All'Ara Pacis fino al 31 agosto

Tra ombra e colore. A Roma tutto l’universo di Franco Fontana in oltre 200 fotografie

Piscina, 1983 © Franco Fontana
 

Samantha De Martin

13/12/2024

Roma - “La fotografia a colori esprime la realtà, il bianco e nero la commenta” scrive Nathalie Boulouch.
E se davvero “La fotografia non è ciò che vediamo”, ma ciò che siamo, come sostiene Franco Fontana, la mostra che porta all’Ara Pacis l’opera omnia del grande maestro emiliano, davvero si può considerare uno specchio a colori delle vite reali di noi tutti, tra luoghi, situazioni, ambientazioni diverse.
Dai paesaggi naturali - catturati nelle varie sfumature delle quattro stagioni, mare, neve e pianure verdeggianti che culminano nella celebre immagine Puglia 1978, dominata dall’azzurro intenso del cielo e dal giallo brillante del grano - ai contesti urbani di tutto il mondo, da Parigi a Tokyo, dalle ruvide linee delle autostrade alla sensualità delle forme riscoperta nel contesti acquatici delle piscine, il viaggio nella prima grande mostra monografica del maestro è un tripudio di colore, contrasti, materia.

Fino al 31 agosto Franco Fontana. Retrospective, curata dallo storico fondatore e direttore della Maison Européenne de la Photographie di Parigi Jean-Luc Monterosso, accoglie i visitatori tra oltre 200 fotografie che raccontano (e spiegano) l’universo del fotografo modenese che ha segnato la storia della fotografia con continue incursioni nell’arte contemporanea. Promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Civita Mostre e Musei, Zètema Progetto Cultura e Franco Fontana Studio, il percorso, più che una mostra, è un’immersione, un incontro, a tratti inedito, a tratti sorprendente, con l'universo creativo del fotografo che ha saputo trasformare la realtà in poesia visiva.


Franco Fontana. Retrospective, Allestimento | Foto: © Monkeys Video Lab

Il pubblico viene così chiamato a scoprire infinite possibilità ottiche, muovendosi tra inquadrature ardite, profondità di campo ridotta e inquadrature dall’alto, immagini astratte e minimaliste frutto della giustapposizione di colori brillanti e di contrasti fortissimi, elementi che hanno reso Fontana un precursore nell’universo fotografico bianco e nero.
A proposito di bianco e nero, quando nel 1979 Ralph Gibson invitò i più influenti fotografi dell’epoca a contribuire al libro Contact Theory con un intero rullino senza colore, Fontana, che fino a quel momento il colore lo aveva sempre prescelto, colse la sfida scegliendo come soggetto il Palazzo della Civiltà Italiana dell’EUR per dare vita a opere memorabili caratterizzate da un’atmosfera metafisica.
Questi lavori introducono a una serie di rari scatti, realizzati in Francia e in Asia, che catturano persone in contesti urbani come Parigi e Tokio.
“Mentre fotografavo in bianco e nero, per il quale avevo avuto inizialmente un rifiuto totale, ho scoperto le ombre” confessa. Proseguendo attraverso un allestimento ben costruito, luminoso e ben spiegato, colpisce l’arte della fotografia di Fontana negli spazi acquatici. Per il fotografo la piscina è soprattutto un’occasione per esaltare la bellezza delle forme femminili, in un vibrante elogio delle curve, sensualità discreta che troverà nelle Polaroid la sua massima espressione. Così chi si aggira nella ampie sale dell’Ara Pacis ha quasi l’impressione di toccare i materiali che sembrano fuoriuscire dalle fotografie, a tu per tu con un realismo che sfuma in un metafisico dai caratteri stranianti, caro alle atmosfere di Hopper.


Franco Fontana. Retrospective, Allestimento | Foto: © Monkeys Video Lab

“Il paesaggio urbano completa i miei paesaggi naturali. I muri dipinti delle case somigliano a dei campi arati o a dei campi di grano giallo” afferma Fontana. Ed eccoli i mattoni degli edifici di Los Angeles, immortalati a partire dal 1979. Verrebbe da toccarli, per capire se si tratti di immagine o di materia.
Il viaggio prosegue dall’acqua all’asfalto. Fontana ha dedicato diversi lavori all’autostrada, alle automobili. Durante i suoi viaggi amava fotografare in movimento e, utilizzando un lungo tempo di esposizione, sintetizzando e catturando in un unico scatto le linee delle strade come in Autostrada 1975. Stregato da grafismi e da segni colorati che sbucano dalla superficie nera, dagli anni Settanta fino ai giorni nostri, fotografa l’asfalto ponendolo al centro di opere esemplari come Asfalto 1990. In quest’area, il pubblico avrà la sensazione di camminare sull’asfalto immortalato grazie a particolari light box con cinque stampe retroilluminate.
Un video-book dedicato alle tre strade per eccellenza - la Route 66, la strada verso Compostela e la Via Appia, che permette al fotografo di riscoprire i paesaggi a lui familiari, ma anche di rafforzare il legame con Roma - si sofferma sul significato della strada nella vita e nella poetica del maestro.
Nudi di donna si rincorrono nella successione di figure avvolte da veli e panneggi, accostate a fotografie delle statue del Cimitero di Staglieno, dalla serie Vita Nova, trovando nelle polaroid, utilizzate quali “appunti visivi” durante i vari reportage, il punto più alto dell’erotismo.


Franco Fontana. Retrospective, Allestimento | Foto: © Monkeys Video Lab

L’incursione nella vita privata del maestro, tra i materiali del suo studio, cede ai collage (senza dubbio innovativi, ma meno belli rispetto al resto dei lavori). Partendo dai paesaggi urbani e dalle strade, Fontana aggiunge personaggi e ombre, talvolta modificandone i colori e accentuandone i contrasti come in Houston 1986 dalla serie People. Pur rimanendo profondamente classico Fontana segue con interesse gli sviluppi della fotografia e non esita a sperimentarli nel proprio lavoro adattandoli alla propria visione.
L’ultima tappa della mostra è ancora un inno al colore con le fotografie dedicate alla moda e alle pubblicità, realizzate su commissione. Un altro punto a favore della mostra riguarda l’accessibilità. Grazie alla collaborazione di Fabio Fornasari, direttore scientifico presso l’Istituto dei ciechi Cavazza di Bologna, ha preso vita il progetto BIBLIOTECA ASTRATTA, un dispositivo di accessibilità da sfogliare, smontare e rimontare per accompagnare vedenti e non vedenti alla scoperta dell’opera del maestro modenese. Ogni scatto diventa così un silent book tattile.
Saranno disponibili nel percorso mostra audiodescrizioni e video LIS per visitatori con disabilità visiva e uditiva.