Art tour: Monaco di Baviera
Le grandi collezioni e i capolavori d’arte nei musei di Monaco
Friedrich Johann Overbeck, Italia e Germania, 1811-28, Neue Pinakothek, Monaco di Baviera
Eleonora Zamparutti
09/10/2017
C’è un ponte ideale che attraverso i secoli collega l’Italia alla Baviera.
La grande passione dei sovrani bavaresi per il collezionismo, anche di opere italiane, la presenza di sovrane italiane a corte, che hanno saputo diffondere un certo amore per l’architettura classica e rinascimentale, correnti artistiche come quella dei Nazareni hanno contribuito a favorire lo scambio tra i due paesi.
La facciata della Residenz in stile rinascimentale | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
La sfarzosa Residenza, per quattro secoli dimora e sede del governo della dinastia Wittelsbach, al suo interno conserva ancora la splendida Venus Italica di Antonio Canova voluta da Ludovico I di Baviera e le tre grandi vedute del Castello di Nymphenburg realizzate da Bernardo Bellotto nel 1761, da allora appese alle stesse pareti delle stanze del principe elettore.
Per realizzare l’opera Bellotto aveva progettato una grande piattaforma sulla quale poteva appoggiare i suoi disegni. Riprodurre per intero l’edificio di Nymphenburg e il paesaggio circostante non era affatto compito facile, dato l’ampio angolo di inquadratura: per questo Bellotto era stato costretto a schiacciarne un po’ le forme, inventando soluzioni molto efficaci per riprodurre un’immagine il più possibile fedele alla realtà.
Bernardo Bellotto, Castello di Nymphenburg, 1760-1761, Residenz, Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
In stile rinascimentale è la facciata della Residenz - prospiciente Max-Joseph-Platz - che riprende quella di Palazzo Pitti a Firenze, ma di fatto è stata realizzata da von Klenze tra il 1826 e il 1835.
All’interno della dimora, il magnifico Antiquarium riccamente affrescato a grottesche e un tempo luogo di esposizione della ricca collezione di statue romane, è la più grande sala rinascimentale al Nord delle Alpi. Nel Cortile della Grotta (Grottenhof) la statua di Mercurio che decora la fontana è una copia del celebre Mercurio volante che il Giambologna realizzò a Bologna e oggi conservato presso il Museo civico della città.
Nelle sale al piano superiore, riccamente decorate in stile Rococò da Cuvilliés il Vecchio per volere del principe elettore Albrecht candidato imperatore, spicca la stanza decorata con grandi quadri che riprendono le tele che Tiziano fece per i Gonzaga. Poche sale più in là è possibile ammirare anche un lampadario dono di Anna Maria de’ Medici, l’ultima rappresentante della famiglia fiorentina e moglie di Guglielmo I.
La Galleria Verde presso la Residenz | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Membri di una casata ricca e longeva, i Wittelsbach hanno sempre investito nel corso dei secoli in maniera cospicua nelle dimore di rappresentanza, nello sfarzo degli arredi, ma anche nelle collezioni di opere d’arte.
Oggi la grande area museale di Monaco, il Kunstareal, si deve proprio alla volontà dei sovrani della Baviera e in particolar modo al grande amore di Ludovico I di Baviera per il collezionismo. Fu lui a voler trasformare Monaco in una nuova Atene, dando impulso alla costruzione di immensi edifici adibiti alla conservazione e all’esposizione delle opere d’arte accumulate nel corso dei secoli.
L'Alte Pinakothek conserva oltre 14mila dipinti. La collezione include opere tedesche, fiamminghe e italiane | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Uno su tutti, l’Alte Pinakothek, uno dei più ricchi musei d’Europa con un notevole corpus di opere di Rubens, ma anche la Staatliche Antikensammlung, tra le più importanti raccolte archeologiche di ceramiche al mondo, e gli edifici in stile classico nella monumentale Königsplatz che ospita la Glyptothek, straordinario fiore all’occhiello di Ludwig I. Qui, in una serie di ambienti che ricordano le terme romane, con fasci di luce provenienti dal soffitto, è conservata una mirabile collezione di sculture classiche risalenti ai secoli a cavallo tra il VI a. C. e il IV d. C.
Imperdibile è la visita anche solo per ammirare il grande capolavoro ellenistico del Fauno Barberini (220 a.C.), le sculture del Tempio di Aphaia dall’Isola di Egina, il Kouros attico del 540-560 a.C.
Le sculture del Tempio di Aphaia provenienti dall'Isola grecadi Egina sono conservate presso la Glyptothek di Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Sovrani innamorati della cultura, che hanno speso senza remore in rappresentanza e che hanno potuto contare su cospicue risorse per tenere viva la fiamma del collezionismo, hanno certo favorito la creazione del grande patrimonio d’arte presente oggi a Monaco. E probabilmente hanno trasmesso la loro passione agli abitanti della città.
Oggi camminando per le strade del Kunstareal, si ammira la capacità di investimento che Monaco continua a sostenere per ampliare l’offerta museale e rinnovare i propri spazi espositivi.
Un caso su tutti la Pinakothek der Moderne, oggi il più grande museo dedicato all’arte moderna e contemporanea, al disegno, alla grafica e al design, per lungo tempo tenuto in gestazione per mancanza di fondi.
Negli anni ’90 l’allora Ministro tedesco della Cultura si propose di sostenere finanziariamente la realizzazione del museo a patto che i bavaresi si facessero carico del 20% delle spese previste. Non poco, considerato che per portare a termine la costruzione del museo sono stati spesi 121 milioni di Euro.
Grazie a un sistema di finanziamento attraverso varie iniziative tra cui concerti, perfomance e altre attività gli abitanti della città hanno reso possibile la costruzione della Pinacoteca che oggi riunisce sotto il suo ombrello ben 4 musei: la Collezione d’Arte Moderna delle Collezioni di pittura dello Stato di Baviera, la Nuova Collezione: il Museo Design (fondato nel 1920 in pieno movimento Bauhaus), il Museo d’architettura della Technischen Universität di Monaco di Baviera e la Collezione grafica statale di Monaco di Baviera.
Un museo che ha anche un consistente portafoglio di spesa, considerando che recentemente ha concluso l’acquisto di una tela di Paul Klee che apparteneva agli eredi e di 5 grandi opere di Anselm Kiefer, uno dei più grandi artisti tedeschi viventi. Si tratta di un corpo di lavori che dà vita a una nuova stanza dedicata all’artista: opere che da una lato rompono il silenzio che avvolge la storia recente del Terzo Reich, e dall’altro trovano un linguaggio efficace per articolare l’intreccio globale dell’umanità.
Ad Anselm Kiefer è dedicata una sala presso la Pinakothek der Moderne | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
A conferma che l’arte è lo specchio della ricchezza e dello sfarzo della città, niente di meglio di una visita al Museo delle Carrozze. Allestito presso le scuderie del castello di Nymphenburg, il museo espone magnifiche carrozze utilizzate dai sovrani, decorate da leoni (l’animale araldico della Baviera), realizzate in bronzo e in legno in vari stili, secondo il gusto di ogni epoca. Spettacolari le slitte da feste e per il Carnevale, un gioiello la slitta del 1730 per bambino, sfarzose al di là di ogni immaginazione le slitte di Ludovico, il "re delle fiabe", realizzate in stile Barocco e Rococò ed elettrificate (risalgono alla seconda metà dell’Ottocento).
Il Museo delle Carrozze a Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Curiosa la Collezione dei Presepi, piccolo - ma non tanto - angolo napoletano nella capitale economica della Germania, ospitata presso il Bayerisches Nationalmuseum. Frutto della meticolosa passione del banchiere Max Schmederer, la collezione assembla oltre 100 scene diverse della natività, per un totale di 8000 statue e 25000 oggetti realizzati nei materiali più diversi: legno, ceramica, carta, gesso, marmo. Si tratta di presepi originari provenienti dalla Baviera, dal Tirolo, e da altre regioni. Senza dubbio i più spettacolari, quelli settecenteschi, sono quelli provenienti da Napoli.
La Collezione dei Presepi a Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
La grande passione dei sovrani bavaresi per il collezionismo, anche di opere italiane, la presenza di sovrane italiane a corte, che hanno saputo diffondere un certo amore per l’architettura classica e rinascimentale, correnti artistiche come quella dei Nazareni hanno contribuito a favorire lo scambio tra i due paesi.
La facciata della Residenz in stile rinascimentale | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
La sfarzosa Residenza, per quattro secoli dimora e sede del governo della dinastia Wittelsbach, al suo interno conserva ancora la splendida Venus Italica di Antonio Canova voluta da Ludovico I di Baviera e le tre grandi vedute del Castello di Nymphenburg realizzate da Bernardo Bellotto nel 1761, da allora appese alle stesse pareti delle stanze del principe elettore.
Per realizzare l’opera Bellotto aveva progettato una grande piattaforma sulla quale poteva appoggiare i suoi disegni. Riprodurre per intero l’edificio di Nymphenburg e il paesaggio circostante non era affatto compito facile, dato l’ampio angolo di inquadratura: per questo Bellotto era stato costretto a schiacciarne un po’ le forme, inventando soluzioni molto efficaci per riprodurre un’immagine il più possibile fedele alla realtà.
Bernardo Bellotto, Castello di Nymphenburg, 1760-1761, Residenz, Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
In stile rinascimentale è la facciata della Residenz - prospiciente Max-Joseph-Platz - che riprende quella di Palazzo Pitti a Firenze, ma di fatto è stata realizzata da von Klenze tra il 1826 e il 1835.
All’interno della dimora, il magnifico Antiquarium riccamente affrescato a grottesche e un tempo luogo di esposizione della ricca collezione di statue romane, è la più grande sala rinascimentale al Nord delle Alpi. Nel Cortile della Grotta (Grottenhof) la statua di Mercurio che decora la fontana è una copia del celebre Mercurio volante che il Giambologna realizzò a Bologna e oggi conservato presso il Museo civico della città.
Nelle sale al piano superiore, riccamente decorate in stile Rococò da Cuvilliés il Vecchio per volere del principe elettore Albrecht candidato imperatore, spicca la stanza decorata con grandi quadri che riprendono le tele che Tiziano fece per i Gonzaga. Poche sale più in là è possibile ammirare anche un lampadario dono di Anna Maria de’ Medici, l’ultima rappresentante della famiglia fiorentina e moglie di Guglielmo I.
La Galleria Verde presso la Residenz | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Membri di una casata ricca e longeva, i Wittelsbach hanno sempre investito nel corso dei secoli in maniera cospicua nelle dimore di rappresentanza, nello sfarzo degli arredi, ma anche nelle collezioni di opere d’arte.
Oggi la grande area museale di Monaco, il Kunstareal, si deve proprio alla volontà dei sovrani della Baviera e in particolar modo al grande amore di Ludovico I di Baviera per il collezionismo. Fu lui a voler trasformare Monaco in una nuova Atene, dando impulso alla costruzione di immensi edifici adibiti alla conservazione e all’esposizione delle opere d’arte accumulate nel corso dei secoli.
L'Alte Pinakothek conserva oltre 14mila dipinti. La collezione include opere tedesche, fiamminghe e italiane | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Uno su tutti, l’Alte Pinakothek, uno dei più ricchi musei d’Europa con un notevole corpus di opere di Rubens, ma anche la Staatliche Antikensammlung, tra le più importanti raccolte archeologiche di ceramiche al mondo, e gli edifici in stile classico nella monumentale Königsplatz che ospita la Glyptothek, straordinario fiore all’occhiello di Ludwig I. Qui, in una serie di ambienti che ricordano le terme romane, con fasci di luce provenienti dal soffitto, è conservata una mirabile collezione di sculture classiche risalenti ai secoli a cavallo tra il VI a. C. e il IV d. C.
Imperdibile è la visita anche solo per ammirare il grande capolavoro ellenistico del Fauno Barberini (220 a.C.), le sculture del Tempio di Aphaia dall’Isola di Egina, il Kouros attico del 540-560 a.C.
Le sculture del Tempio di Aphaia provenienti dall'Isola grecadi Egina sono conservate presso la Glyptothek di Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Sovrani innamorati della cultura, che hanno speso senza remore in rappresentanza e che hanno potuto contare su cospicue risorse per tenere viva la fiamma del collezionismo, hanno certo favorito la creazione del grande patrimonio d’arte presente oggi a Monaco. E probabilmente hanno trasmesso la loro passione agli abitanti della città.
Oggi camminando per le strade del Kunstareal, si ammira la capacità di investimento che Monaco continua a sostenere per ampliare l’offerta museale e rinnovare i propri spazi espositivi.
Un caso su tutti la Pinakothek der Moderne, oggi il più grande museo dedicato all’arte moderna e contemporanea, al disegno, alla grafica e al design, per lungo tempo tenuto in gestazione per mancanza di fondi.
Negli anni ’90 l’allora Ministro tedesco della Cultura si propose di sostenere finanziariamente la realizzazione del museo a patto che i bavaresi si facessero carico del 20% delle spese previste. Non poco, considerato che per portare a termine la costruzione del museo sono stati spesi 121 milioni di Euro.
Grazie a un sistema di finanziamento attraverso varie iniziative tra cui concerti, perfomance e altre attività gli abitanti della città hanno reso possibile la costruzione della Pinacoteca che oggi riunisce sotto il suo ombrello ben 4 musei: la Collezione d’Arte Moderna delle Collezioni di pittura dello Stato di Baviera, la Nuova Collezione: il Museo Design (fondato nel 1920 in pieno movimento Bauhaus), il Museo d’architettura della Technischen Universität di Monaco di Baviera e la Collezione grafica statale di Monaco di Baviera.
Un museo che ha anche un consistente portafoglio di spesa, considerando che recentemente ha concluso l’acquisto di una tela di Paul Klee che apparteneva agli eredi e di 5 grandi opere di Anselm Kiefer, uno dei più grandi artisti tedeschi viventi. Si tratta di un corpo di lavori che dà vita a una nuova stanza dedicata all’artista: opere che da una lato rompono il silenzio che avvolge la storia recente del Terzo Reich, e dall’altro trovano un linguaggio efficace per articolare l’intreccio globale dell’umanità.
Ad Anselm Kiefer è dedicata una sala presso la Pinakothek der Moderne | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
A conferma che l’arte è lo specchio della ricchezza e dello sfarzo della città, niente di meglio di una visita al Museo delle Carrozze. Allestito presso le scuderie del castello di Nymphenburg, il museo espone magnifiche carrozze utilizzate dai sovrani, decorate da leoni (l’animale araldico della Baviera), realizzate in bronzo e in legno in vari stili, secondo il gusto di ogni epoca. Spettacolari le slitte da feste e per il Carnevale, un gioiello la slitta del 1730 per bambino, sfarzose al di là di ogni immaginazione le slitte di Ludovico, il "re delle fiabe", realizzate in stile Barocco e Rococò ed elettrificate (risalgono alla seconda metà dell’Ottocento).
Il Museo delle Carrozze a Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
Curiosa la Collezione dei Presepi, piccolo - ma non tanto - angolo napoletano nella capitale economica della Germania, ospitata presso il Bayerisches Nationalmuseum. Frutto della meticolosa passione del banchiere Max Schmederer, la collezione assembla oltre 100 scene diverse della natività, per un totale di 8000 statue e 25000 oggetti realizzati nei materiali più diversi: legno, ceramica, carta, gesso, marmo. Si tratta di presepi originari provenienti dalla Baviera, dal Tirolo, e da altre regioni. Senza dubbio i più spettacolari, quelli settecenteschi, sono quelli provenienti da Napoli.
La Collezione dei Presepi a Monaco di Baviera | Foto: Giorgia Bombino © ARTE.it 2017
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