Dal 30 settembre al Centro Candiani di Mestre
Kandinsky e le avanguardie. In mostra la rivoluzione dell'Astratto
Vasilij Kandinskij, Zig zag bianchi, 1922. Olio su tela, 95 x 125 cm. Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Moderna, Venezia
Francesca Grego
16/09/2022
Venezia - “L’impatto dell’angolo acuto di un triangolo contro un cerchio ha un effetto non meno potente del dito di Dio che tocca l’indice di Adamo in Michelangelo”: a pensarci bene, la rivoluzione dell’astratto è già tutta in questa frase di Vassily Kandinsky. Se agli albori del XX secolo le sue idee dovettero sembrare alquanto bizzarre, più tardi una larga parte dell’arte del Novecento avrebbe seguito la sua scia, dando vita a un caleidoscopio di poetiche, stili, movimenti. Dal 30 settembre al 21 febbraio la mostra Kandinsky e le avanguardie. Punto, linea e superficie esplorerà la vasta galassia dell’astratto presso il Centro Culturale Candiani di Mestre, ripercorrendone l’evoluzione dai maestri del Bauhaus ai nostri giorni.
“Questa esposizione è costruita con i capolavori delle collezioni della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro per raccontare l’affascinante viaggio dell’arte astratta dalla sua nascita al contemporaneo”, spiega Gabriella Belli, direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia. Caso raro tra i musei italiani, Ca’ Pesaro può contare su un impressionante numero di opere di protagonisti di primo piano del Novecento internazionale, acquisite per volontà di grandi collezionisti - da Paul Prast a Giuseppe e Giovanna Panza di Biumo – o di artisti-collezionisti come Emanuel Föhn, acquistate dal Comune di Venezia nelle diverse edizioni della Biennale oppure donate alla Galleria dagli stessi artisti premiati.
Wassily Kandinsky, Kleine Welten I (Piccoli mondi), 1922, Litografia a colori, 28 x 35.7 cm, Venezia, Ca' Pesaro- Galleria Internazionale d'Arte Moderna, donazione Paul Prast, 2020
A Mestre circa 40 opere scandiranno il viaggio della mostra attraverso quasi un secolo di pittura e scultura: si inizia con Kandinsky, il padre dell’astrattismo, per proseguire con pionieri come l’americano Lyonel Feininger e poi sondare l’impatto delle idee del maestro russo sulle avanguardie novecentesche, surrealisti in testa, per inoltrarsi infine nei territori della scultura dopo la Seconda Guerra Mondiale, attraversare le esperienze del minimalismo negli anni Settanta e concludersi con artisti come Richard Nonas e Julie Mangold.
Lungo il percorso troveremo un nucleo di ben nove opere di Kandinsky, tra le quali Zig zag bianchi del 1922, Tre triangoli del 193 e l’emozionante sequenza dei Piccoli mondi. “Si tratta di una raccolta di opere grafiche che il maestro russo realizza nel 1922, quando insegna presso l’officina creativa della scuola del Bauhaus”, racconta la curatrice Elisabetta Barisoni, responsabile di Ca’ Pesaro: “Le tecniche sono diverse, ciascuna scelta da Kandinsky per il suo carattere unico: la litografia combina segni e colori per produrre un’immagine che si avvicina il più possibile a un dipinto, la xilografia è invece caratterizzata dall’interazione di primo piano e sfondo, mentre la puntasecca permette precisione di segno e studio delle linee. I Piccoli mondi diventano per Kandinsky microcosmi autonomi, quasi delle piccole galassie in dialogo le une con le altre”.
Paul Klee, Con il serpente, 1924, Disegno a inchiostro di china, acquerello e pastelli, 28.1 x cm 23.1 cm, Venezia, Ca' Pesaro- Galleria Internazionale d'Arte Moderna, acquisto presso il pittore Emanuel Föhn, 1954
Accanto alle meraviglie di Kandinsky spiccano sette opere di Paul Klee, come Idillio di villaggio e Mangia dalla mano, rispettivamente del 1913 e del 1920, o Con il serpente, straordinaria opera del 1924, fino al Paesaggio con rocce e abeti del 1929 e Tre soggetti polifonici del 1932, cui si aggiunge un prezioso lavoro su carta di Feininger del 1927: opere uniche che insieme illustrano la grande rivoluzione del gruppo Der Blaue Reiter, Il Cavaliere Azzurro, e poi del Bauhaus, che con la sua scuola ha segnato in profondità il futuro dell’arte europea.
“Sulla linea tracciata da Paul Klee e Kandinsky, durante gli anni Venti si inseriscono le sperimentazioni del Surrealismo di Joan Miró, Max Ernst, Antoni Tàpies, la scultura astratta di Jean Arp e di Alexander Calder, le analogie cosmiche di Enrico Prampolini e le forme musicali di Luigi Veronesi” racconta la curatrice, anticipando il contenuto di una sezione spettacolare: “La terza parte della mostra esplora la persistenza dell’Astrazione nel secondo dopoguerra. Negli anni Quaranta la lezione di Kandinsky si declina in Inghilterra con l’esperienza di Ben Nicholson, nelle esperienze internazionali dell’Espressionismo astratto e in Italia del Fronte Nuovo delle Arti e dell’Astrattismo segnico. Da Emilio Vedova a Mario Deluigi e Tancredi, da Karel Appel a Mark Tobey, le forme dell’astrazione nella seconda parte del Novecento si collocano a metà tra Informale, suggestione lirica e gestuale”.
Enrico Prampolini, Anologie cosmiche, 1931 ca, Olio su tavola, 65 x 80 cm, Venezia, Ca' Pesaro- Galleria Internazionale d'Arte Moderna, dono della Confederazione nazionale dei sindacati fascisti professionisti e artisti, 1932
“La mostra si chiude con una preziosa selezione di scultura – continua Barisoni - che completa il percorso con capolavori di Mirko Basaldella, Eduardo Chillida, Luciano Minguzzi e Bruno De Toffoli, a testimoniare la persistenza del dialogo tra astrazione e biomorfismo verso gli anni Cinquanta. Infine la ripresa di un’astrazione radicale, quasi ascetica, si fa strada con le esperienze minimali di Richard Nonas e di Julia Mangold, che introducono il visitatore nel pensiero degli anni Settanta, alla ripresa di una nuova vita dell’arte e delle forme astratte”.
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Wassily Kandinsky, Kleine Welten I (Piccoli mondi), 1922, Litografia a colori, 28 x 35.7 cm, Venezia, Ca' Pesaro- Galleria Internazionale d'Arte Moderna, donazione Paul Prast, 2020
A Mestre circa 40 opere scandiranno il viaggio della mostra attraverso quasi un secolo di pittura e scultura: si inizia con Kandinsky, il padre dell’astrattismo, per proseguire con pionieri come l’americano Lyonel Feininger e poi sondare l’impatto delle idee del maestro russo sulle avanguardie novecentesche, surrealisti in testa, per inoltrarsi infine nei territori della scultura dopo la Seconda Guerra Mondiale, attraversare le esperienze del minimalismo negli anni Settanta e concludersi con artisti come Richard Nonas e Julie Mangold.
Lungo il percorso troveremo un nucleo di ben nove opere di Kandinsky, tra le quali Zig zag bianchi del 1922, Tre triangoli del 193 e l’emozionante sequenza dei Piccoli mondi. “Si tratta di una raccolta di opere grafiche che il maestro russo realizza nel 1922, quando insegna presso l’officina creativa della scuola del Bauhaus”, racconta la curatrice Elisabetta Barisoni, responsabile di Ca’ Pesaro: “Le tecniche sono diverse, ciascuna scelta da Kandinsky per il suo carattere unico: la litografia combina segni e colori per produrre un’immagine che si avvicina il più possibile a un dipinto, la xilografia è invece caratterizzata dall’interazione di primo piano e sfondo, mentre la puntasecca permette precisione di segno e studio delle linee. I Piccoli mondi diventano per Kandinsky microcosmi autonomi, quasi delle piccole galassie in dialogo le une con le altre”.
Paul Klee, Con il serpente, 1924, Disegno a inchiostro di china, acquerello e pastelli, 28.1 x cm 23.1 cm, Venezia, Ca' Pesaro- Galleria Internazionale d'Arte Moderna, acquisto presso il pittore Emanuel Föhn, 1954
Accanto alle meraviglie di Kandinsky spiccano sette opere di Paul Klee, come Idillio di villaggio e Mangia dalla mano, rispettivamente del 1913 e del 1920, o Con il serpente, straordinaria opera del 1924, fino al Paesaggio con rocce e abeti del 1929 e Tre soggetti polifonici del 1932, cui si aggiunge un prezioso lavoro su carta di Feininger del 1927: opere uniche che insieme illustrano la grande rivoluzione del gruppo Der Blaue Reiter, Il Cavaliere Azzurro, e poi del Bauhaus, che con la sua scuola ha segnato in profondità il futuro dell’arte europea.
“Sulla linea tracciata da Paul Klee e Kandinsky, durante gli anni Venti si inseriscono le sperimentazioni del Surrealismo di Joan Miró, Max Ernst, Antoni Tàpies, la scultura astratta di Jean Arp e di Alexander Calder, le analogie cosmiche di Enrico Prampolini e le forme musicali di Luigi Veronesi” racconta la curatrice, anticipando il contenuto di una sezione spettacolare: “La terza parte della mostra esplora la persistenza dell’Astrazione nel secondo dopoguerra. Negli anni Quaranta la lezione di Kandinsky si declina in Inghilterra con l’esperienza di Ben Nicholson, nelle esperienze internazionali dell’Espressionismo astratto e in Italia del Fronte Nuovo delle Arti e dell’Astrattismo segnico. Da Emilio Vedova a Mario Deluigi e Tancredi, da Karel Appel a Mark Tobey, le forme dell’astrazione nella seconda parte del Novecento si collocano a metà tra Informale, suggestione lirica e gestuale”.
Enrico Prampolini, Anologie cosmiche, 1931 ca, Olio su tavola, 65 x 80 cm, Venezia, Ca' Pesaro- Galleria Internazionale d'Arte Moderna, dono della Confederazione nazionale dei sindacati fascisti professionisti e artisti, 1932
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