Graziolina Rotunno. Pane e vino
Dal 17 Aprile 2013 al 05 Maggio 2013
Roma
Luogo: Casa del Cinema
Indirizzo: largo Marcello Mastroianni 1
Orari: lunedì/venerdì ore 15 – 19 sabato e domenica ore 11-19
Enti promotori:
- Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura
- Arte e Sport della Regione Lazio
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 0608/ +39 06 82077327/ 340 4206562
E-Mail info: g.alessio@zetema.it
Sito ufficiale: http://www.casadelcinema.it
Sono immagini di campagne, paesaggi emiliani e toscani del secondo dopoguerra e di orizzonti sconfinati visti dall’alto. Veri e propri racconti che prendono vita attraverso le tele in cui è tangibile ed evidente l’esperienza cinematografica dell’artista. La mostra PANE E VINO di Graziolina Rotunno che raccoglie 30 olii su tela, acqueforti e guaches sarà ospitata dal 16 aprile al 5 maggio dalla Casa del Cinema di Roma - struttura promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio, con la direzione artistica di Caterina d’Amico e la gestione di Zètema Progetto Cultura.
Per avvicinarsi alla pittura di Graziolina Càmpori Rotunno sono importanti alcune date e alcuni luoghi. Il primo luogo è la bassa padana, dove Graziolina, nata a Modena nel 1932, trascorre i suoi primi vent’anni. Poi c’è la Toscana, infine Roma. Solo a Roma, dopo il 1960, ha inizio la pittura, ma non è certo la capitale a interessare come soggetto la pittrici ai suoi inizi. Il mondo che viene evocato fin dalle prime opere è quello dell’infanzia, gli orizzonti sconfinati della pianura padana, i filari di gelsi, gli olmi, i campi arati, il grano e il granoturco, e poi uomini e animali legati alla terra fino a diventare elementi di un paesaggio che a sua volta è intimamente trasformato dall’uomo, fino a diventarne un’estensione. La memoria rievoca le infinite operazioni del lavoro dei campi e anche i momenti di intimità e di riposo, le grandi tavole rotonde sulle quali si dispongono il vino e i pani ferraresi o intorno alle quali tutti lavorano per fabbricare tortellini e tortelli…
Per trovare cittadinanza nel mondo pittorico di Graziolina ogni elemento della realtà deve attendere lunghi anni, essere assimilato e spogliato di ogni contingenza, diventare un’icona, attraverso un processo che coinvolge molto più la memoria che il sogno, e soprattutto l’affetto …
Forse nella genesi del suo linguaggio può aver avuto un certo peso l’esperienza cinematografica, una certa capacità di raccontare delle storie attraverso le immagini, alcune inquadrature dall’alto o un senso del movimento indotto ancora una volta dalla ripetizione delle sequenze visive, eppure nel suo complesso la vicenda pittorica si sviluppa in assoluta indipendenza da quelle esperienze.
Troppo forte è il peso e il significato attribuito a ogni singola immagine, e lo spazio della tela non è chiamato solo ad accogliere un racconto, o una descrizione, ma a rivivere in ogni sua minima parte una emozione sedimentata nella memoria e trasfigurata da un lungo lavoro interiore.
Per avvicinarsi alla pittura di Graziolina Càmpori Rotunno sono importanti alcune date e alcuni luoghi. Il primo luogo è la bassa padana, dove Graziolina, nata a Modena nel 1932, trascorre i suoi primi vent’anni. Poi c’è la Toscana, infine Roma. Solo a Roma, dopo il 1960, ha inizio la pittura, ma non è certo la capitale a interessare come soggetto la pittrici ai suoi inizi. Il mondo che viene evocato fin dalle prime opere è quello dell’infanzia, gli orizzonti sconfinati della pianura padana, i filari di gelsi, gli olmi, i campi arati, il grano e il granoturco, e poi uomini e animali legati alla terra fino a diventare elementi di un paesaggio che a sua volta è intimamente trasformato dall’uomo, fino a diventarne un’estensione. La memoria rievoca le infinite operazioni del lavoro dei campi e anche i momenti di intimità e di riposo, le grandi tavole rotonde sulle quali si dispongono il vino e i pani ferraresi o intorno alle quali tutti lavorano per fabbricare tortellini e tortelli…
Per trovare cittadinanza nel mondo pittorico di Graziolina ogni elemento della realtà deve attendere lunghi anni, essere assimilato e spogliato di ogni contingenza, diventare un’icona, attraverso un processo che coinvolge molto più la memoria che il sogno, e soprattutto l’affetto …
Forse nella genesi del suo linguaggio può aver avuto un certo peso l’esperienza cinematografica, una certa capacità di raccontare delle storie attraverso le immagini, alcune inquadrature dall’alto o un senso del movimento indotto ancora una volta dalla ripetizione delle sequenze visive, eppure nel suo complesso la vicenda pittorica si sviluppa in assoluta indipendenza da quelle esperienze.
Troppo forte è il peso e il significato attribuito a ogni singola immagine, e lo spazio della tela non è chiamato solo ad accogliere un racconto, o una descrizione, ma a rivivere in ogni sua minima parte una emozione sedimentata nella memoria e trasfigurata da un lungo lavoro interiore.
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