Dal 6 aprile al 2 luglio a Roma

Raffaello, Agostino Chigi e la passione per l'antico: un "rincontro" a Villa Farnesina

Gruppo di Pan e Dafni, marmo, II sec. d.C., Roma, Museo Nazionale Romano - Palazzo Altemps, Su concessione del Ministero della Cultura - Museo Nazionale Romano - Palazzo Altemps | Foto: © Eugenio Monti
 

Samantha De Martin

06/04/2023

Roma - In un fatidico 6 aprile, “in venerdì santo”, l’astro di Raffaello nasceva e moriva al tempo stesso.
Del maestro, Vasari scriveva che si levava “in Urbino, città notissima in Italia, l'anno 1483, in venerdì santo a ore tre di notte”, per spegnersi il 6 aprile (lo stesso giorno della nascita) del 1520, a soli 37 anni di distanza.
A 503 anni da quella scomparsa Villa Farnesina ricorda quel giorno facendolo coincidere con l’inaugurazione della mostra Raffaello e l'antico nella Villa di Agostino Chigi che fino al 2 luglio sottolineerà l’influenza che la prestigiosa collezione di statue, sarcofagi, rilievi, cammei e monete antiche raccolte da Agostino Chigi nella sua Villa ebbe sull’Urbinate.
La mostra acquista ancora più significato se si pensa che l’anniversario della morte di Raffaello (6 aprile 1520) coincide con la scomparsa di Agostino Chigi, il banchiere del papa, avvenuta a soli cinque giorni di distanza, l’11 aprile 1520.
Questi due grandi protagonisti del Rinascimento furono accomunati da uno strettissimo rapporto fondato sull’amicizia.


Raffaello e l’antico nella Villa di Agostino Chigi, allestimento

Accanto ai papi Giulio II e Leone X, Chigi fu il committente più assiduo e munifico di Raffaello. Il pittore della grazia frequentò a lungo la sua residenza, l’attuale Villa Farnesina, non solo come artista incaricato di realizzare il celebre affresco nella Loggia di Galatea e decorare la volta della Loggia di Psiche, ma anche come “familiare” del padrone di casa. Lo avremmo visto aggirarsi per la villa ad ammirare e studiare le collezioni antiquarie che il banchiere custodiva con cura nella dimora e nei suoi giardini, tra statue, medaglie, rilievi, cammei di rara raffinatezza che divenivano per l’Urbinate e per la sua scuola modelli autorevoli da diffondere e far conoscere attraverso dipinti, arazzi, stampe, vasellami.

Nella villa trasteverina il pittore di Urbino aveva potuto non solo apprezzare, ma anche reinventare, le opere più significative della raccolta del banchiere, adattandole alle sue invenzioni, come nel caso della statua della Psiche Capitolina e l’analogo affresco dell'omonima Loggia.


Raffaello e l’antico nella Villa di Agostino Chigi, allestimento

Le “magnifiche raccolte” dal ricco mecenate, disperse dopo la morte del proprietario, confluirono in grandi collezioni romane ed europee, ulteriormente depauperate con il Sacco di Roma fino alla vendita del Palazzo ai Farnese, avvenuta nel 1579.
Importanti prestiti di opere hanno contribuito a riallestire, almeno in parte, la straordinaria collezione Chigi nel suo luogo originario per illustrare al pubblico quanto questa sia stata fonte d’ispirazione per lo stile classico di Raffaello e della sua scuola, di Peruzzi, di Sebastiano del Piombo e del Sodoma, contribuendo allo sviluppo del pieno Rinascimento.

Così per la prima volta e dopo cinquecento anni, la “casa” di Agostino Chigi torna a essere quello scrigno capace di contenere in un luogo unico lo spirito del Rinascimento. Se da un lato la mostra presenta al pubblico i risultati delle ricerche sugli inventari e altri documenti dei Fondi Chigiani della Biblioteca Apostolica Vaticana utili a ricomporre l’aspetto originario della villa e dei suoi arredi antiquari, dall’altro, restituisce ai visitatori il contesto artistico e culturale dell’attività di Raffaello nella villa le cui collezioni rappresentavano una "palestra" per la sua “officina”.


Raffaello e l’antico nella Villa di Agostino Chigi, allestimento

Le statue della Psiche alata Capitolina, del Pan e Dafni di Palazzo Altemps, dell’Arrotino degli Uffizi, documentate nella villa di Agostino ed esposte in mostra, influirono in maniera determinante sull’immaginario del maestro e di altri artisti, come anche le eccezionali opere di glittica, quali il Cammeo con l’aquila (Adlerkameo) del Kunsthistorisches di Vienna e il Sigillum Neronis del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Ma c’è di più. Le indagini sulla Galatea a cura di Antonio Sgamellotti hanno svelato l’uso, dopo secoli di oblio, del “blu egizio” da parte di Raffaello, proprio per dipingere un soggetto che appartiene all’antichità. La mostra sarà anche l’occasione per ammirare la Villa sotto una nuova luce, ancora più bella grazie agli importanti interventi conservativi sulla Loggia di Galatea e gli affreschi della Sala delle Nozze, l’antica camera da letto di Agostino Chigi dipinta dal Sodoma e dai suoi collaboratori.


Ignoto incisore, Venere e Adone, Cammeo in sardonice, fine del I sec. a.C. Su montatura moderna (fine XVIII - inizi XIX sec.) Vienna, Kunsthistorisches Museum Kunst Historisches Museum Wien, Collection of Greek and Roman

Per tutta la durata dell’esposizione è stato infine ripristinato l’originario accesso della villa dalla Loggia di Amore e Psiche, mentre due installazioni di artisti contemporanei inserite nel percorso espositivo accentueranno il dialogo tra antico e contemporaneo.
Posticipata al 2023 a causa dell’emergenza sanitaria, curata dal socio Linceo Alessandro Zuccari e dalla storica dell’arte Costanza Barbieri, la mostra chiude le celebrazioni del “Trittico dell’Ingegno Italiano” progettato da Alberto Quadrio Curzio, allora presidente dell'Accademia, iniziato con la mostra Leonardo a Roma. Influenze ed eredità (2019) e proseguito nel 2021-2022 con i tre appuntamenti dedicate a Dante: La biblioteca di Dante; La ricezione della Commedia dai manoscritti ai media; Con gli occhi di Dante, l'Italia artistica nell'età della Commedia.

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