Un secolo di sport in fotografia

Tour de France: Coppi e Bartali in gara
25/03/2004
Sei bello attimo. Fermati.
(Carl Lewis galleggia a mezz’aria su Los Angeles)
Lo sport è in fondo la sublimazione del movimento. Qui si ritrova fermo, scultoreo.
(Jesse Owens evade dal terriccio della pista berlinese)
In ogni movimento c’è un attimo più importante degli altri. Quello che ne racchiude l’essenza.
(Anquetil e l’eterno secondo Poulidor fingono di battagliare sul Puy De Dôme: si sa già come andrà a finire)
Un tempo in mezzo alle bufere del Tour c’erano grandi fotografi. Lartigue,
Cartier-Bresson, Capa, Doisneau, Rodchenko.
(Joe Di Maggio segue il destino della palla colpita)
Oppure fotoreporter di scarso talento, ma col fiuto per lo scatto bruciante.
(Katarina Witt parla con il ghiaccio)
E’ l’attimo che redime il tempo.
(Thoeni inganna un paletto del gigante)
Un frammento si ferma, eleva un filo di incenso, un segnale di fumo per i posteri.
(Suzanne Lenglen aggrazia un campo da tennis)
E’ la luce, che ferma sulla pellicola il balletto dello sport.
(Weissmuller fa il Tarzan, per ora ancora in acqua)
Una poesia automatica, composta con il linguaggio del corpo.
(Bob Beamon misura in volo 8 metri e 90)
Lascia sulla sabbia una traccia del passato. Un’impronta che ci viene incontro.
(Joe Frazier e Sonny Liston, stesi a terra, annusano il proprio sangue)
Il ring, il campo dell’immaginario nutrito dalla memoria fotografica.
(Due signori dagli enormi mustacchi competono per un pallone marcio d’acqua)
Atleti famosi, eventi storici, oppure scene quotidiane di polvere e sudore.
(Dorando Pietri prova a sedersi sulle ginocchia commuovendo la giuria)
Il fornaio-maratoneta arrivò stremato a tagliare il traguardo delle Olimpiadi di Londra del 1908. Fu squalificato per l’assistenza ricevuta negli ultimi, atrocemente sofferti metri. Questo scatto portò Pietri dritto nel mito. Incarnava l’italiano che soffre, si ribella alla propria miseria, e alla fine, non vince. Già: non vince. Nessuno si ricorderà di chi vinse quella maratona.
Quando vengono meno le parole.
E’ Carl Lewis, che emerge per un istante da un totale sfocamento. Si da forma, ma sembra sul punto di smaterializzarsi di nuovo. Un istante felice.
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