Renato Guttuso e l'autobiografia
Dal 11 Maggio 2014 al 08 Giugno 2014
Bra | Cuneo
Luogo: Centro Incontri Comunale
Indirizzo: via Regina Margherita 28, loc. Pollenzo
Orari: da giovedì a domenica 15-18.30 / 21-23
Curatori: Cinzia Tesio, Rino Tacchella
Enti promotori:
- Associazione Turistica Proloco La Torre di Pollenzo
- Studio 13
- Culturando insieme
- Regione Piemonte
- Provincia di Cuneo
- Città di Bra
- Club Unesco
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 335 6287477
E-Mail info: proloco.pollenzo@alice.it
Sito ufficiale: http://www.prolocolatorrepollenzo.it
Si inaugura sabato 10 maggio alle ore 17.30 presso lo Spazio Eventi del Centro Incontri Comunale di via Regina Margherita 28, nell'affascinante contesto del borgo carloalbertino di Pollenzo, frazione di Bra, la mostra “Renato Guttuso e l'autobiografia”, un intenso percorso culturale attraverso alcune opere realizzate dal Maestro siciliano nel pieno della sua maturità artistica. L'esposizione, organizzata dall'Associazione Turistica Proloco La Torre di Pollenzo, con la collaborazione di Studio 13 e Culturando insieme, ha il patrocinio di Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Club Unesco ed è curata da Cinzia Tesio e Rino Tacchella. In mostra due distinti gruppi di lavori. Il primo comprende dipinti che fanno parte del ciclo della “Autobiografia”, realizzato nel 1966. Con questo ciclo, l'artista compie una perosnale rilettura e propone una reinterpretazione degli eventi storici e culturali accaduti in Italia negli anni del secondo conflitto mondiale e della Resistenza partigiana, a cui ha partecipato attivamente in prima persona. Nello stesso tempo con questi lavori Guttuso esplicita e dimostra in modo chiaro il suo impegno sociale e la sua passione politica. Il secondo gruppo di opere in mostra è dedicato al nudo femminile, un tema caro al Maestro a cui ha consacrato un numero infinito di opere su carta e su tela. Attraverso l'opera di Guttuso, una pittura realista che non disdegnava i riferimenti ai grandi maestri della storia dell’arte antica e moderna, la figura femminile è ritratta in vari momenti della giornata e in vari atteggiamenti esistenziali. Molti sono i nudi in cui la prorompente sensualità delle “sue donne” esprime un costante inno alle compagne di vita, alle modelle note e anonime; visioni dalle quali si evince la sua profonda capacità di scrutare, scavare e svelare, senza malizia, i segreti dei corpi offerti alla contemplazione. Guttuso, nelle parole della curatrice della mostra Cinzia Tesio, «è un pittore che, nonostante viva in un lasso di tempo fitto di mutamenti sociali e culturali, e nonostante li viva tutti da assoluto protagonista, non cambia il proprio stile figurativo. Rimane in fondo sempre il pittore illuminato dalla sua rigogliosa e stellante Sicilia. La sua umanità è dipinta sempre con un tortuoso plasticismo. Nella forma umana, nervosa e tesa, ma sempre riconoscibile, e che lui concentra nella tela, c'è già tutto il dolore del mondo».
Da Bagheria, 1912, a Roma, 1987. In questo arco di tempo si svolge la parabola esistenziale e artistica di Renato Guttuso. Nasce a Bagheria, in Sicilia, nel 1912 (lo stesso anno di Aligi Sassu). Negli anni di Liceo frequenta lo studio del pittore Pippo Rizzo e nel 1928 a soli 16 anni esordisce con un suo lavoro alla Mostra Sindacale Siciliana. Nel 1931, dopo il trasferimento a Roma, espone per la prima volta le sue opere alla celebrata Quadriennale Nazionale romana.
La sua esistenza vira da un’ipotetica laurea in legge alla carriera di pittore. Dai primi quadri raffiguranti i suoi contadini siciliani e compaesani, sino al celebre “Fuga dall’Etna” del 1937, o all’altrettanto celebre “Vuccirria”, il mercato popolare di Palermo. Fin dalle prime opere il pittore insegue un’esecuzione prettamente figurativa a cui fanno da corposo contraltare contenutistico, temi ancorati al mondo contadino, rurale, popolare: temi sociali o soggetti dichiaratamente politici.
Poi giunge a Roma e forma un gruppo con i pittori Birolli, Fontana e Persico. Nel 1938 allestisce la prima mostra personale alla galleria romana della Cometa e nel 1942 al Premio Bergamo con “Crocefissione”, un dipinto dai colori espressionisti e violenti, che suscita violente polemiche.
Scoppia la seconda guerra mondiale e l’artista dipinge una serie di quadri dal titolo “Gott mit Uns”, “Dio è con noi”, motto inciso sulle fibbie dei soldati tedeschi. La sue verve di polemista affiora di prepotenza. Guttuso non tradirà mai la sua personale “campagna di idee”, che raggiungerà l’acme con “I funerali di Togliatti”.
Nel dopoguerra segue stilisticamente il primo periodo di Pablo Picasso, quello cosiddetto “Blu”. Nel 1946 fonda con Birolli, Vedova, Morlotti, Turcato il Fronte Nuovo delle Arti. Nel 1968 esegue quadri che riflettono la situazione europea e francese. Si reca a Parigi dove ritrae i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il leggendario “maggio francese”. Dal 1969 vive stabilmente a Roma, nella leggendaria via Margutta, la strada dei pittori, la strada frequentata da Marta Marzotto, la splendida contessa ex mondina e modella di molti suoi dipinti di quegli anni. E’ il periodo – per così dire intimo dell’artista che si propone da ora con una serie di quadri prettamente autobiografici realizzati con grande interesse alle tematiche sociali avvalendosi di una pittura realista in cui inizialmente si avvertono riferimenti picassiani presenti nella “Cucitrice” esposta in questa occasione.
È considerato uno degli artisti più importanti del Novecento italiano: a lui la Biennale di Venezia dedica nel 1952 e nel 1982 due importanti e complete mostre personali.
Da Bagheria, 1912, a Roma, 1987. In questo arco di tempo si svolge la parabola esistenziale e artistica di Renato Guttuso. Nasce a Bagheria, in Sicilia, nel 1912 (lo stesso anno di Aligi Sassu). Negli anni di Liceo frequenta lo studio del pittore Pippo Rizzo e nel 1928 a soli 16 anni esordisce con un suo lavoro alla Mostra Sindacale Siciliana. Nel 1931, dopo il trasferimento a Roma, espone per la prima volta le sue opere alla celebrata Quadriennale Nazionale romana.
La sua esistenza vira da un’ipotetica laurea in legge alla carriera di pittore. Dai primi quadri raffiguranti i suoi contadini siciliani e compaesani, sino al celebre “Fuga dall’Etna” del 1937, o all’altrettanto celebre “Vuccirria”, il mercato popolare di Palermo. Fin dalle prime opere il pittore insegue un’esecuzione prettamente figurativa a cui fanno da corposo contraltare contenutistico, temi ancorati al mondo contadino, rurale, popolare: temi sociali o soggetti dichiaratamente politici.
Poi giunge a Roma e forma un gruppo con i pittori Birolli, Fontana e Persico. Nel 1938 allestisce la prima mostra personale alla galleria romana della Cometa e nel 1942 al Premio Bergamo con “Crocefissione”, un dipinto dai colori espressionisti e violenti, che suscita violente polemiche.
Scoppia la seconda guerra mondiale e l’artista dipinge una serie di quadri dal titolo “Gott mit Uns”, “Dio è con noi”, motto inciso sulle fibbie dei soldati tedeschi. La sue verve di polemista affiora di prepotenza. Guttuso non tradirà mai la sua personale “campagna di idee”, che raggiungerà l’acme con “I funerali di Togliatti”.
Nel dopoguerra segue stilisticamente il primo periodo di Pablo Picasso, quello cosiddetto “Blu”. Nel 1946 fonda con Birolli, Vedova, Morlotti, Turcato il Fronte Nuovo delle Arti. Nel 1968 esegue quadri che riflettono la situazione europea e francese. Si reca a Parigi dove ritrae i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il leggendario “maggio francese”. Dal 1969 vive stabilmente a Roma, nella leggendaria via Margutta, la strada dei pittori, la strada frequentata da Marta Marzotto, la splendida contessa ex mondina e modella di molti suoi dipinti di quegli anni. E’ il periodo – per così dire intimo dell’artista che si propone da ora con una serie di quadri prettamente autobiografici realizzati con grande interesse alle tematiche sociali avvalendosi di una pittura realista in cui inizialmente si avvertono riferimenti picassiani presenti nella “Cucitrice” esposta in questa occasione.
È considerato uno degli artisti più importanti del Novecento italiano: a lui la Biennale di Venezia dedica nel 1952 e nel 1982 due importanti e complete mostre personali.
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