Ireneo Janni. Figurazione in divenire
Dal 04 Ottobre 2014 al 26 Ottobre 2014
Ascoli Piceno
Luogo: Palazzo dei Capitani
Indirizzo: piazza del Popolo
Orari: tutti i giorni 10-13 / 15-19.30
Curatori: Antonio Gasbarrini
Enti promotori:
- Comune di Ascoli Piceno
E-Mail info: info@angelus-novus.it
Sito ufficiale: http://www.comuneap.gov.it
L’organica Mostra antologica dedicata a ben cinquant’anni di attività di uno dei più apprezzati artisti italiani, Ireneo Janni, sarà inaugurata ad Ascoli Piceno sabato 4 ottobre 2014 alle ore 17 nelle sale espositive del prestigioso Palazzo dei Capitani e rimarrà aperta tutti i giorni fino al 26 ottobre con orario 10/13 – 15/19,30.
Patrocinata dal Comune di Ascoli Piceno, la storicizzante Antologica (1964-2014) titolataUna “Figurazione in divenire” – curata dal critico Antonio Gasbarrini – propone un denso numero di opere (dipinti, sculture, disegni e grafiche) realizzate dall’artista “abruzzese-romano” nel corso di mezzo secolo caratterizzato da una fecondissima attività creativa ed espositiva avvenuta nelle principali città italiane e nelle capitali di vari Paesi europei ed extraeuropei.
Architetto di formazione, ma subito artista full time, gli esordi d’Ireneo Janni agli inizi degli anni Sessanta si contraddistinguono per il recupero del linguaggio neo-astratto affermatosi in Europa nei primi tre decenni del Novecento, con particolare riferimento all’onda lunga estetica seminata a piene mani dagli artisti-docenti della Bauhaus. Linguaggio che verrà in buona parte declinato anche nelle opere di maggior impegno sociale in perfetta sintonia con una riconquistata figurazione neo-realista agganciata ai moti studenteschi e popolari del maggio del 1968 nei vari cicli di “Periferia romana”, “Ecologismi”, “Alienazioni”.
A metà degli anni Settanta l’urgenza del recupero d’una auratica “Bellezza classica” che sembrava perduta per sempre, convergerà negli straordinari nudi di donne più che moderne con soluzioni formali in cui un magistrale impaginato spaziale riuscirà a legittimare quella “Figurazione in divenire” tutt’ora in corso, come ben dimostrano i quattro inediti oli di grande dimensione approntati ad hoc per questa mostra ascolana.
Oltre ai dipinti, tutti rigorosamente ad olio, alcune sculture anche monumentali, una serie di disegni, acqueforti ed acquetinte affiancate dalle lastre in rame originarie con cui sono state incise, consentiranno al visitatore d’immergersi all’interno d’un autentico universo creativo in cui il rigore formale non rinuncia mai ad un riappacificante dialogo tra la sempre più indurita realtà e la percorribilità di un sogno ad occhi aperti.
Scrive tra l’altro nel testo di presentazione il critico Antonio Gasbarrini:
«Senza la lectio magistralis avanguardista (Costruttivismo, Bauhaus e Razionalismo, nelle sue varianti architettoniche più innovative, in particolare) la Figurazione in divenire d’Ireneo Janni – ben assorbita negli studi universitari d’architettura – non avrebbe assunto la fisionomia del suo modernizzante, riconoscibilissimo stilema. I cui paradigmi portanti – rintracciabili nell’intrigante dialettica compositiva posta in essere per esaltare al massimo i punti di un praticabile crocevia tra stasi e movimento, realtà e finzione, erotismo (ora apollineo, ora dionisiaco) – pervadono, o meglio attraversano in lungo, in largo e in profondità, i corpi e le anime di “Personaggi” che non sono più alla ricerca del loro autore. Per una semplicissima ragione: la riconquistata Bellezza di un’aura classicheggiante azzerata, in ambito figurativo, dalle tante distorsioni cromatiche e plastiche messe in atto, in primis, proprio dalle Avanguardie storiche tra il secondo e il terzo decennio del Novecento (Futurismo, Dadaismo, Surrealismo e altre varie ramificazioni espressive ante e post, ad iniziare dai Fauves, 1905). […]
Negli anni Settanta la tumultuosa figurazione suggestionata dalle lacerazioni baconiane è trascesa da un impeccabile impaginato multi-prospettico, com’è dato di constatare nell’incisione Composizione, peraltro realizzata anche in un omonimo olio. Toccherà ad Analogie del 1977 (una delle opere capitali della sua Figurazione in divenire), anticipare, nello splendido nudo di una giovane donna effigiata di tre quarti ed attorniata da panneggi, capitello ed astraenti riquadrature, quel “sincretismo simbolico-linguistico” tanto caro ad Ireneo Janni e che nulla avrà da dividere con il non ancora nato citazionismo post-moderno, nelle sue principali declinazioni, dall’Anacronismo alla Nuova Maniera Italiana. […]
Altri nudi femminili e varie “Situazioni teatrali” sottolineeranno una sostanziale poetica dell’incomunicabilità tra “sé e il sé” (la drammaturgia di Ionesco e Beckett non è estranea all’artista “abruzzese-romano”) anche quando si è di fronte ad uno specchio o tra “sé e gli altri” pur in presenza di una gremitissima scena in cui l’enigma dell’irrevocabile solitudine esistenziale aleggia con i suoi congelati silenzi (da Situazione teatrale I e Situazione teatrale II, alla tumultuosa, carnascialesca scena di Carnevale a Piazza Navona, oli realizzati negli anni Ottanta e Novanta).
Proprio l’enigma e la maschera costituiranno il lievito immaginifico di moltissime altre opere del Maestro ove spesso il sogno ad occhi aperti (la rêverie di Gaston Bachelard e la sua parola d’ordine Le droit de rêver, Il diritto di sognare), rende compatibili allettanti corpi di donne sorpresi quasi sempre nelle loro inoffensive fantasticherie erotiche moltiplicanti all’infinito, con un fluidificato gioco di specchi, i potenziali accoppiamenti (come avviene nel dinamizzato disegno di Satiro e ninfe). […]
Anche per le sculture di piccole dimensioni o monumentali allestite nelle Sale del Palazzo dei Capitani (l’energizzato volto-maschera in terracotta de Il satiro, l’elasticizzata Figura in tensione in bronzo, l’inquietante, smembrata L’enigma della mela e la versione in gesso dell’incontenibile empito di masse plastiche ribellatesi alla ferrea legge della gravità con il loro asimmetrico volo ascensionale nel Monumento alla libertà), valgono le considerazioni del percorso ermeneutico della poetica janniana sino a qui suggerite. Il cui baricentro converge sempre, ed è bene ribadirlo, sull’energia concentrata nello spunto ideativo iniziale di un segno/disegno affrancato una volta per tutte dalle sue costrizioni bidimensionali, con soluzioni cromatico-plastiche pittoriche, scultore e grafiche di un’instancabile quanto affascinante Figurazione in divenire […]».
Nato in Atri (TE) nel 1946, consegue a Pescara la maturità al Liceo Artistico e poi la laurea in Architettura. Fin dal 1964 è invitato ad importanti mostre ottenendo premi e riconoscimenti. Negli anni ’70-’73 è a Milano, dove svolge una intensa attività frequentando l’ambiente artistico di Brera. Espone a Parigi, Baden, Zurigo, Lucerna e in molte città italiane quali Firenze, Milano, Roma, Torino, ottenendo ampi consensi. Nel 1973 si trasferisce stabilmente a Roma partecipando attivamente alla vita artistico-culturale della Capitale, presentando opere che affrontano il tema politico-sociale ed ecologico in cui “l’uomo degli anni ‘70 si dibatte”. Nello stesso periodo è attivo anche a Firenze con varie mostre personali e collettive. Negli anni Ottanta realizza il Monumento in bronzo ai Caduti della Resistenza per il Comune di Atri ed espone le sue opere in Olanda, Nigeria e New York. Negli anni ’90 il Comune di Foggia gli dedica un’ampia personale nel Palazzetto dell’Arte e Jacques Mesmin lo ospita nella sua “Art Gallery” di Bruxelles. Nel 2000 altra importante mostra alla Gallerie Azur Spa (Belgio) inaugurata dal Ministro della Cultura belga. Realizza inoltre il Monumento ai Caduti del Comune di Pianella (PE) e il Monumento bronzeo per la città di Silvi (TE). L’anno successivo viene inaugurato un altro suo Monumento dedicato ai Caduti di Sella Ciarelli (TE). Nel 2004 è invitato dal Comune di Tuscania (VT) per una sua Mostra Antologica. Altre sue Antologiche saranno tenute, tra il 2008 e il 2014, a Giulianova, Atri, Teramo, Pescara e Ascoli Piceno.
Patrocinata dal Comune di Ascoli Piceno, la storicizzante Antologica (1964-2014) titolataUna “Figurazione in divenire” – curata dal critico Antonio Gasbarrini – propone un denso numero di opere (dipinti, sculture, disegni e grafiche) realizzate dall’artista “abruzzese-romano” nel corso di mezzo secolo caratterizzato da una fecondissima attività creativa ed espositiva avvenuta nelle principali città italiane e nelle capitali di vari Paesi europei ed extraeuropei.
Architetto di formazione, ma subito artista full time, gli esordi d’Ireneo Janni agli inizi degli anni Sessanta si contraddistinguono per il recupero del linguaggio neo-astratto affermatosi in Europa nei primi tre decenni del Novecento, con particolare riferimento all’onda lunga estetica seminata a piene mani dagli artisti-docenti della Bauhaus. Linguaggio che verrà in buona parte declinato anche nelle opere di maggior impegno sociale in perfetta sintonia con una riconquistata figurazione neo-realista agganciata ai moti studenteschi e popolari del maggio del 1968 nei vari cicli di “Periferia romana”, “Ecologismi”, “Alienazioni”.
A metà degli anni Settanta l’urgenza del recupero d’una auratica “Bellezza classica” che sembrava perduta per sempre, convergerà negli straordinari nudi di donne più che moderne con soluzioni formali in cui un magistrale impaginato spaziale riuscirà a legittimare quella “Figurazione in divenire” tutt’ora in corso, come ben dimostrano i quattro inediti oli di grande dimensione approntati ad hoc per questa mostra ascolana.
Oltre ai dipinti, tutti rigorosamente ad olio, alcune sculture anche monumentali, una serie di disegni, acqueforti ed acquetinte affiancate dalle lastre in rame originarie con cui sono state incise, consentiranno al visitatore d’immergersi all’interno d’un autentico universo creativo in cui il rigore formale non rinuncia mai ad un riappacificante dialogo tra la sempre più indurita realtà e la percorribilità di un sogno ad occhi aperti.
Scrive tra l’altro nel testo di presentazione il critico Antonio Gasbarrini:
«Senza la lectio magistralis avanguardista (Costruttivismo, Bauhaus e Razionalismo, nelle sue varianti architettoniche più innovative, in particolare) la Figurazione in divenire d’Ireneo Janni – ben assorbita negli studi universitari d’architettura – non avrebbe assunto la fisionomia del suo modernizzante, riconoscibilissimo stilema. I cui paradigmi portanti – rintracciabili nell’intrigante dialettica compositiva posta in essere per esaltare al massimo i punti di un praticabile crocevia tra stasi e movimento, realtà e finzione, erotismo (ora apollineo, ora dionisiaco) – pervadono, o meglio attraversano in lungo, in largo e in profondità, i corpi e le anime di “Personaggi” che non sono più alla ricerca del loro autore. Per una semplicissima ragione: la riconquistata Bellezza di un’aura classicheggiante azzerata, in ambito figurativo, dalle tante distorsioni cromatiche e plastiche messe in atto, in primis, proprio dalle Avanguardie storiche tra il secondo e il terzo decennio del Novecento (Futurismo, Dadaismo, Surrealismo e altre varie ramificazioni espressive ante e post, ad iniziare dai Fauves, 1905). […]
Negli anni Settanta la tumultuosa figurazione suggestionata dalle lacerazioni baconiane è trascesa da un impeccabile impaginato multi-prospettico, com’è dato di constatare nell’incisione Composizione, peraltro realizzata anche in un omonimo olio. Toccherà ad Analogie del 1977 (una delle opere capitali della sua Figurazione in divenire), anticipare, nello splendido nudo di una giovane donna effigiata di tre quarti ed attorniata da panneggi, capitello ed astraenti riquadrature, quel “sincretismo simbolico-linguistico” tanto caro ad Ireneo Janni e che nulla avrà da dividere con il non ancora nato citazionismo post-moderno, nelle sue principali declinazioni, dall’Anacronismo alla Nuova Maniera Italiana. […]
Altri nudi femminili e varie “Situazioni teatrali” sottolineeranno una sostanziale poetica dell’incomunicabilità tra “sé e il sé” (la drammaturgia di Ionesco e Beckett non è estranea all’artista “abruzzese-romano”) anche quando si è di fronte ad uno specchio o tra “sé e gli altri” pur in presenza di una gremitissima scena in cui l’enigma dell’irrevocabile solitudine esistenziale aleggia con i suoi congelati silenzi (da Situazione teatrale I e Situazione teatrale II, alla tumultuosa, carnascialesca scena di Carnevale a Piazza Navona, oli realizzati negli anni Ottanta e Novanta).
Proprio l’enigma e la maschera costituiranno il lievito immaginifico di moltissime altre opere del Maestro ove spesso il sogno ad occhi aperti (la rêverie di Gaston Bachelard e la sua parola d’ordine Le droit de rêver, Il diritto di sognare), rende compatibili allettanti corpi di donne sorpresi quasi sempre nelle loro inoffensive fantasticherie erotiche moltiplicanti all’infinito, con un fluidificato gioco di specchi, i potenziali accoppiamenti (come avviene nel dinamizzato disegno di Satiro e ninfe). […]
Anche per le sculture di piccole dimensioni o monumentali allestite nelle Sale del Palazzo dei Capitani (l’energizzato volto-maschera in terracotta de Il satiro, l’elasticizzata Figura in tensione in bronzo, l’inquietante, smembrata L’enigma della mela e la versione in gesso dell’incontenibile empito di masse plastiche ribellatesi alla ferrea legge della gravità con il loro asimmetrico volo ascensionale nel Monumento alla libertà), valgono le considerazioni del percorso ermeneutico della poetica janniana sino a qui suggerite. Il cui baricentro converge sempre, ed è bene ribadirlo, sull’energia concentrata nello spunto ideativo iniziale di un segno/disegno affrancato una volta per tutte dalle sue costrizioni bidimensionali, con soluzioni cromatico-plastiche pittoriche, scultore e grafiche di un’instancabile quanto affascinante Figurazione in divenire […]».
Nato in Atri (TE) nel 1946, consegue a Pescara la maturità al Liceo Artistico e poi la laurea in Architettura. Fin dal 1964 è invitato ad importanti mostre ottenendo premi e riconoscimenti. Negli anni ’70-’73 è a Milano, dove svolge una intensa attività frequentando l’ambiente artistico di Brera. Espone a Parigi, Baden, Zurigo, Lucerna e in molte città italiane quali Firenze, Milano, Roma, Torino, ottenendo ampi consensi. Nel 1973 si trasferisce stabilmente a Roma partecipando attivamente alla vita artistico-culturale della Capitale, presentando opere che affrontano il tema politico-sociale ed ecologico in cui “l’uomo degli anni ‘70 si dibatte”. Nello stesso periodo è attivo anche a Firenze con varie mostre personali e collettive. Negli anni Ottanta realizza il Monumento in bronzo ai Caduti della Resistenza per il Comune di Atri ed espone le sue opere in Olanda, Nigeria e New York. Negli anni ’90 il Comune di Foggia gli dedica un’ampia personale nel Palazzetto dell’Arte e Jacques Mesmin lo ospita nella sua “Art Gallery” di Bruxelles. Nel 2000 altra importante mostra alla Gallerie Azur Spa (Belgio) inaugurata dal Ministro della Cultura belga. Realizza inoltre il Monumento ai Caduti del Comune di Pianella (PE) e il Monumento bronzeo per la città di Silvi (TE). L’anno successivo viene inaugurato un altro suo Monumento dedicato ai Caduti di Sella Ciarelli (TE). Nel 2004 è invitato dal Comune di Tuscania (VT) per una sua Mostra Antologica. Altre sue Antologiche saranno tenute, tra il 2008 e il 2014, a Giulianova, Atri, Teramo, Pescara e Ascoli Piceno.
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