Piazza dell'Immaginario
Dal 26 Giugno 2015 al 30 Settembre 2015
Prato
Luogo: Sedi varie
Indirizzo: via Filzi, via Mameli, via Giordano, via Pistoiese
Curatori: Alba Braza
Enti promotori:
- Comune di Prato
- Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci nell’ambito del progetto regionale “Cantiere Toscana Contemporanea” Camera di Commercio di Prato
- ASM Ambiente Servizi Mobilità Prato
- Ordine degli Architetti di Prato
- Circolo Curiel Prato
Telefono per informazioni: +39 0574 603186
E-Mail info: info@dryphoto.it
Sito ufficiale: http://www.dryphoto.it/
Piazza dell’Immaginario è un progetto che nasce nel 2014 dalla volontà di rendere migliore e più accogliente il quartiere dove Dryphoto arte contemporanea ha sede e nel quale é condensata, in una piccola superficie, un’ampia diversità di culture, realtà, ambienti socioeconomici, interessi e necessità. Nell’edizione 2015 opere di Francis Alÿs, Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani- Surace e Bert Theis si aggiungeranno ai lavori di Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa e del gruppo R.E.P. Revolutionary Experimental Space installati nel 2014. Il percorso espositivo si estende nel quartiere e occupa nuovi spazi attraverso installazioni permanenti, interventi site-specific e azioni.
Dalla necessità di una visione multidisciplinare, fondamentale per la comprensione della nostra epoca, nasce l’idea del convegno Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora che anticiperà l’inaugurazione del nuovo percorso espositivo e vedrà tra i relatori intellettuali e personalità internazionali e nazionali.
La contaminazione fra diverse discipline e l’azione al di fuori degli spazi deputati sono alcune delle caratteristiche della nostra epoca e allora può accadere, come in questo caso, che un progetto di arte contemporanea abbia come spazio di lavoro lo spazio pubblico, sia accompagnato da interventi in ordine al decoro e all’arredo urbano e intercetti quei cittadini interessati a compiere azioni che hanno come fine il miglioramento del contesto che li circonda producendo un vantaggio per tutta la città.
Interrogarsi sull’immaginario che abbiamo della cultura orientale, su quello che gli orientali hanno di quella occidentale, sull’immaginario che abbiamo della migrazione, come pensiamo le realtà altrui e come le immagini confermano queste realtà in un momento determinato, sono alcune delle sfide con le quali ci siamo misurati dalla partenza del progetto.
In questo anno, costante è stato l’interesse di offrire altri racconti possibili di quello che è il quartiere, di ciò che quotidianamente vi accade e dell’uso che gli abitanti fanno dello spazio pubblico da quando è nato il progetto: l’azione degli artisti Pantani-Surace che hanno coinvolto il pubblico/abitanti per la creazione della loro opera, la condivisione delle informazioni sulla mostra attraverso diversi video in lingua cinese raggiungibili da codici QR, l’occupazione di spazi dedicati alla pubblicità per annunciare le tappe del progetto, l’utilizzo di Piazza dell’Immaginario per concerti e presentazioni di libri.
Ora, nel 2015, dopo un anno di convivenza con le immagini degli artisti che hanno partecipato lo scorso anno, si dà continuazione al progetto attraverso la partecipazione di nuovi artisti che con le loro opere diventano parte di questa sfida per fare bellezza ma anche creare relazioni, produrre affetti, cultura, tessuto sociale, divertirsi, condividere esperienze.
CONVEGNO
Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora
Il convegno rappresenta un’occasione per guardare alla diaspora cinese ampliando il campo di osservazione e provando a contestualizzare la situazione locale attraverso una riflessione di più ampio respiro che prenda in considerazione il fenomeno su scala globale.
Nella convinzione che una visione multidisciplinare sia fondamentale per la comprensione della nostra epoca, il nostro lavoro non si è limitato ad un unico campo di studio ma ne ha compresi diversi e svariate sono state le nostri fonti. Il convegno stesso è per noi una fonte alla quale attingere per realizzare i nostri obiettivi, una condivisione di conoscenza attraverso l’arte contemporanea.
Il convegno non intende dare risposte definitive ma piuttosto aprire questioni, alternando la prospettiva locale a quella globale in un fertile dialogo che correrà sul doppio binario delle questioni socioculturali da un lato e letterarie e giornalistiche dall’altro. Tra gli intellettuali
e le personalità nazionali e internazionali invitati ci sono gli antropologi Gary W. McDonogh, professore al Bryn Mawr College in Pennsylvania (USA) e Massimo Bressan, presidente dell’Istituto di Ricerca IRIS (Prato); Valentina Pedone, docente di Lingue e Letterature della Cina all’Università di Firenze, Marco Wong, presidente onorario di Associna e Giorgio Bernardini, giornalista e scrittore.
Il convegno, dopo i saluti istituzionali, parte dalla presentazione della nuova edizione di Piazza dell’Immaginario.
MOSTRA
Piazza dell’Immaginario
Attraverso l’installazione permanente di opere site-specific e fotografie di grande formato stampate su PVC, il tessuto urbano si trasforma e con esso le aspettative, i ricordi e i desideri legati agli spazi coinvolti.
In questa edizione opere di Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Francis Alÿs e Bert Theis si aggiungeranno ai lavori di Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa e del gruppo R.E.P. Revolutionary Experimental Space installati nel 2014.
Il percorso espositivo si estende nel quartiere e occupa nuovi spazi in zone limitrofe al primo intervento, sviluppando i concetti proposti e indagati nella scorsa edizione.
Il racconto curatoriale è iniziato con la scelta di opere fotografiche che raccontano di spazi pubblici nei quali è l’azione diretta degli abitanti a trasformare quegli stessi spazi in luoghi di relazione e di condivisione: un ballo in piazza (Gabriele Basilico), giocare a calcio in una struttura quasi improvvisata (Bleda y Rosa), ricavare un piccolo giardino in uno luogo devastato da un terremoto (Andrea Abati). La narrazione si conclude ora con Mantova, 1980, di Olivo Barbieri: di nuovo, uno spazio che viene trasformato dall’uso che nel quotidiano ne fanno le persone che lo frequentano, la neve nasconde un campo di calcio di un oratorio a ridosso dell’argine del fiume, sullo sfondo automobiline dismesse di un autoscontro.
Si occupano poi i nuovi spazi di via Goffredo Mameli, dove Bianco-Valente realizzano un’opera site-specific. Un lavoro che ha richiesto un sopralluogo in città degli artisti per conoscere e visitare la realtà del quartiere Macrolotto Zero e di Piazza dell’Immaginario.
Si dà inizio inoltre a una serie di interventi che individuano una nuova piazza in via Umberto Giordano, dove saranno installate fotografie di grande formato stampate su PVC che documentano azioni e interventi che fanno parte di progetti sviluppati da artisti la cui riflessione nasce da interessi e intenti simili a quelli che hanno dato vita a Piazza dell’Immaginario.
Da una parte Growing House, di Bert Theis, che ci riporta a un suo lavoro realizzato a Shenzhen in Cina nel 2004. Theis, curatore anche del progetto Isola Art Center, realizza architetture/ strutture dedicate a promuovere un’esperienza rispettosa dello spazio nel quale si trova a lavorare, tenendo sempre in considerazione il fine, mai commerciale, dello spazio stesso. Mostrare la bellezza della città senza trucchi è anche una parte della proposta dell’opera Paradox of the Praxis I (Sometimes Doing Something Leads to Nothing) di Francis Alÿs, una fotografia che documenta l’azione svolta dall’artista nel 1997 a Città del Messico. Alÿs spinge un grande blocco di ghiaccio da un punto all’altro della città creando una situazione paradossale dovuta all’impossibilità di compiere con successo la sua azione, osservata e condivisa dalle persone che si trovano via via con lui.
Infine, Pantani-Surace propongono un’immagine di documentazione dell’azione La responsabilità dei cieli e delle altezze svoltasi in Piazza dell’Immaginario nel 2014. Un lavoro che parte dall’idea che la piazza non appartiene al luogo, ma a coloro che la vivono: l’azione, infatti, è accaduta lì, nella nostra piazza, insieme ai residenti/partecipanti che hanno prodotto il messaggio collettivo “ti amo” in lingua cinese, usando la tecnica della xilografia. Una struttura appositamente realizzata ha permesso loro di imprimere i caratteri saltellando e ballando sulla matrice. Questi tre ideogrammi stampati su carta sono appartenuti alla piazza (via Fabio Filzi)
finché il passare del tempo e la meteorologia lo hanno permesso. L’immagine che presentiamo è una traccia dell’azione e ci permette di creare legami con il progetto e con il territorio dove è avvenuta, a riprova di come lo status e il valore di opera d’arte siano il momento di relazione e partecipazione creato durante l’azione.
DIDATTICA
La sezione didattica è un organo di formazione flessibile con base in Piazza dell’Immaginario e un programma di attività lungo l’intero percorso espositivo. Sono previsti walking tour di avvicinamento, passeggiate itineranti che introdurranno alle opere e agli artisti presenti, fornendo anche un orientamento e una conoscenza del peculiare contesto urbano che integra e ospita il progetto.
Per i bambini e i ragazzi sono previsti laboratori creativi-manipolativi con due precisi momenti e finalità.
- Attività e azioni mirate a scoprire i linguaggi dell’arte contemporanea, interagendo con le tecniche e le tematiche sviluppate dagli artisti presenti nel progetto.
- Il coinvolgimento diretto nel percorso espositivo come esperienza di conoscenza artistica territoriale, con un divertente viaggio in quello che diviene “un museo progressivo e a cielo aperto”, e un primo orientamento nel particolare tessuto urbano e sociale dell’area cittadina in cui le opere sono inserite.
BIO RELATORI CONVEGNO
Giorgio Bernardini, giornalista e scrittore, laureato in Sociologia, ha scritto per il Sole 24 Ore, l’Agi, Il Messaggero, attualmente scrive per il Corriere della Sera ed è corrispondente dell’Ansa. Come scrittore ha pubblicato Chen contro Chen, la guerra che cambierà Prato (Round Robin Editrice, 2014).
Massimo Bressan, antropologo, è presidente di IRIS e tra i fondatori della SIAA (Società Italiana di Antropologia Applicata). Lavora da oltre vent’anni nel campo della ricerca sociale e nella valutazione dei programmi regionali di sviluppo. Le sue specializzazioni settoriali sono l’antropologia economica e urbana applicata ai quartieri e ai sistemi economici locali. Tra le sue pubblicazioni più recenti, il volume Chinese migration to Europe. Prato, Italy and Beyond (Palgrave, 2015) che ha curato insieme a Loretta Baldassar, Graeme Johanson e Narelle McAuliffe.
Gary McDonogh è antropologo e professore presso il Bryn Mawr College in Pennsylvania (USA). Si è occupato a lungo delle Chinatown del mondo. Su questo tema ha pubblicato diversi articoli in riviste e volumi, tra i quali ricordiamo “Chinatowns: Social Movements, Urban Conflict, and Global Scale” in Quaderns-E (Institut Català d’Antropologia, Barcellona, 2014) e “Negotiating Global Chinatowns: Difference, Diversity and Connection” in Cambio. Rivista sulle trasformazioni sociali (Università di Firenze, 2013) con Cindy Wong.
valentina Pedone è ricercatore presso l’Università di Firenze, dove insegna Lingua e Letteratura cinese. Da anni si occupa di bilinguismo, seconde generazioni e migrazione cinese. Su questi temi ha pubblicato diversi articoli e volumi in Italia e all’estero, tra i quali ricordiamo Filosofare randagio (Hoepli, 2010) con Wang Shou, A Journey to the West. Observations on the Chinese Migration to Italy (Firenze University Press, 2013) e Letteratura cinese contemporanea (Hoepli, 2015) con Serena Zuccheri.
Marco Wong, da diversi anni è Presidente Onorario di Associna (Associazione seconde generazioni cinesi). È stato direttore editoriale del mensile bilingue It’s China. Come scrittore
ha pubblicato nel 2010 il suo libro di esordio Nettare rosso (Compagnia delle lettere) e nel 2012 il racconto Appuntamento olimpico (Lite Editions).
BIO ARTISTI 2015
Francis Alÿs (Anversa, Belgio, 1959) vive e lavora a Città del Messico dal 1986. Nella sua pratica artistica, che vede l’utilizzo di diversi media, è fondamentale il suo essere wanderer, viaggiatore che indaga la società mettendone in risalto valori e contraddizioni, sempre con una prospettiva altra rispetto a quella ufficiale e canonica, e sempre con coerenza tra i suoi progetti artistici e la sua condizione di vita. Tra le più importanti istituzioni internazionali che hanno esposto le sue opere ricordiamo: Wiels, Bruxelles; Tate Modern, Londra; The Renaissance Society, Chicago; Hammer Museum, Los Angeles; Portikus, Frankfurt; MALBA, Buenos Aires; Kunstmuseum Wolfsburg; Musée d’Art Contemporain, Avignone; Centro Nazionale per le Arti Contemporanee, Roma (poi alla Kunsthaus di Zurigo e al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid); MoMA, New York e Or Gallery, Vancouver, Canada. Nel 2012, in occasione di dOCUMENTA 13, Alÿs ha esposto a Kabul, tra le rovine del Cinema Behzad riaperto appositamente, il film REEL- UNREEL, fulcro anche della personale che il MADRE di Napoli ha dedicato all’artista nel 2014. Alÿs ha inoltre partecipato a numerose biennali, fra cui la Biennale di San Paolo (2010, 2004 e 1998), la Biennale di Venezia (2007, 2001 e 1999), la Biennale di Shanghai (2002), la Biennale di Istanbul (2001 e 1999) e la Biennale dell’Avana (2000 e 1994).
Olivo Barbieri (Carpi, MO, 1954) studia pedagogia all’Università di Bologna e dal 1971 intensifica il suo interesse sul linguaggio della fotografia. Realizza Flippers 1977-1978, una serie dedicata al ritrovamento di un deposito abbandonato dove si assemblavano pinball machines. Le immagini dei flipper agiscono come deposito della cultura e dell’immaginario di un’intera epoca. Partecipa a Viaggio in Italia, Bari 1984. All’inizio degli anni Ottanta inizia il progetto sull’illuminazione artificiale nella città europea e orientale. Dal 1989 viaggia abitualmente in Oriente, soprattutto in Cina, sviluppando un progetto ancora in corso sui temi del grande cambiamento in atto. Nel 1996 il Folkwang Museum di Essen gli dedica la prima retrospettiva. Nel 2003 inizia il progetto site-specific_ che coinvolge 40 città nel mondo. Le serie site-specific_ 2003-2013, Parks 2003- 2014, Real Words 2008-2013, Images 1978-2007, Virtual Truths 1996-2002 e Artificial Illuminations, 1980-2014 raccolgono le sue riflessioni più significative sul rapporto tra realtà, percezione e rappresentazione. Il suo lavoro è stato esposto presso musei, istituzioni e gallerie private in Italia e all’estero; ha al suo attivo numerose pubblicazioni.
Bianco-valente, Giovanna Bianco (Latronico, PZ, 1962) e Pino Valente (Napoli, 1967), vivono e lavorano a Napoli. Bianco-Valente iniziano il loro sodalizio artistico nel 1994. La loro eterogenea ricerca si concentra sull’analisi dei processi di percezione e definizione della realtà esterna. Attraverso astrazioni visive, video e installazioni ambientali gli artisti vanno ad indagare le dualità tra corpo e mente, realtà e immaginazione, naturale e artificiale. I loro interventi si inseriscono negli spazi evidenziandone le imperfezioni e le peculiarità architettoniche e contemporaneamente traducono la pluralità di relazioni e storie ad essi connesse. Sin dai loro esordi hanno partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero e eseguito interventi installativi per importanti istituzioni museali e spazi pubblici, come MAXXI, Roma; Museo Madre, Napoli; Triennale di Milano; Museo Nacional Reina Sofía, Madrid; Kunsthaus di Amburgo; NCCA – National Centre for Contemporary Arts, Mosca. Hanno realizzato progetti site-specific in Libano, in Marocco e a New York.
Pantani-Surace, Lia Pantani (Firenze, 1966) e Giovanni Surace (Vibo Valentia, 1964), collaborano dal 1996 e insegnano all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Tra le diverse partecipazioni: N°1, Museo Laboratorio, Città Sant’Angelo, Pescara, Working Insider, Stazione Leopolda, Firenze; Allineamenti, Trinitatiskirche, Colonia; Mobili, Nosadella due, Bologna; Una giornata particolare, luogo delle possibilità, Teatro Sant’Andrea, Pisa; Au Pair, coppie di fatto nell’arte contemporanea, Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo;
Start Point, Sun Studio 74rosso, Firenze; Inventing the memorable, Le Murate, Firenze; La responsabilità dei cieli e delle altezze, Piazza dell’Immaginario, Prato. Tra le mostre personali: Se la memoria mi dice il vero, Certosa Monumentale di Calci, Pisa; Eco e Narciso, Villar Pellice, Torino; Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine, Galleria Nicola Fornello, Prato; Ti amo, Galleria Madder, Londra.
Bert theis
Bert Theis (Lussemburgo, 1952) fa parte di quella generazione di artisti, emersi nel corso degli anni Novanta, che attraverso i loro lavori hanno creato nuove possibilità per le pratiche nello spazio pubblico. I suoi lavori hanno una dimensione filosofica, sociale e politica; la maggior parte di essi è stata creata a partire da spazi specifici della città. Nel corso degli ultimi dieci anni, è stato tra gli organizzatori di due progetti a lungo termine, Isola Art Center e out-Office for Urban Transformation, entrambi riconducibili all’ambito del conflitto urbano tra gli abitanti del quartiere di Isola, il governo della città di Milano e una compagnia multinazionale statunitense. Ha partecipato a numerose manifestazioni internazionali, come la Biennale di Venezia (1995); Sculptur. Projects a Münster (1997); Arte all’Arte (1998); Manifesta (1998); Biennale di Gwangju (2002); Biennale di Tirana (2003); Biennale di Busan (2006) e Biennale di Tapei (2008).
BIO ARTISTI 2014
Andrea Abati (Prato, 1952) si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta. Punto di partenza del suo lavoro è l’analisi delle trasformazioni del paesaggio architettonico industriale, l’osservazione simbolica della natura antropizzata, l’attenzione all’avvicendarsi delle genti e al mutamento del tessuto sociale della città attraverso un uso della fotografia come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo. Tra i suoi lavori più noti: I Luoghi del Mutamento, una serie iniziata nel 1988, indubbiamente il progetto di maggiore complessità e anche il più noto, dove urgente è l’attenzione al paesaggio industriale contemporaneo e ai mutamenti della realtà sociale; I Luoghi della Natura (1997), una serie di visioni notturne, oniriche, dove il mare diventa luogo di riflessione sull’identità contemporanea; del 2012 è la serie La Forza della Natura. Dal 2008 si occupa anche di video. Per l’artista abbandonare il concetto di opera e pensare di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica può in certi momenti diventare prioritario, è sua la costruzione di Giardino Melampo/Mandela Garden 1, Prato, 2013. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive in Italia, Francia, Austria, Belgio, Germania, USA, Canada.
Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013) inizia interessandosi alla fotografia sociale ma i suoi campi d’azione privilegiati sono il paesaggio industriale e post industriale, le trasformazioni e l’urbanizzazione del territorio. In tal senso il suo primo progetto è Milano. Ritratti di fabbriche, un lavoro condotto nella periferia ex-industriale di Milano, tra il 1978 e il 1980. Nel 1984 viene invitato a partecipare alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., la più vasta campagna fotografica realizzata in Europa nel XX secolo, organizzata dal governo francese. Nello stesso periodo realizza Porti di mare (1982-88) e nel 1991 la campagna fotografica su Beirut, completamente distrutta dalla guerra. Continua anche la sua ricerca su Milano insieme a indagini su altre città in tutto il mondo, convinto “che in tutte le città ci sono presenze, più o meno visibili, che si manifestano per chi le vuole vedere”. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private internazionali e il suo lavoro è stato esposto presso musei, istituzioni, gallerie private in Italia e all’estero.
Bleda y Rosa, María Bleda (Castellón, Spagna, 1969) e José María Rosa (Albacete, Spagna, 1970), lavorano in coppia dal 1992. Vivono e lavorano a Valencia. Secondo il critico Alberto Martin, il nucleo fondamentale del loro lavoro è la rappresentazione del territorio, con la quale cercano di sottolineare la complessa unione di culture e tempi che la conformano. Così trasformano il genere di paesaggio in immagini con un alto potere evocativo nelle quali si manifesta la loro esperienza dei luoghi fotografati. Il passare del tempo, la traccia e la memoria sono gli elementi
che fondano il loro lavoro. Fra le loro mostre individuali più recenti: Galería Fúcares, Madrid; Real Jardín Botánico, Fundación Telefónica e PHE’10 a Madrid; Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia; Galería Elba Benitez, Madrid; Galería Visor, Valencia; Rosenthal Fine Art, Chicago; Galeria Pedro Oliveira, Porto. Fra le collettive: Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto MART, Centro Andaluz de Arte Contemporáneo CAAC, Sevilla; ForoSur ‘14, Cáceres; Fundació Antoni Tàpies, Barcellona; Fundación Marcelino Botín, Santander; Museo Nacional Reina Sofia MNRS, Madrid; Museu d’Art Contemporani de Barcelona MACBA e Fundación Joan Miró, Barcellona; AA Architectural Association, Londra; Centro Cultural Gabriela Mistral, Santiago de Cile; Musée d’art moderne di Ceret, Francia; Stenersenmuseet, Oslo; Kulturhuset, Stoccolma. Hanno inoltre partecipato a Manifesta 4 e alla 12th International Cairo Biennale.
R.E.P. Revolutionary Experimental Space
Gruppo fondato nel 2004, è attualmente composto da Ksenia Gnilitskaya (Kiev, 1984), Nikita Kadan (Kiev, 1982), Zhanna Kadyrova (Brovary, Ucraina, 1981), Vladimir Kuznetsov (Lutsk, Ucraina, 1976), Lada Nakonechnaya (Dnepropetrovsk, Ucraina, 1982) e Lesia Khomenko (Kiev, 1980). Al momento della costituzione del gruppo tutti i suoi componenti avevano già sviluppato un loro percorso individuale che continuano a portare avanti. Allo stesso tempo in tutti questi anni si sono impegnati in pratiche artistiche collettive, mantenendo viva la loro piccola comunità artistica. Gli eventi politici legati alla Rivoluzione Arancione sono stati gli elementi determinanti per la costituzione del gruppo. Le prime azioni collettive del gruppo si sono svolte in mezzo alla folla di manifestanti in piazza Miadan a Kiev: è stato il vedere le grandi masse che lottavano all’unanimità per una causa comune che li ha portati a lavorare insieme. Un’altra ragione per mantenere vivo il gruppo ancora oggi è la debolezza della scena artistica di Kiev, dove in mancanza di un supporto istituzionale che sostenga l’arte sperimentale, gli artisti formano associazioni che suppliscono a questa assenza. Dal 2007 coinvolgono altri gruppi in progetti comuni proponendo varie forme di collaborazione in unico spazio.
Dalla necessità di una visione multidisciplinare, fondamentale per la comprensione della nostra epoca, nasce l’idea del convegno Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora che anticiperà l’inaugurazione del nuovo percorso espositivo e vedrà tra i relatori intellettuali e personalità internazionali e nazionali.
La contaminazione fra diverse discipline e l’azione al di fuori degli spazi deputati sono alcune delle caratteristiche della nostra epoca e allora può accadere, come in questo caso, che un progetto di arte contemporanea abbia come spazio di lavoro lo spazio pubblico, sia accompagnato da interventi in ordine al decoro e all’arredo urbano e intercetti quei cittadini interessati a compiere azioni che hanno come fine il miglioramento del contesto che li circonda producendo un vantaggio per tutta la città.
Interrogarsi sull’immaginario che abbiamo della cultura orientale, su quello che gli orientali hanno di quella occidentale, sull’immaginario che abbiamo della migrazione, come pensiamo le realtà altrui e come le immagini confermano queste realtà in un momento determinato, sono alcune delle sfide con le quali ci siamo misurati dalla partenza del progetto.
In questo anno, costante è stato l’interesse di offrire altri racconti possibili di quello che è il quartiere, di ciò che quotidianamente vi accade e dell’uso che gli abitanti fanno dello spazio pubblico da quando è nato il progetto: l’azione degli artisti Pantani-Surace che hanno coinvolto il pubblico/abitanti per la creazione della loro opera, la condivisione delle informazioni sulla mostra attraverso diversi video in lingua cinese raggiungibili da codici QR, l’occupazione di spazi dedicati alla pubblicità per annunciare le tappe del progetto, l’utilizzo di Piazza dell’Immaginario per concerti e presentazioni di libri.
Ora, nel 2015, dopo un anno di convivenza con le immagini degli artisti che hanno partecipato lo scorso anno, si dà continuazione al progetto attraverso la partecipazione di nuovi artisti che con le loro opere diventano parte di questa sfida per fare bellezza ma anche creare relazioni, produrre affetti, cultura, tessuto sociale, divertirsi, condividere esperienze.
CONVEGNO
Immaginare le Chinatown – Letteratura della diaspora
Il convegno rappresenta un’occasione per guardare alla diaspora cinese ampliando il campo di osservazione e provando a contestualizzare la situazione locale attraverso una riflessione di più ampio respiro che prenda in considerazione il fenomeno su scala globale.
Nella convinzione che una visione multidisciplinare sia fondamentale per la comprensione della nostra epoca, il nostro lavoro non si è limitato ad un unico campo di studio ma ne ha compresi diversi e svariate sono state le nostri fonti. Il convegno stesso è per noi una fonte alla quale attingere per realizzare i nostri obiettivi, una condivisione di conoscenza attraverso l’arte contemporanea.
Il convegno non intende dare risposte definitive ma piuttosto aprire questioni, alternando la prospettiva locale a quella globale in un fertile dialogo che correrà sul doppio binario delle questioni socioculturali da un lato e letterarie e giornalistiche dall’altro. Tra gli intellettuali
e le personalità nazionali e internazionali invitati ci sono gli antropologi Gary W. McDonogh, professore al Bryn Mawr College in Pennsylvania (USA) e Massimo Bressan, presidente dell’Istituto di Ricerca IRIS (Prato); Valentina Pedone, docente di Lingue e Letterature della Cina all’Università di Firenze, Marco Wong, presidente onorario di Associna e Giorgio Bernardini, giornalista e scrittore.
Il convegno, dopo i saluti istituzionali, parte dalla presentazione della nuova edizione di Piazza dell’Immaginario.
MOSTRA
Piazza dell’Immaginario
Attraverso l’installazione permanente di opere site-specific e fotografie di grande formato stampate su PVC, il tessuto urbano si trasforma e con esso le aspettative, i ricordi e i desideri legati agli spazi coinvolti.
In questa edizione opere di Olivo Barbieri, Bianco-Valente, Pantani-Surace, Francis Alÿs e Bert Theis si aggiungeranno ai lavori di Andrea Abati, Gabriele Basilico, Bleda y Rosa e del gruppo R.E.P. Revolutionary Experimental Space installati nel 2014.
Il percorso espositivo si estende nel quartiere e occupa nuovi spazi in zone limitrofe al primo intervento, sviluppando i concetti proposti e indagati nella scorsa edizione.
Il racconto curatoriale è iniziato con la scelta di opere fotografiche che raccontano di spazi pubblici nei quali è l’azione diretta degli abitanti a trasformare quegli stessi spazi in luoghi di relazione e di condivisione: un ballo in piazza (Gabriele Basilico), giocare a calcio in una struttura quasi improvvisata (Bleda y Rosa), ricavare un piccolo giardino in uno luogo devastato da un terremoto (Andrea Abati). La narrazione si conclude ora con Mantova, 1980, di Olivo Barbieri: di nuovo, uno spazio che viene trasformato dall’uso che nel quotidiano ne fanno le persone che lo frequentano, la neve nasconde un campo di calcio di un oratorio a ridosso dell’argine del fiume, sullo sfondo automobiline dismesse di un autoscontro.
Si occupano poi i nuovi spazi di via Goffredo Mameli, dove Bianco-Valente realizzano un’opera site-specific. Un lavoro che ha richiesto un sopralluogo in città degli artisti per conoscere e visitare la realtà del quartiere Macrolotto Zero e di Piazza dell’Immaginario.
Si dà inizio inoltre a una serie di interventi che individuano una nuova piazza in via Umberto Giordano, dove saranno installate fotografie di grande formato stampate su PVC che documentano azioni e interventi che fanno parte di progetti sviluppati da artisti la cui riflessione nasce da interessi e intenti simili a quelli che hanno dato vita a Piazza dell’Immaginario.
Da una parte Growing House, di Bert Theis, che ci riporta a un suo lavoro realizzato a Shenzhen in Cina nel 2004. Theis, curatore anche del progetto Isola Art Center, realizza architetture/ strutture dedicate a promuovere un’esperienza rispettosa dello spazio nel quale si trova a lavorare, tenendo sempre in considerazione il fine, mai commerciale, dello spazio stesso. Mostrare la bellezza della città senza trucchi è anche una parte della proposta dell’opera Paradox of the Praxis I (Sometimes Doing Something Leads to Nothing) di Francis Alÿs, una fotografia che documenta l’azione svolta dall’artista nel 1997 a Città del Messico. Alÿs spinge un grande blocco di ghiaccio da un punto all’altro della città creando una situazione paradossale dovuta all’impossibilità di compiere con successo la sua azione, osservata e condivisa dalle persone che si trovano via via con lui.
Infine, Pantani-Surace propongono un’immagine di documentazione dell’azione La responsabilità dei cieli e delle altezze svoltasi in Piazza dell’Immaginario nel 2014. Un lavoro che parte dall’idea che la piazza non appartiene al luogo, ma a coloro che la vivono: l’azione, infatti, è accaduta lì, nella nostra piazza, insieme ai residenti/partecipanti che hanno prodotto il messaggio collettivo “ti amo” in lingua cinese, usando la tecnica della xilografia. Una struttura appositamente realizzata ha permesso loro di imprimere i caratteri saltellando e ballando sulla matrice. Questi tre ideogrammi stampati su carta sono appartenuti alla piazza (via Fabio Filzi)
finché il passare del tempo e la meteorologia lo hanno permesso. L’immagine che presentiamo è una traccia dell’azione e ci permette di creare legami con il progetto e con il territorio dove è avvenuta, a riprova di come lo status e il valore di opera d’arte siano il momento di relazione e partecipazione creato durante l’azione.
DIDATTICA
La sezione didattica è un organo di formazione flessibile con base in Piazza dell’Immaginario e un programma di attività lungo l’intero percorso espositivo. Sono previsti walking tour di avvicinamento, passeggiate itineranti che introdurranno alle opere e agli artisti presenti, fornendo anche un orientamento e una conoscenza del peculiare contesto urbano che integra e ospita il progetto.
Per i bambini e i ragazzi sono previsti laboratori creativi-manipolativi con due precisi momenti e finalità.
- Attività e azioni mirate a scoprire i linguaggi dell’arte contemporanea, interagendo con le tecniche e le tematiche sviluppate dagli artisti presenti nel progetto.
- Il coinvolgimento diretto nel percorso espositivo come esperienza di conoscenza artistica territoriale, con un divertente viaggio in quello che diviene “un museo progressivo e a cielo aperto”, e un primo orientamento nel particolare tessuto urbano e sociale dell’area cittadina in cui le opere sono inserite.
BIO RELATORI CONVEGNO
Giorgio Bernardini, giornalista e scrittore, laureato in Sociologia, ha scritto per il Sole 24 Ore, l’Agi, Il Messaggero, attualmente scrive per il Corriere della Sera ed è corrispondente dell’Ansa. Come scrittore ha pubblicato Chen contro Chen, la guerra che cambierà Prato (Round Robin Editrice, 2014).
Massimo Bressan, antropologo, è presidente di IRIS e tra i fondatori della SIAA (Società Italiana di Antropologia Applicata). Lavora da oltre vent’anni nel campo della ricerca sociale e nella valutazione dei programmi regionali di sviluppo. Le sue specializzazioni settoriali sono l’antropologia economica e urbana applicata ai quartieri e ai sistemi economici locali. Tra le sue pubblicazioni più recenti, il volume Chinese migration to Europe. Prato, Italy and Beyond (Palgrave, 2015) che ha curato insieme a Loretta Baldassar, Graeme Johanson e Narelle McAuliffe.
Gary McDonogh è antropologo e professore presso il Bryn Mawr College in Pennsylvania (USA). Si è occupato a lungo delle Chinatown del mondo. Su questo tema ha pubblicato diversi articoli in riviste e volumi, tra i quali ricordiamo “Chinatowns: Social Movements, Urban Conflict, and Global Scale” in Quaderns-E (Institut Català d’Antropologia, Barcellona, 2014) e “Negotiating Global Chinatowns: Difference, Diversity and Connection” in Cambio. Rivista sulle trasformazioni sociali (Università di Firenze, 2013) con Cindy Wong.
valentina Pedone è ricercatore presso l’Università di Firenze, dove insegna Lingua e Letteratura cinese. Da anni si occupa di bilinguismo, seconde generazioni e migrazione cinese. Su questi temi ha pubblicato diversi articoli e volumi in Italia e all’estero, tra i quali ricordiamo Filosofare randagio (Hoepli, 2010) con Wang Shou, A Journey to the West. Observations on the Chinese Migration to Italy (Firenze University Press, 2013) e Letteratura cinese contemporanea (Hoepli, 2015) con Serena Zuccheri.
Marco Wong, da diversi anni è Presidente Onorario di Associna (Associazione seconde generazioni cinesi). È stato direttore editoriale del mensile bilingue It’s China. Come scrittore
ha pubblicato nel 2010 il suo libro di esordio Nettare rosso (Compagnia delle lettere) e nel 2012 il racconto Appuntamento olimpico (Lite Editions).
BIO ARTISTI 2015
Francis Alÿs (Anversa, Belgio, 1959) vive e lavora a Città del Messico dal 1986. Nella sua pratica artistica, che vede l’utilizzo di diversi media, è fondamentale il suo essere wanderer, viaggiatore che indaga la società mettendone in risalto valori e contraddizioni, sempre con una prospettiva altra rispetto a quella ufficiale e canonica, e sempre con coerenza tra i suoi progetti artistici e la sua condizione di vita. Tra le più importanti istituzioni internazionali che hanno esposto le sue opere ricordiamo: Wiels, Bruxelles; Tate Modern, Londra; The Renaissance Society, Chicago; Hammer Museum, Los Angeles; Portikus, Frankfurt; MALBA, Buenos Aires; Kunstmuseum Wolfsburg; Musée d’Art Contemporain, Avignone; Centro Nazionale per le Arti Contemporanee, Roma (poi alla Kunsthaus di Zurigo e al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid); MoMA, New York e Or Gallery, Vancouver, Canada. Nel 2012, in occasione di dOCUMENTA 13, Alÿs ha esposto a Kabul, tra le rovine del Cinema Behzad riaperto appositamente, il film REEL- UNREEL, fulcro anche della personale che il MADRE di Napoli ha dedicato all’artista nel 2014. Alÿs ha inoltre partecipato a numerose biennali, fra cui la Biennale di San Paolo (2010, 2004 e 1998), la Biennale di Venezia (2007, 2001 e 1999), la Biennale di Shanghai (2002), la Biennale di Istanbul (2001 e 1999) e la Biennale dell’Avana (2000 e 1994).
Olivo Barbieri (Carpi, MO, 1954) studia pedagogia all’Università di Bologna e dal 1971 intensifica il suo interesse sul linguaggio della fotografia. Realizza Flippers 1977-1978, una serie dedicata al ritrovamento di un deposito abbandonato dove si assemblavano pinball machines. Le immagini dei flipper agiscono come deposito della cultura e dell’immaginario di un’intera epoca. Partecipa a Viaggio in Italia, Bari 1984. All’inizio degli anni Ottanta inizia il progetto sull’illuminazione artificiale nella città europea e orientale. Dal 1989 viaggia abitualmente in Oriente, soprattutto in Cina, sviluppando un progetto ancora in corso sui temi del grande cambiamento in atto. Nel 1996 il Folkwang Museum di Essen gli dedica la prima retrospettiva. Nel 2003 inizia il progetto site-specific_ che coinvolge 40 città nel mondo. Le serie site-specific_ 2003-2013, Parks 2003- 2014, Real Words 2008-2013, Images 1978-2007, Virtual Truths 1996-2002 e Artificial Illuminations, 1980-2014 raccolgono le sue riflessioni più significative sul rapporto tra realtà, percezione e rappresentazione. Il suo lavoro è stato esposto presso musei, istituzioni e gallerie private in Italia e all’estero; ha al suo attivo numerose pubblicazioni.
Bianco-valente, Giovanna Bianco (Latronico, PZ, 1962) e Pino Valente (Napoli, 1967), vivono e lavorano a Napoli. Bianco-Valente iniziano il loro sodalizio artistico nel 1994. La loro eterogenea ricerca si concentra sull’analisi dei processi di percezione e definizione della realtà esterna. Attraverso astrazioni visive, video e installazioni ambientali gli artisti vanno ad indagare le dualità tra corpo e mente, realtà e immaginazione, naturale e artificiale. I loro interventi si inseriscono negli spazi evidenziandone le imperfezioni e le peculiarità architettoniche e contemporaneamente traducono la pluralità di relazioni e storie ad essi connesse. Sin dai loro esordi hanno partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero e eseguito interventi installativi per importanti istituzioni museali e spazi pubblici, come MAXXI, Roma; Museo Madre, Napoli; Triennale di Milano; Museo Nacional Reina Sofía, Madrid; Kunsthaus di Amburgo; NCCA – National Centre for Contemporary Arts, Mosca. Hanno realizzato progetti site-specific in Libano, in Marocco e a New York.
Pantani-Surace, Lia Pantani (Firenze, 1966) e Giovanni Surace (Vibo Valentia, 1964), collaborano dal 1996 e insegnano all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Tra le diverse partecipazioni: N°1, Museo Laboratorio, Città Sant’Angelo, Pescara, Working Insider, Stazione Leopolda, Firenze; Allineamenti, Trinitatiskirche, Colonia; Mobili, Nosadella due, Bologna; Una giornata particolare, luogo delle possibilità, Teatro Sant’Andrea, Pisa; Au Pair, coppie di fatto nell’arte contemporanea, Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, Borgo Medievale di Castelbasso, Teramo;
Start Point, Sun Studio 74rosso, Firenze; Inventing the memorable, Le Murate, Firenze; La responsabilità dei cieli e delle altezze, Piazza dell’Immaginario, Prato. Tra le mostre personali: Se la memoria mi dice il vero, Certosa Monumentale di Calci, Pisa; Eco e Narciso, Villar Pellice, Torino; Non spiegatemi perché la pioggia si trasforma in grandine, Galleria Nicola Fornello, Prato; Ti amo, Galleria Madder, Londra.
Bert theis
Bert Theis (Lussemburgo, 1952) fa parte di quella generazione di artisti, emersi nel corso degli anni Novanta, che attraverso i loro lavori hanno creato nuove possibilità per le pratiche nello spazio pubblico. I suoi lavori hanno una dimensione filosofica, sociale e politica; la maggior parte di essi è stata creata a partire da spazi specifici della città. Nel corso degli ultimi dieci anni, è stato tra gli organizzatori di due progetti a lungo termine, Isola Art Center e out-Office for Urban Transformation, entrambi riconducibili all’ambito del conflitto urbano tra gli abitanti del quartiere di Isola, il governo della città di Milano e una compagnia multinazionale statunitense. Ha partecipato a numerose manifestazioni internazionali, come la Biennale di Venezia (1995); Sculptur. Projects a Münster (1997); Arte all’Arte (1998); Manifesta (1998); Biennale di Gwangju (2002); Biennale di Tirana (2003); Biennale di Busan (2006) e Biennale di Tapei (2008).
BIO ARTISTI 2014
Andrea Abati (Prato, 1952) si occupa di fotografia dalla fine degli anni Settanta. Punto di partenza del suo lavoro è l’analisi delle trasformazioni del paesaggio architettonico industriale, l’osservazione simbolica della natura antropizzata, l’attenzione all’avvicendarsi delle genti e al mutamento del tessuto sociale della città attraverso un uso della fotografia come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo. Tra i suoi lavori più noti: I Luoghi del Mutamento, una serie iniziata nel 1988, indubbiamente il progetto di maggiore complessità e anche il più noto, dove urgente è l’attenzione al paesaggio industriale contemporaneo e ai mutamenti della realtà sociale; I Luoghi della Natura (1997), una serie di visioni notturne, oniriche, dove il mare diventa luogo di riflessione sull’identità contemporanea; del 2012 è la serie La Forza della Natura. Dal 2008 si occupa anche di video. Per l’artista abbandonare il concetto di opera e pensare di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica può in certi momenti diventare prioritario, è sua la costruzione di Giardino Melampo/Mandela Garden 1, Prato, 2013. Ha al suo attivo numerose mostre personali e collettive in Italia, Francia, Austria, Belgio, Germania, USA, Canada.
Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013) inizia interessandosi alla fotografia sociale ma i suoi campi d’azione privilegiati sono il paesaggio industriale e post industriale, le trasformazioni e l’urbanizzazione del territorio. In tal senso il suo primo progetto è Milano. Ritratti di fabbriche, un lavoro condotto nella periferia ex-industriale di Milano, tra il 1978 e il 1980. Nel 1984 viene invitato a partecipare alla Mission Photographique de la D.A.T.A.R., la più vasta campagna fotografica realizzata in Europa nel XX secolo, organizzata dal governo francese. Nello stesso periodo realizza Porti di mare (1982-88) e nel 1991 la campagna fotografica su Beirut, completamente distrutta dalla guerra. Continua anche la sua ricerca su Milano insieme a indagini su altre città in tutto il mondo, convinto “che in tutte le città ci sono presenze, più o meno visibili, che si manifestano per chi le vuole vedere”. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private internazionali e il suo lavoro è stato esposto presso musei, istituzioni, gallerie private in Italia e all’estero.
Bleda y Rosa, María Bleda (Castellón, Spagna, 1969) e José María Rosa (Albacete, Spagna, 1970), lavorano in coppia dal 1992. Vivono e lavorano a Valencia. Secondo il critico Alberto Martin, il nucleo fondamentale del loro lavoro è la rappresentazione del territorio, con la quale cercano di sottolineare la complessa unione di culture e tempi che la conformano. Così trasformano il genere di paesaggio in immagini con un alto potere evocativo nelle quali si manifesta la loro esperienza dei luoghi fotografati. Il passare del tempo, la traccia e la memoria sono gli elementi
che fondano il loro lavoro. Fra le loro mostre individuali più recenti: Galería Fúcares, Madrid; Real Jardín Botánico, Fundación Telefónica e PHE’10 a Madrid; Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia; Galería Elba Benitez, Madrid; Galería Visor, Valencia; Rosenthal Fine Art, Chicago; Galeria Pedro Oliveira, Porto. Fra le collettive: Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto MART, Centro Andaluz de Arte Contemporáneo CAAC, Sevilla; ForoSur ‘14, Cáceres; Fundació Antoni Tàpies, Barcellona; Fundación Marcelino Botín, Santander; Museo Nacional Reina Sofia MNRS, Madrid; Museu d’Art Contemporani de Barcelona MACBA e Fundación Joan Miró, Barcellona; AA Architectural Association, Londra; Centro Cultural Gabriela Mistral, Santiago de Cile; Musée d’art moderne di Ceret, Francia; Stenersenmuseet, Oslo; Kulturhuset, Stoccolma. Hanno inoltre partecipato a Manifesta 4 e alla 12th International Cairo Biennale.
R.E.P. Revolutionary Experimental Space
Gruppo fondato nel 2004, è attualmente composto da Ksenia Gnilitskaya (Kiev, 1984), Nikita Kadan (Kiev, 1982), Zhanna Kadyrova (Brovary, Ucraina, 1981), Vladimir Kuznetsov (Lutsk, Ucraina, 1976), Lada Nakonechnaya (Dnepropetrovsk, Ucraina, 1982) e Lesia Khomenko (Kiev, 1980). Al momento della costituzione del gruppo tutti i suoi componenti avevano già sviluppato un loro percorso individuale che continuano a portare avanti. Allo stesso tempo in tutti questi anni si sono impegnati in pratiche artistiche collettive, mantenendo viva la loro piccola comunità artistica. Gli eventi politici legati alla Rivoluzione Arancione sono stati gli elementi determinanti per la costituzione del gruppo. Le prime azioni collettive del gruppo si sono svolte in mezzo alla folla di manifestanti in piazza Miadan a Kiev: è stato il vedere le grandi masse che lottavano all’unanimità per una causa comune che li ha portati a lavorare insieme. Un’altra ragione per mantenere vivo il gruppo ancora oggi è la debolezza della scena artistica di Kiev, dove in mancanza di un supporto istituzionale che sostenga l’arte sperimentale, gli artisti formano associazioni che suppliscono a questa assenza. Dal 2007 coinvolgono altri gruppi in progetti comuni proponendo varie forme di collaborazione in unico spazio.
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