Dall’8 settembre in mostra alla Fondazione Ghisla di Locarno
Look at me! L'avventura del corpo umano nell’arte
Spencer Tunick, Aletsch Glacier, Switzerland (2007), Fujicolor crystal archive print, 120 x 150 cm. Courtesy Collezione Martine e Pierino Ghisla-Jacquemin
Francesca Grego
05/09/2019
Mondo - Riuscite a immaginare l’arte contemporanea senza il corpo umano? “Senza il corpo non ci sarebbe l’arte”, afferma perentoria Annamaria Maggi, curatrice con Angela Madesani di un interessante progetto espositivo in arrivo alla Fondazione Ghisla Art Collection di Locarno.
Concepita nell’ambito del festival Il Tempo delle Donne, a Milano fino al 15 settembre con l’organizzazione di Corriere della Sera e La 27esima ora, Look at me! Il corpo nell’arte dagli anni Cinquanta a oggi esplora le rappresentazioni del corpo umano nei linguaggi contemporanei della fotografia, del video, della performance e dell’installazione: un viaggio a 360 gradi che dalle azioni politicamente impegnate degli anni Sessanta e Settanta ci porta a grandi fotografi internazionali come Irving Penn e Robert Mapplethorpe, per poi passare al setaccio il panorama eterogeneo dell’arte più recente. Volendo pescare tra i nomi noti si è assaliti dall’imbarazzo della scelta: tra loro, Marina Abramovic, Vito Acconci, Bruce Nauman, Luigi Ontani, Ana Mendieta, Cindy Sherman, Nobuyoshi Araki, Nan Goldin, Andres Serrano, Vanessa Beecroft, David LaChapelle, Shirin Neshat, Kimsooja.
“Nella storia dell’arte il corpo è il soggetto più antico: sin dalle prime forme di rappresentazione, e per molti versi ancora oggi, è il soggetto principe delle diverse pratiche artistiche”, spiega Annamaria Maggi: “In passato la figura umana è stata imprescindiile strumento per comunicare storie e per dare forma visibile a sentimenti, credenze e concetti; ancora oggi, nonostante il moltiplicarsi di tendenze e prassi non figurative succedutesi nell’ultimo secolo, rimane ancora protagonista della ricerca di molti degli autori più radicali e interessanti: il corpo continua a venir chiamato dall’arte a esser simbolo”. “In Look at me!, continua la curatrice, “si è partiti da un’indagine sulle relazioni tra il corpo femminile e maschile e le ricerche di alcuni importanti artisti che hanno lavorato con il cinema, il video, la fotografia, l’installazione. Una ricerca che esce dai limiti del concetto di genere per porre in dialogo artisti e opere assai diversi tra loro”.
Il percorso costruito secondo un ordine cronologico lascia perciò spazio a una trama di rimandi, confronti, affinità, contrasti tutti da scoprire: dai bianchi e neri sadomaso e omoerotici di Mapplethorpe alle immagini coloratissime e irriverenti di LaChapelle, dall’attualità delle indagini sull’essere donna in Iran di Shirin Neshat a Ontani travestito da Dante Alighieri, fino ai collage di membra umane di Peter Welz, agli scatti duri di Serrano o ai tableaux vivants di Vanessa Beecroft.
Accompagnata da un catalogo edito da Scalpendi Editore, Look at me! Il corpo nell’arte dagli anni Cinquanta a oggi sarà visitabile presso la Fondazione Ghisla Art Collection dall’8 settembre 2019 al 5 gennaio 2020.
Concepita nell’ambito del festival Il Tempo delle Donne, a Milano fino al 15 settembre con l’organizzazione di Corriere della Sera e La 27esima ora, Look at me! Il corpo nell’arte dagli anni Cinquanta a oggi esplora le rappresentazioni del corpo umano nei linguaggi contemporanei della fotografia, del video, della performance e dell’installazione: un viaggio a 360 gradi che dalle azioni politicamente impegnate degli anni Sessanta e Settanta ci porta a grandi fotografi internazionali come Irving Penn e Robert Mapplethorpe, per poi passare al setaccio il panorama eterogeneo dell’arte più recente. Volendo pescare tra i nomi noti si è assaliti dall’imbarazzo della scelta: tra loro, Marina Abramovic, Vito Acconci, Bruce Nauman, Luigi Ontani, Ana Mendieta, Cindy Sherman, Nobuyoshi Araki, Nan Goldin, Andres Serrano, Vanessa Beecroft, David LaChapelle, Shirin Neshat, Kimsooja.
“Nella storia dell’arte il corpo è il soggetto più antico: sin dalle prime forme di rappresentazione, e per molti versi ancora oggi, è il soggetto principe delle diverse pratiche artistiche”, spiega Annamaria Maggi: “In passato la figura umana è stata imprescindiile strumento per comunicare storie e per dare forma visibile a sentimenti, credenze e concetti; ancora oggi, nonostante il moltiplicarsi di tendenze e prassi non figurative succedutesi nell’ultimo secolo, rimane ancora protagonista della ricerca di molti degli autori più radicali e interessanti: il corpo continua a venir chiamato dall’arte a esser simbolo”. “In Look at me!, continua la curatrice, “si è partiti da un’indagine sulle relazioni tra il corpo femminile e maschile e le ricerche di alcuni importanti artisti che hanno lavorato con il cinema, il video, la fotografia, l’installazione. Una ricerca che esce dai limiti del concetto di genere per porre in dialogo artisti e opere assai diversi tra loro”.
Il percorso costruito secondo un ordine cronologico lascia perciò spazio a una trama di rimandi, confronti, affinità, contrasti tutti da scoprire: dai bianchi e neri sadomaso e omoerotici di Mapplethorpe alle immagini coloratissime e irriverenti di LaChapelle, dall’attualità delle indagini sull’essere donna in Iran di Shirin Neshat a Ontani travestito da Dante Alighieri, fino ai collage di membra umane di Peter Welz, agli scatti duri di Serrano o ai tableaux vivants di Vanessa Beecroft.
Accompagnata da un catalogo edito da Scalpendi Editore, Look at me! Il corpo nell’arte dagli anni Cinquanta a oggi sarà visitabile presso la Fondazione Ghisla Art Collection dall’8 settembre 2019 al 5 gennaio 2020.
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