do ut do 2024 - Coscienza
Dal 01 Febbraio 2024 al 04 Febbraio 2024
Bologna
Luogo: Sedi varie
Indirizzo: Sedi varie
E-Mail info: info@doutdo.it
Sito ufficiale: http://www.artefiera.it
Nell’ambito di ART CITY Bologna 2024 in occasione di ARTEFIERA 2024, do ut do presenterà in anteprima al pubblico il tema centrale dell’VIII edizione: la Coscienza. Attraverso il potente linguaggio dell’arte, quest’anno do ut do esplorerà la tematica della Coscienza coinvolgendo 13 artisti che metteranno in mostra 24 delle loro opere suddivise in 3 sedi espositive, quali Artefiera (Padiglioni 26, stand B102), con uno stand curato dall’architetto Mario Cucinella, la Fondazione Cirulli e la Galleria Stefano Forni.
Do ut do, nasce a Bologna nel 2011 nel contesto delle attività di raccolta fondi dell’Associazione Amici della Fondazione Hòspice Seràgnoli, organizzazione non-profit che opera nel campo dell’assistenza, formazione, ricerca e divulgazione della cultura delle cure palliative. Do ut do è un progetto charity di grande rilevanza culturale che unisce arte ed etica proponendo mostre ed eventi dedicati all’arte, architettura, design coinvolgendo artisti di fama internazionale, istituzioni, gallerie, imprese e collezionisti per riflettere su diversi temi legati alla contemporaneità. Oltre a esplorare le ultime tendenze artistiche, do ut do promuove valori etici e sociali, evidenziando come l'arte possa essere uno strumento potente per affrontare questioni cruciali della nostra società. L’intero progetto si basa sul "dare per dare" che si oppone, o quanto meno si discosta da un utilitaristico o egoistico "dare per ricevere". Nel corso degli anni, do ut do è infatti diventato un catalizzatore di creatività e impegno, connettendo responsabilità e sensibilità, etica ed estetica, dimensione sociale e individuale.
Il fil rouge della nuova edizione, scelto dalla fondatrice e Presidente di do ut do Alessandra D’Innocenzo, ha una natura complessa che sfida ancora la comprensione completa. La Coscienza è infatti un soggetto astratto, la sua natura profonda è ignota e in quanto tale appare misteriosa agli occhi dell’essere umano. Essa è l'origine dell'intenzionalità, della creatività, della libertà e rende possibile trascendere i condizionamenti materiali, elaborare idee astratte, fare scelte deliberate. A tal proposito, Alessandra D’Innocenzo afferma: “La Coscienza? Ognuno deve rispondere per sé, è una questione personale, mutevole e contemporanea a sé stessi. L’Arte ne è testimone”.
Tuttavia, è anche una tematica attuale e riconducibile alla concretezza della vita quotidiana. L’Ambasciatrice di questa edizione di do ut do, Karole Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e della Fondazione Solomon R. Guggenheim per l'Italia, si è ampiamente espressa e ha dichiarato: “Il mondo di oggi è più turbolento che mai, il che rende urgente interrogarsi sul significato di una coscienza morale ed etica, su ciò che crediamo sia giusto e su ciò che si decide sia giusto. Per citare e parafrasare un collega del museo, stiamo attraversando un momento di grandi passioni e di molte urgenze e turbolenze politiche e sociali. In momenti come questi dobbiamo rimanere vigili e sostenere le proteste e le interazioni pacifiche con la garanzia di evitare ogni tipo di violenza, mantenendo il rispetto e una sana dose di empatia per i diversi modi di vivere, le fedi e i codici.”
In merito agli obiettivi della biennale si è espresso il docente e filosofo Sebastiano Maffettone, che ha affermato: “L’idea geniale della Presidente di do ut do Alessandra D’Innocenzo è quella di unire nella stessa serie di eventi dedicati all’arte i valori estetici – che, come è naturale, sono alla base della scelta delle opere d’arte e degli eventi sottoposti all’attenzione generale di biennio in biennio – il concetto di dono, l’impegno filantropico e soprattutto, a parer mio, la capacità di farci riflettere su temi fondazionali del nostro tempo”. Maffettone ha poi indagato sul tema della coscienza ponendo l’attenzione sull’attualità e sul fenomeno della trasformazione digitale: “Viviamo infatti una condizione digitale, e non ne conosciamo fino in fondo le conseguenze per la vita, individuale e sociale, di tutti noi. Siamo però convinti che tali conseguenze debbano essere sostenibili dal punto di vista etico, sociale e politico. La coscienza è il punto di controllo di una possibilità del genere.”
Anche il professore Pierpaolo Forte ha analizzato il leit motiv dell’VIII edizione, sviluppando osservazioni filosofiche sul passato fino ad arrivare al presente con il concetto di “coscienza artificiale” e sostenendo che: “La questione della "coscienza artificiale", l'ipotesi che anche le macchine possano essere, se non proprio consce di sé, “slightly conscious”, “un po’ coscienti” (lo vaticina uno dei creatori di ChatGPT), giacché non è impossibile che vengano dotate di una simil-coscienza, una replica algoritmica, certo, di quella umana, e dunque poco precipua e anche un po' inquietante; e tuttavia, così come tra gli umani la condizione cosciente è il presupposto per la punibilità, e la consapevolezza e l'accettazione del rischio sono elementi decisivi per distinguere il comportamento colposo da quello doloso, si discute della responsabilità autonoma degli agenti robotici e dell'intelligenza artificiale, un'ipotesi presa molto sul serio dalla Commissione Europea, al lavoro sulla disciplina legale delle attività automatiche e delle loro conseguenze.”
Vera Zamagni, docente di Storia economica all’Università di Bologna, ha condiviso la sua opinione sul tema e dichiara: “Oggi si discute se l’Intelligenza Artificiale mai arriverà alla Coscienza Artificiale. Non credo che ciò possa avvenire, ma se ci si arrivasse, allora l’umanità sarebbe finita. Infatti, si possono sostituire le abilità manuali della persona e persino quelle intellettuali, senza sostituire l’uomo. Ma se si arrivasse a sostituire la coscienza, allora davvero l’uomo diventerà antiquato, come già Günter Anders aveva preconizzato anni addietro. La tecnica avrà vinto e si sarà distrutta l’umanità, senza nemmeno ricorre alla bomba atomica.”
La Coscienza ci confronta con i limiti delle nostre capacità descrittive e ci ricorda che la comprensione definitiva della realtà trascende la portata della scienza.
I 13 artisti che esporranno le loro opere saranno: Luigi Ontani, Fabrizio Cotognini, Danijel Zezelj, Maurizio Finotto, Nino Migliori, Terry Pecora, Andrew Holmes Huston, Oliver D’Auria, Rae Martini, Simone Pellegrini, Luca Maria Castelli, il duo Ornaghi & Prestinari e l’artista emergente Luca Blumer.
Quest’anno infatti per la prima volta do ut do darà spazio a nuovi volti del panorama artistico contemporaneo. Per l’occasione, Luca Blumer esporrà la sua opera “Numero di prova 1”, Trittico del quotidiano “Il manifesto” della fine degli anni ‘70 su cui sono applicati tessuti di cotone. L’opera si chiama “Numero di prova”, una dicitura che l’editore usava per identificare alcuni numeri del giornale.
Le opere, dopo Artefiera, entreranno ufficialmente nella grande collezione do ut do, per poi essere assegnate a collezionisti o musei a fronte di un contributo di sostegno all’Associazione Amici della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli. L’intero ricavato verrà devoluto alla Fondazione Hospice. Come nelle passate edizioni, infatti, anche per il 2024 do ut do riunirà i generosi contributi di artisti, gallerie e collezionisti per sostenere concretamente la missione della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli dedita all’assistenza e cura di pazienti affetti da malattie inguaribili e delle loro famiglie e alle attività di formazione e ricerca in medicina palliativa all’interno del Campus Bentivoglio.
Anche quest’anno è prevista una pubblicazione dedicata al tema dell’edizione in corso. Il volume dal titolo “Un fatto di coscienza”, oltre alle 24 opere, raccoglierà più di 100 contributi di personaggi della contemporaneità che si distinguono nell’ambiente lavorativo e sociale in cui vivono. Artisti, curatori, collezionisti, critici d’arte, direttori museali, professori universitari, attori, scrittori e autorità con dettagli, approfondimenti e spunti di riflessione sul tema della coscienza.
Do ut do 2024 è stato realizzato anche grazie al sostegno di Banca di Bologna, Mario Cucinella Architects, Art Defender, Labanti e Nanni, Legatoria Carfi, Casa Editrice Persiani, Radio Sata, Galleria Continua e l’Associazione SAM - Sampling Moods. Si ringrazia: Arte Fiera, Fondazione Cirulli e Galleria Stefano Forni.
Do ut do, nasce a Bologna nel 2011 nel contesto delle attività di raccolta fondi dell’Associazione Amici della Fondazione Hòspice Seràgnoli, organizzazione non-profit che opera nel campo dell’assistenza, formazione, ricerca e divulgazione della cultura delle cure palliative. Do ut do è un progetto charity di grande rilevanza culturale che unisce arte ed etica proponendo mostre ed eventi dedicati all’arte, architettura, design coinvolgendo artisti di fama internazionale, istituzioni, gallerie, imprese e collezionisti per riflettere su diversi temi legati alla contemporaneità. Oltre a esplorare le ultime tendenze artistiche, do ut do promuove valori etici e sociali, evidenziando come l'arte possa essere uno strumento potente per affrontare questioni cruciali della nostra società. L’intero progetto si basa sul "dare per dare" che si oppone, o quanto meno si discosta da un utilitaristico o egoistico "dare per ricevere". Nel corso degli anni, do ut do è infatti diventato un catalizzatore di creatività e impegno, connettendo responsabilità e sensibilità, etica ed estetica, dimensione sociale e individuale.
Il fil rouge della nuova edizione, scelto dalla fondatrice e Presidente di do ut do Alessandra D’Innocenzo, ha una natura complessa che sfida ancora la comprensione completa. La Coscienza è infatti un soggetto astratto, la sua natura profonda è ignota e in quanto tale appare misteriosa agli occhi dell’essere umano. Essa è l'origine dell'intenzionalità, della creatività, della libertà e rende possibile trascendere i condizionamenti materiali, elaborare idee astratte, fare scelte deliberate. A tal proposito, Alessandra D’Innocenzo afferma: “La Coscienza? Ognuno deve rispondere per sé, è una questione personale, mutevole e contemporanea a sé stessi. L’Arte ne è testimone”.
Tuttavia, è anche una tematica attuale e riconducibile alla concretezza della vita quotidiana. L’Ambasciatrice di questa edizione di do ut do, Karole Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e della Fondazione Solomon R. Guggenheim per l'Italia, si è ampiamente espressa e ha dichiarato: “Il mondo di oggi è più turbolento che mai, il che rende urgente interrogarsi sul significato di una coscienza morale ed etica, su ciò che crediamo sia giusto e su ciò che si decide sia giusto. Per citare e parafrasare un collega del museo, stiamo attraversando un momento di grandi passioni e di molte urgenze e turbolenze politiche e sociali. In momenti come questi dobbiamo rimanere vigili e sostenere le proteste e le interazioni pacifiche con la garanzia di evitare ogni tipo di violenza, mantenendo il rispetto e una sana dose di empatia per i diversi modi di vivere, le fedi e i codici.”
In merito agli obiettivi della biennale si è espresso il docente e filosofo Sebastiano Maffettone, che ha affermato: “L’idea geniale della Presidente di do ut do Alessandra D’Innocenzo è quella di unire nella stessa serie di eventi dedicati all’arte i valori estetici – che, come è naturale, sono alla base della scelta delle opere d’arte e degli eventi sottoposti all’attenzione generale di biennio in biennio – il concetto di dono, l’impegno filantropico e soprattutto, a parer mio, la capacità di farci riflettere su temi fondazionali del nostro tempo”. Maffettone ha poi indagato sul tema della coscienza ponendo l’attenzione sull’attualità e sul fenomeno della trasformazione digitale: “Viviamo infatti una condizione digitale, e non ne conosciamo fino in fondo le conseguenze per la vita, individuale e sociale, di tutti noi. Siamo però convinti che tali conseguenze debbano essere sostenibili dal punto di vista etico, sociale e politico. La coscienza è il punto di controllo di una possibilità del genere.”
Anche il professore Pierpaolo Forte ha analizzato il leit motiv dell’VIII edizione, sviluppando osservazioni filosofiche sul passato fino ad arrivare al presente con il concetto di “coscienza artificiale” e sostenendo che: “La questione della "coscienza artificiale", l'ipotesi che anche le macchine possano essere, se non proprio consce di sé, “slightly conscious”, “un po’ coscienti” (lo vaticina uno dei creatori di ChatGPT), giacché non è impossibile che vengano dotate di una simil-coscienza, una replica algoritmica, certo, di quella umana, e dunque poco precipua e anche un po' inquietante; e tuttavia, così come tra gli umani la condizione cosciente è il presupposto per la punibilità, e la consapevolezza e l'accettazione del rischio sono elementi decisivi per distinguere il comportamento colposo da quello doloso, si discute della responsabilità autonoma degli agenti robotici e dell'intelligenza artificiale, un'ipotesi presa molto sul serio dalla Commissione Europea, al lavoro sulla disciplina legale delle attività automatiche e delle loro conseguenze.”
Vera Zamagni, docente di Storia economica all’Università di Bologna, ha condiviso la sua opinione sul tema e dichiara: “Oggi si discute se l’Intelligenza Artificiale mai arriverà alla Coscienza Artificiale. Non credo che ciò possa avvenire, ma se ci si arrivasse, allora l’umanità sarebbe finita. Infatti, si possono sostituire le abilità manuali della persona e persino quelle intellettuali, senza sostituire l’uomo. Ma se si arrivasse a sostituire la coscienza, allora davvero l’uomo diventerà antiquato, come già Günter Anders aveva preconizzato anni addietro. La tecnica avrà vinto e si sarà distrutta l’umanità, senza nemmeno ricorre alla bomba atomica.”
La Coscienza ci confronta con i limiti delle nostre capacità descrittive e ci ricorda che la comprensione definitiva della realtà trascende la portata della scienza.
I 13 artisti che esporranno le loro opere saranno: Luigi Ontani, Fabrizio Cotognini, Danijel Zezelj, Maurizio Finotto, Nino Migliori, Terry Pecora, Andrew Holmes Huston, Oliver D’Auria, Rae Martini, Simone Pellegrini, Luca Maria Castelli, il duo Ornaghi & Prestinari e l’artista emergente Luca Blumer.
Quest’anno infatti per la prima volta do ut do darà spazio a nuovi volti del panorama artistico contemporaneo. Per l’occasione, Luca Blumer esporrà la sua opera “Numero di prova 1”, Trittico del quotidiano “Il manifesto” della fine degli anni ‘70 su cui sono applicati tessuti di cotone. L’opera si chiama “Numero di prova”, una dicitura che l’editore usava per identificare alcuni numeri del giornale.
Le opere, dopo Artefiera, entreranno ufficialmente nella grande collezione do ut do, per poi essere assegnate a collezionisti o musei a fronte di un contributo di sostegno all’Associazione Amici della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli. L’intero ricavato verrà devoluto alla Fondazione Hospice. Come nelle passate edizioni, infatti, anche per il 2024 do ut do riunirà i generosi contributi di artisti, gallerie e collezionisti per sostenere concretamente la missione della Fondazione Hospice MT. Chiantore Seràgnoli dedita all’assistenza e cura di pazienti affetti da malattie inguaribili e delle loro famiglie e alle attività di formazione e ricerca in medicina palliativa all’interno del Campus Bentivoglio.
Anche quest’anno è prevista una pubblicazione dedicata al tema dell’edizione in corso. Il volume dal titolo “Un fatto di coscienza”, oltre alle 24 opere, raccoglierà più di 100 contributi di personaggi della contemporaneità che si distinguono nell’ambiente lavorativo e sociale in cui vivono. Artisti, curatori, collezionisti, critici d’arte, direttori museali, professori universitari, attori, scrittori e autorità con dettagli, approfondimenti e spunti di riflessione sul tema della coscienza.
Do ut do 2024 è stato realizzato anche grazie al sostegno di Banca di Bologna, Mario Cucinella Architects, Art Defender, Labanti e Nanni, Legatoria Carfi, Casa Editrice Persiani, Radio Sata, Galleria Continua e l’Associazione SAM - Sampling Moods. Si ringrazia: Arte Fiera, Fondazione Cirulli e Galleria Stefano Forni.
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