Un'esposizione permanente fa rivivere l'antica città latina di Fidenae
Apre "Fidenae alla Porta di Roma", lo spazio archeologico all'interno di un centro commerciale
Il mosaico esposto nello spazio “Fidenae alla Porta di Roma”. Courtesy Soprintendenza speciale di Roma
Samantha De Martin
22/01/2019
Roma - Roma ha un nuovo spazio dedicato all’archeologia, destinato a diventare un luogo di aggregazione culturale capace di offrire ai visitatori un affascinante confronto con la storia, anche durante lo shopping.
“Fidenæ alla Porta di Roma”, all’interno dell’omonimo centro commerciale, è un progetto nato dalla collaborazione con la galleria Porta di Roma, che lo ha promosso, e con la società H501, che lo ha sviluppato e coordinato.
I reperti in mostra sono il risultato di diverse campagne di scavo condotte nell’arco di oltre venti anni nell’area tra via delle Vigne Nuove, il Raccordo Anulare, il quartiere di Colle Salario e il viadotto dei Presidenti.
Oltre alle coppe, alle lucerne e ai modellini in miniatura con funziona simbolica, tra i numerosi reperti spicca il tintinnabulum, un sonaglio in bronzo del II sec. d.C. che si era soliti appendere alle porte delle abitazioni e dei negozi. Il suono che produceva quando veniva mosso dal vento era considerato un elemento di protezione.
In questo inusuale spazio espositivo, all’interno di un parco commerciale destinato allo shopping, le decorazioni e i raffinati mosaici di un'antica stazione di posta, la mansio, si affiancano ai depositi votivi, ai corredi funerari risalenti a un arco di tempo che va dal IV secolo a.C. al III d.C., ricostruendo l’immagine fedele dell’antica Fidenae, entrata presto nell’orbita dei territori romani.
Situata in una posizione strategica in corrispondenza dell’attuale Fidene, la città costituì a lungo il centro latino più vicino al confine settentrionale del territorio di Roma. Dopo ripetuti scontri, la città eterna la conquistò, ponendola, a partire dall’età tardo repubblicana, sotto il controllo amministrativo del Municipium Fidenatae.
Le campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza Speciale di Roma - cui sono seguite una serie di indagini preventive alla trasformazione urbanistica dell’area per il progetto Porta di Roma - hanno avuto inizio a partire dalla metà degli anni Ottanta.
Le evidenze rinvenute - dieci edifici a uso abitativo e produttivo, quindici assi viari, trentacinque nuclei sepolcrali, dieci edifici funerari, quindici cisterne, un acquedotto, un’area sacra e opere agricole che ci consentono di ricostruire le tecniche di coltivazione e drenaggio in uso nell’antichità - coprono un arco cronologico che va dal III millennio a.C. alla tarda antichità. Tra i ritrovamenti più suggestivi, la mansio, una stazione di posta destinata all’alloggio e all’approvvigionamento dei viaggiatori. Il fabbricato, di forma rettangolare e composto da 14 ambienti, fu realizzato alla fine del I sec. d.C. e restò in uso almeno fino al IV.
Particolarmente interessanti sono i mosaici pavimentali degli ambienti destinati all’alloggio dei viaggiatori, rinvenuti in condizioni di grave degrado, e tuttavia recuperati e sottoposti a restauro prima di essere esposti.
I Depositi votivi della media età repubblicana hanno invece restituito alcune offerte databili dal IV al II secolo a. C., legate alla sfera della fecondità e della sanatio, come si evince da una testa femminile velata e da una mammella, evidentemente gli organi malati o guariti.
Dalla necropoli situata a est dei recinti funerari di epoca romana, il suburbio di Fidenae ha restituito testimonianze monumentali dei riti funerari antichi (tombe a camera, sepolture ad inumazione in fossa, ad incinerazione in olla) e ricchi corredi in ceramica e bronzo.
E così la capitale ritrova ancora una volta la sua arte, valorizzandola nei luoghi della vita di tutti i giorni con l’apertura di questo nuovo spazio in una zona lontana dal centro storico, dopo i suggestivi allestimenti realizzati all’interno della Stazione Metro C di San Giovanni e della Rinascente di via del Tritone.
Leggi anche:
• Nell'archeo-stazione di San Giovanni, antiche monete, ceramiche e noccioli di 2mila anni fa
• Roma: nei cantieri della metro, i Castra e la Domus del comandante
“Fidenæ alla Porta di Roma”, all’interno dell’omonimo centro commerciale, è un progetto nato dalla collaborazione con la galleria Porta di Roma, che lo ha promosso, e con la società H501, che lo ha sviluppato e coordinato.
I reperti in mostra sono il risultato di diverse campagne di scavo condotte nell’arco di oltre venti anni nell’area tra via delle Vigne Nuove, il Raccordo Anulare, il quartiere di Colle Salario e il viadotto dei Presidenti.
Oltre alle coppe, alle lucerne e ai modellini in miniatura con funziona simbolica, tra i numerosi reperti spicca il tintinnabulum, un sonaglio in bronzo del II sec. d.C. che si era soliti appendere alle porte delle abitazioni e dei negozi. Il suono che produceva quando veniva mosso dal vento era considerato un elemento di protezione.
In questo inusuale spazio espositivo, all’interno di un parco commerciale destinato allo shopping, le decorazioni e i raffinati mosaici di un'antica stazione di posta, la mansio, si affiancano ai depositi votivi, ai corredi funerari risalenti a un arco di tempo che va dal IV secolo a.C. al III d.C., ricostruendo l’immagine fedele dell’antica Fidenae, entrata presto nell’orbita dei territori romani.
Situata in una posizione strategica in corrispondenza dell’attuale Fidene, la città costituì a lungo il centro latino più vicino al confine settentrionale del territorio di Roma. Dopo ripetuti scontri, la città eterna la conquistò, ponendola, a partire dall’età tardo repubblicana, sotto il controllo amministrativo del Municipium Fidenatae.
Le campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza Speciale di Roma - cui sono seguite una serie di indagini preventive alla trasformazione urbanistica dell’area per il progetto Porta di Roma - hanno avuto inizio a partire dalla metà degli anni Ottanta.
Le evidenze rinvenute - dieci edifici a uso abitativo e produttivo, quindici assi viari, trentacinque nuclei sepolcrali, dieci edifici funerari, quindici cisterne, un acquedotto, un’area sacra e opere agricole che ci consentono di ricostruire le tecniche di coltivazione e drenaggio in uso nell’antichità - coprono un arco cronologico che va dal III millennio a.C. alla tarda antichità. Tra i ritrovamenti più suggestivi, la mansio, una stazione di posta destinata all’alloggio e all’approvvigionamento dei viaggiatori. Il fabbricato, di forma rettangolare e composto da 14 ambienti, fu realizzato alla fine del I sec. d.C. e restò in uso almeno fino al IV.
Particolarmente interessanti sono i mosaici pavimentali degli ambienti destinati all’alloggio dei viaggiatori, rinvenuti in condizioni di grave degrado, e tuttavia recuperati e sottoposti a restauro prima di essere esposti.
I Depositi votivi della media età repubblicana hanno invece restituito alcune offerte databili dal IV al II secolo a. C., legate alla sfera della fecondità e della sanatio, come si evince da una testa femminile velata e da una mammella, evidentemente gli organi malati o guariti.
Dalla necropoli situata a est dei recinti funerari di epoca romana, il suburbio di Fidenae ha restituito testimonianze monumentali dei riti funerari antichi (tombe a camera, sepolture ad inumazione in fossa, ad incinerazione in olla) e ricchi corredi in ceramica e bronzo.
E così la capitale ritrova ancora una volta la sua arte, valorizzandola nei luoghi della vita di tutti i giorni con l’apertura di questo nuovo spazio in una zona lontana dal centro storico, dopo i suggestivi allestimenti realizzati all’interno della Stazione Metro C di San Giovanni e della Rinascente di via del Tritone.
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