è comprensibile a tutti; bisognerebbe chiudere gli occhi perché penetri in profondità. Tentare di decifrarla sarebbe inutile per chiunque non fosse passato attraverso una qualche forma di iniziazione.
E ancora di iniziazione si tratta, quando Mntambo si veste di pelli di animali (mucche) o le tritura per fare delle sculture. Ciò che viene evocato qui è la nostra animalità e il potere sciamanico di coloro che parlano con l’invisibile. Gli oggetti non sono mai quello che sembrano ma sono investiti di un nuovo significato la cui sottigliezza intende sfuggire ai codici convenzionali. Qui non è più in gioco l’Africa, ma un’universalità che trascende la geografia e la cultura proprio perché è ancorata ad una terra diversa da ogni altra. Una terra dove la materia rimane ciò da cui dobbiamo partire.”
(Simon Njami)
Donna Kukama è nata nel 1981 a Mafikeng in Sudafrica. Vive e lavora tra Berlino e Johannesburg. Nel 2008 ha acquisto un Master in Arte nella Sfera Pubblica presso Ecole Cantonale Arts du Valais in Svizzera ed è attualmente dottoranda presso il Transart Institute e la Liverpool John Moores University. Ha esposto in numerose istituzioni e musei di prestigio: Tate Modern a Londra, Nottingham Contemporary a Nottingham, Kunsthal KaDe a Amersfoort, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea Milano a Milano, South African National Gallery a Cape Town, Museum of Modern Art ad Anversa, nGbK a Berlino, New Museum a New York. Ha preso parte all’8° e alla 10° Biennale di Berlino, alla 57° Biennale di Belgardo, alla 12° Biennale di Lione, alla 6° Biennale d’Arte Contemporanea di Mosca, alla 32° Biennale São Paulo, alla 55° Biennale di Venezia all’interno del Padiglione del Sud Africa. Di recente è stata guest professor presso l’HBK Braunschweig (2019-2020), dal 2001 è docente presso il Dipartimento di Arti Visive della Wits School of Arts (University of Witwatersrand).
Nandipha Mntambo è nata nel 1982 a Mbabane, eSwatini. Vive a Johannesburg. Nel 2007 si è laureata con un Master in Belle Arti presso la Michaelis School of Fine Art, University di Cape Town. Nel 2017 ha realizzato una mostra personale allo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa dal titolo “Material Value”. Nel 2011 ha vinto lo Standard Bank Young Artist Award per le arti visive che ha dato vita alla mostra nazionale itinerante “Faena”. Ha tenuto sette mostre personali a Stevenson Cape Town e Johannesburg (2007-17) e due ad Andréhn-Schiptjenko, Stoccolma (2013-15). Tra le principali mostre collettive ricordiamo quelle realizzate presso: Iziko South African National Gallery, Cape Town (2020); Johannesburg Art Gallery, Johannesburg (2019); BOZAR Palais de Beaux Arts, Bruxelles (2019); Museum of Fine Arts, Boston (2019); Norval Foundation, Cape Town (2018); Tel Aviv Museum of Art, Tel Aviv (2017); Seattle Art Museum (2015) e Brooklyn Museum, New York (2016); Padiglione del Sud Africa alla 56° Biennale di Venezia (2015); MMK Frankfurt, SCAD Museum of Art e Smithsonian National Museum of African Art, Washington DC (2014-15); Maison Rouge, Parigi e Staatliche Kunstsammlungen Dresden (2013); 3° Biennale Internazionale di Mosca per la Giovane Arte, Mosca (2012); 17° Biennale di Sydney (2010); 9° e 12° Biennale di Dakar (2010 e 2016); Biennale di Fotografia Africana (2009). Selezionata per l’AIMIA | AGO Photography Prize in Canada nel 2014, ha vinto il premio Civitella Ranieri nel 2013.
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