Da ottobre in mostra a Bologna
Torna in Italia il Ritratto di Giulio II, capolavoro di Raffaello
Raffaello, Ritratto di Papa Giulio II, 1511, Olio su legno di pioppo, 81 x 108.7 cm, National Gallery, London
Francesca Grego
08/09/2022
Torna eccezionalmente in Italia dalla National Gallery di Londra la tavola di Papa Giulio II della Rovere, tra i capolavori dell’arte ritrattistica di Raffaello, grazie a una collaborazione tra la Pinacoteca Nazionale di Bologna e il museo inglese. Concesso in cambio di un altro dipinto del Sanzio – l’Estasi di Santa Cecilia, esposta nella grande mostra che quest’estate la National Gallery ha dedicato al maestro urbinate – il celebre ritratto a sarà l’attrazione principale della mostra Giulio II e Raffaello. Una nuova stagione del Rinascimento a Bologna, in programma dall’8 ottobre al 5 febbraio 2022 nel capoluogo emiliano.
Giulio II fu il pontefice che assoggettò Bologna allo Stato della Chiesa cambiando profondamente il corso della storia cittadina e avviando, anche grazie alla presenza di artisti come Bramante e Michelangelo, una nuova stagione del Rinascimento in città. “A colpire nel ritratto è l’interpretazione che l’Urbinate propone del Pontefice e l’attenzione alla sua psicologia. Si tratta di un modello compositivo che rompe con la tradizione”, spiega Maria Luisa Pacelli, direttrice della Pinacoteca Nazionale e curatrice della mostra bolognese insieme a Daniele Benati ed Elena Rossoni: “Qui Raffaello coglie Giulio II a mezza figura, un po’ curvo e girato verso destra, presente, sebbene assorto e affatto ieratico. Il Papa sembra essere perfettamente a suo agio tra i simboli della sua funzione, ma come distaccato da essi. Un uomo di Dio e di potere, ma perfettamente conscio delle difficoltà del suo regno terreno. Non dimentichiamo, infine, che la figura di Giulio II ebbe grande impatto sulla società e sull’arte bolognese, mentre l’influenza dell’opera di Raffaello lasciò un segno assai duraturo sugli artisti cittadini”.
Raffaello Sanzio, Estasi di Santa Cecilia fra i Santi Paolo, Giovanni Evangelista, Agostino e Maria Maddalena,1514 circa, Olio su tavola trasportato su tela, 236 x 149 cm, Pinacoteca Nazionale di Bologna
Realizzato a Roma intorno al 1511-1512 per espresso desiderio del papa, il dipinto fu subito copiato da molti. Oltre alla versione conservata alla National Gallery di Londra, se ne conservano tuttora diverse repliche, alcune delle quali di importanti artisti come quella attribuita a Tiziano, conservata alla Galleria Palatina di Firenze. Si tratta di esemplari che testimoniano l’interesse per il personaggio e per il modello interpretativo raffaellesco, che rimarrà dominante nella ritrattistica dei papi nei secoli successivi.
Giorgio Vasari racconta di un ritratto di Giulio II realizzato da Raffaello presente nella basilica di Santa Maria del Popolo a Roma. L'opera, passata nella collezione Borghese nel 1608, era stata in seguito venduta all'imperatore asburgico Rodolfo II e da allora se ne erano perse le tracce. Nel 1976 fu uno studioso della National Gallery a sciogliere l'enigma del dipinto, che si trovava in Inghilterra dalla fine del Settecento ed era stato acquistato nel 1824 dal museo di Trafalgar Square. Sulla tavola fu identificato un numero d'inventario, il 118, che si scoprì corrispondere con quello della Galleria di Scipione Borghese. Le analisi scientifiche hanno poi confermato l'autografia raffaellesca, mentre un restauro restituiva all’opera la qualità pittorica a lungo rimasta nascosta sotto strati di vernice ingiallita.
Raffaello Sanzio, Papa Giulio II, 1511, Olio su tavola, National Gallery, London
Giulio II fu il pontefice che assoggettò Bologna allo Stato della Chiesa cambiando profondamente il corso della storia cittadina e avviando, anche grazie alla presenza di artisti come Bramante e Michelangelo, una nuova stagione del Rinascimento in città. “A colpire nel ritratto è l’interpretazione che l’Urbinate propone del Pontefice e l’attenzione alla sua psicologia. Si tratta di un modello compositivo che rompe con la tradizione”, spiega Maria Luisa Pacelli, direttrice della Pinacoteca Nazionale e curatrice della mostra bolognese insieme a Daniele Benati ed Elena Rossoni: “Qui Raffaello coglie Giulio II a mezza figura, un po’ curvo e girato verso destra, presente, sebbene assorto e affatto ieratico. Il Papa sembra essere perfettamente a suo agio tra i simboli della sua funzione, ma come distaccato da essi. Un uomo di Dio e di potere, ma perfettamente conscio delle difficoltà del suo regno terreno. Non dimentichiamo, infine, che la figura di Giulio II ebbe grande impatto sulla società e sull’arte bolognese, mentre l’influenza dell’opera di Raffaello lasciò un segno assai duraturo sugli artisti cittadini”.
Raffaello Sanzio, Estasi di Santa Cecilia fra i Santi Paolo, Giovanni Evangelista, Agostino e Maria Maddalena,1514 circa, Olio su tavola trasportato su tela, 236 x 149 cm, Pinacoteca Nazionale di Bologna
Realizzato a Roma intorno al 1511-1512 per espresso desiderio del papa, il dipinto fu subito copiato da molti. Oltre alla versione conservata alla National Gallery di Londra, se ne conservano tuttora diverse repliche, alcune delle quali di importanti artisti come quella attribuita a Tiziano, conservata alla Galleria Palatina di Firenze. Si tratta di esemplari che testimoniano l’interesse per il personaggio e per il modello interpretativo raffaellesco, che rimarrà dominante nella ritrattistica dei papi nei secoli successivi.
Giorgio Vasari racconta di un ritratto di Giulio II realizzato da Raffaello presente nella basilica di Santa Maria del Popolo a Roma. L'opera, passata nella collezione Borghese nel 1608, era stata in seguito venduta all'imperatore asburgico Rodolfo II e da allora se ne erano perse le tracce. Nel 1976 fu uno studioso della National Gallery a sciogliere l'enigma del dipinto, che si trovava in Inghilterra dalla fine del Settecento ed era stato acquistato nel 1824 dal museo di Trafalgar Square. Sulla tavola fu identificato un numero d'inventario, il 118, che si scoprì corrispondere con quello della Galleria di Scipione Borghese. Le analisi scientifiche hanno poi confermato l'autografia raffaellesca, mentre un restauro restituiva all’opera la qualità pittorica a lungo rimasta nascosta sotto strati di vernice ingiallita.
Raffaello Sanzio, Papa Giulio II, 1511, Olio su tavola, National Gallery, London
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