Gian Genta. Assonanze
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Gian Genta. Assonanze, Complesso Monumentale dei Chiostri di Santa Caterina, Finale Ligure (SV)
Dal 11 Maggio 2014 al 22 Giugno 2014
Finale Ligure | Savona
Luogo: Complesso Monumentale dei Chiostri di Santa Caterina
Indirizzo: Strada Provinciale Finalborgo Orco Feglino
Orari: tutti i giorni 15-20
Curatori: Assessorato alla cultura del Comune di Finale Ligure
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 019 6816004 / 019 6890484
E-Mail info: ufficiocultura@comunefinaleligure.it
Sito ufficiale: http://www.comunefinaleligure.it
“Assonanze” è il nome dato alla personale di Gian Genta che si terrà nel Complesso Monumentale dei Chiostri di Santa Caterina nelle sale dell’oratorio de’ disciplinanti a Finalborgo dal 11 maggio al 22 giugno a cura dell’Assessorato alla cultura del Comune di Finale Ligure.
Gian Genta tenta di intraprendere un percorso originale nel mondo dell’arte contemporanea, assimilando al linguaggio scultoreo il linguaggio pittorico gestuale intimo ed inconscio, con particolari aspetti fotografici che superano il confine, il limite e le mutazioni della quarta dimensione.
Cercando di dimostrare che pur nelle sostanziali differenze espressive esiste nell’arte la possibilità di interpretare qualcosa di diverso Gian Genta individua che non esiste separazione per chi osserva l’uno col tutto, ma, il tutto è connubio che può esistere solo nella quinta dimensione che è quella del “sentire dentro”.
Una ricerca artistica tutta rivolta all’unificazione di uno stato di equilibrio, giocato nelle vibrazioni della forma e della materia che neutralizzano la dualità di percezione bi e tridimensionale del linguaggio artistico come sino ad oggi è stato conosciuto ed interpretato.
Gian Genta si appropria di un’espressione che vanifica la percezione del bello e del brutto, della fotografia o della pittura, della ceramica o della scultura, inquadrando le proprie figure in uno spazio atemporale, ed a cuor leggero, sperimenta l’integrazione con il proprio io consapevole che materia ed illusione, da sole, non gratificano la profondità dello spirito e del livello dell'anima.
Ciò che definisce Gian Genta é ciò che non ci dice, volti confusi, figure femminili in assenza, bocche sofferte che non sanno raccontare, scolpite, dipinte e ritratte nella certezza del silenzio e del sospetto, sconosciute apparenze che sussurrano ed a volte gridano il senso di ritrovo e della perdita.
Un mondo che vale più delle immagini , forme perenni di nostalgia che hanno un nome ed una identità, ma che non rivelano il mistero della loro origine, valore aggiunto alle tele o ceramiche cui appartiene. In ogni opera c’è un’importante concentrazione di emotività, una misurata economia delle forme e l'intrigante interpretazione della ripetitività e della sinonimia visiva con equivalenze di senso affine per un significato che spiega la differenza tra vedere , guardare e sentire.
Pensare esige immagini e le immagini contengono pensieri così come ogni forma esige struttura per veicolare i sensi. Le opere di Gian Genta inducono a saper sentire più che a saper vedere. Le sue ASSONANZE contengono ossidi, contengono errori, contengono smalti e spruzzi di colore, cantonate e speranze, maschere di terra con la disperata voglia di riuscire a comunicare là... al di là dell’arte.
Gian Genta tenta di intraprendere un percorso originale nel mondo dell’arte contemporanea, assimilando al linguaggio scultoreo il linguaggio pittorico gestuale intimo ed inconscio, con particolari aspetti fotografici che superano il confine, il limite e le mutazioni della quarta dimensione.
Cercando di dimostrare che pur nelle sostanziali differenze espressive esiste nell’arte la possibilità di interpretare qualcosa di diverso Gian Genta individua che non esiste separazione per chi osserva l’uno col tutto, ma, il tutto è connubio che può esistere solo nella quinta dimensione che è quella del “sentire dentro”.
Una ricerca artistica tutta rivolta all’unificazione di uno stato di equilibrio, giocato nelle vibrazioni della forma e della materia che neutralizzano la dualità di percezione bi e tridimensionale del linguaggio artistico come sino ad oggi è stato conosciuto ed interpretato.
Gian Genta si appropria di un’espressione che vanifica la percezione del bello e del brutto, della fotografia o della pittura, della ceramica o della scultura, inquadrando le proprie figure in uno spazio atemporale, ed a cuor leggero, sperimenta l’integrazione con il proprio io consapevole che materia ed illusione, da sole, non gratificano la profondità dello spirito e del livello dell'anima.
Ciò che definisce Gian Genta é ciò che non ci dice, volti confusi, figure femminili in assenza, bocche sofferte che non sanno raccontare, scolpite, dipinte e ritratte nella certezza del silenzio e del sospetto, sconosciute apparenze che sussurrano ed a volte gridano il senso di ritrovo e della perdita.
Un mondo che vale più delle immagini , forme perenni di nostalgia che hanno un nome ed una identità, ma che non rivelano il mistero della loro origine, valore aggiunto alle tele o ceramiche cui appartiene. In ogni opera c’è un’importante concentrazione di emotività, una misurata economia delle forme e l'intrigante interpretazione della ripetitività e della sinonimia visiva con equivalenze di senso affine per un significato che spiega la differenza tra vedere , guardare e sentire.
Pensare esige immagini e le immagini contengono pensieri così come ogni forma esige struttura per veicolare i sensi. Le opere di Gian Genta inducono a saper sentire più che a saper vedere. Le sue ASSONANZE contengono ossidi, contengono errori, contengono smalti e spruzzi di colore, cantonate e speranze, maschere di terra con la disperata voglia di riuscire a comunicare là... al di là dell’arte.
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