Restaurato il capolavoro della Chiesa dei Santi Apostoli a Firenze
La nuova luce del Tabernacolo di Andrea della Robbia

Particolare del Tabernacolo di Andrea della Robbia. Foto: © Antonio Quattrone. Courtesy Fondazione Friends of Florence
Samantha De Martin
18/12/2019
Firenze - La grazia dei movimenti dei grandi angeli reggicortina ammicca alla vivacità dei puttini, mentre gli elementi architettonici di gusto classico, le ricche ghirlande e le teste di cherubini tornano a brillare sulla terracotta policroma invetriata.
L’accurato restauro del Tabernacolo eucaristico di Andrea e Giovanni della Robbia, durato circa tre mesi, sostenuto dalla Fondazione Friends of Florence, ed eseguito dalla restauratrice Francesca Rossi, ha restituito al fiore all’occhiello della chiesa dei Santi Apostoli di Firenze, la sua originaria bellezza.
La Chiesa - una delle più antiche di Firenze, un piccolo scrigno di arte con una particolare armonia architettonica che, a dire del Vasari, suscitò lo stupore e l'ammirazione dello stesso Brunelleschi - ospita il Tabernacolo dal 1512, quando fu realizzato su commissione degli Acciaiuoli, una delle prestigiose famiglie patronali della chiesa, testimonianza visiva, formale e spirituale della Firenze del Rinascimento.
Quali parti siano state realizzate dal figlio e quali dal padre, non ci è dato sapere, ma le differenze stilistiche fra il linguaggio più arcaico e chiaro di Andrea e quello, più articolato e sentimentale, di Giovanni sono da individuarsi fra la parte inferiore e quella superiore.
I materiali e la realizzazione dell’opera - in terracotta invetriata con la tecnica della modellazione diretta e indiretta - presuppongono differenti fasi di lavorazione, tra le quali l’utilizzo del calore per lo sviluppo di reazioni chimiche necessarie all’ottenimento della terracotta invetriata.
La mancata manutenzione ordinaria del Tabernacolo aveva comportato la sedimentazione di uno spesso strato di particolato atmosferico, mentre gli interventi di restauro eseguiti in precedenza avevano comportato per l'opera una serie di problematiche, legate in particolare a un precedente smontaggio del tabernacolo, poi non correttamente rimontato.
«Siamo molto felici di presentare il Tabernacolo Eucaristico di Andrea della Robbia restaurato - ha detto la presidente della Fondazione Friends of Florence, Simonetta Brandolini d’Adda -. Ringrazio a nome di tutta la Fondazione i donatori Peter Fogliano e Hal Lester che hanno reso possibile l’intervento».
Leggi anche:
• Restauro aperto per un capolavoro del Verrocchio
L’accurato restauro del Tabernacolo eucaristico di Andrea e Giovanni della Robbia, durato circa tre mesi, sostenuto dalla Fondazione Friends of Florence, ed eseguito dalla restauratrice Francesca Rossi, ha restituito al fiore all’occhiello della chiesa dei Santi Apostoli di Firenze, la sua originaria bellezza.
La Chiesa - una delle più antiche di Firenze, un piccolo scrigno di arte con una particolare armonia architettonica che, a dire del Vasari, suscitò lo stupore e l'ammirazione dello stesso Brunelleschi - ospita il Tabernacolo dal 1512, quando fu realizzato su commissione degli Acciaiuoli, una delle prestigiose famiglie patronali della chiesa, testimonianza visiva, formale e spirituale della Firenze del Rinascimento.
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I materiali e la realizzazione dell’opera - in terracotta invetriata con la tecnica della modellazione diretta e indiretta - presuppongono differenti fasi di lavorazione, tra le quali l’utilizzo del calore per lo sviluppo di reazioni chimiche necessarie all’ottenimento della terracotta invetriata.
La mancata manutenzione ordinaria del Tabernacolo aveva comportato la sedimentazione di uno spesso strato di particolato atmosferico, mentre gli interventi di restauro eseguiti in precedenza avevano comportato per l'opera una serie di problematiche, legate in particolare a un precedente smontaggio del tabernacolo, poi non correttamente rimontato.
«Siamo molto felici di presentare il Tabernacolo Eucaristico di Andrea della Robbia restaurato - ha detto la presidente della Fondazione Friends of Florence, Simonetta Brandolini d’Adda -. Ringrazio a nome di tutta la Fondazione i donatori Peter Fogliano e Hal Lester che hanno reso possibile l’intervento».
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