Jean Corty (1907-1946): Gli anni di Mendrisio. Opere dalla collezione del dottor Olindo Bernasconi

Dal 12 Maggio 2020 al 11 Ottobre 2020
Rancate | Mondo
Luogo: Pinacoteca cantonale Giovanni Züst
Indirizzo: via Pinacoteca Züst 2
Orari: Maggio, giugno, settembre, ottobre: 9-12 / 14-17. Luglio – agosto: 14-18. Chiuso il lunedì. Festivi aperto. Visite guidate su prenotazione anche fuori orario
Costo del biglietto: intero: CHF/€ 10.- ridotto (pensionati, studenti, gruppi): CHF/€ 8.-
Telefono per informazioni: +41 (0)91 816 47 91
E-Mail info: decs-pinacoteca.zuest@ti.ch
Sito ufficiale: http://www.ti.ch/zuest
L’esposizione è dedicata a Jean Corty, uno dei più apprezzati pittori svizzeri. La sua parabola artistica, consumatasi nell’arco di soli vent’anni, rivela la fascinazione per l’Espressionismo nordico subita durante gli anni della formazione a Bruxelles.
Il padre Francesco Corti era emigrato, come tanti ticinesi, spostandosi da Agno a Cernier (Canton Neuchâtel) per lavorare nelle cave; qui si era sposato e aveva dato vita a una dozzina di figli, tra cui il nostro Jean-Baptiste (che solo a partire dal 1940 modifica la finale del cognome trasformandolo in Corty). Quando si presentano non meglio precisati disturbi nervosi, l’artista viene trasferito nel Cantone di origine.
In mostra sono presentate unicamente le numerose opere – paesaggi e figure – da lui dipinte durante i ricoveri presso quello che all’epoca era denominato Manicomio di Mendrisio, dal 23 agosto 1933 al 4 maggio 1934 e di nuovo dal 23 agosto 1937 al 2 agosto 1941, e donate dal pittore stesso al suo dottore Olindo Bernasconi (1892-1941), i cui discendenti le conservano ancora. La provenienza certa fa sì che la collezione apporti un contributo importante all’annosa questione attributiva tutt’ora aperta fungendo da sicura pietra di paragone per le opere sul mercato.
A Mendrisio (Casvegno) il nostro dipinge e disegna con continuità, grazie all’interessamento del dottor Bernasconi che, credendo fermamente nei benefici che il lavoro e l’arte potevano apportare ai malati, gli assegna anche uno spazio per stabilire il proprio atelier.
Corty, noto ai contemporanei per la vita bohemiénne, condotta tra povertà ed eccessi, ci lascia una pittura densamente autobiografica. Non sorprende quindi riconoscere in molte delle opere realizzate a Mendrisio scorci dei dintorni, dal momento che gli era consentito non solo di muoversi liberamente all’interno del grande parco della struttura, ma anche di recarsi nei paraggi, spesso accompagnato dall’amico pittore Libero Monetti. Sfilano così vie e monumenti del centro del Magnifico Borgo, ma anche della campagna e di vari paesi limitrofi. Spesso si tratta di istantanee di vita che fissano la quotidianità dell’istituto e dei suoi abitanti ma non solo: le attività, i momenti di svago e riposo, davanti a un bicchiere di vino, giocando alle carte o fumando la pipa. Lecito supporre che i lavoratori nei campi siano proprio i ricoverati che si applicavano alle attività di ergoterapia.
Il dottor Olindo Bernasconi è stato una figura di riferimento non solo per il giovane pittore. Personaggio poliedrico, è stato politico e filantropo; dotato di vasta cultura, scrive racconti, tiene conferenze mediche in tutti i distretti del Cantone e cura una rubrica di medicina a cadenza regolare per la Radio della Svizzera italiana. Precocemente scomparso a soli 48 anni nel 1941, instaura con il suo oggi illustre paziente, ma allora sconosciuto, un rapporto intenso, nella convinzione che attraverso il lavoro artistico Corty avrebbe potuto alleviare e in parte curare le sue turbe mentali. Al pittore commissiona anche le vignette che illustrano il giornale di Carnevale del Magnifico Borgo.
Nel catalogo che accompagna la mostra sono riprodotte tutte le opere esposte (un centinaio, tra olii, acquerelli e disegni), in gran parte inedite, e viene ripercorsa la storia dell’Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale di Mendrisio, sia dal punto di vista architettonico che delle cure lì praticate in quegli anni, con un cenno agli altri artisti che vi trascorsero periodi più o meno lunghi. Occorre citare in primo luogo Filippo Franzoni (1857-1911), tra i più celebri, morto a Mendrisio, ma va anche ricordato Gualtiero Colombo (1900-1960), originalissimo e sconosciutissimo pittore luganese ma anche scrittore, di cui restano una manciata di interessanti opere, tutte da recuperare. V’è da chiedersi se anch’essi trovarono negli spazi dell’Istituto ospedaliero una situazione simile a quella che Corty sperimentò grazie al sodalizio con il dottor Bernasconi.
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