Maria Cristina Crespo. Il Giardino delle Muse danzanti: le Dannunziane
Dal 02 Aprile 2015 al 28 Giugno 2015
Roma
Luogo: Casina delle Civette
Indirizzo: via Nomentana 70
Orari: da martedì a domenica 9-19
Curatori: Stefania Severi
Enti promotori:
- Roma Capitale
- Assessorato alla Cultura e al Turismo – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Telefono per informazioni: +39 060608
E-Mail info: info@globalmediasnc.com
Sito ufficiale: http://www.museivillatorlonia.it/
Sarà visitabile fino al prossimo 28 Giugno l’originale mostra “Il Giardino delle Muse danzanti: le Dannunziane” a cura di Maria Cristina Crespo. Artista romana di respiro internazionale, torna ad esporre nella Capitale dopo aver passato alcuni anni a realizzare un’opera per la Metropolitana di Napoli, una grande installazione per la V° edizione di Intramoenia Extrart, rassegna internazionale ambientata nei castelli federiciani della Puglia e a seguire alcuni importanti progetti, come L’Atelier presso la Fondazione Orestiadi di Gibellina.
Protagoniste della mostra - che sarà ospitata negli esclusivi spazi della Casina delle Civette di Villa Torlonia – scrigno romano dello stile floreale - saranno le icone della Belle Epoque Loie Fuller, Ida Rubinstein, Cléo de Merode, la Bella Otero, Mata Hari, Isadora Duncan, la Marchesa Casati, Olga Koklova. Perennemente sospese tra mito e oblio, considerate troppo spesso più adatte alla cronaca mondana che alla Storia, le donne sono le protagoniste dei vasi-ritratto, pezzi unici modellati e dipinti in ceramica a più cotture, che danno vita ad una installazione particolare: un giardino nel quale i fiori sono quelli amati dagli artisti del Liberty, come il glicine di Tiffany, la rosa di Mackintosh, la datura di Lalique, il giglio di Mucha.
La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e al Turismo – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali - è a cura di Stefania Severi, con allestimento dell’architetto Monica Petrungaro per lo studio Alma.
Questo rendez vous alla Casina delle Civette diventa l’occasione per rivivere un’atmosfera romana d’altri tempi: intorno al 1911 si celebravano i primi cinquant’anni dell’Italia unita con una bella esposizione internazionale che dedicava una nuova galleria all’Arte Moderna, il Vittoriano; mentre d’Annunzio fuggiva a Parigi, rincorso dai debitori, al teatro Costanzi il pubblico poteva ammirare i Balletti Russi di Diaghilev, e così via, fino al 1917, quando Cocteau scrisse il suo primo balletto d’avanguardia, Parade e Picasso, che aveva lo studio a Via Margutta, flirtava con la sua futura prima moglie Olga e frequentava i Futuristi.
Un’epoca in cui una delle tante Rome sparite, a pochi passi da via Nomentana, veniva trasformata, nascondendo o distruggendo una serie di gioielli architettonici Art Nouveau.
L’ISPIRAZIONE
L’anno dannunziano e il centenario della Grande Guerra sono stati l’occasione per la Crespo per realizzare un Libro d’ Artista, pubblicato dall’editore Campanotto di Udine, nel quale si approfondisce il ruolo delle protagoniste della Belle Epoque: non semplici avventuriere ma spesso artefici del proprio successo, contemporaneamente artiste, intellettuali, imprenditrici, mecenati, muse, mogli, amanti, e, perché no, anche vittime degli eventi e di se stesse. Come la Marchesa Casati, che avrebbe voluto essere un’ opera d’arte vivente, e lo fu, morendo però in miseria e in esilio volontario a Londra. Nel libro sono contenuti scritti di Achille Bonito Oliva, Stefania Severi, Maria Grazia Massafra ed una intervista dell’artista alla danzatrice Maria Strova, che ha dedicato la propria ricerca alla ricostruzione della biblica Danza dei Sette Veli e dell’uso del velo a partire dalla Loie Fuller, la danzatrice liberty per antonomasia.
In concomitanza con la mostra uscirà, edito dall’editore Allemandi di Torino, un catalogo della produzione più recente della Crespo, dal titolo “Teatrini dell’Ibrida Immagine”.
Protagoniste della mostra - che sarà ospitata negli esclusivi spazi della Casina delle Civette di Villa Torlonia – scrigno romano dello stile floreale - saranno le icone della Belle Epoque Loie Fuller, Ida Rubinstein, Cléo de Merode, la Bella Otero, Mata Hari, Isadora Duncan, la Marchesa Casati, Olga Koklova. Perennemente sospese tra mito e oblio, considerate troppo spesso più adatte alla cronaca mondana che alla Storia, le donne sono le protagoniste dei vasi-ritratto, pezzi unici modellati e dipinti in ceramica a più cotture, che danno vita ad una installazione particolare: un giardino nel quale i fiori sono quelli amati dagli artisti del Liberty, come il glicine di Tiffany, la rosa di Mackintosh, la datura di Lalique, il giglio di Mucha.
La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura e al Turismo – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali - è a cura di Stefania Severi, con allestimento dell’architetto Monica Petrungaro per lo studio Alma.
Questo rendez vous alla Casina delle Civette diventa l’occasione per rivivere un’atmosfera romana d’altri tempi: intorno al 1911 si celebravano i primi cinquant’anni dell’Italia unita con una bella esposizione internazionale che dedicava una nuova galleria all’Arte Moderna, il Vittoriano; mentre d’Annunzio fuggiva a Parigi, rincorso dai debitori, al teatro Costanzi il pubblico poteva ammirare i Balletti Russi di Diaghilev, e così via, fino al 1917, quando Cocteau scrisse il suo primo balletto d’avanguardia, Parade e Picasso, che aveva lo studio a Via Margutta, flirtava con la sua futura prima moglie Olga e frequentava i Futuristi.
Un’epoca in cui una delle tante Rome sparite, a pochi passi da via Nomentana, veniva trasformata, nascondendo o distruggendo una serie di gioielli architettonici Art Nouveau.
L’ISPIRAZIONE
L’anno dannunziano e il centenario della Grande Guerra sono stati l’occasione per la Crespo per realizzare un Libro d’ Artista, pubblicato dall’editore Campanotto di Udine, nel quale si approfondisce il ruolo delle protagoniste della Belle Epoque: non semplici avventuriere ma spesso artefici del proprio successo, contemporaneamente artiste, intellettuali, imprenditrici, mecenati, muse, mogli, amanti, e, perché no, anche vittime degli eventi e di se stesse. Come la Marchesa Casati, che avrebbe voluto essere un’ opera d’arte vivente, e lo fu, morendo però in miseria e in esilio volontario a Londra. Nel libro sono contenuti scritti di Achille Bonito Oliva, Stefania Severi, Maria Grazia Massafra ed una intervista dell’artista alla danzatrice Maria Strova, che ha dedicato la propria ricerca alla ricostruzione della biblica Danza dei Sette Veli e dell’uso del velo a partire dalla Loie Fuller, la danzatrice liberty per antonomasia.
In concomitanza con la mostra uscirà, edito dall’editore Allemandi di Torino, un catalogo della produzione più recente della Crespo, dal titolo “Teatrini dell’Ibrida Immagine”.
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