Dal 3 febbraio all’8 maggio a Londra
Alla Courtauld Gallery Van Gogh si racconta attraverso i suoi autoritratti
Vincent van Gogh, Autoritratto con cappello in feltro, 1886 - 1887, Amsterdam, Van Gogh Museum (Vincent van Gogh Foundation)
Samantha De Martin
03/02/2022
Mondo - “Cerco una rassomiglianza più profonda di quella che raggiunge il fotografo” scriveva Van Gogh nel 1873.
Tredici anni più tardi un Vincent poco più che trentenne, al tempo del suo soggiorno formativo a Parigi, si raffigurava con un grande cappello di feltro dando vita al primo di una lunga serie di autoritratti.
Tra quell’opera e l’Autoritratto con tavolozza, dipinto mentre si trovava al manicomio di Saint-Rémy-de-Provence nel settembre 1889, uno degli ultimi prima della morte avvenuta l’anno dopo, scorre tutto il travaglio interiore (ma anche l’evoluzione stilistica) di uno dei più grandi maestri dell’arte.
Da oggi, 3 febbraio, fino all’8 maggio, la Courtauld Gallery di Londra accoglierà Van Gogh Self-Portraits, una delle più grandi mostre mai dedicate agli autoritratti di Vincent, autentiche tele interiori che riflettono gli stati d’animo dell’artista, e strumento critico con cui il padre dei girasoli compiva la sua introspezione psicologica, costruiva la propria identità presentandosi al mondo esterno.
Vincent van Gogh, Autoritratto, 1887, The Art Institute of Chicago (Joseph Winterbotham Collection)
L’Autoritratto con l'orecchio bendato del 1889, gioiello della Courtauld Gallery (che difficilmente uscirà dalla collezione per essere esposto altrove) è il fulcro di un percorso che vede esposte oltre 15 opere, prestiti eccezionali arrivati a Londra da istituzioni come il Museo Van Gogh e il Rijksmuseum di Amsterdam, l'Art Institute di Chicago, il Detroit Institute of Arts, la National Gallery of Art di Washington, il Musée d'Orsay di Parigi, la National Gallery.
Sul finire del 1888 la convivenza di Van Gogh e Gauguin finiva in tragedia. Dopo un inesorabile deterioramento dei rapporti con l'amico, Vincent si amputò l'orecchio sinistro con un rasoio consegnandolo a una prostituta alla quale si era affezionato. Più volte il pittore, durante la degenza, si ritrasse con l'orecchio fasciato. In questa versione conservata a Londra i toni freddi conferiscono al dipinto una nota ancora più malinconica, enfatizzata dall'utilizzo di pennellate accidentate che indugiano su ogni osso. Sembrano invitare il pubblico a scrutare il volto ossuto dell’artista con la carnagione definita da un giallo cereo, a indagarne lo sguardo perso in uno di quei mondi immaginari dove il pittore poteva sfuggire all’etichetta di “folle” impostagli dalla società.
Vincent van Gogh, Autoritratto con cappello di paglia, agosto - settembre 1887, Detroit Institute of Arts (Acquisto città di Detroit
Grazie a capolavori come Autoritratto con cappello di feltro scuro, che riflette gli anni della sua formazione parigina, o all’Autoritratto con tavola dove l’impiego del verde contribuisce a tradurre in colore la malattia del pittore durante il ricovero nell’istituto di Saint-Rémy-de-Provence, il percorso allestito nelle nuove Denise Coates Exhibition Galleries di The Courtauld traccia l’evoluzione di questo genere caro a Vincent, regalando ai visitatori pezzi mai riuniti tutti insieme in una sola mostra.
Oltre a esporre tutti insieme oltre la metà degli autoritratti realizzati da Van Gogh, la mostra riunisce per la prima volta dopo 130 anni due opere come l’Autoritratto del 1889, arrivato a Londra dal National Museum of Art, Architecture e Design di Oslo, e l’Autoritratto dipinto a settembre dello stesso anno, in prestito dalla National Gallery of Art di Washington.
Capelli rosso fuoco, lineamenti definiti, sguardo penetrante, Van Gogh di ritratti se ne intendeva. E la mostra che aprirà oggi a Londra esplorerà gli innumerevoli modi di Vincent di avvicinarsi a uno dei suoi soggetti più duraturi: se stesso.
Un catalogo interamente illustrato, con saggi di collaboratori internazionali, dettagliati approfondimenti su ciascuna delle opere in mostra, accompagnerà l'esposizione.
I due autoritratti di Van Gogh riuniti per la prima volta dopo 130 anni alla Courtauld Gallery | Foto: © Matt Crossick
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Tredici anni più tardi un Vincent poco più che trentenne, al tempo del suo soggiorno formativo a Parigi, si raffigurava con un grande cappello di feltro dando vita al primo di una lunga serie di autoritratti.
Tra quell’opera e l’Autoritratto con tavolozza, dipinto mentre si trovava al manicomio di Saint-Rémy-de-Provence nel settembre 1889, uno degli ultimi prima della morte avvenuta l’anno dopo, scorre tutto il travaglio interiore (ma anche l’evoluzione stilistica) di uno dei più grandi maestri dell’arte.
Da oggi, 3 febbraio, fino all’8 maggio, la Courtauld Gallery di Londra accoglierà Van Gogh Self-Portraits, una delle più grandi mostre mai dedicate agli autoritratti di Vincent, autentiche tele interiori che riflettono gli stati d’animo dell’artista, e strumento critico con cui il padre dei girasoli compiva la sua introspezione psicologica, costruiva la propria identità presentandosi al mondo esterno.
Vincent van Gogh, Autoritratto, 1887, The Art Institute of Chicago (Joseph Winterbotham Collection)
L’Autoritratto con l'orecchio bendato del 1889, gioiello della Courtauld Gallery (che difficilmente uscirà dalla collezione per essere esposto altrove) è il fulcro di un percorso che vede esposte oltre 15 opere, prestiti eccezionali arrivati a Londra da istituzioni come il Museo Van Gogh e il Rijksmuseum di Amsterdam, l'Art Institute di Chicago, il Detroit Institute of Arts, la National Gallery of Art di Washington, il Musée d'Orsay di Parigi, la National Gallery.
Sul finire del 1888 la convivenza di Van Gogh e Gauguin finiva in tragedia. Dopo un inesorabile deterioramento dei rapporti con l'amico, Vincent si amputò l'orecchio sinistro con un rasoio consegnandolo a una prostituta alla quale si era affezionato. Più volte il pittore, durante la degenza, si ritrasse con l'orecchio fasciato. In questa versione conservata a Londra i toni freddi conferiscono al dipinto una nota ancora più malinconica, enfatizzata dall'utilizzo di pennellate accidentate che indugiano su ogni osso. Sembrano invitare il pubblico a scrutare il volto ossuto dell’artista con la carnagione definita da un giallo cereo, a indagarne lo sguardo perso in uno di quei mondi immaginari dove il pittore poteva sfuggire all’etichetta di “folle” impostagli dalla società.
Vincent van Gogh, Autoritratto con cappello di paglia, agosto - settembre 1887, Detroit Institute of Arts (Acquisto città di Detroit
Grazie a capolavori come Autoritratto con cappello di feltro scuro, che riflette gli anni della sua formazione parigina, o all’Autoritratto con tavola dove l’impiego del verde contribuisce a tradurre in colore la malattia del pittore durante il ricovero nell’istituto di Saint-Rémy-de-Provence, il percorso allestito nelle nuove Denise Coates Exhibition Galleries di The Courtauld traccia l’evoluzione di questo genere caro a Vincent, regalando ai visitatori pezzi mai riuniti tutti insieme in una sola mostra.
Oltre a esporre tutti insieme oltre la metà degli autoritratti realizzati da Van Gogh, la mostra riunisce per la prima volta dopo 130 anni due opere come l’Autoritratto del 1889, arrivato a Londra dal National Museum of Art, Architecture e Design di Oslo, e l’Autoritratto dipinto a settembre dello stesso anno, in prestito dalla National Gallery of Art di Washington.
Capelli rosso fuoco, lineamenti definiti, sguardo penetrante, Van Gogh di ritratti se ne intendeva. E la mostra che aprirà oggi a Londra esplorerà gli innumerevoli modi di Vincent di avvicinarsi a uno dei suoi soggetti più duraturi: se stesso.
Un catalogo interamente illustrato, con saggi di collaboratori internazionali, dettagliati approfondimenti su ciascuna delle opere in mostra, accompagnerà l'esposizione.
I due autoritratti di Van Gogh riuniti per la prima volta dopo 130 anni alla Courtauld Gallery | Foto: © Matt Crossick
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