A Roma fino al 23 giugno
Alla Galleria Borghese un Velázquez da Dublino dialoga con Caravaggio
Un Velázquez in Galleria, Allestimento | Foto: © A. Novelli | Courtesy Galleria Borghese
Samantha De Martin
26/03/2024
Roma - Una giovane domestica affaccendata in cucina ha da poco finito di mettere in ordine dopo una cena, come si evince dalla brocca e dalle ciotole rovesciate a scolare e dal panno bianco in primo piano.
Un’autentica poesia degli oggetti corre attraverso la superficie del quadro, agganciando lo sguardo dell’osservatore, catapultato in una delle prime opere di Diego Velázquez.
La luce bianca, che fa brillare la pentola di rame e il mortaio, che accarezza la cesta di paglia appesa al muro dalla quale fuoriescono i panni, che sfiora le brocche di ceramica, accresce il realismo di una natura morta dai tratti vividi.
Sullo sfondo a sinistra, simile a un quadro nel quadro, si intravede una scena con l’episodio evangelico della Cena in Emmaus, nascosto da ridipinture e riemerso grazie a un restauro nel 1933.
Il pittore immortala il momento in cui due discepoli riconoscono il Cristo risorto che si era presentato loro come un mendicante, nell’istante esatto in cui spezza il pane e lo benedice. Immobile e trasognata, la giovane domestica sembra aver percepito la sacralità dell’avvenimento, come se stesse ascoltando le parole pronunciate alla mensa sullo sfondo. In questo modo quella che potrebbe apparire come una consueta e semplice scena di genere assume significati più spirituali, al pari delle opere giovanili di Caravaggio, come ad esempio Autoritratto in veste di Bacco, custodito fin dal Seicento nella Galleria Borghese.
Donna in cucina con Cena in Emmaus, arrivato a Roma dalla collezione permanente della National Gallery of Ireland di Dublino, è ospite d’eccezione alla Galleria Borghese dove, fino al 23 giugno, offrirà un’occasione preziosa per approfondire il dialogo tra Velázquez e Caravaggio, due campioni assoluti del Barocco.
Un Velázquez in Galleria, Allestimento | Foto: © A. Novelli | Courtesy Galleria Borghese
L’opera del pittore spagnolo, che rientra nel genere dei bodegón, filone di pittura spagnolo che ritraeva persone delle condizioni sociali più umili, in cucina o vicino a cibi e oggetti poveri, è stata allestita nella stessa sala di capolavori caravaggeschi come il Bacchino malato. Entrambe le nature morte di Caravaggio e di Velázquez sono fortemente drammatiche. Nella tela del Merisi, nel grappolo poggiato sul piano e in quello tenuto in mano in cui si intravedono alcuni acini appassiti, nella foglia riarsa come in quella verde del serto, si scorgono significati allegorici e morali. Questo confronto tra due giganti, nella medesima sala, si presta a letture che rivelano prospettive inedite di critica e approfondimento, collocando la mostra in quel filone dedicato allo sguardo degli artisti stranieri sulla città eterna cui il museo dedica da tempo una parte consistente della sua ricerca.
Quando Velazquez dipinse Donna in cucina con Cena in Emmaus, intorno al 1618-1620, non aveva ancora conosciuto Roma. Era da poco uscito dalla bottega di Francisco Pacheco, pittore sivigliano divenuto suo suocero nel 1618, e questa rappresenta una delle prime tele del maestro spagnolo. Il pittore avrebbe soggiornato in Italia quasi dieci anni dopo aver dipinto il quadro, la prima nel 1629, per circa un anno e mezzo, e la seconda dal 1649 al 1651. Entrambi i viaggi furono di enorme importanza per la sua pittura, nutrita dai grandi maestri veneti, lombardi ed emiliani. Velázquez assimilò ogni cosa vista facendola propria e reinterpretandola in una maniera unica. Tiziano, i Carracci, Caravaggio, Guido Reni e persino Bernini rivivono nei suoi ritratti e nelle grandi tele storiche e mitologiche che cuciono assieme classicismo e naturalismo. Ma se il maestro spagnolo non era ancora stato in Italia prima di realizzare l’opera, in che modo gli giunse questa forte eco caravaggesca?
Un Velázquez in Galleria, Allestimento | Foto: © A. Novelli | Courtesy Galleria Borghese
Le opere di Caravaggio potrebbero essere arrivate in Spagna attraverso alcune copie che al tempo circolavano in grandi quantità, e Velázquez potrebbe aver visto una replica della Cena in Emmaus a lungo conservata nella Galleria Borghese e oggi alla National Gallery di Londra. Quello che è certo è che fin da subito i suoi esordi pittorici furono sotto il segno di Michelangelo Merisi. Entrambi andarono a caccia della verità nei bassifondi delle rispettive città, tra le strade, nelle taverne, nelle locande, ponendo il sacro all’interno di ambientazioni umili e quotidiane.
“Donna in cucina con Cena in Emmaus – spiega la direttrice della Galleria Borghese, Francesca Cappelletti – è un dipinto importante per quanto riguarda gli esordi del pittore. La composizione studiata pone in rilievo due elementi: la cucina e la cena. Abbiamo precedenti nella pittura dei Paesi Bassi, ma questa idea della figura principale in primo piano, di una donna che sta preparando qualcosa, e la scena religiosa alla quale lo spettatore deve tendere, apre a diverse interpretazioni. Consente di rivivere la rivelazione. La cena in Emmaus allude infatti al momento in cui Cristo si manifesta ai discepoli. Siamo quindi di fronte a una scena fondamentale per il dogma cattolico. A questa figura si possono accomunare la Vecchia che frigge le uova della National Gallery of Scotland di Edimburgo e l’opera della National gallery, Cristo in casa di Marta e Maria. Troviamo l’idea di una scena religiosa in una scena di genere. Abbiamo scelto di esporre un’opera di Velázquez che precede il suo viaggio in Italia per celebrare il cortocircuito che il viaggio a Roma porta nel percorso degli artisti. Con questa mostra abbiamo cercato di dare continuità alle idee e ai programmi della Galleria del tema dello sguardo da fuori”.
Un Velázquez in Galleria, Allestimento | Foto: © A. Novelli | Courtesy Galleria Borghese
La pittura di Caravaggio è stata rivoluzionaria per le sorti artistiche di tutto il Seicento. A partire dalle prime tele svelate al pubblico nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma nel 1600, il “rumore” (come scrisse Baglione) attorno alla sua opera fu eclatante e indusse molti artisti a imitarne lo stile e i dipinti. Nel giro di pochi anni il fenomeno del caravaggismo divenne di portata europea e i suoi esiti più alti fiorirono talvolta lontano dall’Italia, grazie a pittori fiamminghi, olandesi, francesi, spagnoli. Questi artisti stranieri raggiungevano Roma e altre città italiane per vedere e imparare, tra le altre, anche la pittura di Caravaggio, esercitandosi nella riproduzione dei loro capolavori, in un viaggio di formazione che anticipava di un secolo il Grand Tour.
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• Un Velázquez in Galleria
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Sullo sfondo a sinistra, simile a un quadro nel quadro, si intravede una scena con l’episodio evangelico della Cena in Emmaus, nascosto da ridipinture e riemerso grazie a un restauro nel 1933.
Il pittore immortala il momento in cui due discepoli riconoscono il Cristo risorto che si era presentato loro come un mendicante, nell’istante esatto in cui spezza il pane e lo benedice. Immobile e trasognata, la giovane domestica sembra aver percepito la sacralità dell’avvenimento, come se stesse ascoltando le parole pronunciate alla mensa sullo sfondo. In questo modo quella che potrebbe apparire come una consueta e semplice scena di genere assume significati più spirituali, al pari delle opere giovanili di Caravaggio, come ad esempio Autoritratto in veste di Bacco, custodito fin dal Seicento nella Galleria Borghese.
Donna in cucina con Cena in Emmaus, arrivato a Roma dalla collezione permanente della National Gallery of Ireland di Dublino, è ospite d’eccezione alla Galleria Borghese dove, fino al 23 giugno, offrirà un’occasione preziosa per approfondire il dialogo tra Velázquez e Caravaggio, due campioni assoluti del Barocco.
Un Velázquez in Galleria, Allestimento | Foto: © A. Novelli | Courtesy Galleria Borghese
L’opera del pittore spagnolo, che rientra nel genere dei bodegón, filone di pittura spagnolo che ritraeva persone delle condizioni sociali più umili, in cucina o vicino a cibi e oggetti poveri, è stata allestita nella stessa sala di capolavori caravaggeschi come il Bacchino malato. Entrambe le nature morte di Caravaggio e di Velázquez sono fortemente drammatiche. Nella tela del Merisi, nel grappolo poggiato sul piano e in quello tenuto in mano in cui si intravedono alcuni acini appassiti, nella foglia riarsa come in quella verde del serto, si scorgono significati allegorici e morali. Questo confronto tra due giganti, nella medesima sala, si presta a letture che rivelano prospettive inedite di critica e approfondimento, collocando la mostra in quel filone dedicato allo sguardo degli artisti stranieri sulla città eterna cui il museo dedica da tempo una parte consistente della sua ricerca.
Quando Velazquez dipinse Donna in cucina con Cena in Emmaus, intorno al 1618-1620, non aveva ancora conosciuto Roma. Era da poco uscito dalla bottega di Francisco Pacheco, pittore sivigliano divenuto suo suocero nel 1618, e questa rappresenta una delle prime tele del maestro spagnolo. Il pittore avrebbe soggiornato in Italia quasi dieci anni dopo aver dipinto il quadro, la prima nel 1629, per circa un anno e mezzo, e la seconda dal 1649 al 1651. Entrambi i viaggi furono di enorme importanza per la sua pittura, nutrita dai grandi maestri veneti, lombardi ed emiliani. Velázquez assimilò ogni cosa vista facendola propria e reinterpretandola in una maniera unica. Tiziano, i Carracci, Caravaggio, Guido Reni e persino Bernini rivivono nei suoi ritratti e nelle grandi tele storiche e mitologiche che cuciono assieme classicismo e naturalismo. Ma se il maestro spagnolo non era ancora stato in Italia prima di realizzare l’opera, in che modo gli giunse questa forte eco caravaggesca?
Un Velázquez in Galleria, Allestimento | Foto: © A. Novelli | Courtesy Galleria Borghese
Le opere di Caravaggio potrebbero essere arrivate in Spagna attraverso alcune copie che al tempo circolavano in grandi quantità, e Velázquez potrebbe aver visto una replica della Cena in Emmaus a lungo conservata nella Galleria Borghese e oggi alla National Gallery di Londra. Quello che è certo è che fin da subito i suoi esordi pittorici furono sotto il segno di Michelangelo Merisi. Entrambi andarono a caccia della verità nei bassifondi delle rispettive città, tra le strade, nelle taverne, nelle locande, ponendo il sacro all’interno di ambientazioni umili e quotidiane.
“Donna in cucina con Cena in Emmaus – spiega la direttrice della Galleria Borghese, Francesca Cappelletti – è un dipinto importante per quanto riguarda gli esordi del pittore. La composizione studiata pone in rilievo due elementi: la cucina e la cena. Abbiamo precedenti nella pittura dei Paesi Bassi, ma questa idea della figura principale in primo piano, di una donna che sta preparando qualcosa, e la scena religiosa alla quale lo spettatore deve tendere, apre a diverse interpretazioni. Consente di rivivere la rivelazione. La cena in Emmaus allude infatti al momento in cui Cristo si manifesta ai discepoli. Siamo quindi di fronte a una scena fondamentale per il dogma cattolico. A questa figura si possono accomunare la Vecchia che frigge le uova della National Gallery of Scotland di Edimburgo e l’opera della National gallery, Cristo in casa di Marta e Maria. Troviamo l’idea di una scena religiosa in una scena di genere. Abbiamo scelto di esporre un’opera di Velázquez che precede il suo viaggio in Italia per celebrare il cortocircuito che il viaggio a Roma porta nel percorso degli artisti. Con questa mostra abbiamo cercato di dare continuità alle idee e ai programmi della Galleria del tema dello sguardo da fuori”.
Un Velázquez in Galleria, Allestimento | Foto: © A. Novelli | Courtesy Galleria Borghese
La pittura di Caravaggio è stata rivoluzionaria per le sorti artistiche di tutto il Seicento. A partire dalle prime tele svelate al pubblico nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma nel 1600, il “rumore” (come scrisse Baglione) attorno alla sua opera fu eclatante e indusse molti artisti a imitarne lo stile e i dipinti. Nel giro di pochi anni il fenomeno del caravaggismo divenne di portata europea e i suoi esiti più alti fiorirono talvolta lontano dall’Italia, grazie a pittori fiamminghi, olandesi, francesi, spagnoli. Questi artisti stranieri raggiungevano Roma e altre città italiane per vedere e imparare, tra le altre, anche la pittura di Caravaggio, esercitandosi nella riproduzione dei loro capolavori, in un viaggio di formazione che anticipava di un secolo il Grand Tour.
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