Ludovic Nkoth. You Sea Us
Dal 04 Marzo 2021 al 20 Aprile 2021
Torino
Luogo: Luce Gallery e online
Indirizzo: Largo Montebello 40
Orari: da martedì a venerdì 15.30 - 19.30
Telefono per informazioni: +39 011 18890206
E-Mail info: info@lucegallery.com
Sito ufficiale: http://www.lucegallery.com
A Torino, dal 4 marzo al 20 aprile 2021, Luce Gallery presenta You Sea Us, la prima mostra personale di Ludovic Nkoth in Europa e in galleria.
Nel paese di origine dell'artista - il Camerun -, l'acqua non è solo il simbolo della vita e della rinascita, ma può rappresentare anche la via attraverso cui innumerevoli migranti africani intraprendono i loro viaggi verso l’Europa alla ricerca di una vita migliore, trovando invece troppo spesso nient'altro che porte chiuse, ostilità e, nel peggiore dei casi, la morte. La situazione dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati nel Mar Mediterraneo è disperata e pericolosa. Il numero di vite perse per mano delle autorità europee è ingiustificabile e costituisce una delle più grandi tragedie del nostro secolo.
“La mia idea era di viaggiare in Europa e realizzare queste opere sul suolo europeo, così da mostrare tutto ciò che le autorità si rifiutano di affrontare in casa propria. Durante la pandemia ho vissuto in Spagna per un paio di mesi, perché volevo sentire come sarebbe stato anche solo camminare in quella parte del mondo come un migrante di colore”, spiega Nkoth.
Sei opere su tela ritraggono persone costrette ad affrontare l'ignoto. Il dipinto di grande formato “Lighthouse” raffigura una barca che affonda, un'immagine con cui ripetutamente ci confrontiamo ogni giorno. Questa volta lo spettatore è chiamato ad osservare e contemplare queste scene disperate diventandone quindi parte quale testimone.
Nel corpus di lavori esposto, Nkoth si serve di una varietà di materiali, tra cui i pannelli di legno delle imponenti maschere che funzionano quasi come sculture, opere su carta, metallo, conchiglie, sabbia. L’artista utilizza elementi naturali come la sabbia per evocare dimensioni differenti, letteralmente ma anche ad un livello spirituale più profondo.
Ovunque nella mostra, Nkoth fluttua pensosamente tra i diversi simboli - le conchiglie, i 'passeggeri' e gli 'angeli caduti' -, come in una complessa e personale indagine del continente africano che esorta ad un senso di profondità e scoperta. Le conchiglie sono state tradizionalmente usate come valuta e vengono anche associate agli spiriti dell'acqua. Qui, per Nkoth, sono i corpi abbandonati in mare. “Do They Hold Me Down” è un autoritratto e l'ombra che attraversa il corpo rappresenta tutte le anime disperse nel Mar Mediterraneo. Secondo l’artista, quegli “angeli caduti”, un tempo sulla stessa traiettoria, stanno ora tornando per proteggere i nuovi passeggeri in questa orribile esperienza e per guidarli verso la riva in sicurezza. Nell’opera centrale, “The Gates Of No Return”, dipinge le minacciose rotte che i richiedenti asilo sono obbligati a scegliere a causa dell’assenza di vie legali per entrare in Europa.
Inoltre, nel lavoro “The Light In Me” esplora il rapporto tra corpi neri e acqua con più gioia e positivamente come contrappunto alle narrazioni attuali.
Ludovic Nkoth (1994, Yaoundé, Camerun) vive e lavora a New York.
Dopo aver conseguito il Bachelor of Fine Arts all’University of South Carolina, è candidato al Master of Fine Arts all’Hunter College di New York.
Tra le sue mostre, la recente personale presso François Ghebaly a Los Angeles e le collettive alla Anthony Gallery a Chicago, CFHILL a Stoccolma e Ross + Kramer Gallery a New York.
La mostra sarà visibile anche on-line sul profilo Vimeo di Luce Gallery. Nel video l’artista introdurrà ai lavori esposti: www.vimeo.com/lucegallery.
Nel paese di origine dell'artista - il Camerun -, l'acqua non è solo il simbolo della vita e della rinascita, ma può rappresentare anche la via attraverso cui innumerevoli migranti africani intraprendono i loro viaggi verso l’Europa alla ricerca di una vita migliore, trovando invece troppo spesso nient'altro che porte chiuse, ostilità e, nel peggiore dei casi, la morte. La situazione dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati nel Mar Mediterraneo è disperata e pericolosa. Il numero di vite perse per mano delle autorità europee è ingiustificabile e costituisce una delle più grandi tragedie del nostro secolo.
“La mia idea era di viaggiare in Europa e realizzare queste opere sul suolo europeo, così da mostrare tutto ciò che le autorità si rifiutano di affrontare in casa propria. Durante la pandemia ho vissuto in Spagna per un paio di mesi, perché volevo sentire come sarebbe stato anche solo camminare in quella parte del mondo come un migrante di colore”, spiega Nkoth.
Sei opere su tela ritraggono persone costrette ad affrontare l'ignoto. Il dipinto di grande formato “Lighthouse” raffigura una barca che affonda, un'immagine con cui ripetutamente ci confrontiamo ogni giorno. Questa volta lo spettatore è chiamato ad osservare e contemplare queste scene disperate diventandone quindi parte quale testimone.
Nel corpus di lavori esposto, Nkoth si serve di una varietà di materiali, tra cui i pannelli di legno delle imponenti maschere che funzionano quasi come sculture, opere su carta, metallo, conchiglie, sabbia. L’artista utilizza elementi naturali come la sabbia per evocare dimensioni differenti, letteralmente ma anche ad un livello spirituale più profondo.
Ovunque nella mostra, Nkoth fluttua pensosamente tra i diversi simboli - le conchiglie, i 'passeggeri' e gli 'angeli caduti' -, come in una complessa e personale indagine del continente africano che esorta ad un senso di profondità e scoperta. Le conchiglie sono state tradizionalmente usate come valuta e vengono anche associate agli spiriti dell'acqua. Qui, per Nkoth, sono i corpi abbandonati in mare. “Do They Hold Me Down” è un autoritratto e l'ombra che attraversa il corpo rappresenta tutte le anime disperse nel Mar Mediterraneo. Secondo l’artista, quegli “angeli caduti”, un tempo sulla stessa traiettoria, stanno ora tornando per proteggere i nuovi passeggeri in questa orribile esperienza e per guidarli verso la riva in sicurezza. Nell’opera centrale, “The Gates Of No Return”, dipinge le minacciose rotte che i richiedenti asilo sono obbligati a scegliere a causa dell’assenza di vie legali per entrare in Europa.
Inoltre, nel lavoro “The Light In Me” esplora il rapporto tra corpi neri e acqua con più gioia e positivamente come contrappunto alle narrazioni attuali.
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Tra le sue mostre, la recente personale presso François Ghebaly a Los Angeles e le collettive alla Anthony Gallery a Chicago, CFHILL a Stoccolma e Ross + Kramer Gallery a New York.
La mostra sarà visibile anche on-line sul profilo Vimeo di Luce Gallery. Nel video l’artista introdurrà ai lavori esposti: www.vimeo.com/lucegallery.
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